A casa mia nessuno si interessava di
musica, né tantomeno di opera lirica. Così ho dovuto imparare tutto
da solo, e devo dire che non me la sono cavata male; la vicinanza con
Milano e la presenza (allora, negli anni 70 e 80, ma oggi non più)
di mezzi pubblici fino a tarda ora mi hanno favorito molto. Un altro
fattore, che potrebbe sembrare negativo, mi ha invece favorito in un
altro senso: si tratta della mancanza di soldi, che mi spinse ad
acquistare le edizioni discografiche che costavano di meno. Già al
tempo del 33 giri valeva l'equazione "incisione vecchia costo
più basso"; ma nel campo operistico "incisione vecchia"
significava la Callas, significava Furtwaengler, Bruno Walter,
Rubinstein... Insomma, quasi senza volerlo mi sono ritrovato ad avere
una preparazione storica inaspettata. Il presente, cioè Claudio
Abbado, Domingo, Pavarotti, Kleiber, Mirella Freni, lo vivevo di
persona andando a teatro e nelle sale da concerto. Ma, prima, c'era
stato Stanley Kubrick.
I film di Stanley Kubrick non solo
contengono molta grande musica, ma hanno anche una costruzione
musicale (ne ho parlato per esteso sul blog giulianocinema,
soprattutto per Barry Lyndon e per Arancia meccanica), una forma
narrativa molto simile a una sinfonia o a una sonata; e poi c'era la
scelta delle musiche, non solo durante il film ma anche con i titoli
di coda: canzoni molto belle (We'll meet again, Paint it black...) o
grandi brani musicali (il Danubio blu, il tema della "follia di Spagna" nelle variazioni scritte da Haendel, il Valzer di Sciostakovic...)
ai quali era impossibile rimanere indifferenti, infatti la curiosità
sorgeva spontanea - nelle persone normali, intendo. A Stanley
Kubrick devo anche la conoscenza di Rossini, di Schubert, di Richard
Strauss, di Henry Purcell, di Haendel: il primo impatto con la grande
musica è stato per me proprio Kubrick, io quattordicenne davanti a
Odissea nello spazio (nel '72, era una ripresa al cinema) poi con
Barry Lyndon. E' per questo motivo trovo insopportabile la stupida
sciatteria di chi, in tv, taglia regolarmente i titoli di coda dei
film e dei documentari. Nei titoli di coda ci sono informazioni
importanti (le location, i nomi degli attori, le musiche...) e molti
altri registi mettono bella musica non solo nel film ma anche nei
titoli di coda - non solo Kubrick.
Prima ancora, prima di Stanley Kubrick,
da bambino avevo trovato i cartoons di Bugs Bunny e di Tom &
Jerry; anche scherzando, anche con brevi citazioni o arrangiamenti,
facevano conoscere la musica più grande. Dietro quegli arrangiamenti
e dietro quelle citazioni brevissime si intravedevano persone con
ottima cultura e di grande conoscenza musicale; i tempi comici, la
brevità e la perfezione delle storie nei cartoons Warner, erano già
una preparazione alla grande musica. Porto qui un nome solo: Carl
Stalling, curatore della parte musicale nei cartoni animati di quegli
anni. Anche a Carl Stalling devo molto, e sono qui per ringraziarlo
meglio che posso. Più tardi, a sedici o diciassette anni, fu
decisivo l'incontro con Ingmar Bergman e con "Il Flauto magico":
questo dunque era Mozart? Non me lo sarei aspettato, qualcosa di
bello e di piacevole ma anche qualcosa di profondo, di mio: la scena
dello Sprecher mi aveva colpito molto, e continua a colpirmi anche
oggi.
Dopo aver visto il film di Bergman,
cominciai a fare sul serio. La prima cosa da fare fu scaraventare via
dal tavolo tutto quello che avevo trovato fin lì sulla "musica
classica", spesso inutile e fuorviante, e poi ricominciare da
zero andando direttamente alla fonte. Se ci sono riuscito io, ci può
riuscire chiunque - così pensavo, e lo penso ancora. Oltretutto,
oggi è molto più facile di allora: io avevo Radiotre (il terzo
canale della radio), e dovevo comperare i dischi; oggi c'è youtube,
e su youtube c'è davvero molto, oggi. Due regole fondamentali: mai
fermarsi al primo ascolto (insistere) e fidarsi dei nomi che vengono
fatti, la scrematura l'ha già fatta il tempo, spesso lasciando
indietro anche compositori importanti. Poi, ognuno troverà la sua
strada e i compositori che gli sono più vicini: infatti non esiste
"la musica classica" ma esistono persone diverse che
scrivevano musica, vissuti in epoche diverse, di carattere diverso.
