Hadewijch (2009) Regia di Bruno Dumont.
Scritto da Bruno Dumont. Fotografia di Yves Cape. Musiche di J.S.Bach
(arrangiamenti del gruppo "La Mathilde", e un brano dalla
Passione San Matteo) e di André Caplet. Interpreti: Julie
Sokolowski, Karl Sarafidis, Yassine Salime, David Dewaele, Brigitte
Mayeux-Clerget, Michelle Ardenne, Sabrina Lechene, Marie Castelain,
Luc-François Bouyssonie. Durata: 1h40'
"Hadewijch", del francese
Bruno Dumont (nato nel 1959) è uscito nel 2009 e racconta di una
ragazza molto giovane, Céline (Julie Sokolowski) che vorrebbe farsi
monaca ma viene messa fuori dal monastero perché non mangia, esagera
con le mortificazioni, "sei la caricatura di una religiosa"
le viene detto, ed è probabilmente vero. La invitano quindi a
prendersi una pausa, "le porte per te sono sempre aperte".
Nel finale del film,
Hadewijch viene indicato dalla protagonista come "il posto dove
sono nata" il che farebbe pensare a una località precisa; una
ricerca in rete dà invece risultati diversi:
Hadewijch (fine
XII secolo – inizio XIII secolo) è stata una mistica e poetessa
fiamminga, vissuta probabilmente nel ducato di Brabante. Legata al
nascente movimento delle beghine, fu tra le principali figure della
letteratura volgare europea sviluppatasi in quel periodo. Scrisse
anche opere in prosa. (da www.wikipedia.it)
Quindi, non una località ma
probabilmente un luogo dell'anima, probabilmente il monastero stesso
e l'identificazione di Céline con la mistica brabantina.
Lasciato il monastero, vediamo quindi
Céline nella sua vita normale: è figlia di gente benestante e con
posizione sociale importante, non ha problemi economici. Incontra poi
un ragazzo della sua età, musulmano, di origine libanese; a lui dice
che si è dedicata a Cristo, ma fanno comunque amicizia; il ragazzo
le fa conoscere suo fratello maggiore, un predicatore islamico che
tiene corsi su "Dio invisibile" che è tra di noi. Dice che
la Francia è una democrazia, si vota, e quindi ognuno è
responsabile anche del male fatto al suo prossimo (anche in Libano,
per esempio) perchè mandando certe persone invece di altre nei posti
di comando si decide comunque della sorte delle persone, di quelle a
noi vicine ma anche di quelle da noi lontane fisicamente.
Insieme, i tre giovani vanno a un
concerto all'aperto con una band giovane; poi Céline da sola è in
chiesa e ascolta un brano di Johann Sebastian Bach, dalla Passione
secondo san Matteo. Il brano è il numero 51, "rendimi il mio
Signore": è l'aria che commenta il pentimento di Giuda (Matteo
27, 1-6), i trenta denari d'argento privi di ogni valore, che Giuda
getta via e che i sacerdoti non giudicano degni di far parte del
tesoro del Tempio.
La ragazza appare serena e pensosa,
rimane però molto confusa, e si suiciderebbe (come la Mouchette di
Robert Bresson) se il giovane predicatore non arrivasse a salvarla.
Il film, che dura 1h40', termina con il loro abbraccio, nell'acqua di
un fiume.
Probabilmente il modello era proprio
Bresson, soprattutto "Mouchette" e "Il diavolo
probabilmente", ma Dumont pur avendo un'ottima padronanza del
mezzo non è sempre all'altezza del soggetto e il film si perde molto
spesso in immagini un po' troppo cercate (bei panorami) e ha diversi
difetti di sceneggiatura; per esempio con la sola visione del film,
senza internet e senza wikipedia non avrei mai capito chi era
Hadewijch, e sarebbe stato un peccato. Il silenzio, poi, è tra le
cose più difficili da rendere al cinema.
Si tratta comunque di un bel film, da
conoscere.
In "Hadewijch" ci sono due
bei momenti musicali, entrambi dedicati a Johann Sebastian Bach: una
Arte della Fuga molto bella anche se quasi irriconoscibile, suonata
da cinque ragazzi molto giovani ("La Mathilde") con ritmica
tra jazz e rock e solisti fisarmonica (Elliott Simon) e sax (Julien
Jadczak), molto interessante e di piacevole ascolto; è il concerto
al crepuscolo a cui Céline va con i due fratelli libanesi. Gli altri
componenti di "La Mathilde" sono Guillaume Pera, Olivier
Boulanger e Yoan Bassinet.
Poi, in chiesa, dalla "Passione
secondo Matteo" il numero 51, "Gebt mir meinem Jesu wieder"
(il lamento di Giuda pentito: "Rendetemi il mio Gesù") con
un bel gruppo di giovani musicisti. Il gruppo è composto da tre
ragazze e due giovani uomini: due violini, viola, contrabbasso,
baritono. I loro nomi sono François Mulard (baritono), Anissa
Amrouche, Anne France Dumoulin, Benjamin Colosimo, Bérengère
Scheppler, Angélique Naccache; notevole è anche la resa dal punto
di vista visivo.
Nel finale c'è anche un brano
sinfonico di André Caplet (1878-1925), "Le Miroir de Jésus"
eseguita dall'Orchestre des Pays de Savoie, direttore Mark Foster.
(dicembre 2013)
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