giovedì 23 luglio 2020

Notturno (Schubert) I


Notturno (Mit meinem heissen Traenen, 1986). Regia di Fritz Lehner. Sceneggiatura di Fritz Lehner e Thomas Pluch. Fotografia di Gernot Roll. Musiche di Schubert, Johann Strauss sr. Interpreti:Udo Samel (Franz Schubert), Daniel Olbrychski (Franz von Schober), Wojciech Pszoniak (Kajetan), Traugott Buhre (padre di Schubert), Maja Komorowska (Anna Schubert), Gabriel Barylli (Moritz von Schwind), Florentin Groll (Joseph von Spaun), Vitus Zeplichal (Josef Hüttenbrenner), Wolf-Dietrich Sprenger (Johann Mayrhofer), Therese Affolter (Magdalena), Erni Mangold (Gräfin Rieder), Dorothea Neff (Die alte Gräfin), Christian Altenburger (Johann Strauss), Michaela Widhalm (Josefa), Monica Bleibtreu (moglie di Ferdinand Schubert) Despina Pajanou (dirimpettaia), Mareile Geissler, Jessica Kosmalla, Charlotte Acklin, Dagmar Schwarz, Sylvia Haider, Annette Uhlen, Huberta Haubmann, Moritz Bleibtreu, Wolfgang Hübsch, Peter Strauss, Tomma Wember, Sebastian Baur, Karin Kienzer. Durata: 3 puntate, 285 minuti circa

"Notturno" di Fritz Lehner è un film su Franz Schubert, in tre puntate, girato per la tv austriaca nel 1986. E' un'opera di notevole livello, un film d'autore che ha però alcuni gravi difetti, primo fra tutti la mancanza di un punto di riferimento sulle fonti da cui è stata tratta la sceneggiatura (difetto comune a molti altri film biografici, purtroppo). Per quanto mi riguarda, inoltre, non amo affatto questo frugare nell'intimità delle persone, spesso con compiacimento e quasi sempre senza un autentico riscontro nella realtà; le immagini sono belle ma l'abbinamento tra la musica e ciò che si vede è decisamente troppo autoreferenziale. Lehner, come realizzatore di film ispirati alla musica, ha dunque gli stessi difetti di Ken Russell anche se con stile differente; e spiace, perché "Notturno" ha molte belle sequenze. Da segnalare, a questo proposito, la fotografia di Gernot Roll, magnifica negli esterni e maestro nel ricreare la luce di candela degli interni; Gernot Roll ha anche collaborato a "Heimat" di Edgar Reitz ed è uno dei punti fermi del cinema tedesco.
Particolarmente duro il primo episodio, per via del quale ho rischiato di lasciar perdere la visione di "Notturno"; consiglio a tutti di iniziare da uno degli altri episodi. Nel secondo film si ricostruisce una gita in barca con gli amici, un fatto ben documentato e raccontato in tutte le biografie di Schubert. Nel terzo e ultimo episodio, oltre alla morte del musicista assistiamo al suo rapporto con la giovane sorella Josefa (sorella solo per parte di padre), poi a un incontro con una vicina di casa (una prostituta molto attraente), e prima ancora con il padre (maestro elementare). Le immagini sono sempre belle, gli attori e le attrici lavorano molto bene, si vede volentieri quasi tutto ma a dire la verità non è di questo che sentivo il bisogno. Schubert meritava più attenzione, molte scene sembrano frutto della fantasia di Lehner più che di qualcosa di realmente accaduto, e certamente c'erano tante altre cose da raccontare, tanto più con questo cast a disposizione e con il talento di Lehner come regista.


Tra i personaggi di "Notturno", oltre alle persone della famiglia di Schubert (il padre, la giovane matrigna, il fratello Ferdinand, la sorellastra Josefa) non c'è Wilhelm Müller, autore dei versi del "Winterreise", e nemmeno Heinrich Heine (coetaneo di Schubert), ma ci sono il pittore Moritz von Schwind, Johann Mayrhofer e Franz von Schober (autori dei versi di alcuni Lieder di Schubert) e anche un giovane e aitante Johann Strauss senior, nel secondo episodio. Infine, tutte le biografie di Schubert raccontano della sua passione per l'opera e dei suoi numerosi tentativi di avere successo in teatro, ma in "Notturno" di tutto questo non si fa cenno. Vale la pena di ricordare almeno un capolavoro come "Fierrabras", riscoperto di recente da Claudio Abbado, ma il rapporto di Schubert con il teatro (musiche di scena, oltre all'opera lirica) è stato costante per tutta la sua vita e almeno un cenno si poteva fare, magari al posto di scene insistite su dettagli secondari o gratuiti.
Molto bravi tutti gli attori, il protagonista Udo Samel ha una buona somiglianza con i ritratti a noi giunti di Franz Schubert e Lehner lo fa cantare molto: Samel ha una gran brutta voce ma è un vero musicista e fa tutto a dovere. Coprotagonista, almeno nei primi due episodi, è Daniel Olbrychski nella parte di Franz von Schober, amico fraterno di Schubert: alto e biondo, fisico atletico, nessuna preoccupazione economica, Schober è un dongiovanni impenitente. Parti di rilievo per Michaela Widhalm (Josefa), Maja Komorowska (la matrigna di Schubert), Despina Pajanou (la donna della finestra di fronte).

