lunedì 9 gennaio 2017

Stradivari (1988)

 
"Stradivari" (1988) Regia di Giacomo Battiato. Sceneggiatura di Suso Cecchi D'Amico, Sergio Jacquier, Vittorio Salerno, Ernesto Gastaldi. Fotografia di Tonino Delli Colli. Musiche di Vivaldi e di altri compositori non indicati. Interpreti: Anthony Quinn, Lorenzo, Francesco, Danny Quinn (famiglia Stradivari); Valerie Kaprisky (Francesca, prima moglie di Stradivari), Stefania Sandrelli (Antonia, seconda moglie di Stradivari) Leopoldo Trieste (Nicola Amati), David Maunsell (un frate), Norma Martelli (Megera), Nestor Garay, Iaia Forte, Antonino Iuorio, e molti altri. Durata: 110 minuti
 
Questo "Stradivari" del 1988 è un produzione per Rete4, non più mondadoriana ma già (da pochi anni) berlusconiana, e questo ne spiega la mediocrità, al di là delle buone intenzioni. Mediaset-Fininvest era infatti piena di buone intenzioni, trent'anni fa: il modello di tv era ancora alto, la BBC oppure la Rai dei tempi migliori. Si ingaggiavano grandi giornalisti (Bocca, Biagi, Montanelli...), si cercavano i grandi registi (Scola, Monicelli...), su Rete4 si trasmettevano anche tutti i concerti dalla Filarmonica della Scala, con regolarità. In questo contesto entra anche una biografia di Antonio Stradivari, ma forse con il suggerimento che i violini vi compaiano il meno possibile, mi raccomando, e che ci sia azione, una storia d'amore, altrimenti come si fa con la pubblicità? Cosa non si fa per darsi un tono, viene da dire; e non è che fosse una cosa negativa ma poi arrivò il referendum sulle televendite del 1995 e Mediaset potè dedicarsi liberamente alla sua vera natura, contaminando anche la Rai. Il risultato è quel che si vede oggi in tv, su tutte le tv.
 

Giacomo Battiato è comunque un bravo professionista e il film si fa vedere, ma anche sulla sceneggiatura c'è molto da ridire. La verità storica, e cioè la vita privata di Antonio Stradivari, è infatti noiosa come quella di JS Bach o di Giuseppe Verdi. A parte qualche esuberanza giovanile, Stradivari passò la sua vita fra casa e lavoro, o poco più: lo testimonia l'enorme mole di strumenti da lui prodotti (purtroppo a noi ne sono arrivati meno della metà, ma il catalogo completo è impressionante: più di mille strumenti, non solo violini ma liuti, tiorbe, mandolini, chitarre, viole, violoncelli, perfino contrabbassi). Qualcosa di più si poteva comunque fare: per esempio nel film mancano del tutto le documentatissime trasferte in Trentino di Antonio Stradivari per cercare il legno giusto; questo poteva essere uno spunto interessante (Werner Herzog lo avrebbe usato di sicuro), certo molto più interessante delle beghe coniugali che qui occupano più di metà della sceneggiatura e delle quali non è che a noi importi più di quel tanto, anche perché è assai probabile che siano completamente inventate.
Dai titoli di testa manca qualsiasi accenno alle fonti: una biografia, testi originali, lettere, diari? Non si sa. La sceneggiatura è opera di Suso Cecchi D'Amico, Sergio Jacquier, Vittorio Salerno, Ernesto Gastaldi; la fotografia è di Tonino Delli Colli. La musica è a cura di Franco Tamponi; il violino che si ascolta è di Salvatore Accardo (dai dischi, Accardo non compare nel film); anche sulle musiche del film si doveva dare qualche informazione in più, bastavano quelle minime. Stradivari non era un compositore, come si sa; c'è molto Vivaldi, ci sono temi famosi come la Follia di Spagna e il Ballo di Mantova, ma bisogna saperlo di persona perché nei titoli di testa e di coda non c'è nessuna indicazione, zero.

