lunedì 26 dicembre 2016

Alta Definizione


Accendo la tv e c'è in corso un dibattito, un'intervista su un tema importante e di grande attualità; in alto nell'angolo a destra dello schermo c'è una scritta bene visibile: "Impiccalo più in alto". Dev'essere un gran piacere, una vera soddisfazione per una persona che sta esponendo la sua tesi in tv su un argomento delicato, vedere la propria faccia con sopra scritto "Impiccalo più in alto" per tutta la durata della trasmissione. Capita ogni giorno, sulle reti Rai (servizio pubblico) e su tutti gli altri canali del digitale tv: una fetecchia inventata da chissà quale funzionario che ormai dilaga ovunque, cioè il titolo del film che trasmetteranno stasera "in prima serata", titolo che apparirà sempre ad ogni ora del giorno (pubblicità esclusa, però: la pubblicità non si tocca). Nel caso in questione, è un vecchio film con Clint Eastwood, datato 1968, regia di Ted Post, replicato in tv almeno un milione di volte; ma mi è capitato di vedere pubblicizzato Rambo di Pan Cosmatos (metà anni '70, replicato ogni tre mesi da vent'anni a questa parte, ormai un "must" nel senso che è obbligatorio vederlo), o i film di James Bond con Sean Connery (usciti mezzo secolo fa, quando io ero piccolo e non andavo ancora a scuola), e addirittura "Il colosso di Rodi": che ha la regia di Sergio Leone, ma prima di Per un pugno di dollari. Per intenderci, "Per un pugno di dollari" è del 1964; se "Il colosso di Rodi" è precedente al 1964, replicato un numero infinito di volte (fate un po' voi i conti).
Oppure, può apparire scritto (magari sul film che voi vorreste vedere in pace, e per tutta la durata) il richiamo alla trasmissione che trasmetteranno stasera, sempre "in prima serata". Chi se ne frega di quella trasmissione, viene da dire: a voi interessa il gioco dei pacchi, o la partita di coppa Italia del Milan con la Virtus Entella? Cavoli vostri, mi vien da dire. Io invece vorrei vedere come si deve un film che mi era piaciuto al cinema, anche per la bellezza delle immagini: bellezza che qui sparisce, perché oltre al richiamo su Milan-Virtus Entella (o era l'Avellino?) trovo un logo grosso in alto a destra, un bollino che ricorda che il film è vietato ai minori di 14 anni (figuriamoci, è roba di quarant'anni fa e in tv passano senza bollino rosso i telefilm con le autopsie e i serial killer...), e una scritta che scorre in basso e reclamizza che si può fare domanda per partecipare al Rischiatutto con Fabio Fazio. Manca solo un qualcosa proprio al centro, nel bel mezzo dell'immagine, e suppongo che arriverà presto. Che si fa? si spegne la tv e si va a fare qualcosa di meglio: e tanti saluti agli inserzionisti con la loro preziosa pubblicità appena partita interrompendo il film a metà di un dialogo (questa è ormai una tradizione, si fa così e basta, esiste forse un altro modo di trasmettere un film in tv?).
Il bello è che tutto questo, il proliferare di scritte e di spiegazioni che nascondono ciò che viene trasmesso, avviene in un'epoca in cui, con la tv sul digitale terrestre, basta premere un tasto del telecomando per avere tutte queste informazioni. Premo il tasto i (di solito è quello) ed ecco che appare sul teleschermo la lista completa dei programmi. Semplicissimo, ma in tv non si fidano e perciò si comportano come se ci fosse ancora il televisore degli anni '60, quello con la manopola da girare, senza telecomando e senza televideo. Forse bisognerà spiegarglielo, mi viene da dire: "ohé, guarda che hanno inventato la tv digitale!"; ma poi mi accorgo che nell'angolo a sinistra in alto, sotto l'enorme logo del canale tv, c'è scritto HD501 o qualcosa di simile (il numerino cambia a seconda del canale che guardate: se per somma disgrazia siete finiti sul canale 5 c'è scritto HD505). E dunque, lo sanno. Sanno tutto, conoscono ed esibiscono le nuove tecnologie, ma fanno lo stesso di queste cazzate: appena espresso compiutamente questo pensiero, il dubbio comincia a sorgere. Saranno mica scemi?

