martedì 26 maggio 2020

Il segreto di Offenbach


 
Il segreto di Offenbach (Offenbachs Geheimnis, 1996) Regia di István Szabó. Scritto da Ottokar Runze. Fotografia di Lajos Koltai. Prodotto da Bernd Helthaler. Musiche di Jacques Offenbach. Costumi di Zsuzsa Stenger e Györgyi Szakács. Symphony Orchestra Saarbrucken diretta da Lu Jia. Effetti speciali di János Berki.
Interpreti: Tamás Jordán (Jacques Offenbach), István Mészáros (fratello di Offenbach), János Kulka (conte de Morny), Melinda Major, István Szilágyi, Zoltán Benkóczy, Ádám Rajhona, Ferenc Zentai, István Göz, Miklós Benedek, Imola Gáspár, Péter Vida, Erzsébet Forgács, Árpád Zsoldos, Krisztina Vas, Béla Palmer, Mihály Kecskés, István Fehér, Gizella Fehér.
- Per "I due ciechi" (Les Deux Aveugles): Laurence Dale (Patachon), Graham Clark (Girafier)
- Per "Croquefer": Pál Makrai (Croquefer, voce di Jorge Lopez-Yanez), István Bubik (Boutefeu, voce di Justin Lavender), Sándor Sasvári (Ramass'-ta-Tête, voce di Jeffrey Francis), Marcella Kertész (Fleur-de-Soufre, voce di Inger Dam-Jensen), Géza Simon (Mousse-à-Mort, voce di Jonathan Barreto-Ramos)
- per il balletto: Gäbor Atlasz, Viktória Ayedikián, István Balikó, Zsuzsa Csarnóy, Géza Cyürki, Ádám Horgas, Yvett Horyáth, Katalin Juhász, Katalin Kopeczny. Coreografia di Enikö Szakács
Durata: 1h37'
 
"Il segreto di Offenbach" è un film bello e molto particolare, girato da Istvan Szabò nel 1996; si fa vedere e ascoltare con piacere ma non è stato facile raccapezzarsi e ho dovuto fare parecchie ricerche on line per capire cosa vi succede veramente. All'origine c'è un libro di Siegfried Kracauer, saggista e filosofo (1889-1966) autore di molti libri importanti (uno, molto citato, sul cinema espressionista tedesco) e anche di "Jacques Offenbach e la Parigi del suo tempo", del 1937, che è stato pubblicato in italiano due volte, da Marietti nel 1984 e poi da Garzanti nel 1991. Un libro che cercherò di procurarmi, anche se per me si annuncia difficile perché vengono citati Walter Benjamin, Ernst Bloch, Theodor Wiesengrund Adorno, Karl Kraus, Kurt Weill, e altri ancora. Il titolo del film, "Il segreto di Offenbach", è una citazione dal libro di Kracauer: non un thriller, dunque, ma un'analisi della musica di Offenbach e del periodo storico in cui visse. In estrema sintesi, l'operetta francese è molto diversa da quelle tedesche o viennesi, e ancor di più da quelle italiane, perché sotto l'aspetto frivolo in Offenbach c'è molta satira politica e sociale, spesso anche violenta. Il libro di Kracauer è anche una biografia di Jacques Offenbach, e nel film ne vediamo alcuni momenti.
 

