Night song (L'amore senza volto, 1947)
Regia di John Cromwell Scritto da Frank Fenton, Dick Irving Hyland,
DeWitt Bodeen. Fotografia di Lucien Ballard (bianco e nero) Musiche
per il film di Leith Stevens Interpreti: Merle Oberon, Dana Andrews,
Hoagy Carmichael, Ethel Barrymore, Artur Rubinstein, Eugene Ormandy,
e molti altri Durata: 1h40'
"Night song" (L'amore senza
volto) non è un film memorabile, ma ha diversi motivi di interesse,
soprattutto per la presenza di Artur Rubinstein e di Eugene Ormandy,
in una lunga sequenza di concerto. Va inoltre sottolineata la
presenza tra gli attori di Hoagy Carmichael, cantante e compositore
di canzoni, autore di "Georgia on my mind",
"Stardust", "Skylark" e di molto altro, sempre ad alto livello. Purtroppo, dal punto di vista strettamente musicale non c'è
molto da ricordare nonostante la presenza di questi protagonisti, né
nel campo classico né in quello della canzone. Rubinstein e Ormandy
suonano solo musica composta per il film, e Carmichael canta una sola
canzone delle sue, divertente ma non uno dei suoi capolavori.
La storia raccontata è un fotoromanzo
poco credibile, quasi una favola, con una giovane ereditiera ricca e
annoiata che si innamora del bel pianista cieco; ovviamente con lieto
fine. Può piacere, è infatti ben diretto e ben recitato, con una
radiosa Merle Oberon a fare da protagonista. A lasciare perplessi è
soprattutto l'esito miracoloso dell'operazione agli occhi a cui viene
sottoposto il pianista (Dana Andrews): forse oggi qualcosa di simile
sarebbe possibile, con le nuove tecnologie, ma un'operazione agli
occhi (trapianto di cornea?) lascia sempre qualche strascico e tutto
sarebbe stato più credibile se almeno qua e là fossero apparsi
degli occhiali da sole. Ma, appunto, non è alle favole e ai
fotoromanzi che si deve chiedere la verità. Piuttosto, fa pensare il
costo dell'operazione (cinquemila dollari). Allora come oggi, nel
sistema sanitario Usa, la salute è un costo che la maggior parte
delle persone non si può permettere. Qualcosa ha provato a fare
Barack Obama, ma la strada per garantire a tutti questa possibilità
è ancora lunga (qui da noi c'è chi si impegna per importare proprio
questo modello americano...).
L'inizio del film propone uno dei
soliti luoghi comuni hollywoodiani, la musica da concerto vista come
qualcosa di bello ma noioso, quasi un obbligo ritemprarsi con un po'
di jazz o di swing all'uscita dall'auditorium. Per nostra fortuna,
nel locale scelto non c'è un gruppo qualsiasi di musicisti, ma
l'orchestra di Hoagy Carmichael; comunque sia, a questo proposito, mi
sento in obbligo di dover riportare queste righe di Paolo Terni:
«...ma vigeva già allora una curiosa morale musicale: in molti
film di Hollywood era d'obbligo, per esempio, la scena di chi,
cantando o suonando un brano classico, fingesse una noia
tremendamente accademica per poi riprendersi introducendo
proditoriamente un tempo swing e mettendosi così a oscillare,
sorridere, presumendo di coinvolgere un pubblico finalmente
affrancato. Qui la noia e là la vita, in poche inani parole. (...)»
(Paolo Terni, da "In tempo rubato", pag.78 ed.Sellerio
1999)
Più avanti apprenderemo che la
protagonista è amica di Artur Rubinstein (queste esatte parole)
quindi chissà dove stava la noia. Anzi, che invidia! Varrebbe la
pena di fare un viaggio indietro nel tempo solo per poter ascoltare
Rubinstein... (qui sotto, con Eugene Ormandy in una scena del film)
A esprimere questa noia è soprattutto
il personaggio affidato a Ethel Barrymore, che rifà il cliché della
zia anziana e simpatica piena di risorse inaspettate, un altro
personaggio d'obbligo in questo tipo di film. Le fa da contraltare
Hoagy Carmichael, amico fraterno e probabilmente compagno d'armi del
giovane pianista, che lo assiste per tutta la durata del film, anche
durante l'operazione, e lo aiuta a superare il momento difficile
quando si innamora di Merle Oberon, credendo che anche lei sia cieca
(non lo è).
Hoagy Carmichael non è propriamente un
attore, ma riesce a nobilitare con umorismo e simpatia il suo
personaggio, che è di quelli "ingrati", una spalla per il
protagonista. A questo proposito si può evidenziare, al minuto 45,
la bella scena di Hoagy Carmichael con il gattino e la scodella di
latte ordinata al ristorante.
Leith Stevens (1909-1970, americano) fu
bambino prodigio, pianista e compositore; da adulto lavorò molto per
il cinema. Sua è la musica che vediamo suonare da Dana Andrews, e
suo è il "Concerto per piano in do minore" eseguito da
Rubinstein nel finale; la sua musica ricorda Rachmaninov
(soprattutto) e poi Gershwin e gli inglesi fra Ottocento e Novecento.
Leith Stevens compose circa quaranta colonne per il cinema, dal 1942
al 1970
Sono molto belle le riprese in concerto
con Rubinstein, Ormandy e la New York Philharmonic; purtroppo la
musica è quella di Leith Stevens, non Ciaikovskij o Beethoven. Una curiosità: Eugene Ormandy è leggermente più basso di Artur Rubinstein, che già era piccolo di statura di suo.
Nel film si vede la locandina del
concerto: un programma bizzarro, con l'ouverture dalle Nozze di
Figaro (Mozart), la Quinta Sinfonia di Beethoven e il "Concerto
per pianoforte e orchestra" di Daniel Evans, che è il
personaggio affidato a Dana Andrews (composto nella realtà da Leith
Stevens). Si tratta di un programma strano, perché non si scrittura
uno come Artur Rubinstein per così poco... Nel corso del film si
ascoltano altre musiche, come un "Adeste fideles" in
chiesa, che rimane però sullo sfondo; Dana Andrews e Merle Oberon
suonano insieme un brano da "Carnaval" di Schumann.
Delle canzoni, solo una è di Hoagy
Carmichael, "Who killed 'er" (non delle sue migliori, ma il
pubblico si diverte); ci sono poi altre canzoni e brani jazz di altri
autori (Jimmy McHugh, Harold Arlen) e il traditional "Loch
Lomond" accennato da Merle Oberon (la fonte di queste
informazioni è imdb.com che però si dimentica di Schumann).
Nessun commento:
Posta un commento