sabato 27 ottobre 2018

Montserrat Caballé


Montserrat Caballé (1933-2018) non ha certo bisogno di presentazioni, essendo stata una delle più grandi cantanti della nostra epoca. Nei miei ricordi in teatro è legata, purtroppo, soltanto alla famosa serata del 14 febbraio 1982, una Anna Bolena non rappresentata per i fischi prima dell'inizio, e poi sette giorni dopo, il 21 febbraio 1982 quando l'opera di Donizetti andò in scena con la Caballé, Paul Plishka, Elena Obrazova, Carlo Del Bosco come Rochefort, Antonio Savastano come Percy, Elena Zilio come Smeton, Giampaolo Corradi come Harvey; dirigeva Giuseppe Patanè, regia di Luchino Visconti ripresa da Sandro Sequi, scene e costumi di Nicola Benois. Ricordo quella serata, il 14 febbraio, anche perché fu per me l'occasione di osservare, con curiosità, come veniva riportata dalla stampa una notizia da prima pagina. Non mi era mai successo e non mi è mai più capitato dopo, devo dire che è qualcosa a cui ripenso spesso e da allora molti dubbi mi sono rimasti. Provo a riassumere in breve cosa successe: Montserrat Caballé non cantava alla Scala da molti anni, e così questa "Anna Bolena" venne presentata (e molto pubblicizzata) come un vero evento, legato proprio al nome della grande cantante. C'era dunque molta attesa, destinata a rimanere delusa quando poi la Caballé dette forfait. Non era colpa sua: non stava bene e già dal primo pomeriggio cominciava a circolare la voce che non avrebbe cantato, ma l'annuncio fu dato proprio all'ultimo momento, tre minuti prima dell'alzarsi del sipario e con un annuncio dato dall'altoparlante. Da qui nacque il putiferio: si pretendeva, da parte del pubblico, che quantomeno l'annuncio fosse dato dal sovrintendente in persona, e non in maniera anonima come se fosse una sostituzione qualsiasi. L'evento-Caballé era stato montato per tutta la settimana, e si sarebbe potuto dare l'annuncio del suo forfait senza aspettare l'ultimo minuto, già dal primo pomeriggio, magari con la classica "striscetta" sulle locandine fuori dal teatro. Il giorno dopo, sulle prime pagine dei giornali (anche quelli importanti), trovai invece scritto l'esatto contrario di ciò che era successo e cioè che il sovrintendente si era presentato in palcoscenico per dare l'annuncio, con altri piccoli dettagli evidentemente errati. Mi sono chiesto che senso avesse tutto questo e continuo (nel mio piccolo) a chiedermelo.


Per concludere, a sostituire Montserrat Caballé fu chiamata all'ultimo momento Ruth Falcon, cantante che all'epoca nessuno conosceva e che ebbe poi una carriera poco fortunata; la Falcon però non potè cantare, a causa dei venti minuti di fischi ininterrotti che fecero saltare definitivamente la prima dell'Anna Bolena. Nella recita del 21 Montserrat Caballé era presente, ma in condizioni decisamente precarie; cantò bene i momenti più famosi, il resto dell'opera così così. Anche il resto del cast non fece bella figura, probabilmente per il nervosismo più che giustificato, o forse perché tutto l'allestimento era un po' troppo improvvisato per avere successo. Nelle recite successive la parte della protagonista toccò a Cecilia Gasdia, cantante ben conosciuta e già affermata.
Quanto a me, passato il primo momento di stupore, confesso di essermi divertito quella sera a teatro. Non è che siano cose che capitano tutti i giorni, insomma; mi dispiacque molto per Montserrat Caballé, di certo non sono cose belle da sopportare, ma in fin dei conti non era successo niente di irreparabile e avevo comunque assistito a uno spettacolo, non quello che avrei sperato ma qualcosa di completamente diverso.
Qualcosa di irreparabile sarebbe invece successo esattamente un anno dopo a Torino, 13 febbraio 1983: l'incendio al cinema Statuto, che provocò la morte di 64 persone. Da allora, molte cose sono cambiate nei teatri e nei cinema italiani; è una data che è stata dimenticata, ma quella tragedia ha davvero cambiato le nostre vite e forse sarebbe il caso di parlarne anche a scuola.

