sabato 14 luglio 2018

Testimony ( II )


Testimony (1988) Regia di Tony Palmer . Scritto da Tony Palmer e David Rudkin sulla base del libro di Solomon Volkov. Fotografia di Nicholas D. Knowland. Musiche di Shostakovich, Musorgskij, Mozart, Chopin. Direttore Rudolf Barshai. Musiche per il film di Zeljko Marasovich. Interpreti: Ben Kingsley (Shostakovich), Sherry Baines (Nina Shostakovich), Magdalen Asquith (Galya Shostakovich), Rowena Parr (Galya a 39 anni), Mark Asquith (Maxim Shostakovich), Nicholas Fry (Maxim a 37 anni), Terence Rigby (Stalin), Ronald Pickup (maresciallo Tukhachevsky), John Shrapnel (Zhdanov), Robert Reynolds (Brutus),Vernon Dobtcheff (Gargolovsky), Colin Hurst (segretario di Stalin), Joyce Grundy (madre di Stalin), Mark Thrippleton (Stalin da giovane), Liza Goddard (l'umanista inglese), Van Martin (umanista tedesco), Peter Woodthorpe (Alexander Glazunov), Robert Stephens (Vsevolod Meyerhold), William Squire (Khatchaturyan), Murray Melvin (montatore del film), Robert Urquhart (giornalista), Christopher Bramwell (Vanya), Brook Williams (H.G. Wells), Marita Phillips (Madame Lupinskaya), Frank Carson (l'uomo grasso del carnevale), Chris Barrie (l'uomo magro del carnevale), Mitzi Mueller (suora), Tracey Spence (Marina Cvetaeva), Dorota Kwiatkowska (Akhmatova), Ed Bishop (commentatore americano), Andrew Brittain (Malko), Curly Carter (lo strabico), Rosemary Chamney (portinaia), Jane Cox (la vedova), Chris D'Bray (Dorian Gray), Val Elliott (scuola francese), Peter Faulkner (Mayakovsky), Margaret Fingerhut (donna cristiana), Igor Gridneff (cieco), Rodney Litchfield (Sherlock Holmes), Bronco McLoughlin (cosacco), David Sharpe (Mandelstam), Julian Stanley (André Gide). Durata: 2ore e 30'

2.
Visto da oggi, trent'anni dopo la sua realizzazione, "Testimony" dal punto di vista cinematografico è ancora un bel film, con sequenze spettacolari (molto belle quelle in cui si vede l'orchestra), però bisogna anche dire che non riesce a rendere l'idea di chi sia stato veramente Dimitri Shostakovic. Il difetto di base di "Testimony" è che si basa sul libro di Solomon Volkov, scarsamente attendibile (e quindi bisogna sempre ascoltare con cautela le parole che vengono dette nel film), ma più che altro rimane il dubbio che si sia voluto fare più un film su Stalin che su Shostakovic, e che il modello vero fosse un remake di "1984" di George Orwell. Due intenti lodevoli, va detto, ma la biografia del grande musicista presenta molti aspetti di grande interesse che nel film vengono appena toccati.
Per esempio manca quasi totalmente la figura della prima moglie di Shostakovic, Nina Vardar: fu un matrimonio lungo e felice, lei era laureata in fisica e furono divisi dal lavoro (e dalla malignità dei funzionari sovietici, facile pensarlo); Nina morì improvvisamente in Armenia nel 1956, dove si era recata per poter lavorare. Il loro matrimonio era durato trent'anni, con due figli. Manca anche il lavoro in teatro con Mejerchold, gli inizi felici, la famiglia era socialista e furono contenti della Rivoluzione. Il periodo in cui Shostakovic fu pianista al cinema muto è appena accennato, e si poteva mettere l'episodio di "Tea for two", la scommessa fra amici risolta brillantemente: un brano ascoltato una sola volta alla radio, trascritto e riarrangiato in meno di un'ora (reintitolato "Tahiti trot"). Sarebbe molto interessante anche un film, o un testo per il teatro, sul rapporto fra Stalin e gli artisti (non solo Shostakovic ma anche Bulgakov), ma servirebbe un livello di scrittura molto alto che in questa sceneggiatura non si trova o si trova solo a tratti.
A metà anni '80 l'Urss era ancora potente, fino all'ultimo nessuno avrebbe scommesso sulla sua caduta di lì a poco; e le "memorie" di Volkov erano appena state pubblicate, erano "di moda" insomma, per questo se ne parlò molto e per questo venne realizzato "Testimony". Poi, passati gli anni '80, del libro di Solomon Volkov non si è più parlato (difficile anche trovarlo: molte copie sono finite al macero, credo), dopo la caduta del Muro non serviva più. Oggi servirebbe un film serio su Shostakovic, magari il periodo a vent'anni pianista del muto poi in teatro con Meyerchold e "Il Naso", un giovane entusiasta poi travolto dagli eventi e dall'instaurarsi della dittatura militare. Tony Palmer è come sempre spettacolare, gli si può imputare solo la scelta del testo e l'aver fatto un film più su Stalin che sul musicista. Serviva anche un attore più giovane di Ben Kingsley. Non si capisce nel film da dove venga Zdanov e perché prenda quei provvedimenti, si dà per scontato che sia la dittatura ma non è proprio così. Insomma, il discorso completo sul film sarebbe lungo, per i dettagli rimando alla bella biografia del musicologo Franco Pulcini ("Šostakovič", EDT Torino, 1988), e qui metto un mio tentativo di compilare un indice delle sequenze del film, che è disponibile su youtube per intero.

