giovedì 23 aprile 2020

Gayarre (Alfredo Kraus, 1959)


Gayarre (1959) Regia di Domingo Viladomat. Scritto da Ignacio Aldecoa, E. Fernandez Sintes, Josè Luis Madrid, Domingo Viladomat. Fotografia di Alejandro Ulloa. Musiche di Donizetti, Bellini, Meyerbeer, Schubert, Bizet. Musiche per il film di Salvador Ruiz de Luna. Interpreti: Alfredo Kraus (Julian Gayarre), Luz Marquez (Luisa), Lina Huarte (Adelina Patti), Josè Vidal (Gayarre ragazzo), e molti altri. Durata: 1h49'

"Gayarre" è un film spagnolo del 1959 sulla vita del grande tenore dell'Ottocento Julian Gayarre, che ha il suo maggiore punto di interesse nella presenza come protagonista di un grande tenore del Novecento, Alfredo Kraus. Kraus, nato nel 1927, era qui poco più che trentenne, non ancora famosissimo come poi sarebbe stato nei decenni successivi; il suo repertorio è molto simile a quello di Gayarre, e anche nelle biografie ci sono molte somiglianze.
Di Julian Gayarre la Garzantina della Musica dice: « tenore spagnolo (Valle de Roncal, Pamplona, 1844 - Madrid 1890). Debuttò nel 1868 come esecutore di zarzuelas, quindi si perfezionò in Italia e nel 1869 impersonò a Varese Arvino dai "Lombardi" di Verdi e Nemorino da "L'elisir d'amore" di Donizetti. Nel suo miglior periodo, 1870-1885, fu uno dei tenori più amati d'Europa per la singolarità del timbro (lievemente gutturale, ma caldo e voluttuoso), per l'espressione della voce e per il fraseggio appassionato. Emerse in Ugonotti, Lucrezia Borgia, Puritani, Faust, Pescatori di perle, e fu leggendario nella Favorita.»
Ecco invece la Garzantina su Alfredo Kraus: « tenore spagnolo, nato a Las Palmas de la Gran Canaria nel 1927. Ha esordito nel 1956 e ha raggiunto grande fama dal 1965 in poi, per l'eccezionale estensione e duttilità di una voce che, non bellissima di timbro né di grande sonorità, sostiene tuttavia con estrema sicurezza, stile impeccabile e fraseggi nitidi e sfumati, opere come Sonnambula, Puritani, Lucia di Lammermoor, Favorita, Figlia del reggimento, Rigoletto, Traviata, Faust, Manon di Massenet e soprattutto Werther (sempre di Massenet)». Il nome completo è Alfredo Kraus Trujillo, suo padre era austriaco. Kraus ci ha lasciati nel 1999, di fatto non si è mai ritirato, continuando a cantare fino all'ultimo; ho avuto il piacere di ascoltarlo diverse volte, e di vederlo in palcoscenico, e posso dire che Kraus era così anche in scena, sempre composto, quasi compassato, concentrato sul canto; aveva buone doti di attore ma evidentemente non era questo che gli interessava. Sul mio piano personale posso dire di essere rimasto colpito quando sono venuto a conoscenza delle sue esperienze al cinema ("Gayarre" non è il suo unico film), sapendolo molto schivo e riservato, ma da giovani queste esperienze si fanno e il risultato è comunque buono.

 
Il film è piacevole, a colori; non è un capolavoro ma si lascia vedere volentieri e, soprattutto, c'è molta musica. La voce di Kraus era in pieno splendore, ed è un grande piacere riascoltarlo nel suo repertorio. Sul lato negativo segnalerei i costumi bizzarri nelle messe in scena, curioso anche il grembiulino del commesso (Gayarre da ragazzo, all'inizio del film) che però probabilmente riprende un dettaglio storico. Su Gayarre c'è anche un film del 1986 con Josè Carreras, dal titolo "Romanza final"

La voce "Julian Gayarre" su wikipedia sembra il riassunto del film, vi si dice che è una traduzione da wikipedia in spagnolo ma non ho trovato altre notizie sul tenore, e così provo a mettere una piccola sinossi del film, meglio che posso: si inizia con Gayarre poco più che bambino, che fa il pastore accanto a suo padre, in montagna, e poi lavora come contadino sempre accanto ai genitori. Il padre lo manda a lavorare a Pamplona, in un negozio di quelli dove si vendeva un po' di tutto, ma il ragazzo si allontana per seguire la banda musicale del paese, che non aveva mai visto prima, dimenticandosi completamente del negozio; verrà così licenziato e tornerà a casa dai suoi. Qualche anno dopo, ormai adulto, lo vediamo lavorare nell'officina di un fabbro: tra i suoi compagni di lavoro canta un'aria da una zarzuela (l'operetta spagnola). Siamo al minuto 13.
Gayarre comincia a prendere sul serio il canto, incoraggiato da amici e conoscenti, e va a prendere lezioni da don Hilarion Eslava, suo primo maestro. Lo vediamo cantare un'aria dal "Don Pasquale" di Donizetti, "Com'è gentil la notte a mezzo april", al minuto 19.
Al minuto 25 a teatro, Gayarre ascolta un tenore che canta "A te o cara" dai Puritani di Bellini (un altro tenore, o è sempre Kraus?)
 