Montserrat Caballé non ha mai fatto film come attrice, al cinema o in tv, e a pensarci bene è un peccato perché aveva tutta la simpatia e la presenza necessaria per farlo. Mi piace pensarla nel ruolo di fata, magari quella di Cenerentola, o comunque in un ruolo simile. In fin dei conti, un po' fata lo era per davvero.
Questo è l'elenco delle opere filmate in cui compare Montserrat Caballé, preso da www.imdb.com :
-1972 "Il Trovatore" di Verdi, con Ludwig Spiess, Irina Arkhipova, Peter Glossop; dirige Reynold Giovaninetti
- 1974 "Norma" di Bellini dal Teatro Antico di Orange, dirige Giuseppe Patanè, con Jon Vickers e l'orchestra del Regio di Torino; una ripresa resa molto suggestiva dal vento nel teatro all'aperto.
- 1976 "Adriana Lecouvreur" di Cilea, direttore Gianfranco Masini, con Fiorenza Cossotto e Josè Carreras
- 1978 "La forza del destino" di Verdi, alla Scala; dirige Patanè, con Carreras, Cappuccilli, Ghiaurov, Bruscantini
- 1980 "Semiramide" di Rossini, dirige Jesus Lopez Cobos, con la Caballé cantano Marilyn Horne, Samuel Ramey, Francisco Araiza
- 1981 "Tosca" di Puccini, da Parigi; dirige Jesus Etcheverry, con Josè Carreras e Juan Pons
- 1981 "Turandot" di Puccini; la Caballé è Turandot, dirige Seiji Ozawa, con Giuseppe Giacomini e Leona Mitchell
- 1984 "Don Carlo" di Verdi, dirige Thomas Fulton, con Simon Estes, Renato Bruson, Jaime Aragall, Grace Bumbry
- 1985 "Hommage à Rossini" per la tv francese, con molti grandi cantanti; dirige Claudio Abbado
- 1985 "Simon Boccanegra" di Verdi, dirige Maurizio Arena; con Piero Cappuccilli, Paul Plishka, Lando Bartolini
- 1985 "Herodiade" di Massenet; la Caballé è Salome, Erodiade è Djuna Vejzovic, il tenore è Josè Carreras. Dirige Jacques Delacote, che ha come assistente Antonio Pappano; dirige il coro Romano Gandolfi
- 1986 "Romanza finale", film biografico sul tenore Gayarre; Montserrat Caballé è una delle cantanti.
- 1988 "Il viaggio a Reims" di Rossini, lo storico allestimento diretto da Claudio Abbado
- 1989 "Medea" di Cherubini, dirige Antoni Ros Marbà; con Josè Carreras ed Elena Obrazova
- 2007 "La figlia del reggimento", nella parte della Duchessa; protagonisti sono Nathalie Dessay e Juan Diego Florez. Dirige Yves Abel, dall'Opera di Vienna
E' un elenco incompleto, manca sicuramente il filmato del Requiem di Verdi mandato in onda in questi giorni da Rai 5, dall'Arena di Verona nei primi anni '70. Dirigeva Riccardo Muti, con la Caballé c'erano Ruggero Raimondi, Veriano Luchetti e Brigitte Fassbaender. Era purtroppo pessimo l'audio, e a questo non c'è rimedio; ma quantomento Rai 5 poteva evitare di mandare in onda questo omaggio a un'artista appena scomparsa lasciando in sovrimpressione per tutta la durata del concerto la scritta "Ladro di razza ore 21.15". Ho evitato con cura di guardare quel programma così maldestramente pubblicizzato, e sono più che convinto che se si vuole fare un omaggio a qualcuno sarebbe bene evitare certe stupidaggini.