Fondamentale, nel film, è la presenza del Conte Charles de Morny, in altre fonti indicato come Duca de Morny, che scrisse libretti per Offenbach sotto lo pseudonimo di M.de St. Remy; de Morny fu anche protettore e impresario per Offenbach, e fu importante per il successo del musicista. Lo vediamo, nel film di Istvan Szabò, proprio mentre prende le difese di Offenbach: ben tre ambasciatori, di Prussia, di Turchia e di Polonia, si sono infatti offesi assistendo a "Les deux aveugles", il cui libretto è strapieno di battute satiriche e di doppi sensi. In particolare, il turco è offeso perché non ci sono coccodrilli in Turchia, il polacco perché si fa uso del nome Stanislas, e il prussiano per tutta una serie di battutacce sul suo popolo. De Morny riceve gli ospiti arrabbiati e offesi, li porta in camerino da Offenbach e chiede al musicista di scusarsi. Ma è tutta una finta: non appena gli ambasciatori se ne vanno, de Morny fa i complimenti a Offenbach, è contentissimo del successo e gli dice di andare avanti così. Non solo, gli suggerisce anche qualche cosa contro lo Zar da mettere nell'operetta successiva, "Croquefer".
Nell'intervallo dopo l'esecuzione di "Les deux aveugles", Jacques Offenbach riceve anche la visita del fratello, che gli contesta duramente la citazione di canti sacri nelle sue operette. Offenbach, tedesco di nascita, era figlio di un cantore di sinagoga. Questa citazione di melodie rituali (i cantori delle singagoghe hanno un repertorio straordinario, vedi qui) al fratello sembra blasfema, e ribadisce con forza il concetto; ma Jacques non lo ascolterà e proseguirà per la sua strada.

 
Gran parte del film è occupata dalla rappresentazione delle due operette "Les deux aveugles" e "Croquefer", che valgono da sole la visione (e l'ascolto); io purtroppo con il francese me la cavo appena e molte battute divertenti mi sono sfuggite. Gli allestimenti mi hanno fatto pensare a Karel Zeman, soprattutto a "La diabolica invenzione" (tratto da Jules Verne) un film del 1958 che anticipa la computer graphic e gli effetti speciali odierni, ma senza computer (invito tutti a cercare il film di Zeman, nella sua versione originale) e al cinema espressionista tedesco per il trucco degli attori, ma l'insieme è comunque molto originale e piace.

 
Prendo in prestito il riassunto della prima delle due operette dall'ottimo sito http://www.bruzanemediabase.com   :
Les Deux Aveugles (I due ciechi, Moinaux / Offenbach, 1855)
Descrivendo la lotta feroce che oppone due ciechi finti su un ponte di Parigi per ottenere l’elemosina dei passanti, Jacques Offenbach – grazie all’aiuto di un libretto di Jules Moinaux (1815-1895) – lusinga il pubblico borghese del Secondo Impero. In una Parigi che anela alla modernità urbana, qualche anno prima delle prime picconate del barone Haussmann, la mendicità musicale è vissuta come un flagello da combattere. È con questa «buffoneria musicale in un atto» che Offenbach inaugura il suo teatro dei Bouffes-Parisiens (situato allora sugli Champs-Élysées) il 5 luglio 1855. Il successo è immediato e duraturo. Il trombonista Patachon e il chitarrista Giraffier dispongono di quattro numeri per sedurre il pubblico. La romanza che offre a Patachon l’occasione di presentarsi permette a Offenbach di provare il procedimento della frase tagliata al posto sbagliato («L’aveugle à qui l’on fait l’aumône / N’est point z-un faux nécessiteux,/ N’est point z-un faux né… / Un faux né / Un faux nécesiteux»). Il duetto seguente oppone e sovrappone le cantilene dei due accattoni. Per il terzo numero, i due nemici intonano uno stesso bolero proveniente da Siviglia (« Lesquelles villes ? – Séville, quoi!… en Turquie»). Si tratta del pezzo che farà, sotto forma di spartito staccato, la fama dell’opera fuori il teatro. L’ultimo brano è una parodia di Robert le Diable di Meyerbeer (creato all’Opéra de Paris nel 1831): il finale dell’atto primo vi è citato in modo esplicito («Ô fortune! à ton caprice!») prima che i due personaggi riprendano il loro bolero per disputarsi l’elemosina di un nuovo passante.
Di mio aggiungo le citazioni, molto ben fatte, dal Don Giovanni di Mozart: l'apparizione del Commendatore col trombone e la serenata per chitarra, ben riconoscibili.