"Notturno", che ha per titolo originale "Mit meinem heissen Traenen" ("Con le mie calde lacrime"), è senza dubbio un ottimo film, e Fritz Lehner mostra ottime capacità tecniche e autoriali, ma citare Tarkovskij come ho visto fare on line è decisamente esagerato. Qualche tocco qua e là, come la pioggia sulla tavola imbandita, dimostra che Lehner conosce Tarkovskij; ma lo stile è completamente diverso, e soprattutto direi che Tarkovskij non aveva le cadute di gusto che purtroppo caratterizzano Lehner.
Più nel dettaglio, i tre episodi:
1. "Die Liebe hat gelogen" ("L'amore ha mentito", è il titolo di un Lied di Schubert) dura 1h39' ed è ambientato a Vienna nel 1823; Franz Schubert, nato nel 1797, ha dunque ventisei anni. Gli rimane poco tempo ancora, morirà nel 1828 di febbre tifoide ma già gravemente ammalato di sifilide. L'inizio è molto duro da reggere: Schubert è ricoverato in un ospizio per sifilitici e perde i capelli a ciocche, con dettagli molto insistiti. L'ospizio è retto da frati francescani, lì Schubert fa amicizia con uno zoppo che poi lo seguirà per tutto il film muovendosi su una specie di triciclo; non so da quale fonte sia stato tratto questo personaggio e se sia veramente esistito. Dopo dieci minuti nell'ospedale-ospizio, Schubert esce fra la gente, passa dal mercato, eccetera; lo zoppo lo segue sul suo triciclo.
E' molto bella la ricostruzione d'epoca delle vie di Vienna, con il mercato, le carrozze, le persone e gli animali.

 Al minuto 14 vediamo Schubert (Udo Samel) a colloquio con la seconda moglie di suo padre, interpretata da Maja Komorowska. Personalmente trovo sempre molto fastidiosa l'insistenza su dettagli privati, qui e con la sorellastra Josefa trovo che Fritz Lehner avrebbe potuto tranquillamente sorvolare, così come sui dettagli della malattia. E' vero che in uno dei suoi ultimi film Ingmar Bergman ha fatto anche di peggio, con Schubert, ma per fortuna ha solo raccontato senza mostrare immagini. Per strada, seguito dall'amico sul triciclo, Franz Schubert ritrova l'amico Schober, elegante e ricco donnaiolo, che lo invita in carrozza. Schober è con una ragazza che deve essere piaciuta molto al regista, visto l'enorme spazio che dedica a lei e alle sue effusioni; francamente sono scene che io avrei tagliato, non portano a nulla e non sono neanche belle da vedersi. Schober in carrozza accenna "Die Forelle" ("La trota", uno dei brani più celebri di Schubert), ma prima duetta con Schubert con un altro Lied, che non ho riconosciuto.


Al minuto 40 i due si ritrovano con gli amici dopo la lunga (troppo lunga) scena tra Schober e la ragazza, che serve più che altro per rimarcare la differenza fra il goffo e timido Schubert e l'amico disinvolto ed elegante. Per gli amici, Schubert suona delle danze (scelte tra le meno belle) poi finisce con l'aggredire Schober (che ne è molto sorpreso) sempre per via della ragazza.
A 1h02 troviamo Schubert solo nella pioggia, per strada; ovviamente nel combattimento ha avuto la peggio, Schober è molto più forte di lui. Vediamo poi il padre di Schubert, maestro di scuola; sta facendo lezione e si fa beffe del figlio facendo volare via la parrucca che nasconde l'alopecia derivante dalla sifilide, poi canta con gli alunni una canzone (che io non conosco); a scuola c'è anche Josefa, sorella per parte di padre di Franz Schubert.
A 1h11 siamo in esterni, un tramonto con cavalli lontani; Schubert canta "Die Liebe hat gelogen",
poi lo vediamo mentre lascia la casa dove viveva con Schober. A 1h19', ancora in esterni, una corsa veloce delle carrozze con Schubert e gli amici, un'altra sequenza troppo lunga ma che può divertire. Arrivati a destinazione, trovano ancora lo zoppo (che li ha seguiti attaccando il suo triciclo a una delle carrozze), e il pittore Moritz von Schwind lo ritrae nei suoi schizzi.
A 1h26 Schober legge a Schubert il testo di "Der Atlas", opera di Heinrich Heine, che verrà poi messo in musica e che, dopo la morte del musicista, verrà inserito nella raccolta "Schwanengesang", "il canto del cigno". "Der Atlas" chiuderà la terza puntata, cantata da Schubert in punto di morte.


In questo episodio non c'è molta musica, si ascoltano molto estratti dalla Sinfonia n.8 (l'Incompiuta) e dal quartetto "La morte e la fanciulla"; ma siccome nei titoli di coda è citato l'elenco completo delle musiche, a differenza degli altri due episodi, posso trascrivere con precisione cosa si ascolta:
Sinfonia n.8 incompiuta (sinf. SWF dir Ernest Bour)
Quartetto D810 La morte e la fanciulla (Collegium Aureum)
Quintetto D667 La Trota (Collegium Aureum, Jorg Demus)
Trio D877 Notturno (Ponti-Zimansky-Polaszek)
Erste Walzer D365, Letzte walzer D146 (Richard Fuller)
Morgenlied D685 (Robert Lehrbaumer)




(segue)

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