Mi sono segnato questi appunti durante la visione: 1) molto brutta la "froceria" per il sarto e per l'evirato cantore, pessime caricature. E non si vede ragione perché un sarto e un cantante debbano essere effeminati per forza, non è così che va nella vita reale. 2) interessante la visita del medico alla prima moglie di Stradivari (la povera donna morirà poco dopo): assaggia le urine, dice che avendo avuto uno sbocco di sangue non c'è bisogno di salasso o clistere ("uscendo il sangue l'organismo si è già depurato"), prescrive bagni in acqua bollente e gelata; è la medicina prima dell'Illuminismo e della Rivoluzione Francese, quella messa in ridicolo da Molière. Assaggiare le urine aveva un senso, è infatti il punto di partenza delle moderne analisi di laboratorio, ma i salassi erano pratica comune e se praticati su un corpo già indebolito potevano accelerare la morte, ma l'idea di base era che togliendo liquidi dal corpo si estraesse anche il male. 3) tra i personaggi è presente il violinista Moroni, forse una persona realmente esistita. 4) Stradivari viene nominato Gran Capitano dal re di Spagna, una corporazione devota alla Madonna. 5) la morte della prima moglie è a 1h12; Stefania Sandrelli entra in scena a 1h45 6) si dice che la prima moglie di Stradivari fu molto chiacchierata, e che Stradivari finì in galera per una notte, ingiustamente accusato dell'omicidio del di lei marito. 7) Stradivari dice che "non ci sono segreti", non è la vernice ma sono le sue mani abili a creare gli strumenti perfetti. 8) Stradivari ha molti figli, uno di loro è prete.
 

Tra i difetti del film metto anche il fatto che il racconto sia del tutto avulso, per almeno un'ora, dal suo contesto storico; ad occhio potrebbe essere il '500 come la fine del '700 e solo nell'ultima mezzora si vedono gli austriaci (milanesi, veneziani? no, todeschi e crucchi, come nei film di Lino Banfi) che scacciano gli spagnoli da Cremona; ma senza spiegare nulla di quella guerra, bastava mettere una data...
Qualche data la metto quindi io, meglio che posso: Antonio Stradivari vive fra 1644 e 1737, muore a più di novant'anni sempre lavorando; la prima moglie Francesca Ferraboschi muore nel 1698. Stradivari si risposa dopo un anno con Antonia Maria Zambelli. Francesca fu sepolta in chiesa a Cremona, cosa molto costosa come si vede nel film. Gli spagnoli dominarono Cremona dal 1546 fino alla fine del '600; nel 1701 arrivarono i francesi, nel 1707 gli austriaci.
Le immagini, curate da un maestro come Tonino Delli Colli, sono molto belle e molto ben curate; anche scene e costumi sono eccellenti. Così così gli spettacoli in teatro, belli invece quelli di piazza.


Gli attori: Stradivari è interpretato nelle sue varie età da Anthony Quinn, che è molto bravo e credibile anche se non somiglia affatto ai ritratti di Antonio Stradivari, e da suo figlio Lorenzo, al quale spetta la parte più avventurosa, quella iniziale. Nel film recitano altri due figli di Anthony Quinn: Danny (che è Francesco, figlio liutaio di Antonio) e Francesco (Alessandro Stradivari). Francesca, la prima moglie, è Valerie Kaprisky, un'attrice francese in quel periodo sulla cresta dell'onda, che qui è piuttosto brava. Antonia, la seconda moglie, è Stefania Sandrelli. Leopoldo Trieste interpreta il grande liutaio Nicola Amati, maestro di Stradivari; è una parte molto breve. David Maunsell (che recitò con Fellini nei "Clowns" e in "Prova d'orchestra") è un frate, Norma Martelli è Megera; tra gli interpreti troviamo Nestor Garay, Iaia Forte, Antonino Iuorio, tutti in piccole parti. C'è anche un'oca che gira per casa Stradivari come animale domestico, in stile Disney (l'oca vive più di vent'anni? a giudicare da questo film si direbbe di sì)

 
In conclusione, lo "Stradivari" di Giacomo Battiato va considerato come un'altra occasione persa (l'ennesima), anche se non si può dire che sia un brutto film.

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