 
Segue l'incontro di Offenbach con il fratello, e poi de Morny suggerisce al musicista di mettere qualcosa di positivo sui mutilati di guerra nell'opera successiva (le guerre erano continue, i mutilati erano tanti), oltre alla parodia dello Zar.
L'operetta successiva inizia con un intermezzo, con ombre dietro il sipario che simulano proprio la guerra. E la guerra è l'argomento di Croquefer, "l'ultimo dei paladini": prendo il riassunto dal sito www.spoletoagenda.it  
"Croquefer, ou Le Dernier des paladins" (1857) di Jacques Offenbach
Sono tante le storie di Croquefer. Da un lato la grande leggenda medievale, qui piacevolmente maltrattata per il gusto della parodia e la gioia degli anacronismi. Dall’altro, la storia della pièce stessa. Infatti, la censura, retaggio dei privilegi reali, vieta che una pièce cantata da più di quattro personaggi sia rappresentata fuori dai teatri dell’opera – disposizione che gli autori non solo ignorano ma scelgono di ignorare, contando sulla benevolenza che il ministero gli ha finora accordato. Tuttavia peccano di ingenuità: la censura infatti si oppone a due giorni prima dalla rappresentazione, e si diffonde il panico. I librettisti Jaime e Tréfeu hanno quindi la formidabile idea di trasformare il personaggio di Mousse-à-Mort: si dirà che gli è stata tagliata la lingua dai Saraceni e il suo testo verrà ‘guaito’ oppure affisso su degli striscioni, un metodo testato dalla Fiera del 18° secolo per stroncare i privilegi della Comédie-Française. Perfetto. In questo modo, il ministero si diverte e allo stesso tempo si capisce che sotto gli orpelli, ogni storia si congiunge all’altra…
La storia di Croquefer è raccontata al modo dei fratelli Marx, o forse di Ubu Roi di Alfred Jarry; alla fine i protagonisti finiscono tutti in manicomio, autori compresi, perché la confusione è stata talmente grande che non ci si capisce più niente.
Il finale del film è per Offenbach e de Morny, un breve scambio di battute prima dei titoli di coda.
 

Aggiungo qui sotto, per chi volesse divertirsi, il riassunto di "Croquefer" preso da wikipedia inglese:
The scene is the platform of a half-destroyed crenellated castle tower. Beyond, the countryside, on the left a cell with a grill facing the audience; down stage a trap-door covering an entrance from the tower to the platform. A door leads to the inside of the castle. Boutefeu, the squire of Croquefer, surveys the countryside through a telescope. Croquefer clambers out onto the platform just as he swallows his last sabre. Mousse-à-Mort, Croquefer's sworn enemy is approaching the castle with six armed men, presumably to rescue his daughter Fleur-de-Soufre whom Croquefer abducted fifteen days previously and who is languishing in a filthy cell. The 23-year war has ruined Croquefer and his castle, and he wants an end to it. Although Mousse-à-Mort has lost most of his body parts in battle (including his tongue), Croquefer is still frightened of him, and would like to make peace. Boutefeu lines up models of pretend soldiers to give the impression that Croquefer still has an army.
When Mousse-à-Mort (using signs with messages on to communicate) nevertheless defies him, Croquefer's nephew Ramasse-ta-Tête appears. Croquefer instructs him to keep guard on the daughter of Mousse-à-Mort, also offering him a choice from his drinks. From the cell where she is kept Fleur-de-Soufre calls to Ramasse-ta-Tête and they sing a mock love duet (quoting from well-known operas of the time), and they dance and sing of running off together to the Opéra. Boutefeu and Croquefer enter and also join in with the dance. When Mousse-à-Mort enters Croquefer presents him with two options: either Fleur-de-Soufre will marry him or she will be killed. Independently Boutefeu and Fleur-de-Soufre plot to serve poisoned wine to their adversaries. As armed men loyal to Mousse-à-Mort enter, Ramasse-ta-Tête agrees to submit, provided that he can marry Fleur-de-Soufre. She agrees. Just as Croquefer and Mousse-à-Mort are about to fight, the effects of the spiked drinks take effect, with collective diarrhoea. They both rush off-stage, to return, with Croquefer's sword and Mousse-à-Mort's tongue returned to their owners. At this point Boutefeu presents on a silver platter a letter just delivered: Croquefer begs the indulgence of the audience; the composer and his librettist of the piece are being taken off to Charenton.
(da wikipedia inglese)

