Il segno del comando (1971) Regia di
Daniele D'Anza. Soggetto di Flaminio Bollini e Giuseppe D'Agata.
Collaboratori al soggetto: Dante Guardamagna, Lucio Mandarà.
Fotografia di Marco Scarpelli. Musiche originali di Romolo Grano.
Interpreti: Ugo Pagliai, Massimo Girotti, Carla Gravina, Rossella
Falk, Andrea Checchi, Carlo Hintermann, Franco Volpi, Silvia Monelli,
Paola Tedesco, Ferruccio Scaglia, Augusto Mastrantoni, Giorgio Gusso
(il prete), Armando Alselmo (il cieco), Durata totale (cinque
puntate): 165 minuti, bianco e nero.
Alla Basilica di Massenzio, il
direttore d'orchestra (interpretato da Ferruccio Scaglia, all'epoca
direttore stabile dell'orchestra Rai di Roma) darà le prime
informazioni ai due protagonisti (interpretati da Ugo Pagliai e da
Massimo Girotti) riguardo al misterioso musicista.
DIRETTORE: Sì, il Salmo XVII di
Baldassarre Vitali è stato in programma la settimana scorsa, un
concerto di musica sacra del Sei-Settecento. Ma, come forse sa, si
trattava di una partitura per organo e coro mentre adesso stiamo
provando una trascrizione per orchestra.
PAGLIAI: Nella chiesa di Sant'Onorio
abbiamo trovato tutti i manoscritti di Baldassarre Vitali ma quello
del Salmo XVII mancava.
DIRETTORE: Già, il manoscritto del
Salmo diciassettesimo pare sia stato perduto, anche perché su questo
autore, su questo musicista, non sono mai state fatte particolari
ricerche. E' un musicista che per oltre un secolo ha avuto una vera
eclissi di fortuna e solo da alcuni anni è stato riscoperto e direi
giustamente rivalutato.
GIROTTI: Esistono biografie,
pubblicazioni, scritti, su Vitali?
DIRETTORE: Pochissimo, quasi nulla. Le
notizie su di lui sono molto vaghe, pare che sia vissuto e morto a
Roma ma non si sa altro. Si ignora persino dove sia stato sepolto.
GIROTTI: Un personaggio abbastanza
misterioso.
DIRETTORE: Già, e il manoscritto del
Salmo XVII, se non è andato perduto, sarà magari nelle mani di
qualche privato che lo custodisce gelosamente; anche perché è una
composizione legata a una leggenda. Si dice che in quella musica sia
nascosto qualcosa, un messaggio.
GIROTTI: Un messaggio?
DIRETTORE: Sì, secondo una tradizione
che è stabilita agli inizi dell'Ottocento quella partitura sarebbe
una specie di testamento musicale contenente la chiave di un segreto.
Ma di che segreto si tratti, le assicuro che nessuno lo ha mai
saputo.
Qui Girotti e Pagliai lasciano il
direttore d'orchestra e li vediamo mentre attraversano le strisce
pedonali accanto al Colosseo, accanto a delle suore (ci sono ancora
tante suore a Roma, come nel 1971 ? dalle mie parti è diventato
difficile vederne ancora, e mi dispiace).
Pagliai si interroga sulla coincidenza
misteriosa, un omicidio proprio durante l'esecuzione pubblica di
quella musica... Così gli risponde Mr. Powell, ovvero Massimo
Girotti:
GIROTTI: Immagino che in quel momento
in Italia un altro milione di persone sia stato davanti al televisore
in quel momento, in mancanza di meglio. Ammettiamo pure che mezzo
milione si sia addormentato, rimane sempre l'altro mezzo milione.
Quindi, non si può nemmeno parlare di
coincidenza; o, almeno, così sembra. Ascoltato oggi, questo dialogo
può lasciare perplessi: un milione di persone davanti alla tv per un
concerto di musica sacra del '700! Magari avessimo oggi questi
numeri. Ma alla tv del 1971 poteva davvero succedere, e da questo
punto di vista erano sicuramente tempi migliori: io, per esempio, in
quegli anni cominciavo a capire che c'era qualcosa oltre al Cantagiro
e a Canzonissima, e alla Rai di quegli anni devo davvero molto perché
mi ha permesso approfondimenti che oggi appaiono impensabili. E senza
pubblicità, senza commenti idioti o approssimativi...
Ma, tornando al soggetto di "Il
segno del comando", è nell'ultima puntata che abbiamo i
chiarimenti così a lungo cercati sul misterioso musicista.
Quinta puntata
Ugo Pagliai percorre Roma in lungo e in
largo, tra biblioteche antiche e rimandi byroniani, alla ricerca
della soluzione del mistero che lo riguarda direttamente. A un certo
punto ascolta una musica d'organo provenire da un palazzo, vi si
precipita e si trova davanti a un cieco anziano, un organista, che
gli apre la porta senza problemi e anzi si dice ben contento di poter
chiacchierare con qualcuno. Il cieco, interpretato dall'attore
Armando Alselmo, stava appunto suona l'organo: è il Salmo XVII !
Pagliai scopre che nella casa c'è anche il manoscritto, e il cieco
(che ha una parte importante nella soluzione del mistero legato a
Byron) è gentilissimo e glielo fa vedere e toccare.
