Divine armonie - Giuseppe Verdi (1938)
regia di Carmine Galllone. Sceneggiatura di Carmine Gallone e Lucio
D'Ambra. Fotografia di Massimo Terzano. Musiche di Giuseppe Verdi.
Orchestra diretta da Tullio Serafin. Scenografie di Camillo
Parravicini. Interpreti: Fosco Giachetti (Verdi), Gaby Morlay
(Giuseppina Strepponi), Germana Paolieri (Margherita Barezzi),
Camillo Pilotto (Antonio Barezzi), Cesco Baseggio (padre di Verdi),
Maria Jacobini (Luigia Uttini, madre di Verdi), Maria Cebotari
(Teresa Stolz), Febo Mari (Marelli), Eugenio Duse (Massini), Carlo
Duse (Solera), Enrico Glori (Mariani), Clara Padoa (contessa Maffei),
Achille Majeroni (Il maestro Basili), Carlo Tamberlani (Demaldé),
Augusto Di Giovanni (Ghislanzoni), Gustavo Serena (Cammarano), Guido
Celano (Piave), Lamberto Picasso (Donizetti), Gianni Agus, Pierre
Brasseur (Dumas figlio), Henri Rollan (Victor Hugo) Alberto Campi,
Giorgio Capecchi, Ennio Cerlesi (Muzio), Gabriel Gabrio (Balzac),
Beniamino Gigli (il tenore Mirate), Amina Pirani Maggi (venditrice
di castagne), Carlo Romano, Carla Sveva (attrice per Dumas), Gino
Viotti (Lavigna), e molti altri. Cantanti: Beniamino Gigli, Tito
Gobbi, Pia Tassinari, Gabriella Gatti, Apollo Granforte, Dominici,
Tomei, Mazziotti, Huder, Limberti, Ungaro.
Durata: 1h38'
"Divine armonie" è un film
del 1938, noto anche con il titolo "Giuseppe Verdi", che è
molto più comprensibile: è infatti una biografia del grande
compositore. E' un film che regge ancora oggi, ben girato e senza
troppe imprecisioni nella parte storica; la regia è di Carmine
Gallone che è stato un ottimo professionista del cinema, non uno dei
grandi ma certamente capace e attento.
Verdi è interpretato da Fosco
Giachetti, uno dei divi del cinema italiano di quel periodo; è un
bravo attore e riesce ad essere credibile anche se, come accadrà
anche ad altri interpreti di Verdi nei film successivi, appare molto ingabbiato dal trucco e forse
anche dalla difficoltà di rendere al meglio una personalità così
forte. Giachetti tornerà ad essere Giuseppe Verdi negli anni '50,
per "Casa Ricordi", sempre con la regia di Gallone.
Il film si apre sui titoli di testa con
la marcia trionfale da "Aida", poi si inizia con il Verdi
giovane, a Busseto; lo vediamo agli inizi a casa Barezzi, poi al
matrimonio con Margherita (figlia di Barezzi). E' un matrimonio
destinato ad avere un destino tragico: moriranno prima i due figli,
poi la stessa Margherita; tutto questo è ben rappresentato nel film
di Gallone. Non esistono documenti storici su questi avvenimenti, si
tratta quindi di una ricostruzione libera ma più che accettabile.
L'unico dubbio è quando appare l'impiegato del Monte di Pietà, che
dice a Margherita di essere un ammiratore di Verdi: si presenta come
Antonio Ghislanzoni, futuro autore del libretto di "Aida",
ma Ghislanzoni era nato nel 1824 e all'epoca dei fatti avrebbe avuto
quindici o sedici anni, è molto improbabile che lavorasse in un
ufficio dove si richiede esperienza e competenza. Il padre di Verdi è
Cesco Baseggio, grande interprete del teatro veneziano e di Goldoni;
Barezzi è Camillo Pilotto, che tornerà a
rivestire i panni del suocero di Verdi nel film del 1953 diretto da
Matarazzo.
Vediamo le prove al pianoforte di "Un
giorno di regno", seconda opera di Verdi: una rarità, e una
finezza degli autori. Come si sa, l'opera fu scritta proprio nel
periodo dei gravi lutti di Verdi; la ricostruzione di ciò che
succede è fedele a quanto ci è stato tramandato. Anche per il
"Nabucco" c'è una buona ricostruzione, con il manoscritto
messo da Merelli (qui con il librettista Solera) nelle tasche di
Verdi. Due dettagli, l'oste che nega a Verdi un piatto di minestra e
la venditrice di caldarroste, torneranno quasi identici nel film biografico del 1953
diretto da Matarazzo.