 
 
 

giovedì 21 maggio 2020

Torna caro ideal


 
Torna caro ideal (1939) Regia di Guido Brignone. Scritto da Ettore Margadonna, Aldo Vergano, Gherardo Gherardi. Fotografia di Tino Santoni. Musiche di Tosti, Rossini, Guido Albanese, Ettore Montanaro. Interpreti: Claudio Gora (Tosti), Laura Adani (Maria Vernowska), Germana Paolieri (Dionisia), Mario Mina, Bruno Persa, Cesare Polacco, Mercedes Brignone, e molti altri Durata: 1h20'

"Torna caro ideal", un film del 1939 che mette in scena il musicista abruzzese Francesco Paolo Tosti, non è propriamente un film biografico ma racconta la storia d'amore di Tosti con la giovane polacca Maria Vernowska, durata quattro anni e conclusasi tragicamente. Il film inizia nel 1875 in Inghilterra, dove Tosti visse molti anni come maestro di canto alla corte della regina Vittoria; è nelle sue vesti di insegnante che conosce Maria Vernowska, per la quale lascerà Dionisia Tesséri, una cantante professionista con la quale era legato da tempo. Tosti viene presentato come un giovane uomo molto elegante ed affascinante; piace alle donne e le donne gli piacciono molto. E' la stessa Dionisia, sua compagna di vita, che lo descrive così in una scena del film, all'inizio: "una donna per ogni canzone, oppure una canzone per ogni donna, fate voi".
 

Tosti non è stato un musicista importante, anche se molto amato e molto famoso; è stato un autore di romanze da camera, quelle che oggi definiremmo canzoni. "Ideale", che dà il titolo al film, è una delle sue più conosciute, ripresa da quasi tutti i cantanti d'opera nei loro concerti, ed è ancora oggi molto eseguita. Devo ammettere di conoscere pochissimo Tosti, quindi mi appoggio a ciò che dice su di lui www.wikipedia.it , facendone un breve riassunto:
Francesco Paolo Tosti, nato a Ortona in provincia di Chieti, 1846-1916, studia da tenore, diventa poi impresario e maestro di canto per Margherita di Savoia, futura regina d'Italia. Dal 1870 è a Londra, maestro di canto alla corte della regina Vittoria e poi di re Edoardo VII, e verrà nominato cittadino britannico nel 1906. Torna definitivamente in Italia nel 1910. Scrisse cinquecento romanze; il flirt con Maria Vernowska risale agli anni 1875-1879. Non ho trovato on line nessuna notizia su Dionisia Tesseri, che nel film viene presentata come una star. Ci sono invece molte notizie sugli amici del musicista, lo scultore Barbella e il pittore Michetti, entrambi abruzzesi come Tosti.

