martedì 10 marzo 2020

Divine armonie (Verdi 1938)


Divine armonie - Giuseppe Verdi (1938) regia di Carmine Galllone. Sceneggiatura di Carmine Gallone e Lucio D'Ambra. Fotografia di Massimo Terzano. Musiche di Giuseppe Verdi. Orchestra diretta da Tullio Serafin. Scenografie di Camillo Parravicini. Interpreti: Fosco Giachetti (Verdi), Gaby Morlay (Giuseppina Strepponi), Germana Paolieri (Margherita Barezzi), Camillo Pilotto (Antonio Barezzi), Cesco Baseggio (padre di Verdi), Maria Jacobini (Luigia Uttini, madre di Verdi), Maria Cebotari (Teresa Stolz), Febo Mari (Marelli), Eugenio Duse (Massini), Carlo Duse (Solera), Enrico Glori (Mariani), Clara Padoa (contessa Maffei), Achille Majeroni (Il maestro Basili), Carlo Tamberlani (Demaldé), Augusto Di Giovanni (Ghislanzoni), Gustavo Serena (Cammarano), Guido Celano (Piave), Lamberto Picasso (Donizetti), Gianni Agus, Pierre Brasseur (Dumas figlio), Henri Rollan (Victor Hugo) Alberto Campi, Giorgio Capecchi, Ennio Cerlesi (Muzio), Gabriel Gabrio (Balzac), Beniamino Gigli (il tenore Mirate), Amina Pirani Maggi (venditrice di castagne), Carlo Romano, Carla Sveva (attrice per Dumas), Gino Viotti (Lavigna), e molti altri. Cantanti: Beniamino Gigli, Tito Gobbi, Pia Tassinari, Gabriella Gatti, Apollo Granforte, Dominici, Tomei, Mazziotti, Huder, Limberti, Ungaro.
Durata: 1h38'

"Divine armonie" è un film del 1938, noto anche con il titolo "Giuseppe Verdi", che è molto più comprensibile: è infatti una biografia del grande compositore. E' un film che regge ancora oggi, ben girato e senza troppe imprecisioni nella parte storica; la regia è di Carmine Gallone che è stato un ottimo professionista del cinema, non uno dei grandi ma certamente capace e attento.
Verdi è interpretato da Fosco Giachetti, uno dei divi del cinema italiano di quel periodo; è un bravo attore e riesce ad essere credibile anche se, come accadrà anche ad altri interpreti di Verdi nei film successivi, appare molto ingabbiato dal trucco e forse anche dalla difficoltà di rendere al meglio una personalità così forte. Giachetti tornerà ad essere Giuseppe Verdi negli anni '50, per "Casa Ricordi", sempre con la regia di Gallone.
 

Il film si apre sui titoli di testa con la marcia trionfale da "Aida", poi si inizia con il Verdi giovane, a Busseto; lo vediamo agli inizi a casa Barezzi, poi al matrimonio con Margherita (figlia di Barezzi). E' un matrimonio destinato ad avere un destino tragico: moriranno prima i due figli, poi la stessa Margherita; tutto questo è ben rappresentato nel film di Gallone. Non esistono documenti storici su questi avvenimenti, si tratta quindi di una ricostruzione libera ma più che accettabile. L'unico dubbio è quando appare l'impiegato del Monte di Pietà, che dice a Margherita di essere un ammiratore di Verdi: si presenta come Antonio Ghislanzoni, futuro autore del libretto di "Aida", ma Ghislanzoni era nato nel 1824 e all'epoca dei fatti avrebbe avuto quindici o sedici anni, è molto improbabile che lavorasse in un ufficio dove si richiede esperienza e competenza. Il padre di Verdi è Cesco Baseggio, grande interprete del teatro veneziano e di Goldoni; Barezzi è Camillo Pilotto, che tornerà a rivestire i panni del suocero di Verdi nel film del 1953 diretto da Matarazzo.
Vediamo le prove al pianoforte di "Un giorno di regno", seconda opera di Verdi: una rarità, e una finezza degli autori. Come si sa, l'opera fu scritta proprio nel periodo dei gravi lutti di Verdi; la ricostruzione di ciò che succede è fedele a quanto ci è stato tramandato. Anche per il "Nabucco" c'è una buona ricostruzione, con il manoscritto messo da Merelli (qui con il librettista Solera) nelle tasche di Verdi. Due dettagli, l'oste che nega a Verdi un piatto di minestra e la venditrice di caldarroste, torneranno quasi identici nel film biografico del 1953 diretto da Matarazzo.
 
