Don Quixote (1933)
Regia di Georg Wilhelm Pabst. Dal romanzo di Cervantes.
Sceneggiatura di Alexandre Arnoux , Paul Morand, Georg W. Pabst.
Fotografia di Nicolas Farkas e Paul Portier. Montaggio di Hans Oser.
Musiche di Jacques Ibert (con un’aria di Dargominsky). Con
Fiodor Scialiapin, Georges Dodane (Dorville), Renée Valliers, Mady
Berry, Mireille Balin, René Donnio, Jean de Limur . Durata:
73 minuti
1.
Un film dove i libri vengono
bruciati, perché ritenuti pericolosi. Se questo fosse un quiz, la
risposta più probabile e immediata sarebbe "Fahrenheit 451",
di Truffaut, tratto dal romanzo di Ray Bradbury. Invece sto parlando
di Georg Wilhelm Pabst, e del suo Don Chisciotte, un film "antico"
dei primi anni del sonoro, con uno straordinario Fiodor Scialiapin
per protagonista, e con le musiche per lui scritte da Jacques
Ibert.
Due sono le scene da antologia: la sequenza dei mulini a vento, con Scialiapin-Don Chisciotte che rimane appeso alla pala così come capiterà (ma in un altro modo) a Gregory Peck, vent'anni dopo, nel "Moby Dick" di Melville firmato da John Huston; e la sequenza finale, con il mesto ritorno a casa e la morte di Don Chisciotte.
Di questo finale, è impressionante l'interpretazione di Scialiapin, di una verità incredibile; ma Pabst fa finire il film in questo modo: dal rogo dei libri rinasce il Don Chisciotte. Ed è una sequenza commovente, girata con un trucco da poco: la pellicola viene proiettata al contrario, e dalla cenere rinasce lentamente il libro prezioso. A ordinare il rogo dei libri è stato il Duca, su suggerimento degli "amici" di Don Chisciotte: i libri sono stati la causa della sua follia e dei danni che ne sono derivati; e dunque siano puniti i libri, e non il povero gentiluomo ormai pazzo. Ma i libri sono la vita stessa di Don Chisciotte: alla vista del rogo, il Cavaliere dalla Triste Figura si sente mancare, e poco dopo muore. Solo Sancio, alla fine, riesce a capire la grandezza del suo padrone, lui che di libri non ne ha mai letto nemmeno uno...
Due sono le scene da antologia: la sequenza dei mulini a vento, con Scialiapin-Don Chisciotte che rimane appeso alla pala così come capiterà (ma in un altro modo) a Gregory Peck, vent'anni dopo, nel "Moby Dick" di Melville firmato da John Huston; e la sequenza finale, con il mesto ritorno a casa e la morte di Don Chisciotte.
Di questo finale, è impressionante l'interpretazione di Scialiapin, di una verità incredibile; ma Pabst fa finire il film in questo modo: dal rogo dei libri rinasce il Don Chisciotte. Ed è una sequenza commovente, girata con un trucco da poco: la pellicola viene proiettata al contrario, e dalla cenere rinasce lentamente il libro prezioso. A ordinare il rogo dei libri è stato il Duca, su suggerimento degli "amici" di Don Chisciotte: i libri sono stati la causa della sua follia e dei danni che ne sono derivati; e dunque siano puniti i libri, e non il povero gentiluomo ormai pazzo. Ma i libri sono la vita stessa di Don Chisciotte: alla vista del rogo, il Cavaliere dalla Triste Figura si sente mancare, e poco dopo muore. Solo Sancio, alla fine, riesce a capire la grandezza del suo padrone, lui che di libri non ne ha mai letto nemmeno uno...
Le immagini sono ancora oggi
bellissime e nitide, soprattutto quelle in esterni, che rimandano in
modo inaspettato a “Que viva Mexico” di Eisenstein e Tissé, un
film che verrà girato dieci anni dopo. Va detto anche che se
l’ultimo quarto d’ora è un capolavoro assoluto, tutto il resto è
un po’ invecchiato; avendo in casa il dvd, e dando per conosciuto
il romanzo di Cervantes, si può anche cominciare dal finale, dalla
scena dei mulini a vento.