 
Si inizia con Tosti che accetta come allieva di canto una giovane polacca; ne nascerà una relazione che lo porterà a lasciare la sua compagna di sempre, Dionisia Tesseri. La giovane polacca è figlia di un conte che fa parte di una società di patrioti polacchi, in lotta contro lo zar di Russia per ottenere l'indipendenza della Polonia (siamo ancora in periodo risorgimentale); scoperta dai servizi segreti inglesi, riceve il foglio di via e deve lasciare subito l'Inghilterra. Tosti cerca di aiutarla, ma non è possibile perché le prove contro di lei sono evidenti e gli inglesi non vogliono avere problemi con la Russia; si decide quindi a tornare in Italia e porta con sè la giovane, offrendole aiuto e ospitalità. Una volta giunta in Italia, purtroppo la giovane polacca scopre di essere malata; è tubercolosi, già molto avanzata. Dopo un periodo di felicità con Tosti, la giovane muore ma prima si era confidata con Dionisia, raccomandandole di non lasciare da solo l'amato.
Nel film hanno un ruolo importante gli amici di Tosti, lo scultore Costantino Barbella e il pittore Francesco Paolo Michetti che ospiterà tutti nel suo rifugio di Francavilla al Mare (Chieti), un ex convento trasformato in studio e abitazione. Sono molto belle le sequenze girate in Abruzzo, una festa di piazza a Francavilla e il pellegrinaggio a Casalbordino (sempre in provincia di Chieti), che occupano molto spazio nella seconda parte del film e che si vedono molto volentieri.
Nella parte iniziale si vede anche la corte inglese, con "Sua Altezza Reale" (non si dice apertamente il suo nome) che considera noiosi i concerti e l'opera ma poi viene a sapere che ci saranno solo le canzoni di Tosti ed è tutto contento, anche perché è un ammiratore della cantante.

 
Gli attori: Tosti è affidato a un giovane Claudio Gora, che appare quasi identico a suo figlio Andrea Giordana ed è come sempre molto bravo, preciso e attento; si direbbe doppiato ma non ho trovato indicazioni in merito. Laura Adani è Maria, Germana Paolieri è Dionisia Tesséri, Mercedes Brignone è Stefania (amica di Maria Vernowska), Carlo Lombardi è Sua Altezza Reale (d'Inghilterra), Ernesto Sabbatini è il conte polacco padre di Maria, Achille Maieroni è il principe polacco Skatuski, Loris Gizzi è un ministro inglese, Ruggero Paoli è John il maggiordomo anglo napoletano. Bruno Persa è il pittore Michetti, Mario Mina è lo scultore Barbella, Cesare Polacco è il medico che assiste Maria.

 
Le romanze di Tosti che ascoltiamo:
- "Ideale" sui titoli di testa e nel finale;
- "Seconda mattinata" (v'è nell'aria un profumo di viole) cantata da Dionisia all'inizio del film;
- "Ricordi ancora il dì che ci incontrammo" cantata da Dionisia davanti a Sua Altezza (qui si intravvede l'orchestra);
- "La serenata" (la luna splende, vola serenata) accennata da Maria al pianoforte con Tosti durante una lezione di canto;
- "Malìa" che vediamo mentre viene composta al piano da Tosti dopo aver conosciuto Maria;
- "Marechiaro" per quando si arriva a Napoli e Tosti viene riconosciuto come autore della canzone già famosa (Tosti studiò al Conservatorio di Napoli);
- ancora "La serenata" cantata però da Dionisia per la festa a casa dello scultore, a Roma. In questa scena "Ciccillo", come gli amici chiamano Tosti, suona il piano ma noi ascoltiamo tutta l'orchestra.
Le romanze sono cantate dal soprano Pia Tassinari e dal grande tenore Ferruccio Tagliavini; per l'arrivo di Tosti e Maria a Roma si ascolta l'ouverture da "La Gazza ladra" di Rossini. L'orchestra che ascoltiamo nel film è diretta da Luigi Ricci.
Vanno ricordati anche gli autori delle altre musiche presenti nel film: si tratta di Ettore Montanaro (1888-1962) e Guido Albanese (1893-1966) entrambi abruzzesi, che conobbero e frequentarono Tosti. In particolare, Guido Albanese è stato un compositore e ricercatore di musiche popolari, ed è l'autore di "Vola lu cardillo", quasi un inno regionale per l'Abruzzo.
Il film, disponibile su youtube, è ben fatto ed è ancora piacevole da vedere; sono molto belle le scene girate in Abruzzo, le danze e la festa a Francavilla e il pellegrinaggio al santuario di Casalbordino. Metto qui, per chi volesse ascoltare Tosti, i links a "Ideale" e "Malìa" nell'esecuzione di Tito Schipa.

