giovedì 1 dicembre 2016

Madama Butterfly (Ponnelle)


Madama Butterfly (1974) Regia di Jean Pierre Ponnelle. Tratto dall'opera di Giacomo Puccini. Scene e costumi di Jean Pierre Ponnelle. Fotografia di Wolfgang Treu ed Ernst Wild. Interpreti: Mirella Freni, Placido Domingo, Christa Ludwig, Robert Kerns, Michel Senechal (Goro), Marius Rintzler (bonzo), Giorgio Stendoro, Elke Schary (Kate Pinkerton). Direttore d'orchestra Herbert von Karajan. Orchestra Wiener Phiharmoniker. Durata: 146 minuti
 
Jean Pierre Ponnelle, parigino di nascita, 1932-1988, è stato un grande regista di teatro; ma questa sua "Madama Butterfly", che propone l'opera di Puccini per intero, con grande fedeltà e senza storpiature, è un film vero, girato con ottimo mestiere e con ottima tecnica cinematografica, al punto che stupisce che Ponnelle non abbia mai più fatto del cinema. E' un film ben recitato, seguendo sempre la musica e mai prevaricando su di essa.
La parte musicale è affidata a Herbert von Karajan, con la Filarmonica di Vienna; nello stesso periodo (1974 circa) Karajan registrò un'altra famosa versione della Butterfly, con lo stesso cast e la stessa orchestra, ma con Pavarotti al posto di Domingo.

Per chi non lo sapesse, Madama Butterfly non è un'opera convenzionale (ma esiste un'opera "convenzionale", o è solo uno dei tanti luoghi comuni che ci portiamo dietro per pigrizia?), il testo è dichiaratamente politico: un militare americano si approfitta di una quindicenne giapponese. Il dramma originale è di David Belasco, gli ultimi anni dell'800; ma su questo si è già scritto molto e non mi resta che rimandare alle fonti originali. Va comunque detto che i richiami al Kabuki o al No giapponese sono del tutto fuori luogo: si tratta di forme di teatro molto stilizzate, quasi rituali; Madama Butterfly è invece molto realistica, si parla del colonialismo e di una donna abbandonata, per di più molto giovane, e di un bambino. Provo invece a mettere qualche osservazione più o meno casuale tra quelle prese durante la visione: 1) i fondali sono dichiaratamente teatrali, cioè dipinti o scenografie, ma sono molto ben fatti. Niente esterni. 2) molte ottime invenzioni narrative, la più toccante è probabilmente quando il bambino soffia sulla candela appena accesa, nel finale, come se fosse un gioco. 3) bella la casa "a soffietto", ben ricostruita. 4) si vede finalmente cosa sono gli "shosi" citati nel libretto, nella scena che precede il coro "a bocca chiusa"; era una mia curiosità personale, dovuta all'ascolto di un 78 giri quand'ero bambino, finito casualmente in casa mia. Da bambino ascoltavo tutto quello che potevo ascoltare, non mi piaceva l'opera lirica ma questo disco mi piaceva: era la scena di "nello shosi farem due forellini", cantava Toti Dal Monte. E' un ricordo che mi torna spesso in questi ultimi anni, ogni volta che vedo o ascolto qualcuno che ride o storce il naso davanti a un cd o a un'audiocassetta. Io ero e sono curioso, ascolterei qualsiasi cosa, anche i cilindri di cera di Edison. Continuo a essere convinto che l'atteggiamento di una persona normale sia la curiosità: cosa ci sarà in quella scatola chiusa, che musica ci sarà su questo vecchio nastro? Capisco che non sempre è facile avere i mezzi giusti a disposizione (un lettore cd, un registratore a nastro...) ma bisognerebbe sempre essere curiosi e disposti a conoscere le cose che non conosciamo.


Altre osservazioni su scene e costumi: la casa di Butterfly è in collina, per arrivarci si fa fatica e Ponnelle ce lo fa capire; Goro, il sensale (mezzano, ruffiano) ha i baffi e la giacca e pantaloni da americano. E infine i favoriti ottocenteschi e la T shirt da marinaio americano di Domingo, molto credibile anche se un po' sovrappeso (ma io non posso certo criticarlo, anch'io ero più o meno così a trent'anni). I difetti sono quelli di tutti i film d'opera, l'orchestra di Puccini è in secondo piano, Mirella Freni ha quarant'anni e non quindici, a teatro non si nota ma al cinema ci sono i primi piani - ma è bravissima e convincente; qui somiglia molto a Liv Ullmann, anche nella recitazione. Domingo e Kerns invece non hanno problemi (i loro ruoli glielo consentono), la Ludwig non è giapponese (è tedesca) ma convince.

Ponnelle ha al suo attivo 14 film, quasi tutti sono riprese o rielaborazioni per la tv di spettacoli per il teatro. Nel dettaglio: Il Barbiere di Siviglia (1973), Carmina burana (1974), Madama Butterfly (1974), Le Nozze di Figaro (1975), tre opere di Monteverdi con Harnoncourt, Orfeo-Poppea-Ulisse (1978-80), La Clemenza Tito (Mozart, 1981), Cenerentola di Rossini (1981), Rigoletto (1982), Tristan und Isolde (1982), Mitridate (Mozart,1986), Così fan tutte (1988). Fa eccezione "Man spielt nicht mit der Liebe" (1974) che è una commedia di Thornton Wilder (famoso per "Piccola città") del 1942, titolo originale The skin of our teeth ("La famiglia Antrobus" nella versione italiana).
In teatro, il primo grande successo di Ponnelle fu a Düsseldorf con il Tristano, nel 1962; a livello personale mi sono divertito moltissimo (come tutti) ai suoi Rossini con Claudio Abbado, La Cenerentola e Il Barbiere di Siviglia. Un po' meno riuscito "La donna senz'ombra" di Richard Strauss, con la direzione di Wofgang Sawallisch, che resta comunque uno dei miei ricordi più belli in teatro.

 
(le immagini vengono da diversi siti in rete, in gran parte è materiale pubblicitario; ringrazio comunque chi le ha rese disponibili)

2 commenti:

  1. Ecco un nome del quale non sapevo assolutamente nulla: Jean Pierre Ponnelle. Ecco perché è sempre un piacere leggere i tuoi post.

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  2. Ponnelle è stato regista di teatro, al di fuori del teatro penso che pochi se lo ricordino. E' il destino di chi lavora in teatro, anche se registrano gli spettacoli poi è difficile capire la grandezza di registi e attori.

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