"Rossini ! Rossini !" (1991).
Regia di Mario Monicelli. Scritto da Suso Cecchi D'Amico, Nicola
Badalucco, Bruno Cagli e Mario Monicelli. Fotografia: Franco Di
Giacomo Scene: Franco Velchi Costumi: Alessandra Toesca. Durata: due ore (con tagli)
Interpreti: Philippe Noiret e Sergio
Castellitto (Rossini), Jacqueline Bisset (Isabella Colbran), Sabine
Azéma (Olimpia Pélissier ), Assumpta Serna (Maria Marcolini) ,
Giorgio Gaber (Domenico Barbaja)
A Villa Passy: Paolo Baroni (Michotte),
Galeazzo Benti (La Rochefoucault), Feodor Chaliapine Jr. (barone
Rothschild), Claudio Gora (il dottore), Maria Grazia Bon (Cuoca),
Cecilia Brandt e Barbara Chiesa (le due cameriere), David Maunsell
(Giacomo, cameriere di Rossini),
Scene con Rossini bambino: Pino Toschi
(Giuseppe Rossini), Giusi Cataldo (Anna Rossini), Serena Mariani
(Rossini bambino), Marcello Catalano (ufficiale francese), Gianni
Pala Contini (Velluti), Salvatore Jacono (capo guardie Pesaro),
Andrea Garinei (sentinella Pesaro), Paolo Proietti (Generale Perrin),
Tullio Sorrentino (Napoleone)
Altri interpreti: Maurizio Scarfeo (il
tenore Nozzari), Enzo Turrin (l'impresario Cera), Alfredo D'Aloisio
(il basso Rafanelli), Franco Marino (Re Ferdinando), Dora Ceratto
(regina di Napoli), Silvia Cohen (Marietta Alboni), Roberto
Corbiletto (librettista Schmidt), Michelangelo Zaccaria (Conte
Nigra), Pier Luigi Cervetti (padrone locanda), Ludovico Dello Iolo
(padrone locanda Roma), Mario Maffei (Morandi), Daniela Foà
(signora Morandi), Cosimo Fusco (Franco), Daniel Bosch
(accompagnatore nonna Rossini), Ariane Kah (signora al Bois de
Boulogne), Dina Leoni (Rosina), Pia Velsi (Adina), Maurizio Mattioli
(capoclaque di Barbaja), Christian Moras (Heugel), Rosa Pianeta,
Gianni Baghino, Alessandra Guarino (spettatori al Teatro Argentina),
Franco Potenza (Azavedo)
Nelle scene tagliate per l'edizione in
due ore: Vittorio Gassman (Ludwig van Beethoven)
4.
A 1h30 Isabella Colbran e Rossini sono
in viaggio verso Parigi; nascono i primi dissapori, Rossini è
preoccupato dagli enormi debiti di gioco della Colbran.
Nel film siamo già al Guglielmo Tell:
non vediamo "Ricciardo e Zoraide" (1818, Napoli), "Ermione"
(Napoli 1819), Eduardo e Cristina (Venezia 1819), La donna del lago
(Napoli, 1819), Bianca e Falliero (Milano, 1819), Maometto II
(Napoli, 1820), Matilde di Shabran (Roma, 1821), Zelmira (Napoli
1822), Semiramide (Venezia 1823), le cantate e opere per Vienna
(1822, è qui che incontra Beethoven) e per Londra (1823). Nel 1825,
a Parigi, scrive "Il viaggio a Reims"; del 1826 è
"L'assedio di Corinto" versione francese del Maometto II,
del 1827 è "Moïse
et le Pharaon", del 1828 è "Il conte Ory", sempre in
francese. Nel 1829, infine, è il momento del "Guillaume Tell",
opera vasta e molto impegnativa, di grande bellezza. Rossini è
stanco e irritato, dice che non ne può più di questa vita.
Siamo arrivati a 1h40': Noiret-Rossini non sta bene, Olimpia (in disparte) dice al medico che è stata lei a recuperarlo, prima di conoscerla Rossini stava malissimo e non scriveva più musica, girava le stazioni termali ma senza mai migliorare. Dopo l'incontro con Olimpia Pélissier, Rossini migliorò e riprese a scrivere musica: così dice Olimpia nel film.
