venerdì 31 marzo 2017

Hadewijch


 
Hadewijch (2009) Regia di Bruno Dumont. Scritto da Bruno Dumont. Fotografia di Yves Cape. Musiche di J.S.Bach (arrangiamenti del gruppo "La Mathilde", e un brano dalla Passione San Matteo) e di André Caplet. Interpreti: Julie Sokolowski, Karl Sarafidis, Yassine Salime, David Dewaele, Brigitte Mayeux-Clerget, Michelle Ardenne, Sabrina Lechene, Marie Castelain, Luc-François Bouyssonie. Durata: 1h40'

"Hadewijch", del francese Bruno Dumont (nato nel 1959) è uscito nel 2009 e racconta di una ragazza molto giovane, Céline (Julie Sokolowski) che vorrebbe farsi monaca ma viene messa fuori dal monastero perché non mangia, esagera con le mortificazioni, "sei la caricatura di una religiosa" le viene detto, ed è probabilmente vero. La invitano quindi a prendersi una pausa, "le porte per te sono sempre aperte".
Nel finale del film, Hadewijch viene indicato dalla protagonista come "il posto dove sono nata" il che farebbe pensare a una località precisa; una ricerca in rete dà invece risultati diversi:
Hadewijch (fine XII secolo – inizio XIII secolo) è stata una mistica e poetessa fiamminga, vissuta probabilmente nel ducato di Brabante. Legata al nascente movimento delle beghine, fu tra le principali figure della letteratura volgare europea sviluppatasi in quel periodo. Scrisse anche opere in prosa. (da www.wikipedia.it)
Quindi, non una località ma probabilmente un luogo dell'anima, probabilmente il monastero stesso e l'identificazione di Céline con la mistica brabantina.


Lasciato il monastero, vediamo quindi Céline nella sua vita normale: è figlia di gente benestante e con posizione sociale importante, non ha problemi economici. Incontra poi un ragazzo della sua età, musulmano, di origine libanese; a lui dice che si è dedicata a Cristo, ma fanno comunque amicizia; il ragazzo le fa conoscere suo fratello maggiore, un predicatore islamico che tiene corsi su "Dio invisibile" che è tra di noi. Dice che la Francia è una democrazia, si vota, e quindi ognuno è responsabile anche del male fatto al suo prossimo (anche in Libano, per esempio) perchè mandando certe persone invece di altre nei posti di comando si decide comunque della sorte delle persone, di quelle a noi vicine ma anche di quelle da noi lontane fisicamente.
Insieme, i tre giovani vanno a un concerto all'aperto con una band giovane; poi Céline da sola è in chiesa e ascolta un brano di Johann Sebastian Bach, dalla Passione secondo san Matteo. Il brano è il numero 51, "rendimi il mio Signore": è l'aria che commenta il pentimento di Giuda (Matteo 27, 1-6), i trenta denari d'argento privi di ogni valore, che Giuda getta via e che i sacerdoti non giudicano degni di far parte del tesoro del Tempio.
La ragazza appare serena e pensosa, rimane però molto confusa, e si suiciderebbe (come la Mouchette di Robert Bresson) se il giovane predicatore non arrivasse a salvarla. Il film, che dura 1h40', termina con il loro abbraccio, nell'acqua di un fiume.
Probabilmente il modello era proprio Bresson, soprattutto "Mouchette" e "Il diavolo probabilmente", ma Dumont pur avendo un'ottima padronanza del mezzo non è sempre all'altezza del soggetto e il film si perde molto spesso in immagini un po' troppo cercate (bei panorami) e ha diversi difetti di sceneggiatura; per esempio con la sola visione del film, senza internet e senza wikipedia non avrei mai capito chi era Hadewijch, e sarebbe stato un peccato. Il silenzio, poi, è tra le cose più difficili da rendere al cinema.
Si tratta comunque di un bel film, da conoscere.
In "Hadewijch" ci sono due bei momenti musicali, entrambi dedicati a Johann Sebastian Bach: una Arte della Fuga molto bella anche se quasi irriconoscibile, suonata da cinque ragazzi molto giovani ("La Mathilde") con ritmica tra jazz e rock e solisti fisarmonica (Elliott Simon) e sax (Julien Jadczak), molto interessante e di piacevole ascolto; è il concerto al crepuscolo a cui Céline va con i due fratelli libanesi. Gli altri componenti di "La Mathilde" sono Guillaume Pera, Olivier Boulanger e Yoan Bassinet.
Poi, in chiesa, dalla "Passione secondo Matteo" il numero 51, "Gebt mir meinem Jesu wieder" (il lamento di Giuda pentito: "Rendetemi il mio Gesù") con un bel gruppo di giovani musicisti. Il gruppo è composto da tre ragazze e due giovani uomini: due violini, viola, contrabbasso, baritono. I loro nomi sono François Mulard (baritono), Anissa Amrouche, Anne France Dumoulin, Benjamin Colosimo, Bérengère Scheppler, Angélique Naccache; notevole è anche la resa dal punto di vista visivo.
Nel finale c'è anche un brano sinfonico di André Caplet (1878-1925), "Le Miroir de Jésus" eseguita dall'Orchestre des Pays de Savoie, direttore Mark Foster.
(dicembre 2013)


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