Il conte di Montecristo (produzione
Rai, 1966) Regia di Edmo Fenoglio. Tratto dal romanzo di Alessandro
Dumas. Sceneggiatura di Edmo Fenoglio e Fabio Storelli. Fotografia
di Mario Bernardo. Costumi di Danilo Donati. Musiche di Gino
Marinuzzi jr, con inserti di Rossini, Donizetti, Mozart. Interpreti:
Andrea Giordana, Giuliana Lojodice, Sergio Tofano, Enzo Tarascio,
Achille Millo, Fosco Giachetti, Carlo Ninchi, Quinto Parmeggiani,
Lino Capolicchio, Ugo Pagliai, Ruggero Miti, Alberto Terrani, Luigi
Pavese, Anna Miserocchi, Silvia Silveri, Maddalena Gillia, Giustino
Durano, Mario Scaccia, Nino Besozzi, Mila Stanic, Mariolina Bovo,
Giorgio Favretto, Riccardo Garrone, Carlo L. Bragaglia, e molti
altri. Durata: otto puntate di durata variabile tra 60' e 70'
La produzione Rai del "Conte di
Montecristo", datata 1966, ebbe enorme successo e diede grande
popolarità al suo protagonista, Andrea Giordana. Visto da oggi, lo
sceneggiato ha il grande merito di rispettare il romanzo originale:
"Il Conte di Montecristo" ha avuto infatti numerose
versioni, sia al cinema che per le varie televisioni, ma troppo
spesso (soprattutto in anni recenti) la trama e i personaggi vengono
modificati, si inseriscono particolari inutili, si fanno tagli che
rendono incomprensibile la vicenda. I tagli, soprattutto al cinema,
ci possono stare; il romanzo di Dumas è chilometrico e la durata
media di un film non consente di mettere in scena tutta la storia.
Altra cosa è invece modificare trama e personaggi, come se "Il
Conte di Montecristo" non fosse già abbastanza ricco di azione
e di possibilità narrative; ma oggi, in mancanza dell'autore che
sorvegli su cosa succede, la modifica anche sostanziale è diventata
un'abitudine e non solo per Dumas.
Un altro motivo per rivedere questa
edizione Rai è la presenza di molti attori grandi o grandissimi, o
anche soltanto molto bravi. Il più grande è sicuramente Sergio
Tofano, che interpreta l'abate Faria nella seconda puntata: non solo
un attore leggendario, ma anche scrittore, pittore e autore delle
tavole del "Signor Bonaventura". Meritano una menzione
Giuliana Lojodice, Fosco Giachetti, Carlo Ninchi, Anna Miserocchi,
Mario Scaccia, e i due "cattivi" Achille Millo ed Enzo
Tarascio. Achille Millo (Danglart) è un attore purtroppo
dimenticato, ma qui si può vedere la sua bravura; negli archivi Rai
c'è anche un'edizione da concerto di "Pierino e il lupo"
di Prokofiev con Millo voce recitante, ed è un'altra occasione per
constatare il suo valore. Enzo Tarascio (Vilfort) è un attore che ho
avuto il piacere di vedere diverse volte in scena: era di casa al
Piccolo Teatro di Milano, uno dei fedelissimi di Strehler; qui recita
in una parte da protagonista e può mostrare tutto il suo valore.
Nella sesta puntata, proprio
all'inizio, è stato inserito un piccolo concerto da camera, con tre
brani. L'insieme porta via diverso tempo, forse altri registi lo
avrebbero tagliato o non l'avrebbero inserito nel montaggio finale,
ma devo dire che non dispiace. Penso che questo piccolo concerto sia
dovuto alla presenza di Silvia Silveri nella parte di Eugénie,
figlia di Danglart. Il nome mi era ignoto, ma la cantante è di buona
scuola e si sente; del resto basta ragionare un po' sul cognome per
arrivare alla spiegazione: Silvia è figlia del grande baritono Paolo
Silveri. In seguito, non ha fatto l'attrice se non sporadicamente, ma
ha continuato la carriera di musicista. L'altro personaggio che canta
con lei è Lino Capolicchio, che impersona Benedetto (personaggio
negativo, ma qui non lo si sa ancora) sotto le mentite spoglie di
Andrea Cavalcanti. Capolicchio s'impegna ma non è un cantante;
all'epoca era un attore in ascesa, e negli anni '60 fu infatti
protagonista di numerosi film. Dopo gli anni '70 però la sua
carriera si arresta, i film con Lino Capolicchio sono sempre meno ad
ogni anno che passa, ed è un peccato. Capolicchio è comunque ancora
in attività, e la sua filmografia presenta molti ruoli interessanti.