Al minuto 28, davanti a una commissione del Conservatorio, Gayarre canta "La donna è mobile" dal Rigoletto di Verdi; dal minuto 33 vediamo invece una pagina di storia della Spagna, la rivolta contro la regina Isabella II del 1868. La regina fu detronizzata e ne seguirono sei anni di democrazia, poi nel 1874 ci fu la restaurazione borbonica. L'episodio è ricordato nei libri di storia spagnola come "La Gloriosa"; qui nel film vediamo i soldati sparare sulla folla, e c'è anche una data: 10 gennaio 1869.
Al minuto 35 Gayarre prova al pianoforte la Lucia di Lammermoor; comincia con "Tra poco a me ricovero" ma la reazione dei suoi esaminatori è negativa e si interrompe subito. Il giovane tenore, ormai deciso a iniziare la sua carriera, lascia la Spagna e parte per Milano. A Milano alloggia in una piccola pensione per artisti, dove conosce la giovane Luisa e fa diverse amicizie; davanti al riluttante maestro Lamperti (siamo al minuto 43) canta un'aria dagli "Ugonotti" di Meyerbeer (in italiano). Il suo "Ah vergin bella, o vaga dea" fa cambiare idea a Lamperti che lo prende subito in considerazione. Al minuto 48 Gayarre danza con Luisa, al pianoforte: è l'inizio di un amore che però non avrà seguito. Al minuto 51 c'è il debutto di Gayarre in teatro, che avviene a Varese e non a "Varesse" come è scritto sulla locandina del film. L'opera è "L'elisir d'amore" di Donizetti; "Una furtiva lacrima" commuove tutti anche perchè Gayarre ha appena saputo della morte della madre e la notizia è subito corsa fra gli spettatori.


Dalle recite di Varese inizia la carriera di Gayarre, sempre con grande successo; Gayarre è ormai famoso, ma torna alla pensione di Milano per ritrovare Luisa, che però si credeva abbandonata e dimenticata e si sottrae alle sue richieste. Luisa sa di avere una rivale nella giovane cantante che fa parte del cerchio degli amici di Gayarre (le due attrici si somigliano, e non è sempre facile distinguerle).
Al minuto 62 c'è il debutto di Gayarre alla Scala, con "La Favorita" di Donizetti: ne vediamo le prove con "Una vergine un angiol di Dio", ma seguono contestazioni e litigi tra il pubblico. Al minuto 70 Gayarre è a casa sua, al pianoforte, canta "Spirto gentil" e tutti ne sono entusiasti, lo spingono a tornare in scena.
Dopo i trionfi alla Scala, a Gayarre vengono proposte da tutta Europa; ma lui vuole cantare in Spagna, prima di tutto. A 1h16 lo vediamo in chiesa (a Madrid?), mentre canta l'Ave Maria di Schubert. Nel 1880 al teatro Real canta la "Lucia di Lammermoor" di Donizetti al fianco di Adelina Patti, "Verranno a te sull'aure". A 1h24 vediamo i primi sintomi della malattia, probabilmente un cancro.
 
Gayarre viene premiato a Pamplona, sua città natale; è presente anche il celebre violinista e compositore Pablo Sarasate (suo coetaneo, anch'egli di Pamplona). Nel suo discorso di ringraziamento, Gayarre ricorda il suo primo maestro don Hilarion e poi canta (a 1h27) "Navarro soy", probabilmente un'aria da una zarzuela, l'operetta spagnola.
A 1h31, per strada, un bambino gli chiede l'elemosina; con il bambino c'è un violinista cieco e Gayarre si esibisce per loro, raccogliendo molti soldi nel suo cappello. L'aria è dal Don Pasquale di Donizetti, "Cercherò lontana terra", dedicata probabilmente alla sua Luisa.
A 1h37 in teatro canta (in italiano) "Mi par di udire ancora" da "I pescatori di perle" di Bizet; sta male e si interrompe, ma poi vuole concludere l'aria, ricomincia da capo e la esegue perfettamente.
Ma è ormai alla fine, morirà nel suo letto tra le braccia di Luisa. Il finale è con "Spirto gentil", da "La favorita" di Donizetti: vediamo Gayarre in veste bianca da frate, assunto in Cielo.


 
Le musiche:
- Donizetti, arie da Don Pasquale, La favorita, Elisir d'amore, Lucia di Lammermoor
- Bellini, "A te o cara" da I Puritani
- Verdi, "La donna è mobile" da Rigoletto
- Schubert, Ave Maria
- Meyerbeer da "Gli Ugonotti"
- Bizet, da "I pescatori di perle"
L'Orchestra Sinfonica di Madrid è diretta da José Luis Lloret
Nei titoli di testa, le altre musiche sono così indicate: "Jota, zortzikoy y fondos musicales de Salvador Ruiz de Luna"


venerdì 10 aprile 2020

Paganini 1976 ( I )


