Vite
sospese (Shining through, 1992). Scritto e diretto da David Seltzer.
Fotografia di Jan de Bont. Musica: frammento da "Tristan und
Isolde" di Richard Wagner. Interpreti: Melanie Griffith, Michael
Douglas, John Gielgud, Joely Richardson, Sylvia Syms. Durata: due
ore.
"Vite
sospese" (titolo originale "Shining through") è una
variazione sul tema di "Notorious" di Alfred Hitchcock:
l'americana che si infiltra fra i nazisti qui è Melanie Griffith,
che si finge cuoca e bambinaia a Berlino, vantando un padre berlinese
che le ha donato una padronanza perfetta della lingua tedesca, con
tanto di accento locale. E' bella e intelligente, e suscita quindi
l'interesse di un alto ufficiale nazista impersonato da Liam Neeson,
ma è innamorata (ricambiata) del suo capo, un alto ufficiale
americano del controspionaggio. Un po' il ruolo di Cary Grant in
"Notorious", ma qui l'interprete è Michael Douglas. Come
in "Notorious", lo sfondo su cui si svolge la storia è
reale ma i personaggi sono d'invenzione. Di vero nel film c'è la
località di Peenemunde, base missilistica segreta dei nazisti, e il
bombardamento dello zoo di Berlino (rappresentato da una zebra che
vaga disperata); credibile comunque la ricostruzione storica.
Nella
seconda parte di "Vite sospese" c'è una recita del
Tristano "diretta da von Karajan", della durata di circa
tre minuti, alla quale assiste anche una pianista di nome Olga Reiner
"la preferita del führer", madre della giovane donna
interpretata da Joely Richardson. Non saprei dire se c'è qualche
corrispondenza con la realtà, ma è comunque uno spunto interessante
per qualche riflessione.
Innanzitutto,
siamo a Berlino e non a Bayreuth; difficile per me identificare il
teatro, che potrebbe anche essere americano. Guardando il fermo
immagine (è una sequenza molto breve) la prima cosa che si nota è
che Karajan negli anni '40 non aveva i capelli bianchi ed era molto più giovane del direttore che si vede nel film.
Nel dettaglio, Herbert von Karajan nasce a Salisburgo nel 1908, e
morià nel 1989, vale a dire tre anni prima di questo film. Karajan è
stato uno dei più grandi direttori d'orchestra del Novecento, come
ben sanno gli appassionati di musica; quindi non perdo tempo a
raccontarne la biografia. Diresse il Tristano per festeggiare
l'Anschluss, quindi prima del periodo indicato nel film, e fu in
effetti aderente al partito nazista anche se nel 1942 sposò la sua
seconda moglie, Anita Gütermann, che era di origine ebraica; questo
gli creò problemi con i capi del partito nazista ma senza comunque
turbarne la carriera. Nel dopoguerra ebbe comunque problemi per la
sua adesione al nazismo, e fu processato; dopo un breve periodo
riprese il suo posto e fu nominato a capo della Filarmonica di
Berlino. Ironia della sorte (o forse no) Karajan alla Filarmonica di
Berlino prese il posto di Wilhelm Furtwaengler, che era molto meno
compromesso con il regime, e vinse il ballottaggio con il rumeno
Sergiu Celibidache, altrettanto grande e per niente compromesso con il regime, ma di origini zingare.
Nei
titoli di testa e di coda non c'è spazio per il nome di Richard
Wagner; scorrendo le notizie trovate su www.imdb.com riesco infine a
scoprire che la cantante che vediamo in palcoscenico per Isolde è
Janis Martin, ma non c'è il nome del direttore d'orchestra. Dato che
si tace su Wagner nei titoli, mi vendicherò come sempre omettendo
qui il nome dell'autore delle musiche per il film, del resto assai
poco interessanti. Ci sono le canzoni di Glenn Miller, scelta ovvia e
un po' scontata per un film ambientato nel periodo della seconda
guerra mondiale.
Il
film dura due ore, la prima metà piace ed è interessante, i
personaggi sono ben delineati e ben interpretati. La seconda metà è
un po' troppo inverosimile, direi davvero troppo: le continue gaffes
della protagonista, che fra l'altro brucia tutta la rete berlinese di
informatori, sono davvero grosse. Una spia così non durerebbe cinque
minuti, nel mondo reale; e anche al cinema di solito si cerca di
scrivere un po' meglio, di essere almeno un po' credibili (perfino
nei film di James Bond). Alla fine le sparano a bruciapelo e viene
trasportata per ore in condizioni critiche ma sopravvive; poi sparano
molto da vicino anche al suo uomo (Michael Douglas), due volte o
forse anche tre, però c'è il lieto fine (lietissimo) e ne siamo
tutti contenti anche perché in questo modo il film finisce e
finalmente lo spettatore può alzarsi dal divano e andare a fare
qualcosa di meglio.
Gli
attori: Michael Douglas è un alto ufficiale americano del
controspionaggio; è burbero e selvatico ma si innamora di Melanie
Griffith, di cui è il capo. John Gielgud (molto bravo, come sempre)
è l'anziano Sunflower, punto di riferimento per le spie americane in
Germania; Joely Richardson è la cordiale e simpatica nobile tedesca,
ambigua e doppiogiochista (ma alla fine si scopre che lavora solo per
il Reich). Liam Neeson è l'ufficiale nazista che si porta in casa la
Griffith, Sylvia Syms è la mamma di Melanie.
David
Seltzer è sceneggiatore prima che regista, tra i suoi film
"Dragonfly" (Il segno della libellula, film non banale e
ben diretto) e la serie horror "Omen", poi documentari per
National Geographic e molto altro, ma sempre di livello medio basso.
Questo film, girato con un ottimo cast e con protagonisti due star
che furono di grande richiamo agli inizi degli anni '90, ha avuto
più pernacchie che premi e oggi è quasi completamente dimenticato.
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