La puntata inizia mentre Silvia Silveri
canta un'arietta da camera di Rossini, dai "Peccati di
vecchiaia" (Péchés de vieillesse) scritti a Parigi quando
l'autore si era ormai ritirato dalle scene. Nei "Peccati di
vecchiaia" e negli anni parigini di Rossini c'è molta grande
musica, ma questa è un'arietta di puro divertimento, senza impegno:
si intitola "La chanson du bébé" ed è l'imitazione di
un bambino che ha appena iniziato a parlare e le parole (facilmente
comprensibili) sono quelle che può pronunciare un bimbo di
quell'età: mamà, pipì, cacà. I presenti la ascoltano come
se fosse un capolavoro, compresi Montecristo e Danglart seduti su due
sedie a parte. Poi tocca a Lino Capolicchio che canta meglio che può
un'aria da camera di Donizetti:
Raggio d’amor parea
nel primo april degli anni
Ma quanto bella ell’era
maestra era d’inganni
sul volto avea le rose
le spine ascose in cor.
Vieni, l’antico amore m’arde le
fibre,
ingrata, vieni, mi mi svena il core,
tiranna idolatrata,vieni, mi svena,
ingrata,
così morrei d’amor.
La melodia fu composta quando
Donizetti era ancora studente, ma poi venne riutilizzata ed inserita
nell’opera Ugo conte di Parigi, nel 1832, e poi anche ne Il furioso
all’isola di San Domingo (1833), proprio su libretto di Jacopo
Ferretti, da una commedia anonima su Don Quixote. (notizie da
http://spazio-forum.blogspot.com/
Il concerto termina con i due insieme
che intonano "Là ci darem la mano", dal "Don Giovanni
di Mozart; come prevedibile, Capolicchio si arrangia ma stare dietro
a una cantante vera come Silvia Silveri è dura. Alla fine, Eugénie
Danglart si accomiata dall'uditorio con un vocalizzo molto simpatico
e molto ben riuscito sopra "vado nella mia stanza".
Nella settima puntata, il Conte di
Montecristo è all'Opera e ascolta probabilmente "Il Conte Ory"
di Rossini, lodando il tenore Duprez, ma sui titoli di coda non c'è
niente e mi è impossibile recuperare gli interpreti di questa
esecuzione, probabilmente uno dei molti concerti che sono nel
catalogo Rai. Non si vedono scene d'opera nel filmato, il Conte è
ripreso nel palco e la scena non viene mai inquadrata. A quel tempo
la Rai era molto attiva e produceva, con le sue orchestre, opere
intere, musica da camera, concerti di canto, sinfonie e oratori
ancora oggi reperibili in registrazioni molto valide, spesso di
riferimento: visto da oggi, sembra incredibile; ma ormai i dirigenti
Rai vengono tutti dalla scuola delle tv commerciali, e il servizio
pubblico è ridotto a poca cosa.
Gilbert Duprez (1806-1896) è stato un
tenore leggendario: debuttò nel 1825 e fu protagonista, nel 1831,
della prima rappresentazione del "Guglielmo Tell" di
Rossini, una parte impervia. Duprez è rimasto famoso per l'emissione
del "do di petto": ai primi dell'Ottocento le note acute
dei tenori erano ancora interpretate in falsetto o in falsettone,
mentre Duprez iniziò ad emetterle con la voce normale, "a piena
voce". Duprez, come spiega la Garzantina della Musica, fu il
primo tenore romantico, ottocentesco, anticipando la vocalità poi
usata da Giuseppe Verdi. Sempre la Garzantina dice che Duprez cantò
sulle scene dell'Opera di Parigi fino al 1849.
Le musiche originali del "Conte di Montecristo" sono di Gino Marinuzzi jr (1920-1996), figlio del grande direttore d'orchestra Gino Marinuzzi (1882-1945)
Le musiche originali del "Conte di Montecristo" sono di Gino Marinuzzi jr (1920-1996), figlio del grande direttore d'orchestra Gino Marinuzzi (1882-1945)
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