"Testimony" inizia con Chopin, la marcia funebre dalla Sonata n.2 trascritta per orchestra, sui funerali di Shostakovic (immagini vere mischiate con quelle realizzate per il film), come già Tony Palmer aveva fatto quattro anni prima per il suo film su Richard Wagner. Segue poi l'Ottava Sinfonia, nel momento più drammatico. Vediamo poi Shostakovic al Conservatorio con il professore Glazunòv (grande musicista, 1865-1936) ma qui il vero Shostakovic era molto giovane, dai tredici ai vent'anni, per cui vedendo in queste scene il quarantenne Ben Kingsley si rischia di rimanere un po' disorientati. E' da notare, per un appassionato di cinema, la citazione di Dreyer (Der Wampyr) per la sepoltura vista "dal basso" (è al minuto 8)
Al minuto 13 vediamo per la prima volta Stalin (che odia Pietroburgo, "finestra sul mondo" che va chiusa); al minuto 18 va in scena "Lady Macbeth del distretto di Mzhensk" con citazione di Stanley Kubrick (Shining) a 19'50'', per il sangue che cola sul bianco e nero del fotogramma. Siamo già molto avanti, la prima è del 1934 e manca del tutto "Il naso" (da Gogol) che è di quattro anni prima.
Dal minuto 21 un lungo colloquio con Tukacevskij (Ronald Pickup), molte sequenze sono in bianco e nero virato verde come in molte pellicole di quegli anni: è una caratteristica di questo film.