 

sabato 20 ottobre 2018

Jussi Björling


Jussi Björling, grande tenore svedese (1911-1960), una delle voci più belle e più grandi del Novecento, debuttò nel 1930 a Stoccolma come don Ottavio nel Don Giovanni di Mozart. Ebbe poi una grande carriera soprattutto in America e al Metropolitan con tutto il repertorio italiano, Verdi e Puccini in tutti i ruoli più famosi. In Italia ha cantato pochissimo, alla Scala nel Ballo in maschera, e poco altro. Per me personalmente Jussi Björling è stato importante perché i miei primi dischi d'opera avevano lui come protagonista; ben consigliato da un negoziante esperto di Como (il negozio era Baragiola & Zeppi, per chi se lo ricorda), che aveva visto in me diciottenne un'assoluta mancanza di competenza operistica, mi consigliò un'Aida da lui interpretata, che aveva anche il pregio di costare molto meno di altre incisioni più celebrate e pubblicizzate. Erano tutti nomi per me sconosciuti tranne i due bassi Boris Christoff, che avevo conosciuto alla tv svizzera, e Plino Clabassi che avevo ascoltato in un'intervista alla radio (terzo canale) nella benemerita "Antologia operistica" (poi abbandonata dalla Rai per passare a trasmissioni più chiassose): Zinka Milanov, Fedora Barbieri, Leonard Warren, e il direttore Jonel Perlea. Da ricordare anche la sua splendida "Turandot" diretta da Erich Leinsdorf, al fianco di Renata Tebaldi e Birgit Nilsson; e quella che per me è la migliore interpretazione di "Vesti la giubba", che senza la risata, con serietà svedese diventa ancora più tragica; ma purtroppo tutti i tenori si ostinano con quella risata, spesso con risultati goffi. Da lui ho imparato anche che gli svedesi hanno spesso un'ottima pronuncia dell'italiano, forse perché lo svedese è una lingua che come la nostra si basa molto sulle vocali.
 
Jussi Björling ebbe una discreta carriera cinematografica, così riassunta da www.imdb.com
1937- solo la voce in un film intitolato "John Ericsson, segraren vid Hampton Road"
1938- "Fram för framgång", un film "da tenore" alla maniera di quelli interpretati da Beniamino Gigli in quegli anni, per la regia di Gunnar Skoglund. Stando al riassunto di Internet Movie Data Base, Jussi Björling vi interpreta un tenore sconosciuto che ha all'improvviso grande successo alla radio.
1950- "Don Carlo" di Verdi, per la tv americana, per l'apertura di stagione del Metropolitan. Dirige Fritz Stiedry, Jussi Björling è protagonista con Cesare Siepi come Filippo II; con loro cantano Robert Merrill, Fedora Barbieri e Delia Regil come Elisabetta. Negli intervalli, interviste a Rudolf Bing, storico sovrintendente del Metropolitan, all'attrice Jinx Falkenburg, e ad altre celebrità presenti in teatro.
1953- "Resan till dej" di Stig Olin, film svedese dove Jussi Björling interpreta se stesso.
1956- Producer's Showcase, programma per la tv americana; Jussi Björling canta arie dalla Bohème.



 

sabato 13 ottobre 2018

Antithese (Mauricio Kagel)


 
Antithese - Spiel für einen Darsteller mit elektronischen und öffentlichen klängen (1965). Scritto, diretto da Mauricio Kagel. Con Alfred Feussner. Musiche di Mauricio Kagel. Durata: 18 minuti

Mauricio Kagel è un musicista che ho frequentato pochissimo, ma ha girato diversi film (quasi tutti per la tv tedesca) e sono tutti degni di attenzione; spesso sono anche divertenti.
Nato a Buenos Aires (1931-2008), tedesco d'Argentina, autodidatta, inizia il suo lavoro al teatro Colòn; nel 1956 si trasferisce in Germania. Lavora allo studio di fonologia di Colonia, insegna a Darmstadt, è tra i pionieri della musica elettronica e diventa presto uno dei compositori più importanti della sua generazione. Sulla Garzantina leggo anche di una sua predilezione per Samuel Beckett, e i suoi film confermano la vena nello stesso tempo clownesca e drammatica dello scrittore di "Aspettando Godot".


