Anonimo veneziano (1970). Regia di
Enrico Maria Salerno. Scritto da Giuseppe Berto e EM Salerno.
Fotografia di Marcello Gatti. Musiche di Benedetto e Alessandro
Marcello e di Beethoven. Musiche per il film di Stelvio Cipriani.
Interpreti: Florinda Bolkan (voce di Maria Pia Di Meo), Tony Musante
(voce di Sergio Graziani), Toti Dal Monte (voce di Lydia Simoneschi),
Sandro Grinfan, Brizio Montinaro, Giuseppe Bella. Durata: 1h30'
“Anonimo veneziano”, un film che
ebbe enorme successo di pubblico alla sua uscita nel 1970, è
contemporaneo dell'altrettanto famoso (allora) "Love story",
con il quale condivide alcuni temi di fondo. E' la storia di un
oboista e direttore d’orchestra, che sta registrando un concerto
per oboe di Benedetto Marcello. Mi sono subito chiesto: sarebbe
ancora possibile, oggi, un soggetto come questo? Direi proprio di no,
nessun produttore finanzierebbe un film o una fiction tv dove il
protagonista suona l’oboe in un’orchestra specializzata nel
repertorio del Settecento. Il soggetto verrebbe completamente
riscritto e stravolto, oppure immediatamente cassato. Insomma, per
l’oboista che aveva il sogno di diventare come Karajan oggi come
oggi, con i produttori e registi che ci ritroviamo, vedrei una sola
destinazione possibile: il cestino della carta straccia, magari
passando per un tritarifiuti. In alternativa, l'oboista verrebbe
trasformato in un rapper.
Invece nel 1970 tutto questo era ancora
possibile, l’oboista piacque molto, e alla fine del film si ascolta
per davvero il “Largo” dal Concerto in do minore di Benedetto
Marcello, per intero, senza arrangiamenti; anche se va detto subito
che l'attribuzione a Benedetto Marcello è dubbia, c'è chi dice che
in realtà sia di Alessandro Marcello (i due erano fratelli), e ne
esiste anche una trascrizione ad opera di Johann Sebastian Bach. Nel
film viene invece detto che l'autore è ignoto, appunto un "anonimo"
operante a Venezia nel Settecento.
Il film racconta l’incontro tra il
musicista e la moglie da cui è separato, e ha un finale tragico
perché lui è gravemente ammalato; ha dei dialoghi irritanti, da
fotoromanzo di quart’ordine, ma per il resto, soprattutto per le
immagini, è ancora molto bello e godibile. A un certo punto mi sono
trovato a pensare che se fosse stato in inglese o in tedesco, magari coi
sottotitoli, in modo da non capire perfettamente i dialoghi,
probabilmente lo avrei considerato un capolavoro; ma così non è,
anche per via della scelta del protagonista maschile. La protagonista
femminile è Florinda Bolkan, ed è un’ottima scelta; ma l’oboista
di Tony Musante, visto da oggi, assomiglia in modo incredibile a
Peter Falk e quindi diventa difficile prendere troppo sul serio tutta
la vicenda. Oltretutto, l’impermeabile è identico; in alcune
sequenze del film l’impressione di essere finiti per sbaglio dentro
un episodio del tenente Colombo diventa fortissima (i telefilm del
tenente Colombo, va detto, arriveranno solo qualche anno dopo, verso
la fine degli anni Settanta). Ma vera protagonista del film è la
città di Venezia, con riprese splendide, così bella da far venire
nostalgia perché in seguito Venezia è molto cambiata. Insomma, nel
film Venezia viene presentata a parole come città morente e
decadente, ma la si vede invece ben viva e abitata, con gente normale,
veneziani veri e non turisti o ricconi, ancora con i bambini che
giocano per strada. Perfino l’acqua dei canali non è mai verde, e
questa è davvero una sorpresa. Chissà come avranno fatto, si
chiede: ma forse nel 1970 Venezia era ancora così.
Dal punto di vista operistico, hanno un
interesse notevole le sequenze girate all’interno della Fenice: il
teatro è vuoto, ma se ne vede una panoramica girata in modo
magistrale. Per chi si fosse distratto, ricordo che questa sala,
quella che si vede nel film, è stata in seguito completamente
distrutta da un incendio; quella che esiste oggi è stata
perfettamente ricostruita, ma questa di “Anonimo Veneziano” è la
stessa Fenice in cui fu girato “Senso” di Visconti. Nel finale,
il Concerto di Benedetto / Alessandro Marcello viene eseguito nella
chiesa di San Vitale, “San Vidàl”, anch’essa ripresa in modo
magnifico e con ampie panoramiche e dettagli sui musicisti, tutti
giovani e simpatici. Nel corso del film si ascoltano anche frammenti
della sesta sinfonia di Beethoven, oltre a canzoni e alle musiche
scritte per il film da Stelvio Cipriani.
Una sorpresa, qualcosa più di una
curiosità, è la presenza nel cast di Toti Dal Monte, grandissima
soprano degli anni trenta e quaranta: è l’anziana padrona di casa
che affitta l’appartamento ai due sposi, in uno dei tanti flashback
che percorrono il film.
Il regista Enrico Maria Salerno è
stato per più di trent'anni un attore molto popolare, oltre che molto bravo; attivo anche
come doppiatore, è stato la voce di Clint Eastwood nei film di
Sergio Leone e quella di Gesù nel "Vangelo secondo Matteo"
di Pasolini, e molto altro ancora. Il soggetto di "Anonimo
veneziano" è dello scrittore Giuseppe Berto, che ne ha tratto
anche una versione per il teatro. Nel progetto originale, il ruolo di
Tony Musante doveva essere affidato proprio ad Enrico Maria Salerno,
che poi in fase di produzione passò dietro la macchina da presa.
La concorrenza con "Love story"
(dove è la donna a essere gravemente ammalata) fu molto forte non
solo al botteghino dei cinema ma anche in sede legale, perché le
musiche di Cipriani erano molto simili a quelle di Francis Lai,
autore delle musiche per il film americano.
da www.wikipedia.it :
Il brano diretto
dal protagonista in chiusura, che nel film viene chiamato "Concerto
in Do minore per oboe, archi e basso continuo di Benedetto
Marcello", in realtà è il Concerto in Re minore per oboe,
archi e basso continuo di Alessandro Marcello, fratello più vecchio
ma meno famoso di Benedetto (il quale tuttavia fece una trascrizione
di tale concerto, come pure ne fece una – per clavicembalo –
Johann Sebastian Bach). In particolare, si tratta del secondo di tre
movimenti: l'Adagio. Divenuto celeberrimo anche grazie a questo
film, è qui trascritto e diretto dal jazzista Giorgio Gaslini.
Alcune
scene hanno come scenario l'originale architettura della Casa dei
Tre Oci; quella del pranzo è stata girata nella famosa Locanda
Montin, in Dorsoduro 1147. La scena in cui Enrico compra un vestito
per Valeria è girata all'interno della Tessitura Luigi Bevilacqua.
(qui sotto, una serie di immagini della chiesa di San Vidàl, sempre prese dal film)
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