Ragionando sulle nuove tecnologie, e su ciò che sarà la tv nell'immediato futuro, mi viene da pensare al digitale terrestre, una rivoluzione ormai obsoleta dopo appena un decennio. Centinaia di canali tv, che non guarda nessuno: tra le prime cinquanta ce ne sono solo una ventina con qualche seguito, e oltre il 50... chi mai va a cercarsi le televisioni oltre il numero 50? Se ci si avventura, troviamo quasi soltanto televendite, a orari incredibili e replicate all'infinito. Il che significa che le televendite e la pubblicità sono trasmesse gratis, che sono lì solo per far vedere che c'è un canale che trasmette. Per occupare la frequenza, così mi spiegano, in attesa che arrivi il compratore con tanti danari. Può anche succedere, per carità, ma questo mondo sarà spazzato via in meno di un mese dalla tv via internet. In questo guazzabuglio senza idee troviamo anche patetiche e inutili tv che sporcano nomi gloriosi: Paramount o Feltrinelli, o simili. Trovate voi i nomi, nell'elenco vanno messe anche certe trasmissioni Rai (non poche); quanto alle tv Mediaset, sono proprio all'origine storica di questo andazzo. La tv basata sulla pubblicità è uno spreco colossale, per fare tv di qualità bisogna dimenticarsi del modello imperante da trent'anni, e tornare a fare cose belle per il piacere di farle, senza dimenticarsi di controllare l'audience ma senza fare dell'audience un'ossessione. Il concetto di prima serata, per esempio, per esempio, è tipico dei venditori di spazi pubblicitari: magari alle nove di sera non siamo nemmeno a casa... c'è tanta gente che lavora, a quell'ora. O magari che esce di casa e va a divertirsi. Siamo sicuri che alle nove di sera ci si attacchi tutti alla tv? Con la tv connessa ad internet questa storia del "prime time" è destinata a finire nel dimenticatoio, ma ecco che in alto nell'angolino a destra c'è il messaggio indelebile: "Impiccalo più in alto, stasera alle 21". Come dire:
"adesso stai guardando questa merdina qui, ma stasera...". Mi immagino la felicità di chi sta partecipando al dibattito sul referendum, o dei conduttori di Geo & Geo, mentre appare questa scritta sopra la loro testa: "stai guardando una cosetta da poco, ma se vieni da me stasera, wow..."

Il vero problema è comunque il canone. La tv si può anche non guardare, il mondo è grande e ci sono tante cose da fare; ma il canone va pagato. Cosa giustifica il pagamento del canone Rai, la sua obbligatorietà? Io ho sempre pagato volentieri il canone Rai, perché ne ricevevo in cambio programmi che mi sono serviti nella mia crescita come persona: il servizio pubblico, insomma. Ma adesso? Ho letto le recenti interviste ad Antonio Campo dell'Orto, big boss della Rai, sono interviste lunghe, cinque o sei pagine, un quarto d'ora di trasmissione, ma l'espressione "servizio pubblico" non compare mai. Et pour cause: Campo dell'Orto è di formazione puramente commerciale. Esistono ancora manager e programmisti al di fuori di questo pensiero unico?
 Campo dell'Orto ha parlato anche del futuro, la tv connessa a internet. Con la tv connessa a internet, "sempre connessa", la Rai farà la stessa cosa che stanno facendo tutti gli altri da molto tempo, primi fra tutti quelli di youtube - in rete l'offerta è vastissima, e lo sappiamo bene. Chiunque abbia una connessione internet sa bene quanto materiale a disposizione c'è su internet; del resto, tutti ripetono da tempo, come pappagalli, che "c'è tutto su internet" (me lo dicono anche quando vedono i miei cd e i miei dvd, ma non è vero... i miei filmati e le mie foto su internet non ci sono). Lo spot della Rai per Ray Play presenta il Rischiatutto (anno 1970) e Portobello di Enzo Tortora (anno 1978) come proposta vincente... ma youtube da solo ha una tale quantità di contenuti interessanti e divertenti da surclassare la Rai e Mediaset messe assieme (della Sette non parliamo neppure...).


