"Vento di primavera" è un film del 1959 che ha per protagonista il tenore Ferruccio Tagliavini; è a colori, dura quasi due ore e probabilmente aveva qualche ambizione quando fu progettato, ma visto oggi si rivela come un fotoromanzone molto convenzionale. Anche Tagliavini è utilizzato male, ci sono pochissime riprese in teatro e fasulle nell'aspetto, con tante canzoni e poca musica, molti spezzoni, qualche aria appena accennata, quasi nulla si ascolta per intero.
Si tratta di una coproduzione italo-bavarese con attori italiani e tedeschi, girato in Eastmancolor a pieni colori (tipo Ferrania, per chi si ricorda le pellicole fotografiche degli anni '40 e '50). Il film a tratti diventa quasi una cartolina da Roma, con panorami, scorci, il Colosseo, Frascati, e molto altro ancora; sotto questo aspetto ha un suo interesse documentario, anche se va detto che nel 1959 Roma a colori era già più che documentata. La regia è divisa a metà fra Giulio Del Torre e A.M. Rabenalt (indicato con le sole iniziali nei titoli); il soggetto è di Aldo De Benedetti con Gina Falckenberg Del Torre.
La giovane tedesca Elisabeth (Sabine Bethmann) trova un impiego a Roma dove conosce il grande amore della sua vita, un ingegnere tedesco impiegato nella stessa ditta; però lui ha una relazione con una soubrette (Lauretta Masiero) che alla notizia del fidanzamento lo lascia senza patemi ma poi, perfida, si vendica facendo credere alla giovane tedesca chissà che cosa. Lei, sconvolta, torna a Berlino; dove però, complice un bambino con cui fa amicizia, figlio del grande e famoso tenore, si sposerà con Ferruccio Tagliavini, che nel film è presentato come vedovo. Da qui inizia una vita da sogno, ma poi durante una tournée tornano a Roma e lei reincontra il grande amore, l'ingegnere; i due si spiegano e la tentazione di ricominciare è forte ma alla fine lei rimane in famiglia, con il marito tenore e con il bambino, rinunciando alla fuga d'amore. Sipario. Tutto questo sulle note di "Non ti scordar di me" (che non è "Tu che m'ha preso il cuor" di Lehar, mi sono sbagliato per tutto il film ma gli arrangiamenti canzonettistici italiani si somigliano tutti). Il vero protagonista è il bambino di sei anni, che è Massimo Giuliani qui in versione mostriciattolo sdolcinato (I'm sorry) ma già somigliantissimo all'attore e doppiatore come sarà da adulto.
Gli attori tedeschi, oltre a Sabine Bethmann, si chiamano Erich Winn e Rudolf Vogel, e tutti e tre sono abbastanza inespressivi. Nel cast italiano, oltre a Lauretta Masiero (attrice brillante in teatro, e in quel periodo famosissima per le sue apparizioni in tv) che da splendida seduttrice quarantenne inizia il film in bikini ma verrà poi lasciata per la ventenne tedesca, c'è anche Valeria Fabrizi, altra attrice importante in teatro (dove in quegli anni interpretava la Cleopatra di Shakespeare). Tagliavini somiglia molto a Pavarotti nei primi piani, è doppiato da Giuseppe Rinaldi e canta quasi solo canzoni molto banali, direi scontate: Torna a Surriento, Volare di Modugno (che era una novità, nel '59), eccetera, compresa la ninna nanna al figliuolo. Ascoltiamo anche frammenti da Bellini (Sonnambula), Donizetti (Elisir d'amore), Meyerbeer (O Paradiso, da "L'Africana"). In definitiva, un film deludente ma onesto, che si lascia guardare. Belli soprattutto gli scorci romani, l'appartamento con terrazza panoramica, gli esterni. Regia diligente, da sufficienza. Una curiosità: tutti gli attori e le attrici sono doppiati, praticamente nessuno nel film parla con la propria voce, italiane e italiani compresi.
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