Ognuno con la sua personalità, anche se contemporanei: Verdi e
Wagner sono nati nello stesso anno, ma sono molto diversi fra loro.
Bisognerà fare attenzione anche alla
tv: vengono quasi sempre (non sempre, grazie al Cielo) programmati e
trasmessi pessimi allestimenti operistici che fanno solo confusione
in chi sta iniziando. Norma non è ambientata nel 1945 e Rigoletto
non nella New York di Al Capone, tanto per fare qualche esempio; e di
nazisti al tempo di Donizetti e di Verdi non ce ne erano (neanche al
tempo di Wagner, che muore nel 1883), ma vengono ormai presentati
come se Rigoletto fosse quella cosa lì, con quelle immagini lì, e
invece si tratta solo di fantasie narcisistiche di qualche regista.
Possono anche piacere, ma è comunque sempre un'ottima cosa leggersi
le didascalie originali: Norma è ambientata in un villaggio gallico
sotto l'occupazione romana, La figlia del reggimento deve mostrare
soldati francesi di inizio 800... altrimenti chi guarda non capisce
un tubo.
Tra le cose che ho spazzato via, senza
alcun rimpianto, ai miei inizi di appassionato di musica, c'erano
anche tutte le presentazioni tv che avevo visto fin lì. Avrei
salvato e recuperato, in seguito, solo le lezioni e le spiegazioni
fatte dai musicologi veri, quelli come Piero Rattalino e Roman Vlad,
per esempio, parlando di tv. L'ultimo della fila degli "spiegatori",
almeno fino ad oggi, è Elio di Elio e le Storie Tese; ma prima c'era
stato Baricco (mio coetaneo), prima ancora Antonio Lubrano, e tanti
altri e altre tutti ben intenzionati ("This is opera" su
Rai5) ma che quasi sempre cascano nello stesso errore, che è quello
di insistere sulla storia, di raccontare "la trama" (errore
in cui cadono anche quasi tutti i registi di teatro e di cinema, da
vent'anni in qua, nell'opera lirica). E' un errore perché "la
trama" può anche fare da scheletro a musiche diverse, ci si
dimentica che Rossini non è Paisiello (Il Barbiere di Siviglia),
Paisiello non è Pergolesi (La Serva Padrona), Puccini non è
Massenet (Manon Lescaut), Verdi non è Rossini (Otello)...la trama è
la stessa, ma l'opera è completamente diversa. Che si fa? Ci si
continua a raccontare la disperata storia di Violetta Valéry, la
fucilazione di Cavaradossi, la gelosia del Pagliaccio? Troppo facile,
e anche fuorviante. Ci sono cascati quasi tutti, da Lubrano a Baricco
fino ad oggi con il famoso Elio delle Storie Tese. Il mio consiglio è
di saltare tutti gli intermediari, andate direttamente alla fonte,
prendetevi i dischi e ascoltate, e se siete capaci di leggere la
partitura leggetevela, suonatevela, perché solo andando direttamente
all'origine si può capire la musica. E bisogna avere pazienza, e
costanza: non sempre ciò che non piace dopo tre minuti è da buttar
via. Io ho impiegato dei mesi per capire e farmi piacere la voce di soprano e più in generale il modo in cui cantano i cantanti d'opera, e una decina d'anni per capire Bruckner e
Mahler, ma poi non li ho più lasciati. Capita la stessa cosa con i
film tratti dai libri: se il regista e gli sceneggiatori mettono solo
la trama poi si rimane delusi, per forza di cose. La lettera
scarlatta, Moby Dick, Guerra e Pace, sono libri complessi e bisogna
tenere conto di tutto quello che ha scritto l'autore (che non è un
cretino qualsiasi, ogni tanto bisognerebbe ricordarsene - ma se tu
frequenti solo le cretinette e i cretinetti va a finire che te ne
dimentichi), perché tutto è importante nell'opera dei grandi
autori.