Paganini (1976) Regia di Dante Guardamagna. Scritto da Tommaso Chiaretti, Lucia Drudi Demby, Dante Guardamagna. Consulenza storico-musicale di Luigi Rognoni. Fotografia di Musiche di Paganini, Tartini, Pugnani, Rossini, Haydn, Berlioz, Offenbach; violino solista Salvatore Accardo. Interpreti: Tino Schirinzi (Paganini). 1- Nicoletta Ramorino (madre di Paganini), Giacomo Piperno (padre di Paganini), Achille Belletti (il servitore Giuseppe) Roberto Brivio (il sopranista Marchesini), Ottavio Fanfani (marchese Di Negro), Andrea Dellitala e Andrea Ruffilli (Paganini bambino), Elio Crovetto (giacobino a Genova) 2- Emilio Marchesini (Carlo Paganini), Margherita Guzzinati (Elisa Bonaparte), Luciana Buonfino (Paolina Borghese), Katia Svizzero (Angiolina Cavanna), Luciano Melani (avv. Germi), Roberto Pistone (accusa), Elio Jotta (difesa), Alessandro Sperlì (Rossini), Fulvio Ricciardi (Segura), Lorenza Guerrieri (Antonia), Dina Castigliego (cantante), Magda Guerriero (Isabella Colbran), Marco Columbro (un musicista), Caterina Lipparini (Elvira Ramella) 3- Pierlugi Zollo (dottor Bennati), Giovanni Bentivoglio (Achille), Livio Bogatec (Heine), Paola Tanziani (Elena), Aldo Suligoy (marito di Elena), Luciano Melani (Germi), Franca Castelli Rossetti e Lucrezia Colangelo Rolfini (duetto) 4- Andrea Ruffilli (Achille), Agostino De Berti (Berlioz), Serena Cantalupi (Olimpia), Giuliana Calandra (Maria Luigia di Parma)
Durata: 4 puntate di un'ora circa ciascuna

Lo sceneggiato Rai su Paganini, in quattro puntate e a colori, risale al 1976; la regia è di Dante Guardamagna, che è anche autore della sceneggiatura con Lucia Drudi Demby e Tommaso Chiaretti. Consulente storico-musicale è Luigi Rognoni, importante musicologo e persona di vasta cultura, quindi lo sceneggiato va considerato molto attendibile sia pur nei limiti di una riduzione televisiva. Protagonista è Tino Schirinzi, un attore bravissimo e troppo dimenticato che a tratti ricorda Gianmaria Volonté. Schirinzi somiglia molto ai ritratti di Paganini, mentre è difficile trovare somiglianze fra i due bambini che lo interpretano nella prima puntata e l'adulto (cioè Schirinzi), ma questo è un dettaglio del tutto secondario vista la bravura degli interpreti. Nel cast non ci sono attori famosi, ma tutti recitano molto bene e sono ben scelti in ogni ruolo. Il violino che si ascolta è quello di Salvatore Accardo, grande interprete paganiniano; vediamo spesso le sue mani ma non appare mai in figura intera. Tino Schirinzi riesce a essere credibile anche nei primi piani con il violino, mentre suona. L'elenco completo delle musiche non è purtroppo indicato nei titoli di coda; oltre alle composizioni di Paganini, si ascoltano Tartini e Pugnani nella prima puntata, poi Rossini, Haydn (la "sinfonia dei giocattoli"), Berlioz, e - a sorpresa - la scena di Olimpia dai "Racconti di Hoffmann" di Offenbach, nell'ultima puntata.
 

Manca la famosa serata del "Paganini non ripete", datata 1818 a Torino; ne rimane solo un accenno sempre nell'ultima puntata. C'è qualche buco narrativo, qualche salto un po' drastico nella narrazione, probabilmente dovuto a tagli richiesti dai funzionari Rai per rimanere nei tempi stabiliti, ma nel complesso si segue tutto con piacere e senza difficoltà. Qualche difetto si può cogliere qua e là, per esempio il servitore Giuseppe che rimane sempre della stessa età, o l'aspetto fisico di Paganini che negli ultimi anni era molto malridotto, soprattutto nel viso, ma questo non si usa far vedere e c'è comunque più che un accenno alla realtà quando Paganini dice al ritrattista che ormai non ha più denti, di fare il ritratto così.
Paganini nacque a Genova e morì a Nizza (1782-1840), ebbe una vita intensa e avventurosa; piaceva alle donne, ebbe un figlio dalla comasca Antonia Bianchi e numerosi flirt anche con donne importanti e famose; era una vera star, famoso in tutta Europa, paragonabile ai più famosi personaggi di oggi.


Prima puntata
Paganini adulto rievoca una leggenda sulla sua infanzia, presentata come un suo sogno: ammalato di rosolia, cadde in catalessi e fu dato per morto; si fanno i primi cenni sul "diavolo" che accompagna la leggenda del celebre violinista, e che torneranno spesso nello sceneggiato ma non in modo pesante, così come le storie sul violino "speciale" che in realtà non esisteva, anche se Paganini fece modifiche tecniche al suo strumento. Altri film ispirati a Paganini insistono troppo sull'aspetto demoniaco del grande violinista, questo sceneggiato è invece molto sobrio anche se non nasconde nulla su dicerie e stramberie che circolavano all'epoca.
Niccolò Paganini nasce nei carrugi di Genova, nel 1782; il padre lavora per il porto, facendo imballaggi; è una famiglia numerosa ma non povera, dove c'è la passione per la musica e tutti insieme suonano mandolino, violino, cembalo. Arrivano presto gli echi della Rivoluzione Francese, avvenuta nel 1789; a Genova ci sono da subito molti giacobini. Niccolò suona da solo in casa, lo ascolta per caso il sopranista Marchesini e lo vuole sul palco come attrazione, il bambino prodigio che fa sempre il suo effetto. Si tratta del milanese Luigi Lodovico Marchesi, detto Marchesini (1754-1829); fu uno degli ultimi celebri evirati, si esibì in tutta Europa con grande successo. Purtroppo nemmeno Guardamagna riesce ad evitare i soliti luoghi comuni sui castrati, che raramente cantavano ruoli femminili (qui l'attore Roberto Brivio si esibisce vestito da donna). Per un discorso più completo posso rimandare a quanto avevo già scritto qui a suo tempo.
 

