Quanto contano i premi, quanto sono
importanti? Confesso di aver sempre dato pochissima importanza ai
vari premi letterari e cinematografici (Oscar compreso, con tutti gli
aspetti ridicoli dei premi e della loro promozione: "con il
premio Oscar XY !!!", - sì ma lo ha vinto con un altro
film, mica con questo) ma per il Nobel ho sempre fatto un'eccezione.
Certamente anche per il Nobel ci sono stati errori e sviste, e
dimenticanze anche clamorose; ma per quanto riguarda la Scienza ci
sono riscontri nella nostra vita quotidiana che non è possibile
negare. Fisica, Chimica, Medicina, hanno cambiato notevolmente la
nostra vita, quasi sempre in meglio, e i nomi degli studiosi che
hanno meritato il Nobel sono (quasi) sempre quelli giusti. Scrivo
"quasi" perché nessuno è perfetto, e non lo è nemmeno la
giuria del Nobel, ma in questi caso siamo sicuramente sopra il
novanta per cento delle scelte giuste. Rimangono fuori da questo
discorso i Nobel più opinabili, quelli con meno riscontri pratici;
in primo luogo quello per la Pace che fu voluto con forza da Alfred
Nobel (inventore della dinamite, che la vide usare per scopi militari
e non solo civili), e poi quello per l'Economia, che Alfred Nobel non
voleva e non aveva affatto previsto (che ricadute pratiche hanno i
Nobel per l'Economia? il più delle volte zero assoluto...).
Tutto da discutere è anche il Nobel
per la Letteratura: siamo sempre nel campo dell'opinabile, ma a me ha
fatto scoprire degli scrittori veramente grandi e quindi lo seguo
sempre con attenzione. Il primo Nobel che mi sono segnato, nella mia
vita, è stato quello di Isaac Bashevis Singer: uno scrittore che ho
amato fin dalla prima lettura, e del quale ignoravo completamente
l'esistenza. Mi è piaciuto anche Derek Walcott, e ho provato una
piacevolissima sorpresa nel vedere premiato Dario Fo (un premio al
teatro, era ora), e poi tanti altri. L'ottobre scorso il premio Nobel
per la Letteratura è toccato a Bob Dylan, e va detto che Dylan era
nella rosa dei favoriti già da decenni, quindi è stata una sorpresa
ma solo fino a un certo punto.
Il Nobel per la letteratura a Bob Dylan
a me sta benissimo, e per molte ragioni: la principale è che Dylan
ha scritto dei testi molto belli, la secondaria è che oggi non vedo in
giro talenti così grandi che siano davvero meritevoli del massimo
premio letterario. Nei decenni passati c'era ampia scelta e ci sono
stati errori gravi, così come le mancanze (Joyce, Borges, e via
dicendo); in anni recenti si è arrivati a premiare anche autori
mediocri (Le Clézio, tanto per non fare nomi), e quindi ben venga
Bob Dylan. L'ultimo autore premiato che mi sia piaciuto molto è
stato lo svedese Transtroemer, poi ammetto di non essere più
riuscito a sintonizzarmi con i giurati del Premio, ma la colpa è
anche mia (invecchiando si diventa pigri). Anche dal punto di vista
formale la decisione del 2016 è ineccepibile: i libri di Dylan sono
sempre stati in libreria, da almeno cinquant'anni l'opera di Bob
Dylan si poteva portare a casa anche in libreria e non solo nei
negozi di dischi. I libri di Bob Dylan sono molti, per esempio io ho
qui in casa "Blues ballate e canzoni" (un libro da leggere
prima ancora che un supporto per le canzoni), edito per la prima
volta nel 1972 a cura di Fernanda Pivano e Stefano Rizzo, e poi più
volte ristampato; ma poi ci sono romanzi, scritti vari, tutto in
maniera molto personale. Nel cinema, Dylan è stato attore, è
protagonista di alcuni film importanti (l'elenco lo metto qui sotto),
ha curato la regia di un film (Renaldo e Clara, anno 1978) e ha
scritto la colonna sonora per "Pat Garrett and Billy the Kid"
di Sam Peckinpah, con la toccante "Knocking on Heaven's door"
:
Mama, take this badge off of me
I can't use it anymore.
It's gettin' dark, too dark to see
I feel I'm knockin' on heaven's door.
Mama, put my guns in the ground
I can't shoot them anymore.
That long black cloud is comin' down
I feel I'm knockin' on heaven's door.
I can't use it anymore.
It's gettin' dark, too dark to see
I feel I'm knockin' on heaven's door.
Mama, put my guns in the ground
I can't shoot them anymore.
That long black cloud is comin' down
I feel I'm knockin' on heaven's door.