 
Al minuto 32 Shostakovic con un bambino piccolo (è sua figlia), poi un film d'epoca su Stalin in bn; Tony Palmer è molto bravo, queste sequenze tecnicamente sono da manuale.
Al minuto 39 vediamo brevemente Anna Achmatova; al minuto 41 una rappresentazione del Boris Godunov di Mùsorgskij in teatro, con Stalin nel palco: è il lamento dello jurodivij (cantato in inglese, il testo dice "piangi Russia...") nel finale dell'opera. Poi il vero Stalin in documentari d'epoca, saggi ginnici, sfilate etc, e sequenza a colori stile Metropolis (Fritz Lang) con macchine, fabbriche, colate d'acciaio.
Al minuto 46 l'orchestra di Shostakovic, con sequenze molto belle; Tony Palmer è sempre molto bravo nelle sequenze di musica. Al minuto 48 ascoltiamo il Concerto per pianforte n.2; si può osservare il ritratto di Musorgskij che campeggia sulla parete in casa Shostakovic. Qui il compositore è con moglie e figlia, la figlia al piano ascolta il tema della Settima Sinfonia, Shostakovic commenta "questo è il papà che ride" ma lei corregge "no, è il papà che è arrabbiato".
Al minuto 51 Stalin nella finzione, con attore: il telefono, i dossier, lista di proscrizione con i nomi di Mandelstam, Achmatova, ecceetera
A 1h00 e 1h05 citazione esplicita da Tarkovskij, Lo specchio; sinfonia n.7 con la figlia bambina.
A 1h03 un pianista, poi nello stadio vuoto; la guerra ("Hitler ha rotto il trattato"), l'assedio di Leningrado. Shostakovic sta scavando tra le macerie, come pompiere, quando viene chiamato per il servizio fotografico su Time (a 1h09) che finirà nei cinegiornali americani. Sequenze del cinegiornale originale americano dove Shostakovic è citato insieme a Toscanini e Kussevitzki; vediamo il microfilm con la Settima Sinfonia che verrà utilizzato per poterla eseguire in Occidente. Novecento giorni di assedio, si ricorda: questo fu l'assedio di Leningrado.
 
 
A 1h14 nel gennaio 1948 la conferenza dei musicisti sovietici, a Mosca; c'è anche Prokofiev. Zdanov imperversa, accusa i più famosi compositori sovietici di formalismo e di individualismo. Attacco durissimo a Prokofiev, Shostakovic, Khachaturian, "non sono un musicista ma conosco sei canzoni popolari". Lo spartito della sinfonia n.9 viene strappato; metà pubblico è uscito di sala, l'altra metà applaude. Shostakovic va sul palco dice apertamente di essere stato troppo individualista, "se questa è una colpa aspetto di ricevere informazioni da voi" (la Decima Sinfonia e il Concerto per violino verranno proibiti per anni...). "A harmony too problematic for the people" dice Zdanov, e io penso che oggi in Russia (e da noi) ci sono i rappers, le canzoni di musica leggera, la coca cola e i big mac, magari i muezzin. C'è un'omologazione mai vista prima e anche se non si finisce più nei gulag bisogna però dire che, in Russia come qui da noi, la verità è che ti lasciano fare quello che vuoi, ma poi nessuno ti segue, aveva ragione Zdanov quando diceva che alla gente non interessa. Trionfa l'ovvio e tanti piccoli Zdanov comandano ovunque, piace solo la musica facile ed elementare ("pornografia musicale", per usare un'espressione di Shostakovic, reperibile in una sua intervista degli anni '70). Magari fosse folkmusic...la musica popolare, il folk, aveva un'enorme varietà di modi espressivi (dai gitani di Bartok e Kodalyi alla musica europea e americana, dai cinesi ai peruviani...). Oggi il bestseller è l'unico valore ammesso, comandano i pubblicitari e chi non fa audience è ignorato ed emarginato. Questo Zdanov parla come Matteo Salvini, mi viene da pensare a un certo punto. O magari come Beppe Grillo, fate voi.
 