CIECO: Vitali non volle lasciarlo alla
chiesa perché era convinto che la sua musica fosse maledetta. Era un
povero peccatore. (apre lo scaffale e glielo porge) Eccolo: «Salmo
XVII, ovvero della doppia morte». Legga, legga le parole, sono una
confessione straziante.
PAGLIAI (legge): «Voltai le spalle al
Signore, e camminai sui sentieri del peccato...»
Ne è subito colpito, perchè si tratta
dei versi attribuiti a Byron che ha trovato sul diario inedito.
Quindi i versi sul diario del 1817 non sono di Byron, ma sono stati
da lui trascritti. La sua attenzione è però distratta
dall'apparizione del fantasma nel parcheggio sottostante, quindi Ugo
Pagliai si congeda dal cieco e corre a cercare la misteriosa donna.
Più avanti, nella sua conferenza
all'ambasciata inglese, ascolteremo il testo completo:
«Voltai le spalle al Signore, e
camminai sui sentieri del peccato. Dritta è la strada del male ma
quando il tempo finì la strada era finita, e così l'anima mia
perché avevo voltato le spalle al Signore.»
A quel punto, si può intuire, Byron
ebbe davanti il fantasma di Vitali (che aveva ucciso Brandani); forse
Vitali uccise Brandani per carpirgli il "segno del comando",
forse lo nascose in seguito, forse i versi sono una mappa per
ritrovare il segno del comando... Anche Vitali era un negromante, e
conosceva le arti oscure.
Però forse qualcuno non ha ancora
visto lo sceneggiato tv, forse molti non se lo ricordano, perciò
lascio in sospeso la soluzione del quiz. Di sicuro, chi ha visto lo
sceneggiato si ricorda delle apparizioni di Carla Gravina.
Alcuni appunti che mi ero segnato
durante la visione, due anni fa: con l'avvertenza che vi si svelano
alcuni dei misteri dello sceneggiato.
- su internet, il blog di Davinotti
www.davinotti.com porta tutti i luoghi dove è stato
girato il film: le curiosità principali riguardano la piazza del
dipinto, che è Piazza dei Coronari, e l'angelo del finale che è
nell'oratorio di San Gregorio al Celio. Per trovare facilmente le
pagine giuste basterà digitare su un motore di ricerca qualcosa come
"davinotti blog segno comando".
- a tratti ricorda un film di Roman
Polanski, "La settima porta", anche nel soggetto
- c'è una citazione esplicita di
Dreyer, Il Vampiro, per l'incubo della quarta puntata, girato dentro
il fondo di un bicchiere.
- Nella sigla di aperture e chiusura, e
anche durante il film, vediamo alternarsi tarocchi, simboli
alchemici, e anche simboli ebraici come l'albero delle shekinah, ma
tutto un po' troppo raffazzonato; non credo però che si volesse
andare in profondità, era solo uno sceneggiato tv e probabilmente si
cercavano "immagini misteriose" senza chiedersene il
significato. L'abero delle shekinah, per esempio, è un simbolo
molto bello e molto positivo.
- belli gli orologi antichi nella casa del colonnello Tagliaferri, nella prima puntata
- belli gli orologi antichi nella casa del colonnello Tagliaferri, nella prima puntata
- la regia piuttosto artigianale mi
riporta alle discussioni di quegli anni su cinema e tv; la differenza
di qualità c'era ed era più che tangibile, basti pensare che "Il
segno del comando" è dello stesso anno del "Conformista"
di Bertolucci. Un abisso, quindi; e due anni prima lo stesso
Bertolucci aveva girato per la Rai "Strategia del ragno",
ed è solo il primo esempio che mi è venuto alla memoria. Non era
sempre così, ci sono sceneggiati tv di quel periodo molto belli e
molto ben girati, ma la tv era comunque meno curata e secondo me
continua ad esserlo ancora oggi: caso mai è il cinema che si è
abbassato di livello
- lo spiritismo è passato di moda,
chissà se qualcuno se ne occupa ancora; purtroppo molti sono saltati
direttamente al satanismo o al culto del fascismo (che è poi la
stessa cosa).
- l'intreccio è giustificato con i
nazisti che cercavano sia "il segno del comando" che un
carteggio fra inglesi potenti e nazisti. Di queste cose, tutte
suggestioni, è però un fatto storicamente provato che i nazisti
fossero anche occultisti.
- Tra gli autori, Giuseppe D'Agata è
autore di romanzi e soggetti che andrebbero ripensati, per esempio
quello di "Il generale dorme in piedi". satira
antimilitarista con protagonista al cinema un ottimo Ugo Tognazzi.
- la piazza del quadro viene
riconosciuta perché l'organista cieco la descrive come era prima
delle modifiche, che lui non ha mai visto; è un dettaglio spiegato
troppo sbrigativamente, c'era tutto il tempo per farsi capire meglio.
- gli scavi della metropolitana, come
in "Roma" di Fellini, che è dello stesso periodo; Pagliai
cade davanti a una ruspa e lo salva la sirena di fine turno, a
mezzanotte del 28 marzo 1971 (data fatidica per lo sceneggiato)
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