Oltretutto, Bob Dylan non è un nome
"alla moda": poteva esserlo quaranta o cinquant'anni fa,
non lo è oggi. Se ne è parlato molto ed è stato certamente un modo
per dare maggiore visibilità al Nobel dopo anni di appannamento
mediatico, ma chissà quanti tra i più giovani conoscono davvero Bob
Dylan... magari qualcuno lo avrà scambiato per il nome di un fumetto
o di un attore di telenovelas (pardon, "serie tv"). La
stessa visibilità che ebbe il Nobel, almeno qui da noi, quando fu
premiato Dario Fo: un altro premio inaspettato, ma meritatissimo
perché era un premio alla grande tradizione teatrale, un po' come se
avessero premiato Molière. Sul piano personale, come italiano, ho
alcuni grandi rimpianti: Italo Calvino (morto troppo giovane, e in
modo inatteso), Eduardo de Filippo (anche lui rappresentato e
tradotto in tutto il mondo, come Dario Fo), e soprattutto Primo Levi.
Il Nobel a Primo Levi sarebbe stato non solo giusto ma anche
necessario, è andata in un altro modo e a me continua a far male, ma
così è andata.
Insomma, mi andrebbe tutto bene ma poi ecco che saltano subito fuori i signori nessuno che hanno avuto un certo successo; buon per loro, io sono sempre contento quando vedo qualcuno che se la passa bene. Smettono però di piacermi quando gonfiano il petto e dicono convinti "anch'io anch'io", come se il premio "a un cantante" rendesse di colpo in modo automatico tutti quanti i cantanti Vati e Poeti. Ma così non è, e sarebbe bene farlo presente a chi si è montato la testa: magari hanno scritto il ballo del quaqua, oppure versi immortali del tipo "sei come la mia moto / sei proprio come lei", o magari "il triangolo no", o ancora "vado al massimo, vado in Messico" (wow!) se non "ti amo / ti amo / ti voglio e ti / bramo", "al ventuno del mese i nostri soldi erano già finiti" (considerazione poetica assai profonda), "quella tua maglietta fina" (notare il sottile gioco di parole). O magari un bel rap, tipo "io faccio la mia cosa nella casa": testi indubbiamente memorabili (nel senso che, ahimè, è impossibile evitarli, in ogni luogo mi trapanano la testa con queste cose qua). Sia ben chiaro, mi sono divertito anch'io con Caparezza e con Frankie HiNG (meno con altri), ma il confine fra un capolavoro e il farsi quattro risate in compagnia dovrebbe essere ben chiaro. Io una volta ho detto che Jacovitti era il più grande disegnatore del Novecento, ma non è che lo pensassi sul serio: sono solo molto affezionato a Cocco Bill e a Zorry Kid e mi diverto ancora oggi quando li ritrovo, però nel Novecento ci sono stati Klee e Picasso, De Chirico e Folon... (eccetera eccetera eccetera). A tutto questo si può aggiungere che la musica di Dylan non è una gran cosa, dal punto di vista dell'invenzione musicale Dylan si rifà a schemi già esistenti, e in questo si muove nella tradizione dei folksingers e dei cantautori, mentre i testi sono sempre molto personali.
Insomma, mi andrebbe tutto bene ma poi ecco che saltano subito fuori i signori nessuno che hanno avuto un certo successo; buon per loro, io sono sempre contento quando vedo qualcuno che se la passa bene. Smettono però di piacermi quando gonfiano il petto e dicono convinti "anch'io anch'io", come se il premio "a un cantante" rendesse di colpo in modo automatico tutti quanti i cantanti Vati e Poeti. Ma così non è, e sarebbe bene farlo presente a chi si è montato la testa: magari hanno scritto il ballo del quaqua, oppure versi immortali del tipo "sei come la mia moto / sei proprio come lei", o magari "il triangolo no", o ancora "vado al massimo, vado in Messico" (wow!) se non "ti amo / ti amo / ti voglio e ti / bramo", "al ventuno del mese i nostri soldi erano già finiti" (considerazione poetica assai profonda), "quella tua maglietta fina" (notare il sottile gioco di parole). O magari un bel rap, tipo "io faccio la mia cosa nella casa": testi indubbiamente memorabili (nel senso che, ahimè, è impossibile evitarli, in ogni luogo mi trapanano la testa con queste cose qua). Sia ben chiaro, mi sono divertito anch'io con Caparezza e con Frankie HiNG (meno con altri), ma il confine fra un capolavoro e il farsi quattro risate in compagnia dovrebbe essere ben chiaro. Io una volta ho detto che Jacovitti era il più grande disegnatore del Novecento, ma non è che lo pensassi sul serio: sono solo molto affezionato a Cocco Bill e a Zorry Kid e mi diverto ancora oggi quando li ritrovo, però nel Novecento ci sono stati Klee e Picasso, De Chirico e Folon... (eccetera eccetera eccetera). A tutto questo si può aggiungere che la musica di Dylan non è una gran cosa, dal punto di vista dell'invenzione musicale Dylan si rifà a schemi già esistenti, e in questo si muove nella tradizione dei folksingers e dei cantautori, mentre i testi sono sempre molto personali.
