venerdì 20 ottobre 2017

Prendimi l'anima


 
Prendimi l'anima (2002) Regia di Roberto Faenza. Sceneggiatura di Gianni Arduini, Alessandro Defilippi, Elda Ferri, Hugh Fleetwood, Giampiero Rigosi, Roberto Faenza. Fotografia di Maurizio Calvesi. Musiche per il film di Andrea Guerra; finale del Tristan und Isolde di Richard Wagner. Interpreti: Iain Glen, Emilia Fox, Craig Ferguson, Caroline Ducey, Viktor Sergachev, e altri. Durata: 1h30'

Nel film di Roberto Faenza "Prendimi l'anima", Carl Gustav Jung e Sabine Spielrein vanno insieme ad assistere al Tristano e Isotta di Wagner. Noi vediamo il finale (morte di Isolde), dove lui si commuove ed esce precipitosamente, seguito da lei. Il regista, previdente, li aveva fatti sedere nelle poltroncine più adatte (due posti laterali) così non si disturba nessuno quando ci si alza. Appena fuori dalla platea (si sa che Isolde ci mette un bel po' a chiudere l'opera, quindi c'è tempo) lei lo consola, lui le dice che piange perchè è felice, si può ben immaginare come vanno a finire queste cose nei film: un bacio appassionato, magari anche qualcosa di più. Però lui si tira indietro quando lei dice che vuole avere un figlio; infatti Jung è felicemente sposato. Quindi, niente amplesso nel foyer; poi si passa ad altro, questa scena occupa meno di tre minuti.

 
Del Tristano in scena si vede qualcosa, del resto basta poco ai fini della narrazione, giusto l'evocazione della musica e del momento. La voce che si ascolta è quella di Kirsten Flagstad, l'attrice che impersona Isolde è molto giovane e si vede solo in questi fotogrammi. Tristano, come dev'essere a quel punto dell'opera di Wagner, giace morto con addosso una pesante tenuta da combattimento (chissà poi perché, forse quello sciagurato di Kurwenal non l'ha nemmeno medicato?)


Durante la visione del film mi ero segnato questi appunti, che riporto qui (servono a qualcosa?). Sottolineo che non sono un esperto di psicoanalisi, qualcosa conosco ma non mi sono mai interessato più di tanto alle relazioni affettive di Jung e Freud e ai loro bisticci personali (interessano davvero a qualcuno? io preferisco leggere i loro scritti, almeno fin dove posso arrivare). E' invece interessante la vita di Sabine Spielrein dopo la guarigione, non ne sapevo nulla e di questo ringrazio il regista Faenza e i suoi collaboratori.
 
"Prendimi l'anima" (2002) è la storia di Sabine Spielrein, con Jung ma senza Freud; il soggetto è lo stesso di "A dangerous method" di Cronenberg, uscito nove anni dopo nel 2011. Freud non c'è perché nella seconda metà del film si preferisce andare direttamente a Mosca, dove la Spielrein fonderà la sua scuola per bambini (l'Asilo Bianco), che prosperò sotto Lenin ma verrà chiusa da Stalin.
Il film comincia nel 1904 a Zurigo, quando la giovane Sabina Spielrein viene rinchiusa dai genitori nella clinica psichiatrica dove lavora Carl Gustav Jung, apparentemente perduta quasi senza speranza. I genitori ripartono subito per Rostov, in Russia. In clinica, Sabina conosce il giovane dottor Jung, che in un anno la cura e riesce a guarirla, senza usare costrizioni ma solo con la psicoanalisi. Questa è la prima metà del film (che in totale dura 1h30 circa); una volta che Sabina è guarita nasce (nel film) una relazione, contraria all'etica professionale. Ma lei capisce che Jung tiene al suo matrimonio, accetta di vivere una sua vita e torna in Russia, dove si sposerà e dove fonderà la sua scuola per bambini. Sabina Spielrein morirà nel 1942 a Rostov, uccisa a mitragliate dai nazisti dentro la Sinagoga, insieme a sua figlia e a tutta la comunità ebraica locale.

 
Il film è interessante, ma la seconda parte è migliore della prima perché porta notizie meno conosciute, e anche perché vedere Jung mentre fa sesso non è affatto interessante. Oltretutto, la relazione fra i due non è certa, è un'ipotesi che si basa su supposizioni dedotte dal loro carteggio, ma non si sa se la relazione sia stata effettivamente in questi termini. Ovviamente, dovendo costruire un film, la scena di sesso non poteva mancare. Allo stesso modo, i pazzi nel manicomio sono stati rappresentati molte volte al cinema, e qui c'è un po' di maniera nel riproporre scene e caratteri.
Iain Glen è il giovane dottor Jung, Emilia Fox è la Spielrein, Craig Ferguson e Caroline Ducey sono i due ricercatori che ricostruiscono la vita a Mosca di Sabina Spielrein. Jane Alexander è la moglie di Jung, l'attore russo Viktor Sergachev impersona l'anziano Ivan Ionov, collaboratore della Spielrein all'Asilo Bianco, che era ancora in vita quando fu girato il film.





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