Cathy Berberian (1925-1983), americana di origini armene, voce di mezzosoprano tra le più belle, è stata un'interprete di notevole importanza e di profondità non comuni. E' stata anche divertente, spiritosa, ricca di interessi, interprete tecnicamente impeccabile di un repertorio molto vasto, che lei stessa definì nel titolo di una sua serie di concerti: "Da Monteverdi ai Beatles". L'unico suo difetto fu di avere una voce bella ma non di grande volume, destino comune a tante belle voci che però non potevano competere con l'orchestra del teatro d'opera o della musica sinfonica.
Cathy Berberian è stata anche moglie
di Luciano Berio, e sua collaboratrice; la collaborazione con Luciano
Berio continuerà anche dopo la loro separazione, e sempre con ottimi
esiti. Ma per avere notizie su Cathy Berberian non c'è bisogno di
questo blog, è una figura ancora molto presente nel panorama
musicale, anche a più di trent'anni dalla sua scomparsa si continua
ancora a parlare di lei, a ricordarla con affetto e con ammirazione.
Nel cinema, Cathy Berberian è presente
con questi titoli:
- "Se l'inconscio si ribella"
di Alfredo Leonardi, con Julian Beck, 1968 (20minuti). Julian Beck e
Judith Malina furono i fondatori del Living Theatre.
- "Aprés la passion selon Sade"
di Alfredo Leonardi, 1968, con Julian Beck e Judith Malina; documenta
un testo musicato da Silvano Bussotti.
- "La vita è un romanzo" di
Alain Resnais è del 1983; è un film corale con molti interpreti,
Vittorio Gassman, Geraldine Chaplin, Fanny Ardant, Sabine Azema, e
molti altri. Nel film recitano, come attori, anche il basso Ruggero
Raimondi e Cathy Berberian.
Di Cathy Berberian esistono molti
filmati, interviste (in italiano la maggior parte delle interviste,
per nostra fortuna) e concerti, tra i quali ricordo soprattutto una
divertente versione di “Façade” di William Walton per la tv
svizzera, TSI. L’unico vero film della Berberian è “La vita è
un romanzo”, 1983, regia di Alain Resnais; un film che però non
vedo da moltissimi anni, anche perché su alcuni film esiste una
specie di censura, non dovuta ai contenuti ma alla stupidità dei
funzionari delle tv. In tv passa di tutto, anche i brutti film, ma
molti titoli importanti o interessanti sono stati letteralmente
cancellati, ed è quasi impossibile trovarli anche in rete o in dvd;
ma questo è un discorso da fare a parte, e torno a Cathy Berberian.
Sono rimasti leggendari i suoi
concerti, con titoli del tipo “Da Monteverdi ai Beatles” (da
intendersi alla lettera: con i Beatles eseguiti come se fossero
Haendel), e sono straordinarie le sue interpretazioni di "Folksongs"
di Luciano Berio, e il suo Offenbach, e tanto altro ancora. Sono
ancora oggi ineguagliate, per la bellezza del timbro e per
l’interpretazione perfetta, la sua Messaggera e la sua Speranza
nell’Orfeo di Monteverdi in disco, direttore Harnoncourt.
- Penso che la musica contemporanea
fino ad ora, con l'eccezione di pochissimi compositori, è diventata
quasi come una specie di culto religioso, qualcosa di molto serio,
fino ad essere quasi serioso (...). E non trovo che ci sia qualcosa
di disdicevole nella musica "spiritosa", perchè anche nel
Seicento c'erano dei pezzi che erano intesi di avere un pubblico che
rideva; e io cerco sempre di ritornare, se vuole, a questo spirito di
far divertire la gente.
(Cathy Berberian, intervista del 1975
alla TSI, Televisione Svizzera Italiana)
"Far divertire la gente": ma
sempre con serietà professionale, senza la superficialità e la
banalità che oggi si accoppiano alla parola divertimento. Purtroppo,
un messaggio perduto in quest'epoca in cui per "grandi artisti"
si fanno passare anche i cantanti di musica leggera, e in cui i
conduttori degli show tv e i deejay vengono definiti "concertatori".
In questo periodo di grande banalità e superficialità, non credo
proprio che ci sia spazio per una nuova Cathy Berberian; ed è
un'altra grave perdita, l'ennesima. In questo periodo storico,
l'inizio del Nuovo Millennio, sembra proprio che per le persone di
talento non ci sia spazio, sia nella musica che nella politica.
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