Marchesini però se ne va per la sua strada, e si dimentica del bambino prodigio; sarà il marchese Di Negro, ricco appassionato di musica, ad aiutarlo. La madre di Paganini fa ricami e lavori di sartoria per il marchese, che però non sembra interessato al bambino; poi se lo trova mentre suona arrampicato su un albero davanti alle sue finestre, ne intuisce il talento e gli fa dare lezioni gratuite. Il marchese fuggirà poi con l'arrivo a Genova dei giacobini, lasciando ancora incompiuta l'educazione musicale del giovane Niccolò. Vediamo arrivare la Rivoluzione anche a Genova; per strada il bambino Niccolò ascolta la Carmagnola, non sa cosa significhi ma compone delle variazioni; un passante giacobino (Elio Crovetto) gli fa cadere il violino che viene calpestato dalla folla. Vediamo poi Niccolò bambino che dice al fratello che vuole andar via di casa, magari a Parma; ma qui c'è un salto narrativo e ritroviamo Niccolò già adulto non a Parma ma a Lucca. Le biografie dicono che fu il padre stesso a condurre Niccolò a Parma nel 1796, dove prese lezioni da Paer; ma Ferdinando Paer in questo sceneggiato non c'è (un taglio per restare nei tempi e nelle durate stabiliti?).
 

A Lucca nel 1805 c'è Elisa Bonaparte, sposata Baciocchi, principessa di Lucca e Piombino, sorella di Napoleone e poi Granduchessa di Toscana a Firenze: Paganini inizia un flirt con lei e dà lezioni di violino al marito.
 


(segue)

Paganini 1976 ( II )


Paganini (1976) Regia di Dante Guardamagna. Scritto da Tommaso Chiaretti, Lucia Drudi Demby, Dante Guardamagna. Consulenza storico-musicale di Luigi Rognoni. Fotografia di Musiche di Paganini, Tartini, Pugnani, Rossini, Haydn, Berlioz, Offenbach; violino solista Salvatore Accardo. Interpreti: Tino Schirinzi (Paganini). 1- Nicoletta Ramorino (madre di Paganini), Giacomo Piperno (padre di Paganini), Achille Belletti (il servitore Giuseppe) Roberto Brivio (il sopranista Marchesini), Ottavio Fanfani (marchese Di Negro), Andrea Dellitala e Andrea Ruffilli (Paganini bambino), Elio Crovetto (giacobino a Genova) 2- Emilio Marchesini (Carlo Paganini), Margherita Guzzinati (Elisa Bonaparte), Luciana Buonfino (Paolina Borghese), Katia Svizzero (Angiolina Cavanna), Luciano Melani (avv. Germi), Roberto Pistone (accusa), Elio Jotta (difesa), Alessandro Sperlì (Rossini), Fulvio Ricciardi (Segura), Lorenza Guerrieri (Antonia), Dina Castigliego (cantante), Magda Guerriero (Isabella Colbran), Marco Columbro (un musicista), Caterina Lipparini (Elvira Ramella) 3- Pierlugi Zollo (dottor Bennati), Giovanni Bentivoglio (Achille), Livio Bogatec (Heine), Paola Tanziani (Elena), Aldo Suligoy (marito di Elena), Luciano Melani (Germi), Franca Castelli Rossetti e Lucrezia Colangelo Rolfini (duetto) 4- Andrea Ruffilli (Achille), Agostino De Berti (Berlioz), Serena Cantalupi (Olimpia), Giuliana Calandra (Maria Luigia di Parma)
Durata: 4 puntate di un'ora circa ciascuna
 
Seconda puntata
Paganini è a Lucca, e scrive al fratello Carlo; sono tutti e due già sui trent'anni. Da Elisa Bonaparte,a Lucca, arriva anche la sorella Paolina Borghese; Paganini le corteggia entrambe, nascono gelosie e rivalità. Paganini si presenta a un concerto in divisa da pompiere perché Elisa lo aveva nominato capitano dei pompieri, non potendogli dare altri titoli onorifici; la principessa ne è molto seccata. Paganini lascia Lucca, a Torino avrà probabilmente un flirt con Paolina ma nel film non si vede. C'è invece l'incontro con Angiolina Cavanna, sedicenne; Paganini viene arrestato per tre giorni e subirà un processo che si concluderà con il pagamento di denaro al padre della ragazza (incinta, il bambino morirà appena nato). Lungo spazio al processo, dove si dice apertamente che la giovane era una prostituta abituale e che il padre era d'accordo con lei.