Dopo il successo del Nabucco, e l'incontro con Giuseppina Strepponi che diventerà la sua seconda moglie, si salta direttamente al Rigoletto, con una scena divertente: a 1h09 c'è Beniamino Gigli nella parte del tenore Mirate che al fianco di Verdi, in gondola a Venezia, canta "La donna è mobile". Verdi in persona consegna al gondoliere due tappi per le orecchie, ma il gondoliere se li toglie di nascosto. Non so se questa scena sia autentica, si sa però che Verdi si diede da fare per tenere nascosta "La donna è mobile" fino all'ultimo, per conservare il "colpo di teatro" connesso a quell'aria almeno fino alla prima rappresentazione. Il tenore Raffaele Mirate (1815-1895, napoletano) fu effettivamente il primo interprete del Duca in "Rigoletto" ed è stato uno dei più importanti della sua epoca.
 

Manca "Il trovatore" ed è una scelta abbastanza strana ma comprensibile con la breve durata di un film. Si passa direttamente a "La traviata", e anche queste scene sono rese con una buona fedeltà; Barezzi è presentato come probabilmente era in realtà, cioè una brava persona che non si oppone al nuovo matrimonio del genero. Si può ricordare che nel film del 1953 il regista Matarazzo darà di questa scena un resoconto piuttosto inattendibile, basato più che altro sui dialoghi dei personaggi nella "Traviata".
Da "La traviata" si passa direttamente al "Don Carlo", che vediamo in scena (il momento in cui Eboli viene scacciata dalla corte). E' poi il momento di "Aida", con l'entrata in scena di Teresa Stolz e la conseguente gelosia di Giuseppina Strepponi; ma la gelosia si risolverà in amicizia fra le due donne, Verdi si sente già vecchio e l'ammirazione per la Stolz è solo artistica; e anche questa è una ricostruzione abbastanza fedele, ripresa anche da Renato Castellani nello sceneggiato Rai del 1982. Non esistono infatti prove o testimonianze circa una relazione di Verdi con Teresa Stolz, e bene ha fatto Gallone a rimanere nei limiti di ciò che si può ricostruire. Certa è invece l'amicizia della Stolz con i Verdi, destinata a durare nel tempo. Teresa Stolz è interpretata dal soprano Maria Cebotari (qui sotto, con il costume del "Don Carlo")
 

Non si fa cenno delle altre opere e nemmeno della "Messa di Requiem"; si salta direttamente all'Esultate che apre "Otello", penultima opera di Verdi. Non c'è niente del "Falstaff", e la parola fine arriva sulle trombe dell'Aida. C'è un veloce accenno a Boito e alle polemiche su Wagner, all'inizio il giovane Verdi a Busseto dirige la Filodrammatica, e c'è anche il violinista girovago che apparirà anche nello sceneggiato Rai del 1982. Vediamo anche gli incontri con Balzac, Dumas fils e Victor Hugo, interpretati rispettivamente da Gabriel Gabrio, Pierre Brasseur e Henri Rollan. In questo film Giuseppina Strepponi è brillante, vivace, ha slanci affettuosi imprevisti e finge perfino di svenire quando è gelosa di Teresa Stolz; la interpreta Gaby Morlay, attrice francese doppiata da Lydia Simoneschi. Molto belle le riprese in teatro, spesso nei luoghi originali, così come le scenografie e le messe in scena.
 

Nei titoli di testa sono indicati anche gli esecutori delle musiche, in modo molto sbrigativo come si usava in quei tempi: il direttore d'orchestra è Tullio Serafin, con Luigi Ricci come maestro sostituto. I cantanti vengono divisi in signore e signori, elencati solo per cognome; le signore si chiamano Tassinari, Gatti, Huder, Limberti, Ungaro, e i signori (oltre a Beniamino Gigli) si chiamano Gobbi, Granforte, Dominici, Tomei, Mazziotti. Orchestra e coro sono del Teatro Reale dell'Opera, che immagino sia l'attuale Opera di Roma. Nelle prime sequenze del film il giovane Verdi esegue al piano due arie: "In solitaria stanza", con dedica a Margherita Barezzi, e una "Ninna nanna".

(con Merelli e Solera)

(con Balzac e la contessa Maffei)

(con Victor Hugo)

(con Dumas figlio)
 
(con un giornalista)
 
 

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