Alla fine della sequenza del congresso, una violinista in abito rosso suona il "Concerto per violino", e sono sempre molto belle queste sequenze in concerto.
Il compositore Khrennikov sostituisce Shostakovic nei programmi dei concerti, campeggia sui manifesti la sua "Ode ai trattori" (il mio pensiero, sconsolato, è che quantomeno all'epoca i concerti erano oggetto d'interesse - è brutto dirlo, ma il paragone con l'oggi fa paura). Shostakovic torna a casa dalla figlia, dal figlio, dalla moglie; un sasso rompe la finestra, il figlio con la fionda risponde rimandando indietro il sasso attraverso la finestra rotta.
A 1h33 la telefonata di Stalin, ricevuta dalla figlia bambina di Shostakovic; Stalin gli spiega che lo vogliono mandare in Usa, dove rappresenterà l'Urss ("no work is banned in Ussr, you will be the star of the Soviet"). Nello stile di regia, Tony Palmer passa con disinvoltura da Tarkovskij (Lo specchio) a Brazil di Terry Gilliam (cioè 1984 di Orwell). Di seguito, vediamo Shostakovic in Usa, mentre risponde a domande incalzanti in una conferenza stampa. Ha un interesse vero seguire questa conferenza? Palmer ci si sofferma a lungo, ma è evidente che Shostakovic non poteva dire quello che voleva, con la sua famiglia tenuta in ostaggio; il giornalista che insiste finisce con l'essere molto antipatico, e Shostakovic non può far altro che rispondergli ciò che vogliono che dica, cioè che la sua personalità di compositore è irrilevante, che Stravinskij sbaglia, che bisogna seguire le istruzioni del partito. Francamente, di questa sequenza così insistita avrei fatto a meno.
 
A 1h44 baritono e orchestra (Suite su versi di Michelangelo, se non sbaglio il numero 8; il baritono è John Shirley-Quirk) per il ritorno in Urss e l'incontro con Stalin, che si complimenta per il suo comportamento in America.
A 1h52 Stalin morente, e i suoi funerali; siamo nel 1953. Mozart al pianoforte. A 1h58, per i funerali di Stalin, la marcia funebre di Chopin; nello stesso giorno muore anche Prokofiev. A 2h01 altra bella sequenza per orchestra
A 2h04 un malore per Shostakovic, si riprenderà ma rimane offeso a una mano.
A 2h08 sequenze per la Sinfonia sull'eccidio di Babi Yar, rovine, prese di posizione contro l'antisemitismo ("pogrom è una parola russa"), immagini dai lager nazisti, hitler, cadaveri, alternate ad altre sequenze molto belle di canto e orchestra (il testo è sempre cantato in inglese). Una sequenza molto lunga, nella quale Shostakovic rivive il suo passato
A 2h18 l'andante dal secondo Concerto per pianoforte, i bambini di Shostakovic, e sul piatto del giradischi, come in una giostra, soldatini che rappresentano Stalin e i suoi ministri e generali.
A 2h20 Shostakovic malato racconta spiritosaggini sulla sua musica, c'è il fantasma di Stalin parla con lui dicendo cose come "qualcosa è morto nella tua musica quando sono morto io" (una stupidaggine: Shostakovic era già grande e famoso a vent'anni, prima che Stalin prendesse il potere). Una lunga sequenza che arriva fino alla fine del film a2h25, sulle note del Concerto per pianoforte n.2, uno dei brani più conosciuti di Shostakovic.

 
La musica che si ascolta nel film:
Dimitri Shostakovic, (London Philharmonic dir. Rudolf Barshai)
- Concerto per violino n.1, violinista Yuzuko Horigome
- Suite su versi di Michelangelo e Sinfonia n.13, John Shirley-Quirk solista, The Golden Age Singers, dir. Simon Preston
- Sinfonia 14, solista Felicity Palmer
- Concerto pianoforte n.2, solista Howard Shelley
- Quartetto per archi n.10, Chillingirian Quartet
- Sinfonia n.5, Orchestra Sinfonica Urss dir Evgeny Svetlanov
- Sinfonia n.10, Filarmonica Ceca dir Karel Ancerl
- Sinfonia n.11, Filarmonica Mosca dir Kirill Kondrashin
di altri autori:
- Musorgskij, lamento dello jurodivij dall'opera Boris Godunov (solisti non indicati)
- Mozart, Concerto per pianoforte n.23 K488, solista Margaret Fingerhut
- Chopin, marcia funebre, arrangiamento ed esecuzione The Central Band of the RAF dir. R.E.C. Davies
 

(2-continua)


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