 

domenica 10 maggio 2020

Momenti di gloria


Momenti di gloria (Chariots of fire, 1981). Regia di Hugh Hudson. Scritto da Colin Welland. Fotografia di David Watkin. Musiche di Charles Parry, Arthur Sullivan, Emil Waldteufel, Vangelis Papathanassiou. Costumi di Milena Canonero. Interpreti: Ben Cross, Ian Charleson, Nigel Havers, Ian Holm, John Gielgud, Cheryl Campbell, Alice Krige, Nigel Davenport, Patrick Magee, Michael Lonsdale, e molti altri. Durata: 123 minuti

"Momenti di gloria" è un film che ha avuto molto successo: l'argomento è lo sport, le gare di corsa e la preparazione per le Olimpiadi del 1924 (tenutesi a Parigi) di alcuni atleti, soprattutto gli inglesi Eric Liddell e Harold Abrahams. La storia è vera ma secondo wikipedia (a cui mi appoggio perché è un argomento che non conosco) è molto romanzata, per esempio è inventata la vicenda di Liddell che non voleva correre la domenica per motivi religiosi; pare invece che Liddell avesse deciso di correre i quattrocento metri. Comunque sia, è un bel film che si fa seguire senza troppe difficoltà.
Il motivo per cui ne parlo qui, in un blog dedicato al teatro d'opera nel cinema, è la presenza di molte sequenze girate in teatro, dovute al fatto che la fidanzata e poi sposa del centometrista Abrahams è una cantante del Savoy Theatre.
Al teatro Savoy di Londra, dalla fine dell'Ottocento, era infatti di casa la compagnia che metteva in scena le operette di Gilbert & Sullivan, librettista e musicista, autori di grandi successi molto popolari nei paesi di lingua inglese. Su Gilbert e Sullivan esiste un film molto bello di Mike Leigh del 1999, al quale ho dedicato diversi post a partire da qui
Di Gilbert and Sullivan in "Momenti di gloria" vediamo riprese molto belle, in teatro, di "HMS Pinafore", "The Mikado", "The Pirates of Penzance", "Patience", "The Gondoliers"; c'è molta altra musica nel film, scelta con molta attenzione.
 

Il brano più noto è forse il celebre "Miserere" di Gregorio Allegri (1582-1652); risuona un po' nelle orecchie di tutti anche il valzer ottocentesco "I pattinatori" di Emil Waldteufel. Un ascolto raro, invece, è un poema di William Blake musicato da Charles Hubert Parry (1848-1918) intitolato "Jerusalem". E poi c'è il jingle di Vangelis Papathanassiou, che piacque molto ed è stato usato molto anche per gli spot pubblicitari.
Gli attori: Ben Cross è Harold Abrahams, poi Ian Charleson e Nigel Havers; Ian Holm è il trainer Sam Mussabini, italo arabo a quel che leggo, un altro personaggio preso dal vero. John Gielgud è un professore di Cambridge, le due donne sono Cheryl Campbell (Jennie Liddell) e Alice Krige (Sybil Gordon, la cantante del Savoy).
Eric Liddell era scozzese, nessuna parentela con l'Alice Liddell di Lewis Carroll; fu in seguito pastore protestante e missionario in Cina, dove era nato; morì in Cina durante la seconda guerra mondiale. Harold Abrahams, del quale si sottolineano spesso nel film le origini ebraiche (ma lui si definisce sempre, e giustamente, "british"), divenne un dirigente dell'atletica britannica e quando uscì il film ci aveva lasciati solo da pochi mesi. Hugh Hudson era al suo primo film, dopo di questo girò "Greystoke" un remake di Tarzan, poi poco altro; ed è stato un peccato perché aveva talento e qui si vede bene.
 