Pabst e i suoi sceneggiatori ovviamente tagliano
molto, perché il romanzo è molto lungo e il film ne può contenere
solo una piccola parte; e rimontano il Don Chisciotte facendo in modo
che la grande scena dei mulini a vento, che nel romanzo è
all’inizio, venga a trovarsi alla fine del film, e porti alla
conclusione con il rogo dei libri e la morte del cavaliere. Direi che
si tratta di un lavoro ben fatto, soprattutto grazie alla grande
bravura tecnica e narrativa e all’interpretazione magistrale di
Scialiapin. Degli altri interpreti, molto belle le scene all’aperto
con i contadini e pastori, e gli animali; Sancio è reso molto bene
dall’attore francese Georges Dodane (in arte Dorville), gli altri
attori sono invece molto datati e anche i loro costumi sembrano
piuttosto goffi e poco adatti alle loro persone. Insomma, sembra una
recita con costumi improvvisati: ed è un peccato, perché di fianco
a un attore grandissimo come Scialiapin avremmo voluto qualcosa di
meglio, e si poteva fare.
Rivedendo il film, e ripensando al capolavoro di Cervantes, viene da pensare che forse i veri Don Chisciotte, e cioè i pazzi, siamo noi che ancora ci ostiniamo a leggere, ad informarci, ad andare dietro ai nostri sogni; o, almeno, così ci ritiene il mondo, la gente che ci circonda... Molto più facile andare dietro all'onda della superficialità, della cialtroneria dilagante, delle finte assicurazioni che tutto va bene. Anch'io, ad essere sinceri, questa sera sono scappato dalla realtà e mi sono rifugiato in un vecchio film: avevo dei pensieri tristi e un po' mi sono passati, e quindi ringrazio tutta questa gente che non è più tra di noi da un pezzo: ringrazio Pabst, ringrazio il grande cantante russo, ringrazio Jacques Ibert, e soprattutto ringrazio l'antico Cervantes.
(segue)
Rivedendo il film, e ripensando al capolavoro di Cervantes, viene da pensare che forse i veri Don Chisciotte, e cioè i pazzi, siamo noi che ancora ci ostiniamo a leggere, ad informarci, ad andare dietro ai nostri sogni; o, almeno, così ci ritiene il mondo, la gente che ci circonda... Molto più facile andare dietro all'onda della superficialità, della cialtroneria dilagante, delle finte assicurazioni che tutto va bene. Anch'io, ad essere sinceri, questa sera sono scappato dalla realtà e mi sono rifugiato in un vecchio film: avevo dei pensieri tristi e un po' mi sono passati, e quindi ringrazio tutta questa gente che non è più tra di noi da un pezzo: ringrazio Pabst, ringrazio il grande cantante russo, ringrazio Jacques Ibert, e soprattutto ringrazio l'antico Cervantes.
(segue)
Hai scritto un bel post, non posso aggiungere altro.
RispondiEliminala parte iniziale è duretta da vedere oggi... :-)
RispondiEliminaPabst dà il meglio nel finale, l'assalto al mulino e la morte di don Chisciotte sono da antologia del cinema. Di Pabst potresti sbirciare la Lulu, mica per altro, ma per Louise Brooks :-)
Che bella, anche lei. Ammetto di aver visto diversi film, anche mediocrissimi, per il solo gusto di ammirare la bella protagonista di turno. :)
RispondiEliminaPabst è un regista che non so ancora come prendere, di sicuro era grande ma ha fatto film molto belli e altri così così. Anche il Don Chisciotte alterna sequenze memorabili ad altre tirate via.
RispondiEliminaNon ho mai visto niente di lui. Ci sono dei registi di cui sento parlare da una vita ma che, in effetti, sono per me del tutto sconosciuti. Come Dreyer, che hai anche citato, ma anche Bonuel e tutti quei francesi della Nouvelle Vague. Di Bergman, che pure per me era una lacuna fino a poco tempo fa, ho visto il solo Settimo Sigillo. Sono però un tipo ottimista, sicuro di avere tutto il tempo del mondo per vedermi tutti i film e sentirmi tutti i dischi che suscitano la mia curiosità. :)
RispondiEliminaDreyer è molto difficile, ma ha girato anche Wampyr, e Giovanna d'Arco. Rispetto a non molti anni fa, hai anche youtube a disposizione, ho visto che dal 2014 in qua hanno reso disponibili moltissimi capolavori prima quasi scomparsi, e anche molti film interessanti.
RispondiElimina