martedì 26 maggio 2020

Il segreto di Offenbach


 
Il segreto di Offenbach (Offenbachs Geheimnis, 1996) Regia di István Szabó. Scritto da Ottokar Runze. Fotografia di Lajos Koltai. Prodotto da Bernd Helthaler. Musiche di Jacques Offenbach. Costumi di Zsuzsa Stenger e Györgyi Szakács. Symphony Orchestra Saarbrucken diretta da Lu Jia. Effetti speciali di János Berki.
Interpreti: Tamás Jordán (Jacques Offenbach), István Mészáros (fratello di Offenbach), János Kulka (conte de Morny), Melinda Major, István Szilágyi, Zoltán Benkóczy, Ádám Rajhona, Ferenc Zentai, István Göz, Miklós Benedek, Imola Gáspár, Péter Vida, Erzsébet Forgács, Árpád Zsoldos, Krisztina Vas, Béla Palmer, Mihály Kecskés, István Fehér, Gizella Fehér.
- Per "I due ciechi" (Les Deux Aveugles): Laurence Dale (Patachon), Graham Clark (Girafier)
- Per "Croquefer": Pál Makrai (Croquefer, voce di Jorge Lopez-Yanez), István Bubik (Boutefeu, voce di Justin Lavender), Sándor Sasvári (Ramass'-ta-Tête, voce di Jeffrey Francis), Marcella Kertész (Fleur-de-Soufre, voce di Inger Dam-Jensen), Géza Simon (Mousse-à-Mort, voce di Jonathan Barreto-Ramos)
- per il balletto: Gäbor Atlasz, Viktória Ayedikián, István Balikó, Zsuzsa Csarnóy, Géza Cyürki, Ádám Horgas, Yvett Horyáth, Katalin Juhász, Katalin Kopeczny. Coreografia di Enikö Szakács
Durata: 1h37'
 
"Il segreto di Offenbach" è un film bello e molto particolare, girato da Istvan Szabò nel 1996; si fa vedere e ascoltare con piacere ma non è stato facile raccapezzarsi e ho dovuto fare parecchie ricerche on line per capire cosa vi succede veramente. All'origine c'è un libro di Siegfried Kracauer, saggista e filosofo (1889-1966) autore di molti libri importanti (uno, molto citato, sul cinema espressionista tedesco) e anche di "Jacques Offenbach e la Parigi del suo tempo", del 1937, che è stato pubblicato in italiano due volte, da Marietti nel 1984 e poi da Garzanti nel 1991. Un libro che cercherò di procurarmi, anche se per me si annuncia difficile perché vengono citati Walter Benjamin, Ernst Bloch, Theodor Wiesengrund Adorno, Karl Kraus, Kurt Weill, e altri ancora. Il titolo del film, "Il segreto di Offenbach", è una citazione dal libro di Kracauer: non un thriller, dunque, ma un'analisi della musica di Offenbach e del periodo storico in cui visse. In estrema sintesi, l'operetta francese è molto diversa da quelle tedesche o viennesi, e ancor di più da quelle italiane, perché sotto l'aspetto frivolo in Offenbach c'è molta satira politica e sociale, spesso anche violenta. Il libro di Kracauer è anche una biografia di Jacques Offenbach, e nel film ne vediamo alcuni momenti.
 