Come se ne esce? In primo luogo, buttando fuori tutti quei funzionari (quelli e quelle) che sono cresciuti parlando di tv generalista, di prima serata, di flop e di nicchie: i berlusconiani, quelli come Urbano Cairo. Quelli che vedono una e una sola possibilità per la tv, cioè la pubblicità come unico scopo. Campo dell'Orto e gli altri sembrano non capire cosa c'è in ballo davvero: lo spiega bene Curzio Maltese (Venerdì di Repubblica, 9 dicembre 2016), in ballo c'è la fine del giornalismo inteso come cosa seria. Testate come Corriere e Sole 24ore sono già in gravi difficoltà, persino la Gazzetta dello Sport arranca, i profitti vanno tutti a Google e ai social network, per gli altri rimangono le briciole. L'unica speranza è questa: le nuove tecnologie costano pochissimo, basta una videocamera da pochi soldi per mettere in piedi un canale internet. Che ne sarà della Rai in questo nuovo scenario? Questi qua gongolano per l'Alta Definizione: ma ormai ce l'hanno tutti, l'Alta Definizione... Mi costringeranno a spendere soldi per vedere questi programmi, per trovarmi i film sporcati da queste scritte imbecilli? A cosa mi servirà l'Alta definizione, per vedere il lifting della presentatrice e i peli nel naso dei concorrenti al gioco dei pacchi? O magari per contemplare gli sputi sull'erba dei calciatori, magari in 3D? L'Alta Definizione è una bella cosa per la medicina (un'ecografia o un'endoscopia in Alta Definizione), ma in tv rischia di diventare l'ennesimo spreco.
 

Riguarda anche la musica, tutto questo? Riguarda anche il teatro, l'opera? Certamente sì, basti pensare all'importanza delle registrazioni storiche, che noi appassionati d'opera conosciamo bene. Meglio una fetecchia recente o un capolavoro di settant'anni fa? Meglio un remake dozzinale o il film originale? Meglio il Tristano diretto da Furtwaengler, o quello diretto oggi da Kissaky? Ma di questo proverò a scrivere un'altra volta. Purtroppo, il materiale non manca.



(le immagini del Gatto Felix sono tutte rigorosamente in HD e in 3D) (la ragazza che balla con Felix è Ann Pennington) 

2 commenti:

  1. Sottoscrivo un po' il tutto. L'alta definizione per vedere i pacchi su Raiuno, gli spunti dei calciatori (immancabili con ogni primo piano) e "il grande cinema", un termine che oggi include i film di Spider-Man (una volta si chiamava l'Uomo Ragno) e quelli della serie Fast and Furious. Ecco, tutto questo dà fastidio anche a me. Senza poi contare la mania di acquistare televisori sempre più ampi, con schermi da 52 pollici o roba del genere. Per vedere cosa? I pacchi, gli spunti, Spider-Man, eccetera. Ecco perché continuo a comprare film e musica su disco, per vedermeli/sentirmeli quando mi pare e con i mezzi che ho, per il puro piacere personale. In definitiva penso che oggi come oggi dovremmo iniziare a considerare la televisione come UNO dei vari tipi d'intrattenimento e non più come IL tipo di intrattenimento. Discorso complesso ma molto affascinante quello che hai espresso in questo post, Giuliano caro, dovremmo tornarci. Per ora ti saluto, a presto!

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    1. se vuoi sollevarti il morale, vai a cercare su youtube il gatto Felix, ma quello anni 20 di Otto Messmer
      :-)
      tante idee e disegno a inchiostro di china, alla faccia dell'Alta Definizione

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