 
In questa occasione Paganini conosce l'avvocato Germi, che poi diventerà suo amico e legale di fiducia; Germi legge passi dal Faust di Goethe a Paganini, Paganini risponde che per lui l'anima è solo una parte del violino. In questo periodo Paganini tiene i concerti che lo renderanno famoso, a Milano: al Teatro Carcano nel 1813 e poi alla Scala e ancora al Carcano.
Vediamo poi Paganini a Bologna, dove abita anche Rossini. Da Rossini si tiene una sfida musicale tra Paganini e l'altro violinista Segura che ritiene non eseguibile, illeggibile, il brano di Paganini; ma l'autore gli dimostra come si fa, e vince la sfida. Paganini aveva già fatto altre sfide simili, con Lafont nel 1816 e poi con Lipinski; nel film se fa un breve cenno. In questa sequenza, Paganini suona le sue variazioni su "Di tanti palpiti", un'aria di Rossini dall'opera "Tancredi". Più avanti, un soprano prova a cantare "La donna del lago", sempre di Rossini.

A Bologna nasce una grande amicizia con Rossini, i due giurano di rimanere sempre scapoli cantando "sempre andrai farfallone amoroso": sempre, e non come l'originale aria di Cherubino da "Le nozze di Figaro" di Mozart che diceva "non più andrai farfallone amoroso / notte e giorno d'intorno girando". Più avanti, però, Rossini annuncerà il suo matrimonio con la cantante Isabella Colbran.
In queste sequenze ascoltiamo un'aria dall'opera di Rossini "Matilde di Shabran", le prove al pianoforte; mancano indicazioni precise sul nome della cantante. Alla festa in strada per il carnevale, dopo l'allegria iniziale (i festanti cantano una canzone su versi di Massimo D'Azeglio), nasce un litigio fra Paganini e Rossini: Rossini sposerà Isabella Colbran, Paganini non si trattiene e fa battute pesanti sull'impresario Barbaja, notoriamente amante della Colbran.
Qui c'è un altro salto narrativo un po' brusco, e vediamo Paganini, malato, mentre viene buttato fuori casa, e il padrone gli rende perfino l'affitto già pagato pur di non averlo più tra i piedi. Una donna però lo segue e lo ama, la comasca Antonia Bianchi, più giovane di diciotto anni, che gli darà un figlio senza però mai sposarlo; per lei Paganini scrive un'aria vocale, su versi di Metastasio ("Mi lagnerò tacendo"), facendola esibire nei suoi concerti. Dalla loro relazione nascerà Achille, unico figlio di Paganini.
 
 

Terza puntata
Paganini è a Venezia, e legge cosa ha scritto su di lui Stendhal nella "Vita di Rossini", due pagine piene di errori e imprecisioni; sono con lui il medico Bennati, Antonia, e il piccolo Achille. A breve ci sarà la rottura con Antonia: vissero insieme negli anni 1824-1828, senza mai sposarsi.
Qui c'è un altro salto temporale e troviamo Achille sui sei-sette anni, in viaggio in Germania col papà che sta facendo una tournée; Paganini è un padre affettuoso ma anche molto ansioso. In albergo, i due giocano insieme e si ascolta la "Sinfonia dei giocattoli" di Haydn; Achille si ferisce cadendo dal letto, non è nulla di grave ma Paganini ne fa una malattia; arriva Bennati che lo consiglia di essere meno ansioso.
 
Ad Amburgo, incontro con il pittore Lyser, sordo ma autore di famosi disegni di Paganini mentre suona; dovremmo essere nel 1830. C'è anche Heinrich Heine, e ascoltiamo le sue pagine su Paganini. Qui Paganini conosce Elena, con la quale avrà una relazione clandestina (è sposata); non sono riuscito a rintracciare chi sia di preciso. Elena fa una battuta sul servitore di Paganini: si chiama forse Leporello?
A Genova muore Carlo, fratello di Paganini; dopo la cerimonia, nel cimitero, Paganini fa un pesante discorso ateistico e anticlericale e il parroco si offende. Sempre a Genova, l'avvocato Germi consiglia Paganini e gli dice di pensare a suonare, lasciando Achille a sua madre e anche a lui stesso, che si è sposato e ha una bella casa con parco di ulivi. Paganini ne rimane colpito: anche Germi si è sposato, dei vecchi scapoli è rimasto solo lui. Nella scena successiva, da Paganini arriva il marito di Elena, la donna conosciuta ad Amburgo: lei si è suicidata. e lui gli porta le lettere indirizzate "a Niccolò".
(qui sotto, Elena con Heine, Paola Tanziani e Livio Bogatec)