A 1h44 Rossini-Noiret (non più
Castellitto) è a Bologna da suo padre, con Olimpia: siamo tra il
1829 e il 1830. Papà Rossini si lamenta della Colbran, dei suoi
debiti di gioco e della sua corte di parassiti. Olimpia, a sopresa,
va a incontrare la Colbran; che la riceve senza problemi e fa una
battuta su un gioiello che le vede addosso: è un regalo di Rossini,
o è di Balzac? No, è di Eugène Sue, risponde tranquilla la
Pelissier. Entrambi gli scrittori sono infatti stati suoi amanti,
prima di incontrare Rossini; che assiste all'incontro, stupito della
tranquillità con cui avviene.
A Parigi, Olimpia correggerà il
ricordo di Rossini: "siamo stati dieci anni a Bologna, non ne
potevo più!" detta al biografo Michotte, che prende nota.
Isabella Colbran morirà nel 1845, Rossini sposerà Olimpia Pélissier
dieci mesi dopo. (qui sotto, Isabella Colbran nel 1835)
I moti del 1848 spaventano e irritano
Rossini, che disapprova e lascia Bologna per Firenze; nel film si
mostra Rossini che discute di malattia con persone anziane, non
sembra avere altri argomenti. Olimpia decide che è ora di tornare a
Parigi, dove Rossini farà una vita più allegra. Nel film si sorvola
su Milano, altra città dove vissero Olympia e Rossini in quel
periodo.
A 1h54' si vede finalmente Rossini
nelle sue vesti di gourmet, con le due cameriere e la capocuoca a
reggere il gioco. A 2h00' c'è la morte di Rossini, sulle note del
concertato dal Barbiere "mi par d'esser con la testa": è
il successo del Barbiere dopo i contrasti della prima, un ricordo
molto felice che chiude il film. Siamo nel 1868, il 13 novembre.
Questo film ha il merito
(cinematografico) di mostrarci finalmente Rossini anche dopo il
Guglielmo Tell; è vero che ebbe problemi di salute e di depressione,
ma viene da pensare che i quasi quarant'anni che passano dalla sua
ultima opera alla sua morte abbiano avuto anche momenti felici, come
testimonia del resto la sua produzione musicale di quegli anni,
tutt'altro che scarsa e anche molto divertente, e divertita. Più
nel dettaglio, nel film si accenna appena allo "Stabat Mater"
(vera e propria opera con arie: il testo di Jacopone da Todi sembra
ispirare a Rossini pensieri di tutt'altro genere), non si parla della
"Petite Messe Solemnelle" (piccola solo nell'organico
strumentale), si fa solo una battuta sui "Peccati di vecchiaia",
che è il titolo di una delle molte raccolte di pezzi brevi e
divertiti, quasi sempre per pianoforte, che mostrano un Rossini
ancora molto ispirato. Per esempio, "Le petit train du plaisir",
resconto tragicomico in musica del primo viaggio di Rossini in treno,
oppure le molte versioni di "Mi lagnerò tacendo" (versi di
Metastasio) ognuna molto differente dall'altra, vero e proprio
"taccuino" per le idee musicali di Rossini. Nel film si
mettono invece i luoghi comuni sui musicisti morti da giovani:
"Rossini non è morto giovane come Schubert e Mozart, ma aveva
perso la voglia di vivere", commenta Olimpia, e certamente in
parte è vero, ma per esempio a Parigi, "chez Rossini",
erano di casa Verdi, Delacroix, Dumas, Liszt, e tanti altri ancora.
Villa Passy era un salotto molto ben frequentato, certamente anche
per merito di Olimpia.
C'è dunque qualche dubbio sulla
ricostruzione della vita a Parigi, ma c'è comunque il pregio di
mostrare Rossini nella seconda parte della sua vita, che io continuo
a immaginare non sempre così triste; ci sarebbe spazio per
inventarsi qualcosa di bello, anche restando sempre legati alla
verità storica. Rossini trentenne-quarantenne che si aggira per gli
stabilimenti termali, per esempio, ricorda molto "Otto e mezzo"
di Fellini; sono anche gli anni della Bohème di Murger, e ci sono
avvenimenti storici importanti sia in Italia che in Francia.
