Don Quixote (1933)
Regia di Georg Wilhelm Pabst. Dal romanzo di Cervantes.
Sceneggiatura di Alexandre Arnoux , Paul Morand, Georg W. Pabst.
Fotografia di Nicolas Farkas e Paul Portier. Montaggio di Hans Oser.
Musiche di Jacques Ibert (con un’aria di Dargominsky). Con
Fiodor Scialiapin, Georges Dodane (Dorville), Renée Valliers, Mady
Berry, Mireille Balin, René Donnio, Jean de Limur . Durata:
73 minuti
2.
In Cervantes c'è molta
musica. Don Chisciotte stesso suona e canta in più di un'occasione:
ecco come ce lo descrive Cervantes.
CAPITOLI XLIV-XLVI
Della strana avventura
che nel castello accadde a don Chisciotte
(...) Arrivate le
undici di sera, don Chisciotte trovò una vihuela nella sua stanza.
La provò, aprì la grata e sentì che camminava gente nel giardino.
Dopo avere percorso con le dita i tasti della vihuela e averla
accordata come meglio seppe, sputò e tossì, quindi, con una voce un
po' roca ma intonata. cantò la seguente romanza che egli stesso
aveva composta quel giorno:
Romance: Soglion le
forze d'amore - Antonio de Ribera / Cervantes
Soglion le forze
d'amore fare impazzire le anime (....)
(eccetera.)
La vihuela è un antico
strumento ad arco, uno degli antenati del violino e del violoncello;
va ricordato che Cervantes visse fra il 1500 e il 1600 (morì nel
1616, come Shakespeare). Così la definisce la Garzantina: «la
vihuela è un antico strumento cordofono spagnolo, distinto nei due
tipi “de arco” e “de mano”. Con la definizione “vihuela de
arco” nei secoli XIII-XV si indicava la “viella” medievale
(fibula) mentre nel secolo XVI diventò sinonimo di “viola da
gamba”. La “vihuela de mano” invece, nata probabilmente alla
fine del ‘400, a corde pizzicate e su fondo piatto (fino a sei
corde, di cui cinque doppie) ebbe larga diffusione presso la società
elegante spagnola, dove raggiunse una notorietà pari a quella che
ebbe il liuto in altri paesi europei (...)»
Nella colonna sonora del
film si ascoltano però soltanto strumenti moderni, dato che la
musica fu composta per l’occasione da Jacques Ibert (francese,
1890-1962). Ibert è un ottimo compositore, e sono molto belle le sue
canzoni (in tedesco sarebbero “lieder”) composte per il film e
cantate da Scialiapin. I testi sono del poeta francese Alexandre
Arnoux (1884-1973) che penso che siano ancora sotto copyright; perciò
ne riporto solo uno, quello finale della morte di Don Chisciotte: chi
ha visto il film e ha ascoltato Scialiapin capirà perché.
Chanson de la mort de Don Quichotte
Musica di Jacques
Ibert, testo di Alexandre Arnoux (1884-1973)
Ne pleure
pas Sancho, ne pleure pas, mon bon...
Ton maître
n'est pas mort,
il n'est
pas loin de toi :
Il vit
dans une île heureuse
Où tout
est pur et sans mensonges,
Dans l'île
enfin trouvée
où tu
viendras un jour...
Dans l'île
désirée,
o mon ami Sancho!
Les livres sont brûlés
et font un
tas de cendres;
Si tous
les livres m'ont tué
il suffit
d'un pour que je vive.
Fantôme
dans la vie,
et réel
dans la mort :
tel est
l'étrange sort
du pauvre
Don Quichotte.
