martedì 25 giugno 2019

Rai Movie chiude?


Rai Movie trasmette un film che mi interessa molto, e che volevo rivedere da tempo; mai pubblicato in dvd, quasi introvabile anche in rete. Bene, questa è una bella notizia e mi preparo alla visione. Il film comincia, ma già dopo cinque minuti è interrotto dalla pubblicità. Mi sembra incredibile (mai vista una cosa simile, nemmeno sulle reti mediaset) ma porto pazienza; dopo una decina di minuti altra interruzione, con jingle e spot, pianto lì tutto e vado a fare qualcos'altro.
E' una scena che si è ripetuta e che si ripete spesso, direi sempre: Rai Movie è tutta fatta così. Dopo un po', o ci si attrezza di videoregistratore o si lascia perdere. Lo trasmette Rai Movie? lasciamo stare, tanto è impossibile seguire i film su quella rete: penso proprio che la maggior parte dei potenziali spettatori sia stata scoraggiata in questo modo. Oltretutto, spesso c'è anche l'impressione che ci si faccia beffe dello spettatore: è di quest'anno l'interruzione pubblicitaria con didascalia "Tra le righe"; tra le righe del cinema, si specifica per esteso. Lascio perdere le battute che mi salgono su fin troppo facili (e che sono anche volgari, ma più che giustificate in questi casi) e passo alla notizia recente che riguarda Rai Movie.
La notizia, della primavera 2019, è questa: i nuovi vertici della Rai leghista-grillina chiuderanno Rai Movie. La spiegazione sta nello share, parolina magica della tv post berlusconiana: poco più dell'uno per cento. Chi lo avrebbe mai detto, con tutta la cura e la grazia con cui vengono programmati i film...sembra davvero qualcosa del tipo "manuale per mandare via gli spettatori" (vedi sopra, non sto qui a ripetermi ma gli esempi possibili sarebbero davvero tanti).
 

Incuriosito, vado a cercare notizie su Rai Movie e le trovo facilmente su wikipedia: come correttamente specificato nell'articolo che ne riporta la prossima chiusura, Rai Movie fa parte di una struttura chiamata Rai Gold, che comprende anche Rai 4 e Rai Premium. E' una notizia che mi sorprende e che però spiega tante cose. Un canale tutto di film, infatti, secondo logica dovrebbe far parte di una struttura diversa: Rai 4 e Rai Premium programmano telefilm e cose commerciali (repliche di telefilm già trasmessi infinite volte), un canale tv dedicato al cinema dovrebbe essere tutt'altra cosa, non è razionale che le stesse persone guidino canali così diversi. Io accorperei piuttosto Rai Movie con Rai 5, cioè con i programmi culturali, e darei in mano la programmazione a persone davvero competenti, magari richiamando Vieri Razzini (vecchia guardia Rai, storico del cinema) o appoggiandomi alla Cineteca di Milano, o alla Cineteca di Bologna, o al Museo del Cinema di Torino (eccetera, di persone competenti per fortuna ne abbiamo ancora). Eliminati questi scalzacani (maschi o femmine che siano), con una programmazione seria e con la pubblicità nel suo giusto posto (cioè là dove non disturba, cosa che dovrebbe interessare soprattutto gli inserzionisti), Rai Movie potrebbe avere un futuro; ma temo che sia troppo tardi.
Infatti, non solo la decisione di chiudere è già presa e si ha già notizia di cosa prenderà il posto di Rai Movie (Rai 6, che sembra proprio l'ennesima scopiazzatura di altre reti private già esistenti) ma appena formulati i miei pensieri in merito casco su Rai 5 mentre trasmettono una registrazione teatrale degli anni '60, con grandi attori di teatro. La cosa curiosa è che "Piccole volpi" di Lillian Hellman (questo è il titolo trasmesso) adesso ha una cornice colorata: si chiama "Stardust memories", è una sigla che dura parecchio, con tanti nomi e cognomi di chi ne ha curato la trasmissione. Che significa? Il grande teatro in Rai ha una tradizione magnifica, è una ricchezza della Rai e lo si è sempre replicato senza tanti fronzoli. Io mi vergognerei di mettere il mio nome su qualcosa che mi sono limitare a ripescare e riprogrammare, ma si vede proprio che questa generazione di funzionari televisivi (maschi e femmine) è del tutto senza vergogna. Oltretutto, la visione è disturbata da scritte negli angoli, in alto e in basso, manca solo una bella pecetta nel mezzo dello schermo et voilà. Siamo lontanissimi dal servizio pubblico, e purtroppo vedo fare le stesse cose anche per i concerti, per l'opera, per i documentari. E' la mania del "contenitore": cosa che rende quasi impossibile venire a conoscenza di quando verranno trasmesse cose che ci interessano. Un concerto, per esempio, passerà sotto il nome "Nessun dorma"; un documentario sulle api passerà dentro "Geo and geo"; un servizio sui parchi nazionali verrà nascosto accuratamente dentro un titolo di Hemingway (Di là del fiume e tra gli alberi) che qualche programmatore furbissimo ha voluto scegliere per mettere in evidenza il proprio nome e per mostrare la sua faccia alla mamma e agli amici più cari, che ne saranno orgogliosi.

Una riflessione più completa riguarda il destino del digitale terrestre: centinaia di canali per trasmettere il niente. Il problema quindi non riguarda solo la Rai, e io direi proprio che è un problema di classe dirigente in generale, dai quadri fino ai vertici: ed è la scuola berlusconiana delle vendite e della pubblicità che ha prodotto questo vuoto dirigenziale. Oltretutto, da noi non se ne è nemmeno parlato, ma in Svizzera il digitale terrestre già non esiste più: dal mese di giugno 2019 sono state spente le antenne, la tv si vede solo via cavo oppure on line. L'antenna che abbiamo sul tetto, insomma, è obsoleta e destinata a sparire.
E' quello che già fanno da noi i più giovani, la tv oggi è su canali come youtube, come Rai play, come Netflix, eccetera: ognuno si sceglie ciò che vuole vedere e quando lo vuole vedere, senza funzionari cretini di mezzo. Non chiedo scusa per la parola: l'unico significato della Rai oggi è fare servizio pubblico, scegliere e curare le cose migliori, saper scegliere e sapere cosa significa aver cura delle cose belle e preziose da trasmettere. A meno che non si voglia rubacchiare uno stipendio, magari da raccomandati/e segnalati da genitori o amanti influenti, o da partiti di moda in questo periodo: che è proprio quello che sta succedendo, e non ci vuole molto per capirlo.
Diamo dunque l'addio a Rai Movie, poteva essere qualcosa di bello e di grande ma così non è stato.
I responsabili del fallimento, ovviamente, verranno promossi e tra poco li ritroveremo come ministri o come sindaci: questa è la storia recente d'Italia, e difficilmente cambierà viste le scelte degli elettori italiani.


 
(nelle immagini: due fumetti trovati in rete senza indicazioni sull'autore; una scatola di fiammiferi anni '50 americana; la sigla finale della Rai con inno nazionale, anni '80)

2 commenti:

  1. il meglio ha dei limiti fisiologici, il peggio no, è senza fine

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    1. gente senza passione, senza curiosità. Magari hanno la laurea, ma la laurea in cinema non è nemmeno lontanamente paragonabile alla laurea in medicina, in chimica, in fisica... I film sembrano scelti col metodo della tombola, un sacchetto da cui pescare a caso. E tante cose belle o interessanti rimangono fuori dal sacchetto, ma davvero tante.

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