 
Alle terme di Aix les Bains ritrova Rossini, sta suonando il "Duetto buffo dei gatti" con due cantanti e Paganini si unisce a loro con la chitarra: bella la scena, ma non è certo che il duetto sia stato scritto proprio da Rossini, anche se la musica è sua. Rossini si è ritirato dalle scene, ma continua a scrivere musica, composizioni brevi per pianoforte (i "Peccati di vecchiaia") e altro, ma non più per il teatro; segue la discussione su cosa resterà della musica di Paganini senza Paganini. Il "Duetto dei gatti", come ricorda Paganini stesso, contiene musica dall'Otello di Rossini, "atto secondo, aria di Rodrigo, cabaletta". Il matrimonio di Rossini con la Colbran va male, Paganini non si risparmia un'ennesima battuta su Barbaja ma Rossini abbozza: "la vita è un'opera buffa senza lieto fine". Si parla della morte di Beethoven, Rossini lo ha incontrato in completo abbandono; si torna su Faust e sull'anima, "è un'opera che avresti dovuto scrivere tu" dice Rossini a Paganini.
Le biografie dicono che Paganini fu dal 1828 a Vienna, poi a Praga dove viene contestato. Dal 1832 è a Genova, poi a Parigi e in Inghilterra dove ebbe una relazione con Charlotte Watson, inglese (ma nello sceneggiato Charlotte non c'è). E' del 1834 la diagnosi definitiva sulla sua malattia: tubercolosi.
 

Quarta puntata
Paganini è a Bruxelles, poi prepara una messa in scena buffonesca per il suo concerto, dà fuoco ai fogli dello spartito (quasi come Jimi Hendrix a Woodstock, viene da pensare), viene contestato dal pubblico ma ne ride con gli amici, è contento di aver fatto sensazione. Qui Paganini riceve la notizia della morte della madre; a Genova ormai non ha più nessuno e prenderà con sè definitivamente il figlio.
Si mostra l'incontro con Hector Berlioz: Paganini gli chiede un concerto per viola, non per violino: ha appena comperato una magnifica viola e vuole usarla. Il concerto di Berlioz sarà "Aroldo in Italia", ma a Paganini non piacerà anche se continuerà ad ammirare Berlioz.

 
Il figlio Achille, iscritto a un collegio religioso dall'avvocato Germi di nascosto dal padre, ha sentito dire delle storie diaboliche su Paganini, che gli mostra il suo violino: dentro c'è scritto Jesus, è un Guarneri del Gesù. "Vedi che non potrei essere un diavolo?" dice Paganini a suo figlio, poi mostra ad Achille le partiture di Liszt che riprendono le sue opere, come la famosa "campanella".
In questi anni Paganini accetta l'invito da Parma, dove avrà una sua orchestra; ha dissensi con Maria Luigia, che trova gelida, e si invaghisce di una giovane che ha visto in un palco (Olimpia). A Parma aveva già comperato una villa, che ha ancora oggi il suo nome. Tenta un'avventura con Olimpia, che viene commentata sulle musiche di Jacques Offenbach (un anacronismo, ma piacevole): Olimpia come la bambola meccanica dei "Racconti di Hoffmann", ma non so da dove venga questa sequenza, e se abbia un fondamento storico.

Seguono i problemi con l'offerta da Parigi per il "Casinò Paganini", che poi non si farà; ne nasceranno dispute giudiziarie, querele, richieste di danni che dureranno per anni e seguiranno Paganini fino alla sua morte. A Parigi suonerà Berlioz, con grande successo, e Paganini gli scrive una lettera con ammirazione: "la vostra musica è un prodigio"; lo paragona a Beethoven e gli dà ventimila franchi, smentendo la sua fama di avaro.
Di seguito, Paganini è a colloquio con Germi, la situazione finanziaria è precaria e c'è in ballo la denuncia per il fallimento del Casinò a Parigi, ma Paganini ha già messo da parte i soldi per il figlio.
Paganini è sempre più malato, non ha più voce e fa parlare Achille in sua vece. Padre e figlio si trasferiscono a Nizza dove vanno ad abitare in una stanza d'affitto; lì lo raggiungono i creditori del Casinò di Parigi, che però rinunciano viste le condizioni in cui si trova. Paganini, sentendo vicina la morte, manda via il figlio con una scusa; poi prende un'ultima volta il violino.


 
 
 

giovedì 2 aprile 2020

Il maestro di canto

 
Il maestro di musica (Le Maître de musique, 1988) regia di Gérard Corbiau. Scritto da Gerard Corbiau, Andrée Corbiau, Luc Jabon, Christian Watton. Fotografia di Walther van den Ende. Musiche di Mahler, Verdi, Bellini, Schubert,Schumann, Wolf, Mozart, Offenbach. Musiche per il film di David Miller. Interpreti: Josè van Dam, Patrick Bauchau (principe Scotti), Anne Roussel (Sophie, voce nel canto di Dinah Bryant), Philippe Volter (Jean, voce nel canto di Jerome Pruett), Sylvie Fennec (Ester) Marc Schreiber (Arcas, voce nel canto di Jerome Pruett) e molti altri. Durata: 1h33'

