lunedì 26 settembre 2016

Strategia del ragno


Strategia del ragno (1970). Regia di Bernardo Bertolucci. Tratto da un racconto di Jorge Luis Borges. Sceneggiatura di Bernardo Bertolucci, Marilù Parolini, Edoardo De Gregorio. Fotografia di Vittorio Storaro e Franco Di Giacomo. Scene e costumi di Maria Paola Maino. Musiche di Giuseppe Verdi (Attila, Un ballo in maschera, Trovatore, Rigoletto), canzoni, musiche da ballo. Interpreti: Giulio Brogi, Alida Valli, Pippo Campanini, Tino Scotti, Franco Giovannelli, e brevi apparizioni di Allen Midgette e Giuseppe Bertolucci.

del film per intero ho scritto sul blog giulianocinema ; qui riporto la parte dedicata alla musica.

Il film si apre con i dipinti di Antonio Ligabue (1899-1965), che si può definire “pittore naif”: ma è una definizione molto sbrigativa e riduttiva. I dipinti di Ligabue colpiscono subito, non si dimenticano; e colpisce anche la storia personale del pittore, un “matto” innocuo di quelli di una volta, il matto del paese, sul tipo di quelli descritti da Fellini nei “Clowns”, e nel contempo un grande pittore, personalissimo, che non viene da nessuna scuola. La presenza degli animali, e delle bestie feroci, è per Ligabue una costante; nel film, la presenza del leone è parte della storia, un leone fuggito da un circo che si dice sia stato cotto e mangiato, ma anche questa forse è solo una leggenda. Personalmente (sono tutti pareri miei personali) trovo che iniziare il film con i dipinti di Ligabue sia un’ottima idea, che Ligabue sia molto meglio del Bacon di Ultimo tango, e che il film ha una decisa attinenza con i quadri di Ligabue, che cosa di preciso non saprei dire ma la somiglianza (una “tinta” verdiana) c’è di sicuro. E poi c’è la musica, che parte subito, fin dai titoli di testa, e che rivendica subito la sua importanza.
Come sempre in Bertolucci, anche per “Strategia del ragno” la musica ha una parte importante; e nel finale, è in teatro, sulle note del Rigoletto, che si compie il dramma. I titoli di coda sono però un po’ troppo sbrigativi, e non c’è l’elenco completo delle musiche che si ascoltano e mi sono dovuto un po’ arrangiare.

Gran parte delle musiche che si ascoltano sono di Verdi: il preludio all'aria di Odabella dall’opera “Attila”(1846) accompagna la prima parte del film, quasi come tema conduttore; e fa pensare che Verdi avrebbe dovuto svilupparlo a dovere, è brevissimo ma fa venire i brividi e spiace che duri così poco, nell'opera (nel film acquista grande risalto). Nel finale, molti brani dal Rigoletto (1851), il preludio, “Questa o quella”, il finale. L’incisione del Rigoletto è probabilmente quella con protagonisti il baritono Riccardo Stracciari e il tenore Dino Borgioli, molto bella, del 1930; però nel finale non è indicato con precisione, c’è scritto solo che è un disco EMI, quindi “La voce del padrone”, il che concorda con la mia ipotesi. Altre musiche verdiane del film: il “Miserere” dal Trovatore, un po’ cantato e un po’ storpiato da Pippo Campanini, introduce e accompagna il leone "da mangiare" (detto en passant, Carmelo Bene mangiò veramente un leone, anzi due, in “Storie dell’anno mille”, sceneggiato tv più o meno contemporaneo di “Strategia del ragno”: e senza nemmeno cuocerli). Molte citazioni da “Un ballo in maschera”, fin dall’inizio, per i congiurati, e per l’atmosfera complessiva che ricorda molto l’opera verdiana. Si ascolta brevemente anche l’aria del baritono, “Eri tu”, come al solito intonata da Pippo Campanini che non è un attore ma un amico di Bertolucci, esperto in gastronomia parmigiana, e che non è propriamente un cantante ma che “ha studiato da manzuolo”, come specifica lui stesso ridendo in una scena del film.
 


In alcuni momenti si ascolta una musica che mi sembra Mahler o Bruckner, come in Visconti, come in “Senso”, ma bisognerebbe riascoltare con calma. Molte sono le canzoni contadine e partigiane, mentre “Come un fior /sfiorirò /senza te”, la canta Mina, non è una canzone degli anni ’30 ma – come spiegano bene i titoli di coda, stavolta precisi - è firmata da Mina e da Augusto Martelli e si intitola (guarda caso) “Il conformista”. Le musiche per banda sono eseguite dal Concerto Cantoni di Colorno, che tornerà ancora in Novecento e in altri film di Bertolucci; qui vengono suonate Usignolo, Germana e Giovinezza, quest’ultima solo per obbligo e virata al valzer da ballo liscio.


Devo dire che queste musiche per banda non mi lasciano mai indifferente, forse è l’uso che ne fa Bertolucci, ma sia nei titoli di testa che nel finale (per tacere delle scene di ballo in Novecento) mi fanno veramente venire i brividi, come se anch’esse andassero ad attingere a qualcosa di subliminale.


Il teatro che si vede nel film, dove avviene la scena finale, è probabilmente quello di Casalmaggiore; ne riporto qui qualche immagine, dell'interno e dell'esterno.





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