“Il
pranzo di Babette” (1987) regia di Gabriel Axel, da un racconto di
Karen Blixen. Fotografia di Henning Christiansen. Musiche originali
di Per Norgard. Interpreti: Stephane Audran; Brigitte Federspiel e
Vibeke Hastrup (Martina), Bodil Kjer e Hanne Stensgaard (Philippa);
Jarl Kulle e Gudmaw Wivesson (il generale); Jean Philippe Lafont
(Papin); Bibi Andersson (signora svedese); Poul Kern (pastore) e
molti altri.
Durata: 102 minuti
Durata: 102 minuti
"Il
pranzo di Babette" è un film danese che ebbe notevole successo
alla sua uscita, e va detto che si tratta di un successo più che
meritato. Il soggetto (da un racconto di Karen Blixen) è questo:
siamo nel 1871, che in Francia è ricordato come l'anno della
Comune di Parigi. Una giovane donna, Babette Hersant, è costretta a
fuggire dopo la fine di quell'avventura piena di speranze ma che ebbe
breve durata; sappiamo che il marito e il figlio sono stati uccisi
durante la violenta repressione governativa ad opera del generale Mac
Mahon, che provocò ventimila morti e altrettante deportazioni ed
incarcerazioni. Babette, grazie all'aiuto di un amico, giunge in
Danimarca e trova rifugio in un piccolo villaggio nella casa di due
anziane sorelle, che sono figlie del pastore luterano che fu a capo
della chiesa locale e quindi molto rispettate in paese. Un po' alla
volta veniamo a conoscere la storia non solo di Babette, ma anche
quella delle due sorelle, che vediamo da giovani in numerosi
flashback. In uno di questi flashback, molto ben fatti, veniamo a
conoscere anche l'amico che ha mandato Babette dalle due sorelle: si
tratta di un cantante d'opera, un francese che frequentò a lungo la
loro casa e che poi a Parigi conobbe Babette nella sua professione di
cuoca in un ristorante di alto livello. Nel finale, per sdebitarsi
con le due sorelle, Babette preparerà un pranzo da grandi occasioni,
pagato con i suoi soldi derivanti da un'inattesa vincita a una
vecchia lotteria di quand'era a Parigi. Babette prepara un pranzo
davvero sontuoso, e per questo motivo rimane praticamente senza
soldi; resterà nel villaggio, anche perché in Francia non ha più
nessuno ad attenderla.
Per
questo film devo ringraziare l'amica Marisa che sull'altro blog me ne
ricordò l'esistenza (l'avevo visto quando era uscito ma mi ero
dimenticato della sua parte dedicata alla musica) con questo
commento: « Non ho visto citato un film per me bellissimo e in cui
l'opera ha un ruolo importante, addirittura ne segna il destino.
Parlo del “Pranzo di Babette” e del ruolo centrale del duetto Don
Giovanni-Zerlina. Tutto il film è una splendida risposta a come si
possa rifiutare la tentazione di Don Giovanni e trovare il piacere di
vivere senza sentirsi frustrati. » (Marisa Rainer, 2011)
Questo
è l'elenco delle musiche presenti nel film:
Johannes
Brahms, valzer in la bemolle Op.39 No.15, arrangiamento per
orchestra
Wolfgang Amadeus Mozart, due brani dal Don Giovanni: il duetto "Là ci darem la mano" e la breve aria di Don Giovanni "Finché han del vino / calda la testa..."
Georg Neumark, Were Nur Den Lieben Gott, su testo in danese di autore ignoto
Wolfgang Amadeus Mozart, due brani dal Don Giovanni: il duetto "Là ci darem la mano" e la breve aria di Don Giovanni "Finché han del vino / calda la testa..."
Georg Neumark, Were Nur Den Lieben Gott, su testo in danese di autore ignoto
più
diversi corali luterani che non vengono menzionati da www.imdb.com
A
livello di impressioni personali, non amo molto la cucina francese
(troppe salse, troppo elaborata) e soprattutto le cailles en
sarcophage mi hanno fatto una brutta impressione: non so se le avrei
mangiate, già il nome mi sembra sinistro ("quaglie nel
sarcofago": la pasta intorno al cadavere della quaglia simula un
sepolcro). Ma il film rimane comunque bello, e tutto sommato non credo che queste
mie impressioni "da tavola" possano essere utili a qualcuno. Di notevole, oltre
alla qualità della recitazione (molto alta) e alla bellezza della
messa in scena (location, costumi...) l'allestimento del pranzo, la
musica dai corali luterani al Don Giovanni, l'impianto storico, la
luce, e molto altro ancora.
Protagonista
è la francese Stéphane Audran, gli altri attori e attrici sono
danesi, tutte e tutti di alto livello; nel finale c'è anche Jarl
Kulle, uno degli attori preferiti di Ingmar Bergman, nei panni
dell'ex ufficiale (ora generale) che corteggiò una delle due
sorelle; nel cast anche Bibi Andersson e il francese Jean Philippe Lafont, che impersona il cantante (ospite e corteggiatore dell'altra sorella, molti anni prima).
Infine,
una curiosità da appassionati di cinema, presa da wikipedia:
"In
una breve sequenza la vedova (Lisbeth Movin) e il capitano (Preben
Lerdorff Rye) rievocano il loro amore giovanile consumato quando la
donna era già sposata. Nel 1943 gli stessi attori erano stati
protagonisti del film Dies irae di Carl Theodor Dreyer, dove
interpretavano i ruoli del figlio e della seconda moglie del pastore
innamoratisi l'uno dell'altra."
Un film che avevo cominciato a vedere un pomeriggio di qualche anno fa, credo su Raimovie; dopo dieci minuti mia figlia si è destata dal suo pisolino pomeridiano. E questo è quanto. Questo tuo post, se non altro, mi ricorda di metterlo nella lista dei film che devo vedere.
RispondiEliminaNon è nei miei film preferiti, ma piace. Ha molto di Dreyer (anche lui danese, uno dei grandi maestri del cinema) nel rigore formale e nella recitazione molto controllata. Per il resto, ubi maior... :-)
RispondiElimina...ecco...:-)
RispondiEliminaè anche un'occasione per ricordarsi di quando i generali sparavano sulla gente inerme, prima Mac Mahon poi da noi Bava Beccaris... speriamo che rimangano tempi lontani
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