domenica 8 gennaio 2017

Vite sospese (1992)


Vite sospese (Shining through, 1992). Scritto e diretto da David Seltzer. Fotografia di Jan de Bont. Musica: frammento da "Tristan und Isolde" di Richard Wagner. Interpreti: Melanie Griffith, Michael Douglas, John Gielgud, Joely Richardson, Sylvia Syms. Durata: due ore.

"Vite sospese" (titolo originale "Shining through") è una variazione sul tema di "Notorious" di Alfred Hitchcock: l'americana che si infiltra fra i nazisti qui è Melanie Griffith, che si finge cuoca e bambinaia a Berlino, vantando un padre berlinese che le ha donato una padronanza perfetta della lingua tedesca, con tanto di accento locale. E' bella e intelligente, e suscita quindi l'interesse di un alto ufficiale nazista impersonato da Liam Neeson, ma è innamorata (ricambiata) del suo capo, un alto ufficiale americano del controspionaggio. Un po' il ruolo di Cary Grant in "Notorious", ma qui l'interprete è Michael Douglas. Come in "Notorious", lo sfondo su cui si svolge la storia è reale ma i personaggi sono d'invenzione. Di vero nel film c'è la località di Peenemunde, base missilistica segreta dei nazisti, e il bombardamento dello zoo di Berlino (rappresentato da una zebra che vaga disperata); credibile comunque la ricostruzione storica.
 


Nella seconda parte di "Vite sospese" c'è una recita del Tristano "diretta da von Karajan", della durata di circa tre minuti, alla quale assiste anche una pianista di nome Olga Reiner "la preferita del führer", madre della giovane donna interpretata da Joely Richardson. Non saprei dire se c'è qualche corrispondenza con la realtà, ma è comunque uno spunto interessante per qualche riflessione.
Innanzitutto, siamo a Berlino e non a Bayreuth; difficile per me identificare il teatro, che potrebbe anche essere americano. Guardando il fermo immagine (è una sequenza molto breve) la prima cosa che si nota è che Karajan negli anni '40 non aveva i capelli bianchi ed era molto più giovane del direttore che si vede nel film. Nel dettaglio, Herbert von Karajan nasce a Salisburgo nel 1908, e morià nel 1989, vale a dire tre anni prima di questo film. Karajan è stato uno dei più grandi direttori d'orchestra del Novecento, come ben sanno gli appassionati di musica; quindi non perdo tempo a raccontarne la biografia. Diresse il Tristano per festeggiare l'Anschluss, quindi prima del periodo indicato nel film, e fu in effetti aderente al partito nazista anche se nel 1942 sposò la sua seconda moglie, Anita Gütermann, che era di origine ebraica; questo gli creò problemi con i capi del partito nazista ma senza comunque turbarne la carriera. Nel dopoguerra ebbe comunque problemi per la sua adesione al nazismo, e fu processato; dopo un breve periodo riprese il suo posto e fu nominato a capo della Filarmonica di Berlino. Ironia della sorte (o forse no) Karajan alla Filarmonica di Berlino prese il posto di Wilhelm Furtwaengler, che era molto meno compromesso con il regime, e vinse il ballottaggio con il rumeno Sergiu Celibidache, altrettanto grande e per niente compromesso con il regime, ma di origini zingare.


Nei titoli di testa e di coda non c'è spazio per il nome di Richard Wagner; scorrendo le notizie trovate su www.imdb.com riesco infine a scoprire che la cantante che vediamo in palcoscenico per Isolde è Janis Martin, ma non c'è il nome del direttore d'orchestra. Dato che si tace su Wagner nei titoli, mi vendicherò come sempre omettendo qui il nome dell'autore delle musiche per il film, del resto assai poco interessanti. Ci sono le canzoni di Glenn Miller, scelta ovvia e un po' scontata per un film ambientato nel periodo della seconda guerra mondiale.
Il film dura due ore, la prima metà piace ed è interessante, i personaggi sono ben delineati e ben interpretati. La seconda metà è un po' troppo inverosimile, direi davvero troppo: le continue gaffes della protagonista, che fra l'altro brucia tutta la rete berlinese di informatori, sono davvero grosse. Una spia così non durerebbe cinque minuti, nel mondo reale; e anche al cinema di solito si cerca di scrivere un po' meglio, di essere almeno un po' credibili (perfino nei film di James Bond). Alla fine le sparano a bruciapelo e viene trasportata per ore in condizioni critiche ma sopravvive; poi sparano molto da vicino anche al suo uomo (Michael Douglas), due volte o forse anche tre, però c'è il lieto fine (lietissimo) e ne siamo tutti contenti anche perché in questo modo il film finisce e finalmente lo spettatore può alzarsi dal divano e andare a fare qualcosa di meglio.
 


Gli attori: Michael Douglas è un alto ufficiale americano del controspionaggio; è burbero e selvatico ma si innamora di Melanie Griffith, di cui è il capo. John Gielgud (molto bravo, come sempre) è l'anziano Sunflower, punto di riferimento per le spie americane in Germania; Joely Richardson è la cordiale e simpatica nobile tedesca, ambigua e doppiogiochista (ma alla fine si scopre che lavora solo per il Reich). Liam Neeson è l'ufficiale nazista che si porta in casa la Griffith, Sylvia Syms è la mamma di Melanie.
David Seltzer è sceneggiatore prima che regista, tra i suoi film "Dragonfly" (Il segno della libellula, film non banale e ben diretto) e la serie horror "Omen", poi documentari per National Geographic e molto altro, ma sempre di livello medio basso. Questo film, girato con un ottimo cast e con protagonisti due star che furono di grande richiamo agli inizi degli anni '90, ha avuto più pernacchie che premi e oggi è quasi completamente dimenticato.


 

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