venerdì 11 agosto 2017

Artisti sotto la tenda del circo: perplessi


Artisti sotto la tenda del circo: perplessi (1968). Scritto e diretto da Alexander Kluge. Fotografia di Thomas Mauch e Günther Hörmann. Musiche a cura di Viviane Gomòri e Hellmuth Löffler (estratti da opere di Verdi, e altri autori). Interpreti: Hannelore Hoger, Sigi Grau, Alfred Edel, Eva Oertel, e altri attori tedeschi. Durata: 100 minuti.

Una curiosa sorpresa musicale mi è arrivata dalla visione di un film del tedesco Alexander Kluge, regista di grande qualità artistica. Il film è del 1968 e il titolo è di quelli a prima vista un bel po’ strani, e che proprio per questa stranezza rimangono facilmente nella memoria: «Artisti sotto la tenda del circo: perplessi», che è la traduzione letterale dell’originale (in tedesco, perplessi era “ratlos”). Il film mi è piaciuto molto, e proverò a dirne qualcosa più avanti; dal punto di vista operistico riserva delle sorprese, perché la colonna sonora include molte arie d’opera, quasi tutte dal Trovatore, però rese difficili da riconoscere al primo ascolto perché eseguite in forme non usuali, magari da organetti di barberia, o in tedesco, o per piano e canto in sedute di prova e d’insegnamento. C’è di sicuro molto Verdi: oltre al Trovatore, brani dal Macbeth e dal Nabucco; e poi probabilmente Chopin, in un insieme davvero fuori del comune e anche piuttosto piacevole. Insomma, il film di Kluge si potrebbe usare anche in modo alternativo, come un quiz tra amici appassionati di musica: lo si lascia scorrere e chi indovina per primo tutti i brani vince. Impresa tutt’altro che facile, e basterà dire che si comincia con una canzone che ti sembra di conoscere ma qualcosa sfugge e bisogna ascoltarla bene per capire di cosa si tratta: è Yesterday, ma in spagnolo.


La storia raccontata è quella di una giovane donna (l'attrice è Hannelore Hoger) che nella Germania degli anni '60 vuole aprire un circo, partendo da zero. Per fare questo compera animali (un elefante), si indebita, fa incontri più o meno fortunati; alla fine tutto si risolve senza troppi danni né per lei né per gli animali. E' una metafora sul fare, quindi molto politica (nel senso alto del termine); le scene sono divertenti e strampalate, girate in uno stile a metà tra il miglior Fellini di quegli anni e "Zelig" di Woody Allen (che arriverà solo molti anni dopo) per la commistione tra inserti di cinegiornali e la finzione. Il rimando principale è comunque ai libri di Heinrich Böll, lo stile è quello, lo stesso di "Opinioni di un clown", di "Foto di gruppo con signora" o dei Racconti: partecipazione alle umane vicende, ma anche saper guardare le cose con distacco, e con ironia quando è possibile farlo.


Due notazioni che possono interessare chi guarda il film: la prima riguarda, al minuto 48, il discorso sull'origine della vita tramite metano e ammoniaca, che è corretto dal punto di vista chimico, è tutto vero anche se un po' confuso nell'esposizione. Metano e ammoniaca sono prodotti di decomposizione organica, infatti; è anche l'origine del biogas che oggi alcune imprese utilizzano. Interessanti anche le riflessioni al minuto 50 circa, quando la protagonista compera l'elefante: si può essere artista ed imprenditore nello stesso tempo? Una cosa esclude l'altra, è la conclusione a cui si arriva nel film; ma forse non è proprio così, questa è solo una riflessione dei personaggi e non un assunto filosofico. Rimane l'idea di qualcosa di grande e di bello, di elefantiaco (il Circo come metafora), che purtroppo non sarà possibile realizzare.
Il film è in bianco e nero, con numerosi inserti documentari; ogni tanto (all'inizio e nel finale) Kluge mette sequenze a colori.
 

Ho provato a mettere giù un inventario delle musiche presenti nel film, ma non è affatto facile indovinare tutto. Ecco quello che mi sono segnato, in modo un po' disordinato (chiedo scusa).
Nei titoli di testa: Verdi, Il Trovatore (atto primo, alle parole "gli accenti di un liuto..."), per pianoforte. E' una melodia che torna spesso nel film, diventando quasi un motivo conduttore: è una delle più belle e famose di Giuseppe Verdi e di tutta la storia della musica. Ascoltiamo spesso brani dal Trovatore: "Stride la vampa" (pianoforte a rullo?); "l'onda di suoni mistici" (duetto che precede "Di quella pira") min.12-13 e a 1h08; l'inizio dell'opera con il racconto di Ferrando (solo accennato, in tedesco) (min50 e dopo); "il balen del suo sorriso" (aria del Conte di Luna) per pianoforte, min 55 circa e poi min 62; "abbietta zingara" (racconto di Ferrando, inizio dell'opera), per pianoforte a 1h08; e poi il duetto tra Azucena e Manrico, e altro ancora. Nel finale, una voce fuori campo prova a raccontare la trama del Trovatore (non è un'impresa facile, si sa; e Kluge ci gioca sopra) (non facile da raccontare: come le nostre vite?).
 


Ancora Verdi, il Macbeth con la scena del sonnambulismo, il dottore e la dama di compagnia guardano Lady Macbeth che tenta di lavar via il sangue dalle mani (in italiano: "perché trema la man?" "lavarsi crede...") scorre sulle immagini della parata a Dresda nel 1939, forse per un carnevale. Al minuto 48 c'è un inserto dal "Nabucco" in tedesco (il concertato dal primo atto: "una furia è questo cuore...il mio popolo salvar"); torna a 1h00 circa.
Bellini è al minuto 11, "Ah non credea mirarti", dalla Sonnambula; forse nella parafrasi di Liszt.
Si ascoltano frammenti di musica per pianoforte: Schubert, Chopin, Liszt? bisognerebbe approfondire, ma non è facile. Al minuto 40 forse Mozart. Il coro nuziale di Mendelssohn è reso in modo un po' circense (e quindi ci può stare, in questo contesto), per i balletti all'Opera 1968 (non specificato quale teatro d'Opera: Berlino?). Poi il cancan di Offenbach, una ballo non identificato, poi Johann Strauss. Verso il minuto 55 musica non identificata, trombe, forse Bellini o Verdi, poi torna Il Trovatore come all'inizio.


"Yesterday" dei Beatles è eseguita in spagnolo (per le sequenze di un hitler goffo con il cappottone);
una musica jazz swing è in versione circo. Un tango per l'incendio di Chicago, e danze anni 20. Un inno antihitleriano sul tango al minuto 20; una canzone tedesca non identificata; una canzone tedesca ballabile per Leni nella vasca da bagno. Una pianista si alterna a musica per organo; la classica musica da circo, sul tipo di quella che componeva Nino Rota per Fellini in quegli anni ("La strada", "Otto e mezzo"; ma "I clowns" doveva ancora arrivare). A 1h06 c'è l'Internazionale (cui segue la sequenza dove Leni diventa erede dell'amica); una fuga di Beethoven è a 1h10 o dopo.
Comunque sia, un film da rivedere e da ripensare; non solo per la musica, ma per la quantità di pensieri sul presente, di riflessioni mai banali sulla Storia recente, di filmati originali d'epoca, e anche per puro divertimento.




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