Siamo agli inizi del Novecento, e un famoso e carismatico cantante d'opera (lo interpreta Josè van Dam) dà il suo concerto d'addio, cogliendo tutti di sorpresa. Nell'ombra di un palco, il suo rivale principe Scotti (Patrick Bauchau) sorride di quello che considera un suo trionfo, o forse una vendetta. Altre notizie le apprenderemo nel corso del film, per ora vediamo il cantante - è un basso/baritono come van Dam, e il personaggio si chiama Joachim Dallayrac - che inizia a dedicarsi all'insegnamento. Insegnerà a una sola allieva, Sophie (Anne Roussel, voce nel canto di Dinah Bryant) e la moglie lo mette in guardia dalle voci e dai pettegolezzi; ma lui non se ne cura, così come sorvola sulle voci che lo vorrebbero in cattiva salute. Troverà un secondo allievo in un modo strano: camminando per il mercato ascolta un giovane che canta, e la voce gli piace ma quel giovane è un ladro, un borsaiolo. Lo prende con sè lo stesso, e gli dà lezioni gratis portandolo un po' alla volta a livelli di eccellenza. Lo scopo, come scopriremo alla fine, è un concorso di canto dove i suoi allievi sfideranno gli allievi del principe Scotti, suo antico rivale; quando arriva il momento del concorso però Dallayrac è già morto, la malattia di cui si parlava era dunque reale.
Al momento del concerto si scopre l'arma segreta di Scotti: un altro giovane tenore, che ha (meraviglia delle meraviglie) la voce identica a quella dell'allievo di Dallayrac (li interpreta nel canto lo stesso tenore, Jerome Pruett). I due "gemelli vocali" finiscono per sfidarsi in un vero e proprio duello, su un'aria di Bellini; vengono mascherati per dare giudizio senza essere influenzati ma uno dei due stona clamorosamente e l'altro vince. Veniamo a sapere che una sfida simile c'era già stata tanti anni fa, protagonisti proprio il principe Scotti e Dallayrac; da allora il principe si era ritirato dalle scene, e qui sta il motivo del suo risentimento.
C'è molto di più nel film, con Anne Roussel protagonista di scene d'amore e di turbamenti, ma lascio aperta a chi vorrà vedere il film la possibilità di vedere da solo cosa succede. Devo dire che "Il maestro di canto", pur essendo di buona fattura e ben interpretato, non mi è sembrato un film memorabile. La storia del duello di canto non l'ho mai sentita, e non mi sembra verosimile (non in questi termini); c'è qualcosa di satanico in Scotti (un Mefistofele?), che tenta anche Sophie e cercherà di appropriarsi di Jean dopo il successo. Il suo allievo Arcas ha la voce identica a quella di Jean, e anche qui c'è qualcosa di mefistofelico perché due voci identiche in natura non esistono (concetto ribadito più volte nel corso del film), ma l'idea non mi sembra ben sviluppata e forse non era Corbiau il regista più adatto per la messa in scena del suo soggetto. Mi viene da pensare a James Ivory, che però avrebbe di sicuro girato un film totalmente diverso.
Un duello vocale, senza armi, in un'epoca in cui i duelli erano cosa normale; si replica qualcosa che deve essere accaduto fra i due maestri tanti anni prima, ed è questa la "scena madre" del film, che rischia di rimanere incomprensibile a gran parte del pubblico, specialmente a chi non ha molta confidenza con l'opera lirica e che magari finisce per credere che cose simili siano la normalità: non è così, le rivalità esistono ma si esplicano in altro modo. Per fare un esempio famoso, esiste la celebre registrazione di una recita dal vivo dell'Aida di Verdi tenuta a Città del Messico nel 1951, dove Maria Callas e Mario Del Monaco, all'epoca molto giovani, che si sfidano a colpi di "vediamo chi ha più fiato sugli acuti"; ed è spettacolare ma si tratta, per l'appunto, di tutt'altra cosa da quella che vediamo nel film di Corbiau.


Molta la musica nel film, con Mahler in primo piano e "Ich bin der Welt abhanden gekommen" vero motivo conduttore del film; vale la pena di portarne la traduzione italiana (il testo originale è di Friedrich Rückert, Mahler lo mette in musica nel 1905)
Io sono ormai perduto per il mondo / con il quale da molto avevo sprecato (il mio tempo); / da tanto non ha più sentito parlare di me / crederà forse che io sia morto. / E anche a me non importa niente / se il mondo mi considera morto; / e non ho proprio nulla da obiettare / perché sono davvero morto per il mondo. / Io sono morto al tumulto del mondo / e ho trovato pace in una zona silenziosa; / io vivo solo nel mio cielo / nel mio amore, nel mio canto.
L'ultima strofa, da "Ich bin gestorben dem Weltgetümmel", è cantata da Van Dam nel finale, come voce fuori campo (il suo personaggio è già morto) dopo il duello vocale, mentre le barche scorrono sull'acqua tra la nebbia, e i due giovani si guardano (ma lei è già di un altro).
La musica: Josè van Dam, belga, è davvero un cantante d'opera importante ed ha una sua fama anche come attore, a partire dal "Don Giovanni" di Losey (1980) dove interpretava Leporello. Ho anche alcuni miei ricordi personali su Van Dam, nei concerti di canto e come Don Giovanni (nel ruolo del protagonista, stavolta) alla Scala, sotto la direzione di Riccardo Muti. Qui canta il Rigoletto nella scena iniziale, poi i lieder di Schumann e Schubert. Non sono invece diventati voci importanti il tenore Jerome Pruett e il soprano Dinah Bryant, che ascoltiamo in esecuzioni buone ma non trascendentali, doppiano gli attori nelle parti cantate. La scena da "Traviata", nel finale, è di quelle che all'Arena di Verona ho sentito definire "applausi che vanno direttamente a Verdi", più che all'esecuzione in sè. Nel corso del film, Van Dam accenna alcune arie che non sono indicate nei titoli di coda: è dal "Così fan tutte" di Mozart l'accenno a "guardate, toccate, il tutto osservate" (in italiano) quando presenta Jean a sua moglie; è di Rossini, dal "Barbiere di Siviglia", l'accenno di "La calunnia è un venticello" rivolto alla moglie che gli parla delle voci che corrono sulla sua unica allieva e lui. Viene dal Don Giovanni di Mozart "Là ci darem la mano" cantata in duo sul calesse con Sophie; ed è l'inizio di "Le nozze di Figaro" (sempre Mozart) il conteggio "Cinque, dieci, quindici" nella scena del compleanno, soffiando sulla torta. Jean, nella sua apparizione, rubacchia al mercato cantando "la canzone di Kleinzach" dai "Racconti di Hoffmann" di Jacques Offenbach. La scena finale del duello è basata su un'opera poco nota di Vincenzo Bellini, "Bianca e Fernando".