Per le musiche di questo
film fu in origine contattato Maurice Ravel, che scrisse tre canzoni
ancora oggi nel repertorio dei maggiori cantanti; poi fu scelto Ibert
ma non so bene come siano andate le cose, e d'altra parte oggi
sarebbe poco più di una curiosità. Le tre canzoni di Ravel sono
state registrate molte volte, probabilmente l’interpretazione di
riferimento è quella del baritono francese Gérard Souzay. A me
piacciono moltissimo, anche per i testi, e a dire il vero ci sono
molto affezionato perché si tratta di uno dei miei primissimi
ascolti, quelli che mi fecero decidere ad esplorare il pianeta della
vocalità operistica. Le canzoni di Ibert, quelle che ascoltiamo nel
film cantate da Scialiapin, sono sempre molto belle; ma va detto che
Ibert era un “soltanto” un ottimo compositore, mentre la musica
di Ravel appartiene alle sfere celesti.
Nel film si ascolta anche
un’aria di Aleksandr Dargominskij (1813-1869), probabilmente scelta
da Scialiapin stesso: si intitola “Sierra Nevada”.
Dato che è Cervantes
stesso a far interpretare molta musica a Don Chisciotte, non stupisce
quindi, al di là della statura dell'interprete (un Don Chisciotte
così perfetto che rende difficile immaginarsene un altro) che per il
film di Pabst sia stato scelto un grande e famoso cantante, il russo
Fiodor Scialiapin, nato a Kazan nel 1873 e morto a Parigi nel 1938,
cinque anni dopo l’uscita di questo film. Di Scialiapin, grande
basso operistico, si diceva che in quel periodo (cent'anni fa) lui,
Titta Ruffo ed Enrico Caruso fossero i padroni di New York: nel senso
che i loro ingaggi erano così elevati che avrebbero ben potuto
comperarsene una parte cospicua. I suoi dischi, così come quelli di
Caruso, diedero grande impulso alla nascente industria fonografica;
ascoltati oggi, rivelano una voce splendida e seducente ma anche un
interprete molto approssimativo; lo stesso discorso vale per Enrico
Caruso. La cosa non deve sorprendere: quando l’opera era una cosa
viva capitava spesso che i cantanti d’opera si prendessero molte
libertà, alle volte approvate dagli stessi compositori, alle volte
no. Il Filippo II di Verdi (dall’opera “Don Carlos”) che
ascoltiamo nelle registrazioni di Scialiapin si può definire per
metà di Verdi e per metà opera del cantante stesso, e si tratta
probabilmente di incisioni fatte in maniera poco professionale, ma
quelli erano i tempi e questi documenti sono comunque preziosi.
Le foto di scena di
Scialiapin, in teatro, sono impressionanti in ogni ruolo interpretato; e i resoconti delle sue apparizioni
sul palcoscenico lo sono ancora di più. Del resto, guardando questo
suo “Don Chisciotte” non si fatica a credere a questi racconti:
il vero Scialiapin, nella sua vita quotidiana, non assomigliava
affatto al Cavaliere Errante di Cervantes, nel film invece
l’identificazione è totale, indimenticabile e perfetta. Il vero
Scialiapin era un uomo alto e
robusto, un bel tipo di russo così come siamo abituato ad
immaginarci i russi; e nel film ogni tanto si intravvede questa sua
robustezza fisica, ma l’interpretazione e il trucco sono talmente
perfetti che si ha l’impressione di avere davanti il vero Don
Chisciotte, e non un attore che lo recita.
PS 1: la trascrizione dei
nomi russi, scritti nell’alfabeto cirillico, è sempre una cosa che
mi mette in seria difficoltà. Ho scelto la vecchia trascrizione
italiana, Scialiapin (con l’accento sulla seconda a, Scialiàpin),
per mia comodità personale; ma chi volesse cercare informazioni può
scegliere tra Féodor Chaliapine (alla francese: così compare nei
titoli di testa del film), Shalyapin, Schaljapin, e quant’altro
ancora. Avrei potuto usare la trascrizione ufficiale, scientifica, ma
richiede caratteri appositi che non tutti i computer riescono a
leggere.
PS 2: le musiche originali
citate nel libro di Cervantes sono state pubblicate pochi anni fa,
per festeggiare i 400 anni del libro, in una bella edizione, due cd
con un libro accluso. Ne riporto i dati per chi volesse cercarla:
Hesperion XXI direttore Jordi Savall, cd AliaVox AVSA 9843.
(segue)
Nessun commento:
Posta un commento