Va anche detto che a salvarsi è
comunque solo la Rai, radio e televisioni, perché per le altre
emittenti (cioè Mediaset, e il 99% di ciò che non è Rai) l'opera
non esiste proprio, i loro dirigenti e programmatori non sanno
nemmeno cos'è. Avevo un altro punto fermo, la tv della Svizzera
Italiana: che fino a quando è stata TSI non perdeva un colpo, oggi
che ha un altro nome si è sempre più seduta sui canoni della tv
commerciale imperante in Italia.
Il miglior consiglio per chi volesse
cominciare a conoscere l'opera e la grande musica è secondo me
questo: fare piazza pulita degli intermediari e andate diritti al
sodo, ci sono così tante registrazioni (più di un secolo) che non
serve nemmeno conoscere la musica. Dopo l'ascolto, andare a cercare
libri e podcast di musicologi veri, Massimo Mila, Rattalino, Terni,
Petazzi... Bisognerà prendere con cautela anche le varie interviste
a cantanti, direttori d'orchestra, registi ("Prima della prima",
le prove d'orchestra con commento), dove quasi tutti appaiono
autocompiaciuti, narcisisti o peggio. Nelle interviste o nei
documentari "dedicati a" finiscono per essere tutti Grandi
Artisti, o anche Grandissimi Artisti, magari Magnifici Creatori: un
po' di senso del limite sarebbe utile. Perfino un musicista davvero
grande come Riccardo Muti, nelle sue prove d'orchestra filmate,
finisce con il recitare, cercando una bella frase da ripetere allo
spettatore (non proprio come il Nerone di Ettore Petrolini, ma
quasi). Insomma, ci si guarda un po' troppo allo specchio, ed alla
lunga è una cosa stucchevole.
Io avevo a disposizione molte belle
riviste, sia per il cinema che per la musica, dove al di là del
singolo articolo o dell'opinione di chi firmava l'articolo c'erano
sempre nomi, pareri, indicazioni utili; oggi queste riviste non ci
sono quasi più, esistono uffici stampa e propaganda, la critica vera
è relegata nei blog, o in riviste che leggono solo gli appassionati
(ma così non era fino a qualche anno fa). Insomma, non è che sia
facilissimo ma - ripeto - se c'è riuscito uno come me, ci può
riuscire chiunque. Buon ascolto, e tenete duro: è come per le
camminate in montagna, le prime volte viene voglia di mollare tutto,
poi ci si appassiona e non si finirebbe più.
(piccolo quiz: quante volte appare Stanley Kubrick in questo post?)
(il signore al pianoforte è Carl Stalling)
(il signore al pianoforte è Carl Stalling)
the perfect number, i think :-)
RispondiEliminaeh no... :-)
RispondiEliminaquattro? ( sono sue le mani sulla sinfonia n.9- oltre che sugli elementi della batteria?? )
RispondiEliminaeh no, quello è Malcolm Mc Dowell. :-)
RispondiEliminaguarda bene la prima immagine in alto
La prima volta che ho visto "2001" di Kubrick sono rimasto affascinato dalle immagini, sebbene "quel" valzer è davvero indimenticabile, sembra sia stato scritto proprio per accompagnare le scene nello spazio di quel film. Ad ogni modo, "Sul bel Danubio blu" l'ho sempre associato a "2001", anche quando lo sento altrove non posso non ricollegarlo mentalmente alle scene del film. Per quanto mi riguarda, un'altra fonte d'iniziazione alla musica classica fu per me "Fantasia" della Disney. Il successivo "Fantasia 2000" mi deluse, all'epoca, ma forse oggi meriterebbe una riscoperta. Chissà, dovrei rivedermelo.
RispondiEliminaI due Fantasia li trovi su giulianocinema; il primo, quello storico, è il più visitato del blog e ne sono molto contento, per una volta sono stato utile :-)
RispondiEliminaAnche per la musica in Kubrick ho scritto molto.
Sono andato giù un po' pesantino in questo post, ma tieni conto che mi riferisco a persone ed episodi precisi... per esempio, quando scrivo "persone normali" penso ancora ai commenti dei tre compagni di classe con cui ero andato a vedere Odissea nello spazio (mi vergogno ancora per loro, dopo tutto il tempo che è passato)