Altri appunti presi durante la visione: 1) le maschere nel finale, per i due tenori, ricordano il "Don Giovanni" di Losey, in particolare il Convitato di Pietra, però in bianco. 2) Ulysse Waterlot è l'attore che interpreta il direttore d'orchestra (pseudonimo?) 3) Dinah Bryant, soprano, è la voce di Sophie; Jerome Pruett, tenore, è la voce di entrambi i tenori, che per questo sono davvero identici. 4) la voce di Sophie sembra sempre provenire da un'altra stanza, anche quando è in primo piano. 5) è possibile insegnare a cantare partendo dal Mahler del padiglione cinese del "Canto della Terra"? Non sono un cantante ma ho i miei dubbi, è un'aria molto particolare e piuttosto difficile per un principiante. 6) nel disco, "Recondita armonia" dalla Tosca di Puccini (probabilmente cantata dallo stesso Pruett) viene presentata come una novità; siamo agli inizi della registrazione sonora, ma non mi sembra una ricostruzione del tutto attendibile.
 

Gli attori: oltre a Josè Van Dam, molto bravo in una parte probabilmente scritta su misura per lui, il più famoso è Patrick Bauchau, attore francese di lungo corso che ha lavorato anche con Wim Wenders e con Rohmer. Anne Roussel, qui ventottenne, è un'attrice ancora in attività; Philippe Volter (1959-2005) ebbe poi un momento di notorietà interpretando "La doppia vita di Veronica" di Kieslowski, nel 1991.
Da wikipedia in francese apprendo che le prime sequenze, con l'annuncio del ritiro del cantante, sono girate nel teatro del castello di Chimay; altre sequenze in interni e in esterni riguardano il castello di La Hulpe.


L'elenco competo delle musiche e degli esecutori, da www.imdb.com :
- Mahler: Ich bin der Welt abhanden gekommen, cantato da Josè Van Dam
- Mahler: Symphonie No 4, 1. Ruhevoll; dir. André Vandernoot RTBF Symphony Orchestra
- Mahler: Von der Jugend, da "Das Lied von der Erde"); tenore Jérôme Pruett, RTBF Symphony Orchestra dir. Ronald Zollman
- Mahler: Um mitternacht ("Ruckert-Lieder: No. 5) José van Dam, RTBF Symphony Orchestra dir. Ronald Zollman
- Schumann: Stille Tränen (da "12 Gedichte op. 35" No. 8) testo di Justinus Kerner (José van Dam, Jean-Claude Vanden al piano)
- Schumann: Widmung (da "Myrthen, op. 25" No. 1) testo di Friedrich Rückert (José van Dam, Jean-Claude Vanden, piano)
- Schubert: An die Musik, su testo di Gottlieb Schober (José van Dam, David Miller piano)
- Mozart: "Alcandro, lo confesso ... Non so d'onde viene", aria da concerto K294 (Dinah Bryant, RTBF Symphony Orchestra dir. Ronald Zollman (che è però in origine per basso-baritono)
- Bellini: Sorgi, o padre (da "Bianca e Fernando"), testo di Felice Romani (Janet Baker, Keiko Kusaka)
- Bellini: A tanto duol (da "Bianca e Fernando"), testo di Felice Romani (Jérôme Pruett, tenore; RTBF Symphony Orchestra dir. Ronald Zollman)
- Offenbach: canzone di Kleinzach (da "Les Contes d'Hoffmann"), Jérôme Pruett (tenore)
- Puccini: Recondita armonia, da Tosca (su disco per grammofono, senza indicazioni)
- Hugo Wolf: Wohl denk' ich oft (da "3 Gedichte von Michelangelo" Nr. 1); José van Dam, Jean-Claude Vanden pianoforte
- Verdi: Follie!... Sempre libera (da "La Traviata"); Dinah Bryant e Jérôme Pruett, RTBF Symphony Orchestra dir. Ronald Zollman
Si ascolta anche "Waltz" di David Miller, curatore della parte musicale del film, suonata da Anne Leonardo (violoncello), Guy Danel (violino), Paul Declerck, Ursula Gorniak (viola) dir. David Miller

 
(le immagini sono fra le poche che ho trovato on line;
ringrazio chi le ha messe a disposizione)