Però, di fatto, l'idea che tra i
songwriters del Novecento ci siano e ci siano stati grandi poeti,
spesso superiori a poeti molto celebrati, è di quelle che mi trovano
sempre più d'accordo. Provo ad abbozzare un piccolo elenco
personale, del tutto incompleto, solo le prime cose che mi vengono
alla memoria: 1) Without a warning you broke my heart...
(Scott-Malone, da Live/Dead dei Grateful Dead) 2) Just like a
soldier boy I've been out fighting wars That the world never knows
about (Tim Buckley) 3) Sono ancora aperte come un tempo / le osterie
di fuori porta / ma la gente che vi andava a bere / fuori o dentro è
tutta morta (Francesco Guccini) 4) The antique people are down in the
dungeons Run by machines and afraid of the tax Their heads in the
grave and their hands on their eyes Hauling their hearts around
circular tracks (Larry Beckett & Tim Buckley), 5) When they
poured across the border I was cautioned to surrender, this I could
not do; I took my gun and vanished. (Leonard Cohen) - e tanto altro
ancora. Ma, soprattutto, sceglierei i bluesmen degli inizi del
Novecento, che ci hanno lasciato alcuni fra i testi fra i più grandi
di tutta la storia della Letteratura, così come molti altri
folksingers più o meno anonimi, così come molte canzoni popolari di
autori sconosciuti. Per esempio, questa: "Love in vain" è
sicuramente da Nobel, peccato che non si sia più in tempo.
And I followed her to the station
with a suitcase in my handAnd I followed her to the station with a suitcase in my hand
Well, it's hard to tell, it's hard to tell when all your love's in vain
All my love's in vain
When the train rolled up to the station I looked her in the eye
When the train rolled up to the station and I looked her in the eye
Well, I was lonesome, I felt so lonesome and I could not help but cry
All my love's in vain
When the train, it left the station with two lights on behind
When the train, it left the station with two lights on behind
Well, the blue light was my blues and the red light was my mind...
All my love's in vain
(Robert Johnson, anno 1936)
I film di Bob Dylan come attore e
regista (fonte: www.imdb.com )
1963 BBC Sunday Series
1972 Eat the document (regia Bob Dylan, doc. sul tour di concerti del 1966 con The Band)
1973 Pat Garrett and Billy the Kid (regia di Sam Peckinpah)
1978 Renaldo and Clara (regia di Bob Dylan)
1987 Hearts of fire (regia di Richard Marquand)
1990 Catchfire-Ore contate (regia di Dennis Hopper, come Alan Smithee)
1999 Paradise core (regia di Robert Clapsdale)
2003 Masked and anonymous (regia di Larry Charles)
Film importanti su Bob Dylan:
1978 Last waltz di Martin Scorsese
2005 No direction home di Martin Scorsese
2007 I'm not there di Todd Haynes
Anch'io non do mai troppo peso ai premi: proprio ieri sera, ad esempio, sono stati assegnati i Grammy Award, e alle opere di alcuni dei miei beniamini - Bob Dylan, Miles Davis e David Bowie - sono andati diversi premi importanti. Mi fa piacere così, tanto per dire, a livello superficiale. In realtà non potrebbe fregarmene di meno, Miles Davis mi piace a prescindere da quante volte sia stata premiata la sua musica, ecco. Resta tutto un po' troppo opinabile, secondo me: anche il contesto storico ha il suo peso. Il Nobel a Dylan avrebbero potuto assegnarglielo anche venti anni fa, è vero, ma venti anni fa era di fatto tutta un'altra epoca. Ecco, un altro discorso complesso... e ho perso anche il filo... c'erano altre considerazioni che volevo fare dopo aver letto il tuo post... è tutta la mattina che sono distratto, anche al lavoro. Se non altro, non ho fatto danni. :)
RispondiEliminahai fatto caso a cosa c'è scritto sul cartellone nella foto con Joan Baez? :-)
RispondiEliminaNo, leggo soltanto adesso: "protesta contro l'onda crescente della conformità". :)
RispondiEliminachissà oggi cosa bisognerebbe scrivere... ma con i tempi che corrono direi che è meglio stare quieti e pensare alla salute, la nostra e quella di chi ci sta vicino. "The times they are a' changing" allora era in positivo, si cambiava in meglio...
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