"Antithese" è il primo film di Kagel, in bianco e nero, protagonista una specie di dottor Frankenstein, molto somigliante allo scienziato pazzo dei film, con il camice bianco un po' stazzonato, intento ai suoi esperimenti. Che sono esperimenti di musica elettronica, con pannelli elettrici ovunque, nastro magnetico sparso per terra, polvere, video, valvole, e quant'altro si possa immaginare in un laboratorio di fonologia degli anni '60. Ci sono anche dei grammofoni, dei tubi da idraulico, connessioni, cavi di tutte le misure. Il nastro magnetico appare molto usato, impolverato; viene usato anche come si fa con i trucioli o la segatura per riempire i pacchi e proteggere gli oggetti. Il protagonista lo mangia anche in un toast, e finirà avvolto e inglobato in quel nastro magnetico; ma nel finale c'è l'acqua, o meglio l'acqua vista attraverso un grande schermo tv. Ha un suo spazio anche il televisore: il protagonista vede in tv se stesso con una pistola, e distrugge la tv a martellate e con mazzetta. Per tutto il film non parla, non ci sono dialoghi, c'è solo lui in scena e bisogna dire che ha un aspetto simpatico. C'è una lavagna all'inizio, dove si collegano molte parole con un tratto del gessetto molte, partendo da antithese e passando per ad libitum, hysterisch, gastronomisch, eccetera.


Guardando oggi il film, viene da pensare che il nastro magnetico è praticamente scomparso, ci sono i microchip, è tutto virtuale e quindi non sarebbe possibile girarlo; forse però qualcuno potrebbe provarci, a patto di avere il talento e la simpatia di Kagel.
La musica ricorda un po' quella dei film di fantascienza anni 50, pre-Kubrick per intenderci. Un rimando possibile è a "La cosa" (film del 1951, prodotto da Howard Hawks) per via dell'essere inglobato dal nastro magnetico, come succedeva nel film con l'essere alieno.
Il film è visibile su youtube (qui)
 
 
 

sabato 6 ottobre 2018

Cenerentola (1946)


Cenerentola (1946) Regia di Fernando Cerchio. Tratto dall'opera di Rossini. Musica di Gioachino Rossini. Riduzione per il film di Piero Ballerini, Angelo Besozzi, Fernando Cerchio, Fulvio Palmieri, Aldo Rossi. Fotografia di Mario Albertelli (bianco e nero, Ferrania pancro). Scene di Carlo Egidi, Mauro Fabri, Gastone Simonetti. Costumi di Flavio Mogherini. Interpreti: Lori Randi (voce di Fedora Barbieri), Gino Del Signore, Afro Poli, Vito De Taranto, Franca Tamantini (Tisbe, voce di Fernanda Cadoni Azzolini), Fiorella Carmen Forti (Clorinda), Enrico Formichi (Alidoro), Giuliana Rivera, Tina Zucchi. Orchestra e coro Opera di Roma, direttore Oliviero de Fabritiis; maestro del coro Achille Consoli. Durata: 1h33'

La "Cenerentola" di Fernando Cerchio, datata 1946, è una buona rappresentazione dell'opera di Rossini, quasi integrale, tutta cantata e senza parti recitate. Ne è protagonista l'attrice Lori Randi, doppiata in voce da una Fedora Barbieri agli inizi di carriera e in ottima forma. Lori Randi era una cantante di operetta, che ebbe una breve ma discreta fortuna come attrice di cinema in quegli anni; vedendola oggi sembra piuttosto dimessa, poco appariscente; si notano di più le sue "sorelle" Franca Tamantini e Fiorella Carmen Forti, e in questo siamo fedeli alla fiaba originale di Perrault, dove le sorelle di Cenerentola vengono descritte come molto belle (i difetti erano tutti nel carattere).


Il basso Vito De Taranto, che qui appare piuttosto giovane anche sotto il trucco di don Magnifico, dà una buona resa del personaggio sia in voce che come attore; un po' troppo statico è invece Afro Poli nella parte di Dandini, che se la cava bene in voce ma meriterebbe di più nella recitazione. Il tenore protagonista è Gino Del Signore, sia in voce che nella recitazione; la voce è molto simile a quella di Cesare Valletti, anche per la pronuncia delle "erre", ma dovrebbe essere proprio la sua. Nei dischi e nelle incisioni a noi giunte, Del Signore è quasi sempre un tenore comprimario (per esempio come Mastro Trabuco nella Forza del destino diretta da Serafin con la Callas, nella registrazione in studio datata 1954), ma è più che probabile che a inizio carriera gli affidassero anche ruoli da protagonista.
(qui sotto: a sinistra Del Signore, a destra Afro Poli)


Ha grande risalto, nel film, il personaggio di Alidoro (interpretato dal basso Enrico Formichi, sia in voce che come recitazione) che qui è coprotagonista, come del resto appare nel libretto integrale dell'opera. Alidoro è un vero mago, fa apparire e sparire la carrozza e compie altri prodigi, sia pure con molta discrezione; se non fosse per il bianco e nero, per il suo trucco e per i suoi costumi verrebbe da pensare ai film di quegli anni di Powell & Pressburger (i "Racconti di Hoffmann", o le coreografie di "Scarpette rosse") e ci si aspetta di sentirlo cantare "Scintilla, diamante" invece di "Vasto teatro è il mondo".
 

