sabato 11 marzo 2017

Voglio bene soltanto a te

 
Voglio bene soltanto a te! (1946) Regia di Giuseppe Fatigati. Prodotto da Guido Brignone. Scritto da (non indicato nei titoli di testa). Fotografia di Giovanni Pucci. Musiche di Donizetti, Wagner, Flotow, Meyerbeer. Canzoni di Bixio e De Curtis. Interpreti: Beniamino Gigli, Tino Scotti, Emma Gramatica, Greta Gonda, Enzo Merusi, Enrico Luzi , Adriana Sivieri, Luigi Almirante, Durata: 77minuti

Cinema sul cinema, come in "Effetto notte" di Truffaut, per questo film di Beniamino Gigli del 1946: la troupe al lavoro, le monumentali cineprese dell'epoca, il set, i cestini per il pranzo, le "giraffe" col microfono per la presa diretta, e molte trovate divertenti. Il film da girare dentro il film ha per protagonista un Grande Tenore (cioè Gigli, ma con un altro nome) che dall'alto della sua fama osserva un giro di equivoci che nasce dalla giovane attrice (Greta Gonda), una traffichina che prende in giro tutti facendo credere che possa cedere a questo o quello secondo la convenienza del momento. A un certo punto Gigli si stanca dell'andazzo e abbandona il film, ma si farà convincere dagli operai a tornare sul set. Gli operai rischiano di perdere il lavoro se il film non si farà più; e quindi il tenore cede e torna sul set, perchè è giusto fare avere lo stipendio a chi se lo è meritato.
Il personaggio di Greta Gonda è insomma quasi come quelli che farà Edwige Fenech negli anni 70 e 80: la Gonda non è bella come la Fenech e il film è molto più solido e professionale di quelli con Lino Banfi e soci, ma alla fine dei conti la storia raccontata non è molto differente. Greta Gonda, viennese, fu soubrette di varietà con Macario e Nino Taranto; nel finale assume pose scosciate da varietà triviale che per l'epoca erano decisamente ardite. Un'attrice presto dimenticata, e guardando il film si capisce bene perché ("solo il doppiaggio l'aiuta", come dice una bella battuta del film). La affianca come protagonista un altro attore dimenticato, Enzo Merusi, che è ben doppiato da Gianfranco Bellini ma è del tutto anonimo e assai improbabile sia come divo che come bello del cinema. Ci sarebbe nel cast un ottimo attore come Tino Scotti, ma è sacrificato nella parte mal scritta e la voce non è la sua, peccato. In questo film, come capitava spesso all'epoca, sono tutti doppiati. La voce di Gigli, quando non canta, è Augusto Marcacci; la voce di Greta Gonda è di Tina Lattanzi. L'attore comico toscano Enrico Luzi (doppiato da Stefano Sibaldi, la voce di Richard Basehart in "La strada" di Fellini) intepreta la caricatura del regista e sceneggiatore volenteroso ma stupido.
Si inizia con il maestro di canto che rievoca davanti alle sue allieve i successi del tenore; da qui nasce un medley di dieci minuti ben costruito che parte da una scena di un'opera in francese che non sono riuscito a identificare, seguita dal preludio del Tannhäuser di Wagner. "O Paradiso" dall'Africana di Meyerbeer vede Gigli in teatro con divinità più o meno induiste, indiani e improbabili statue di Buddha; si sfuma con "I racconti di Hoffmann" (la famosa barcarola passa velocemente in orchestra). Vediamo la sintonia della radio che si sposta, le locandine, "Una furtiva lacrima" viene interrotta e sfumata, arriva un accenno in orchestra a "La fleur" dalla Carmen di Bizet. Quindi "La favorita" (spirto gentil) in teatro, una scena con coro dalla "Martha" di Flotow in italiano (non c'è M'apparì), poi le luci al neon, e il "Lohengrin" di Wagner in scena con Gigli che canta "mercè cigno gentil". Qui termina il medley e finisce il flashback del racconto del maestro di canto. Di Wagner, Gigli canterà ancora "Winterstürme" da "Die Walküre" a 1h07, in italiano.
Ci sono poi le canzoni: quella del titolo, "Voglio bene soltanto a te", poi "Mamma" che viene dedicata qui a Emma Gramatica, che interpreta la madre di Gigli; segue "Non ti scordar di me" di Bixio presentata in teatro come se fosse un'aria d'opera (cosa che non è) e c'è spazio anche per "Lassatece passà semo romani", non cantata da Gigli però, ma da un coretto fuori campo su lo sfondo der Colosseo. Un refuso d'epoca è Donizetti scritto con due zeta nei titoli di testa; di strano c'è il fatto che nella colonna sonora non c'è niente di Verdi, Bellini, Puccini che pure erano i cavalli di battaglia di Beniamino Gigli (vederlo in "Un ballo in maschera" mi sarebbe piaciuto molto...)

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