Dopo il successo del Nabucco, e
l'incontro con Giuseppina Strepponi che diventerà la sua seconda
moglie, si salta direttamente al Rigoletto, con una scena divertente:
a 1h09 c'è Beniamino Gigli nella parte del tenore Mirate che al
fianco di Verdi, in gondola a Venezia, canta "La donna è
mobile". Verdi in persona consegna al gondoliere due tappi per
le orecchie, ma il gondoliere se li toglie di nascosto. Non so se
questa scena sia autentica, si sa però che Verdi si diede da fare
per tenere nascosta "La donna è mobile" fino all'ultimo,
per conservare il "colpo di teatro" connesso a quell'aria
almeno fino alla prima rappresentazione. Il tenore Raffaele Mirate
(1815-1895, napoletano) fu effettivamente il primo interprete del
Duca in "Rigoletto" ed è stato uno dei più importanti
della sua epoca.
Manca "Il trovatore" ed è
una scelta abbastanza strana ma comprensibile con la breve durata di
un film. Si passa direttamente a "La traviata", e anche
queste scene sono rese con una buona fedeltà; Barezzi è presentato
come probabilmente era in realtà, cioè una brava persona che non si
oppone al nuovo matrimonio del genero. Si può ricordare che nel film
del 1953 il regista Matarazzo darà di questa scena un resoconto
piuttosto inattendibile, basato più che altro sui dialoghi dei
personaggi nella "Traviata".
Da "La traviata" si passa
direttamente al "Don Carlo", che vediamo in scena (il
momento in cui Eboli viene scacciata dalla corte). E' poi il momento
di "Aida", con l'entrata in scena di Teresa Stolz e la
conseguente gelosia di Giuseppina Strepponi; ma la gelosia si
risolverà in amicizia fra le due donne, Verdi si sente già vecchio
e l'ammirazione per la Stolz è solo artistica; e anche questa è una
ricostruzione abbastanza fedele, ripresa anche da Renato Castellani
nello sceneggiato Rai del 1982. Non esistono infatti prove o
testimonianze circa una relazione di Verdi con Teresa Stolz, e bene
ha fatto Gallone a rimanere nei limiti di ciò che si può
ricostruire. Certa è invece l'amicizia della Stolz con i Verdi,
destinata a durare nel tempo. Teresa Stolz è interpretata dal soprano Maria Cebotari (qui sotto, con il costume del "Don Carlo")
Non si fa cenno delle altre opere e
nemmeno della "Messa di Requiem"; si salta direttamente
all'Esultate che apre "Otello", penultima opera di Verdi.
Non c'è niente del "Falstaff", e la parola fine arriva
sulle trombe dell'Aida. C'è un veloce accenno a Boito e alle
polemiche su Wagner, all'inizio il giovane Verdi a Busseto dirige la
Filodrammatica, e c'è anche il violinista girovago che apparirà
anche nello sceneggiato Rai del 1982. Vediamo anche gli incontri con
Balzac, Dumas fils e Victor Hugo, interpretati rispettivamente da
Gabriel Gabrio, Pierre Brasseur e Henri Rollan. In questo film
Giuseppina Strepponi è brillante, vivace, ha slanci affettuosi
imprevisti e finge perfino di svenire quando è gelosa di Teresa
Stolz; la interpreta Gaby Morlay, attrice francese doppiata da Lydia
Simoneschi. Molto belle le riprese in teatro, spesso nei luoghi
originali, così come le scenografie e le messe in scena.
Nei titoli di testa sono indicati anche
gli esecutori delle musiche, in modo molto sbrigativo come si usava
in quei tempi: il direttore d'orchestra è Tullio Serafin, con Luigi
Ricci come maestro sostituto. I cantanti vengono divisi in signore e
signori, elencati solo per cognome; le signore si chiamano Tassinari,
Gatti, Huder, Limberti, Ungaro, e i signori (oltre a Beniamino Gigli)
si chiamano Gobbi, Granforte, Dominici, Tomei, Mazziotti. Orchestra e
coro sono del Teatro Reale dell'Opera, che immagino sia l'attuale
Opera di Roma. Nelle prime sequenze del film il giovane Verdi esegue
al piano due arie: "In solitaria stanza", con dedica a
Margherita Barezzi, e una "Ninna nanna".
(con Merelli e Solera)
(con Balzac e la contessa Maffei)
(con Victor Hugo)
(con Dumas figlio)
(con un giornalista)
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