L'elenco completo delle musiche nel film, preso da www.imdb.com :
- Gilbert and Sullivan: He is an Englishman, da "H.M.S. Pinafore" ; "Three Little Maids from School Are We" da "The Mikado"; "With Catlike Tread" da "The Pirates of Penzance"; "The Soldiers of Our Queen" da "Patience"; "There Lived a King" da "The Gondoliers"
(esecutori non indicati)
- Gregorio Allegri (1582-1652): "Miserere" (Choir Of New College Oxford)
- Charles Hubert Hastings Parry: "Jerusalem" (1916) su testo di William Blake
- John Hatton: "Jesus Shall Reign" (1793) su testo di Isaac Watts (1719)
- Piotr Ilic Ciaikovskij: Pas de deux (No. 14) da "Lo schiaccianoci"
- Emil Waldteufel: "The Skater's Waltz, Op.183"
(1882) (uncredited)
- Jessie Seymour Irvine: "The Lord's My Shepherd-Psalm 23" ("Crimond")
- "The Campbells are Coming", Traditional Pipe Music
E gli inni (o quasi): Yankee Doodle, When Johnny comes marching home, God save the King, La Marsigliese, The Star-Spangled Banner .
Gli esecutori dei brani musicali non sono quasi mai indicati, peccato.



 

sabato 2 maggio 2020

Maria Cebotari


 
Maria Cebotari (1910-1949) è una delle cantanti d'opera più presenti nel cinema; soprano, nata in Bessarabia, all'epoca Russia zarista, oggi parte della Repubblica di Moldova. Come soprano ha una carriera in teatro di tutto rispetto: debutta nel 1931 a Mosca, poi trascorre gran parte della sua vita a Vienna, diretta dai più grandi direttori d'orchestra: Bruno Walter, Karl Böhm, Hans Knappertsbusch, e anche Herbert von Karajan nel primo dopoguerra. Il repertorio è quello del soprano lirico-leggero, la Konstanze del Ratto dal Serraglio di Mozart è uno dei suoi ruoli più frequentati ma canta da protagonista anche Puccini, Richard Strauss, Verdi (Gilda nel Rigoletto), opere nuove e il Mozart italiano, Le nozze di Figaro, Don Giovanni. Molto bella e molto fotogenica, alterna la carriera sul palcoscenico alla recitazione nel cinema; morirà purtroppo molto giovane, per un cancro al fegato, a trentanove anni.


Questo è l'elenco dei suoi film, preso da wikipedia.it e da www.imdb.com:
- Troika (1930) regia di Vladislav Strizhevskij, film tedesco, dove interpreta una cantante.
- Canto d'amore (Mädchen in weiss, 1936) regia di Victor Janson, il suo personaggio si chiama Daniela
- Mutterlied / Solo per te (1937) regia di Carmine Gallone, con Beniamino Gigli; il film è stato girato in due versioni, in tedesco e in italiano.
- Starke Herzen (1937) regia di Herbert Maisch; il personaggio di Maria Cebotari è ancora una cantante d'opera
- Giuseppe Verdi (1938) regia di Raffaello Matarazzo, dove Maria Cebotari interpreta Teresa Stolz (vedi foto qui sopra)
- Il sogno di Butterfly (1939) regia di Carmine Gallone, film recitato, protagonista con Fosco Giachetti.
- Amami Alfredo (1940), regia di Carmine Gallone, film recitato ispirato alla Traviata di Verdi, Maria Cebotari recita con Claudio Gora e Paolo Stoppa; nelle sequenze in teatro troviamo Mariano Stabile, Maria Huder, e il tenore Giovanni Malipiero.
- Odessa in fiamme (1942) regia di Carmine Gallone, con Carlo Ninchi; è un film recitato di ambito bellico dove una cantante rimane separata dalla famiglia a causa della guerra in Bessarabia.
- Maria Malibran (1943) regia di Guido Brignone, film biografico dove Maria Cebotari recita con Rossano Brazzi e Rina Morelli; Loris Gizzi interpreta Rossini, Roberto Bruni è Bellini.