Qualche altra notizia che nel film
manca: 1) Colbran e Rossini lasciano Parigi per il colera, è per
questo che si muovono verso Bologna. 2) Oltre a Rossini, nel film si
ascoltano musiche di Paisiello (la scena di Rafanelli) e di Paer
(duetto di Rossini bambino con la mamma) 3) Oltre a Marilyn Horne, e
al Barbiere del 1971 diretto da Claudio Abbado, ci sono brani
eseguiti dall'Accademia Musicale Italiana; ma trovare notizie precise
è molto difficile, anche perché c'è il maledetto vizio (da
ignoranti e incompetenti, me lo si lasci dire) di tagliare i titoli
di coda, dove di solito si trovano queste informazioni. 4) La prima
opera di Rossini fu "Demetrio e Polibio" 5) Olympe
Pélissier muore nel 1878, Rossini nel 1868.
Qualche notizia storica:
Marietta Marcolini, detta "la
Veronese" (perché diventò famosa nella zona di Verona), nasce
a Firenze in data incerta, verso il 1780; non si hanno sue notizie
dopo il 1819. Fu sposata con l'impresario Marcolini Caniggia da cui
ebbe il figlio Carlo che fece carriera come basso, sempre nell'opera.
Per lei Rossini scrisse cinque opere: "L'equivoco stravagante",
"Ciro in Babilonia", "La pietra del paragone",
"L'italiana in Algeri", e poi l'ultima, "Sigismondo"
nel 1814 a Venezia. La Marcolini cantò anche con Giovanni Battista
Velluti, che è stato l'ultimo castrato a cantare sul palcoscenico;
Napoleone vietò questa pratica, che rimase però nello Stato
Pontificio. Al posto dei castrati continuarono a cantare le donne,
stessa tessitura, en travesti. E' vero il dettaglio storico della
Marcolini in scena vestita da ussaro: lo racconta Stendhal nella sua
"Vita di Rossini".
Domenico Barbaja nasce a Milano nel
1777 e muore a Napoli nel 1841; gestì la Scala (in due riprese) e
poi il San Carlo di Napoli (dal 1809 al 1840), ma fu impresario anche
a Vienna (due teatri) e a Milano alla Canobbiana (oggi, o forse è
meglio dire ieri, Teatro Lirico). Si racconta che fu Barbaja a
spingere Verdi a mettere in musica il Nabucco. Dopo la Colbran,
Barbaja si consolò con un'altra cantante, la Cecconi. A Napoli c'è
ancora oggi Palazzo Barbaja, dove visse anche Rossini che vi compose
l'Otello.
Isabella Colbran, nata a Madrid nel
1785, fu attiva in Italia, dove arrivò a seguito del padre. Per lei
Rossini scrisse molte opere: dopo l'Otello ci sono "Armida",
il Mosè (nella parte di Elcia), Zoraide nel 1848 ("Ricciardo e
Zoraide"), Ermione nel 1819 a Napoli, Elena nella "Donna
del Lago" (sempre Napoli), Anna Erisso nel "Maometto II"
(Napoli), Zelmira nel 1822 a Napoli, Semiramide nel ruolo del titolo
1823 a Venezia. Muore nel 1845, nei pressi di Bologna.
Olympe Pélissier nasce a Parigi nel
1799; non è una cantante come la Marcolini e la Colbran, delle quali
era molto più giovane, ma "una modella e una cortigiana"
(così dicono le biografie) che ebbe una vita difficile da bambina,
sua madre la "vendette" a quindici anni a un nobile ed è
facile pensare che altro sia successo in precedenza. Ebbe una
relazione con il famoso pittore Horace Vernet, che la ritrasse in
"Giuditta e Oloferne", e poi con Balzac e Sue. Dal 1831 fu
compagna di Rossini, e poi sua moglie alla morte di Isabella Colbran
(a quei tempi non c'era il divorzio). Morirà nel 1878, dieci anni
dopo Rossini.
(qui sopra, i ritratti d'epoca di Marietta Marcolini e di Domenico Barbaja; qui sotto, Olympe Pélissier ritratta come Giuditta da Horace Vernet, e in un altro ritratto)(le immagini sono state prese in rete e da programmi di teatro; ringrazio chi le ha rese disponibili)
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