- Heimat (1984) Regia di Edgar Reitz.
Scritto da Edgar Reitz e Peter Steinbach. Fotografia di Gernot Roll.
Interpreti: Marita Breuer, Michael Kausch, Michael Lesch, Gudrun
Landgrebe, Kurt Wagner, e molti altri. 11 episodi, durata totale 15
ore e 40'
- Die zweite Heimat (1992). Regia di
Edgar Reitz. Scritto da Edgar Reitz. Fotografia di Gernot Roll e
altri. Interpreti: Henry Arnold, Salome Kammer, Anke Sevenich, e
molti altri. 13 episodi, durata totale 25 ore 32'
- Heimat 3 (2004) Regia di Edgar Reitz
Scritto da Edgar Reitz e Thomas Brussig. Fotografia di Thomas Mauch
e Christian Reitz. Interpreti: Henry Arnold, Salome Kammer, Anke
Sevenich, Peter Schneider e altri. 6 episodi, durata totale 11 ore e
50' circa
2.
Non ho trovato una lista delle musiche
presenti in Heimat; probabilmente bisognerebbe ricorrere ai dvd,
ammesso che si riesca ancora a trovarli. Mi devo quindi accontentare
di questi miei appunti datati 2007:
- La musica che si ascolta nel film, a
parte gli estratti dei grandi musicisti del passato, è opera di
Nikos Mamangakis, un musicista che conosco solo attraverso Heimat.
Da wikipedia apprendo che Mamangakis ( greco di Creta, 1929-2013)
studiò a Monaco con Carl Orff e Harald Genzmer; è possibile che i
ricordi musicali della Monaco anni ’60 siano suoi, e che Edgar
Reitz se ne sia servito per costruire "Die zweite Heimat".
- “Die zweite Heimat” ha un
andamento molto goethiano, e molti dei suoi personaggi sembrano presi
dal Wilhelm Meister: come Herr Edel, l’intellettuale anziano
invasivo e ubriaco, ma anche Juan e Carlotta-Clarissa. Si svolge
quasi tutto a Monaco, nei primi due episodi, ed ha un meraviglioso
attore in Juan, cioè Daniel Smith, e una memorabile soprano
ungherese in Hanna Köhler (c’è anche il baritono Dietrich
Henschel truccato da clown). « Sta imparando il tedesco, e guarda le
parole come se fossero paesaggi», dice H.W.Simon, parlando del
cileno Juan (che si perde in “Sehnsucht”).
- Gisela Müller (Evelyne) quando
recita ha una voce calda e limpida simile a quella di Kathleen
Ferrier o di Nathalie Stutzmann (meno male che non è doppiata!). Ad
Evelyne, Reitz fa cantare una parte di contralto, ed è Erda, cioè
la Tetralogia di Wagner: la dea della Terra, evocata da Wotan in "Das
Rheingold". A questa storia d’amore, infatti, seguirà la
morte (tragica e stupida) di Ansgard. Mi chiedo quanti avranno capito
il riferimento e la citazione: "Alles was ist, endet": ma
Reitz ferma Erda ai primi versi, lascia solo intuire ciò che
succederà. Una storia d’amore bellissima e banale, questa di
Evelyne ed Ansgard: banale perché raccontata mille volte, ed ogni
volta è nuova. Gisela Müller, in seguito, non ha fatto la cantante,
ma ha continuato a lavorare nel cinema.
- La scena della chitarra spaccata era
già in "Fragole e sangue" (The strawberry statement, regia
di Stuart Hagmann, 1970) un film che sicuramente Reitz conosceva,
dunque una citazione esplicita.
- Salome Kammer, che qui vediamo solo
come attrice (la violoncellista) ha interpretato e inciso su disco
composizioni di Luciano Berio e di altri compositori dal '600 ad
oggi, da mezzosoprano e da violoncellista.
- In "Die zweite Heimat" ci
sono anche musiche di Olivier Messiaen. Nel primo "Heimat",
il compositore francese (1908-1992) era stato indicato come probabile
modello di riferimento per il protagonista, ma il giovane Hermann
risponde di no e fa invece il nome di Fortner (Wolfgang Fortner
1907-1987).
- Sempre in Heimat , sia nel primo che
nel secondo, Reitz fa dire a uno dei personaggi (prima il fratello
Anton, poi l’amico Volker) che Hermann gioca con la tecnologia e
che in essa si perde. Un giocattolo, la tecnica che prevale sul
compositore e non viceversa. E’ una bella metafora per gran parte
della musica del Novecento e di inizio Duemila, e qualcosa su cui
riflettere: non è il compositore che prende possesso dello strumento
(e dell'elettronica in generale), ma il contrario.
- A guardarlo bene, Heimat è un film
sulla trasformazione della società umana. Dopo secoli (millenni) in
cui poco era cambiato, di colpo tutto cambia, a partire dal 1918 e
dalla radio.
Non è nemmeno un caso che, subito dopo
il 1933, tutto diventi più volgare; e, dopo il 1945, la gente ne
diventa consapevole e contenta (contenta e consapevole della sua
volgarità).
E’ di questo che parla Reitz, come un
preciso cronachista bizantino, come il monaco Pimen del Boris
Godunov...
- Un film dove si cita il Wanderer di
Schubert: «Wo bist du, mein geliebtes Land...» Nel 1992 ancora si
poteva, almeno in Germania; oggi la dittatura zdanoviana di Mr. Spot
copre tutto il pianeta.
Der Wanderer
(G.Ph. Schmidt von Lübeck, musicata da
Franz Schubert nel 1816)
Ich komme vom Gebirge her,
Es dampft das Tal, es braust das Meer.
Ich wandle still, bin wenig froh,
Und immer fragt der Seufzer, wo?
Die Sonne dünkt mich hier so kalt,
Die Sonne dünkt mich hier so kalt,
Die Blüte welk, das Leben alt,
Und was sie reden, leerer Schall;
Ich bin ein Fremdling überall.
Wo bist du, mein geliebtes Land?
Wo bist du, mein geliebtes Land?
Gesucht, geahnt, und nie gekannt!
Das Land, das Land so hoffnungsgrün,
Das Land, wo meine Rosen blühn.
Wo meine Freunde wandeln gehn,
Wo meine Freunde wandeln gehn,
Wo meine Toten auferstehn,
Das Land, das meine Sprache spricht,
O Land, wo bist du? . . .
Ich wandle still, bin wenig froh,
Ich wandle still, bin wenig froh,
Und immer fragt der Seufzer, wo?
Im Geisterhauch tönt's mir zurück:
"Dort, wo du nicht bist, dort ist
das Glück."
(Il viandante. Io vengo da quelle
montagne, c'è nebbia nella valle, ruggisce il mare. Vado in silenzio,
senza felicità, e sempre un sospiro mi pone la domanda: dove? E
sempre: dove? Il sole qui sembra sempre freddo, i fiori appassiti, la
vita vecchia, ciò di cui parlano sono sciocchezze; ovunque io sono un
estraneo. Dove sei, mia amata terra? Cercata, immaginata, mai
conosciuta! La terra, la terra verde di speranza, la terra dove le
mie rose fioriscono, dove passeggiano i miei amici, dove c'è la
Resurrezione dei morti, la terra che parla la mia lingua. O terra,
dove sei? Vado in silenzio, senza felicità, e sempre un sospiro mi
fa chiedere: dove? Una voce misteriosa mi risponde: "la dove tu
non sei, là c'è la felicità". (basta sostituire "Land" con
"Heimat"...)
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