Fondamentale, nel film, è la presenza del Conte Charles de Morny, in altre fonti indicato come Duca de Morny, che scrisse libretti per Offenbach sotto lo pseudonimo di M.de St. Remy; de Morny fu anche protettore e impresario per Offenbach, e fu importante per il successo del musicista. Lo vediamo, nel film di Istvan Szabò, proprio mentre prende le difese di Offenbach: ben tre ambasciatori, di Prussia, di Turchia e di Polonia, si sono infatti offesi assistendo a "Les deux aveugles", il cui libretto è strapieno di battute satiriche e di doppi sensi. In particolare, il turco è offeso perché non ci sono coccodrilli in Turchia, il polacco perché si fa uso del nome Stanislas, e il prussiano per tutta una serie di battutacce sul suo popolo. De Morny riceve gli ospiti arrabbiati e offesi, li porta in camerino da Offenbach e chiede al musicista di scusarsi. Ma è tutta una finta: non appena gli ambasciatori se ne vanno, de Morny fa i complimenti a Offenbach, è contentissimo del successo e gli dice di andare avanti così. Non solo, gli suggerisce anche qualche cosa contro lo Zar da mettere nell'operetta successiva, "Croquefer".
Nell'intervallo dopo l'esecuzione di "Les deux aveugles", Jacques Offenbach riceve anche la visita del fratello, che gli contesta duramente la citazione di canti sacri nelle sue operette. Offenbach, tedesco di nascita, era figlio di un cantore di sinagoga. Questa citazione di melodie rituali (i cantori delle singagoghe hanno un repertorio straordinario, vedi qui) al fratello sembra blasfema, e ribadisce con forza il concetto; ma Jacques non lo ascolterà e proseguirà per la sua strada.

 
Gran parte del film è occupata dalla rappresentazione delle due operette "Les deux aveugles" e "Croquefer", che valgono da sole la visione (e l'ascolto); io purtroppo con il francese me la cavo appena e molte battute divertenti mi sono sfuggite. Gli allestimenti mi hanno fatto pensare a Karel Zeman, soprattutto a "La diabolica invenzione" (tratto da Jules Verne) un film del 1958 che anticipa la computer graphic e gli effetti speciali odierni, ma senza computer (invito tutti a cercare il film di Zeman, nella sua versione originale) e al cinema espressionista tedesco per il trucco degli attori, ma l'insieme è comunque molto originale e piace.

 
Prendo in prestito il riassunto della prima delle due operette dall'ottimo sito http://www.bruzanemediabase.com   :
Les Deux Aveugles (I due ciechi, Moinaux / Offenbach, 1855)
Descrivendo la lotta feroce che oppone due ciechi finti su un ponte di Parigi per ottenere l’elemosina dei passanti, Jacques Offenbach – grazie all’aiuto di un libretto di Jules Moinaux (1815-1895) – lusinga il pubblico borghese del Secondo Impero. In una Parigi che anela alla modernità urbana, qualche anno prima delle prime picconate del barone Haussmann, la mendicità musicale è vissuta come un flagello da combattere. È con questa «buffoneria musicale in un atto» che Offenbach inaugura il suo teatro dei Bouffes-Parisiens (situato allora sugli Champs-Élysées) il 5 luglio 1855. Il successo è immediato e duraturo. Il trombonista Patachon e il chitarrista Giraffier dispongono di quattro numeri per sedurre il pubblico. La romanza che offre a Patachon l’occasione di presentarsi permette a Offenbach di provare il procedimento della frase tagliata al posto sbagliato («L’aveugle à qui l’on fait l’aumône / N’est point z-un faux nécessiteux,/ N’est point z-un faux né… / Un faux né / Un faux nécesiteux»). Il duetto seguente oppone e sovrappone le cantilene dei due accattoni. Per il terzo numero, i due nemici intonano uno stesso bolero proveniente da Siviglia (« Lesquelles villes ? – Séville, quoi!… en Turquie»). Si tratta del pezzo che farà, sotto forma di spartito staccato, la fama dell’opera fuori il teatro. L’ultimo brano è una parodia di Robert le Diable di Meyerbeer (creato all’Opéra de Paris nel 1831): il finale dell’atto primo vi è citato in modo esplicito («Ô fortune! à ton caprice!») prima che i due personaggi riprendano il loro bolero per disputarsi l’elemosina di un nuovo passante.
Di mio aggiungo le citazioni, molto ben fatte, dal Don Giovanni di Mozart: l'apparizione del Commendatore col trombone e la serenata per chitarra, ben riconoscibili.