Uno dei punti di forza del film, un'idea molto felice, è quella di girare alla palazzina di caccia di Stupinigi e nei dintorni, in interni e in esterni; le immagini sono molto belle e molto ben fotografate. Le didascalie dell'opera parlano di tutt'altro ambiente ("barone di Montefiascone", "principe di Salerno") ma l'idea è originale e ben realizzata, ed è probabilmente merito proprio del regista piemontese Fernando Cerchio, che doveva conoscere bene Stupinigi. Anche i corni (da caccia?) usati in orchestra da Rossini si intonano bene con i panorami di Stupinigi.


 
Un'altra idea felice e ben realizzata è quella di sceneggiare il sogno di don Magnifico (l'asino con le ali) con i burattini di Maria Signorelli; ne riporto qui sotto qualche immagine.

 
 
La regia non è sempre felicissima, è spesso un po' statica e quindi in contrasto con la musica; va comunque tenuto conto del tempo che è passato e delle difficoltà nel rendere in immagini la musica di Rossini, che ha un suo ritmo tutto interno; nelle regie di oggi, per le riprese in teatro, si vedono spesso errori molto grossi e quindi, tutto sommato, preferisco questa messa in scena di Fernando Cerchio a tante riprese televisive. Allo spettatore di oggi viene comunque spontaneo il paragone con le regie meravigliose di Jean Pierre Ponnelle per molte scene (per esempio "come un'ape nei giorni d'aprile"), molto più centrate sulla musica - ma anche Ponnelle, purtroppo, appartiene ormai al passato. Molto ben sceneggiata è la sequenza del temporale, dove si vede bene qualcosa che in teatro non si può fare, cioè la carrozza del principe che rimane bloccata nel fango (è opera di Alidoro anche questa: l'incidente avviene proprio nei pressi del palazzo di don Magnifico).
 

Sempre ragionando dall'oggi (da posteri, rispetto a questo film del 1946), è strano che il cinema non abbia mai usato il soggetto di Jacopo Ferretti, librettista e drammaturgo qui molto bravo nel trasferire la fiaba di Cenerentola in un contesto più quotidiano. Guardando il film ho pensato che un ottimo Dandini sarebbe stato Eddie Murphy (che oggi avrebbe l'età per interpretare don Magnifico); al suo fianco avrei visto bene Paul Bettany, magari come Alidoro, o magari anche Jim Carrey (ma quello più sobrio di "Truman show", per esempio). Ragionando invece su un cast più vicino all'epoca del film, Walter Chiari sarebbe stato ottimo sia come Dandini che come Principe, magari sdoppiandosi nelle due parti, oppure in coppia con Carlo Campanini; per don Magnifico il primo nome a cui si pensa è ovviamente Aldo Fabrizi; poi Anna Maria Ferrero, Cesare Polacco o Arnoldo Foà come mago, magari perfino Totò ed Eduardo: c'è solo l'imbarazzo della scelta ma purtroppo tutto è destinato a rimanere nel libro dei sogni.

 
Vasto teatro è il mondo,
siam tutti commedianti;
si può fra brevi istanti
carattere cangiar.
Quel che oggi è Arlecchino
battuto dal padrone
domani è un signorone
un uomo d'alto affar.
Fra misteriose nuvole
che l'occhio uman non penetra
sta scritto quel carattere
che devi recitar.
(aria di Alidoro, dalla Cenerentola di Rossini; libretto di Jacopo Ferretti)
 
Jaques: All the world's a stage,
and all men and women merely players.
They have their exits and their entrances,
and one man in his time plays many parts,
his act being seven ages.
(William Shakespeare, As you like it, atto 2 scena 7 )