 
Segue l'incontro di Offenbach con il fratello, e poi de Morny suggerisce al musicista di mettere qualcosa di positivo sui mutilati di guerra nell'opera successiva (le guerre erano continue, i mutilati erano tanti), oltre alla parodia dello Zar.
L'operetta successiva inizia con un intermezzo, con ombre dietro il sipario che simulano proprio la guerra. E la guerra è l'argomento di Croquefer, "l'ultimo dei paladini": prendo il riassunto dal sito www.spoletoagenda.it  
"Croquefer, ou Le Dernier des paladins" (1857) di Jacques Offenbach
Sono tante le storie di Croquefer. Da un lato la grande leggenda medievale, qui piacevolmente maltrattata per il gusto della parodia e la gioia degli anacronismi. Dall’altro, la storia della pièce stessa. Infatti, la censura, retaggio dei privilegi reali, vieta che una pièce cantata da più di quattro personaggi sia rappresentata fuori dai teatri dell’opera – disposizione che gli autori non solo ignorano ma scelgono di ignorare, contando sulla benevolenza che il ministero gli ha finora accordato. Tuttavia peccano di ingenuità: la censura infatti si oppone a due giorni prima dalla rappresentazione, e si diffonde il panico. I librettisti Jaime e Tréfeu hanno quindi la formidabile idea di trasformare il personaggio di Mousse-à-Mort: si dirà che gli è stata tagliata la lingua dai Saraceni e il suo testo verrà ‘guaito’ oppure affisso su degli striscioni, un metodo testato dalla Fiera del 18° secolo per stroncare i privilegi della Comédie-Française. Perfetto. In questo modo, il ministero si diverte e allo stesso tempo si capisce che sotto gli orpelli, ogni storia si congiunge all’altra…
La storia di Croquefer è raccontata al modo dei fratelli Marx, o forse di Ubu Roi di Alfred Jarry; alla fine i protagonisti finiscono tutti in manicomio, autori compresi, perché la confusione è stata talmente grande che non ci si capisce più niente.
Il finale del film è per Offenbach e de Morny, un breve scambio di battute prima dei titoli di coda.
 

Aggiungo qui sotto, per chi volesse divertirsi, il riassunto di "Croquefer" preso da wikipedia inglese:
The scene is the platform of a half-destroyed crenellated castle tower. Beyond, the countryside, on the left a cell with a grill facing the audience; down stage a trap-door covering an entrance from the tower to the platform. A door leads to the inside of the castle. Boutefeu, the squire of Croquefer, surveys the countryside through a telescope. Croquefer clambers out onto the platform just as he swallows his last sabre. Mousse-à-Mort, Croquefer's sworn enemy is approaching the castle with six armed men, presumably to rescue his daughter Fleur-de-Soufre whom Croquefer abducted fifteen days previously and who is languishing in a filthy cell. The 23-year war has ruined Croquefer and his castle, and he wants an end to it. Although Mousse-à-Mort has lost most of his body parts in battle (including his tongue), Croquefer is still frightened of him, and would like to make peace. Boutefeu lines up models of pretend soldiers to give the impression that Croquefer still has an army.
When Mousse-à-Mort (using signs with messages on to communicate) nevertheless defies him, Croquefer's nephew Ramasse-ta-Tête appears. Croquefer instructs him to keep guard on the daughter of Mousse-à-Mort, also offering him a choice from his drinks. From the cell where she is kept Fleur-de-Soufre calls to Ramasse-ta-Tête and they sing a mock love duet (quoting from well-known operas of the time), and they dance and sing of running off together to the Opéra. Boutefeu and Croquefer enter and also join in with the dance. When Mousse-à-Mort enters Croquefer presents him with two options: either Fleur-de-Soufre will marry him or she will be killed. Independently Boutefeu and Fleur-de-Soufre plot to serve poisoned wine to their adversaries. As armed men loyal to Mousse-à-Mort enter, Ramasse-ta-Tête agrees to submit, provided that he can marry Fleur-de-Soufre. She agrees. Just as Croquefer and Mousse-à-Mort are about to fight, the effects of the spiked drinks take effect, with collective diarrhoea. They both rush off-stage, to return, with Croquefer's sword and Mousse-à-Mort's tongue returned to their owners. At this point Boutefeu presents on a silver platter a letter just delivered: Croquefer begs the indulgence of the audience; the composer and his librettist of the piece are being taken off to Charenton.
(da wikipedia inglese)

 
 
 

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