Callas forever (2002) Regia di Franco
Zeffirelli. Scritto da Martin Sherman e Franco Zeffirelli. Fotografia
di Ennio Guarnieri. Musica di Puccini, Bizet, Verdi, e altro.
Interpreti: Fanny Ardant, Jeremy Irons, Joan Plowright, Gabriel Garko
Durata: 1h40'
"Callas forever" di Franco
Zeffirelli è un film d'invenzione, non una biografia (come spiegò a
suo tempo lo stesso Zeffirelli) ma un racconto libero basato però su
ricordi e suggestioni personali. A impersonare Maria Callas è Fanny
Ardant, mentre a Jeremy Irons tocca un personaggio d'invenzione, un
manager di spettacoli musicali di ogni genere (il film comincia con
la musica di un gruppo di punk-rock) che è però amico intimo di
Maria Callas. Siamo nel 1977, sta per nascere l'industria della
registrazione casalinga (videocassette) e il manager vuole proporre a
Maria Callas un'idea rivoluzionaria: fare dei film d'opera con lei
come attrice ma usando come sonoro la voce della cantante nei suoi
tempi migliori. Questo è il soggetto scritto e pensato da
Zeffirelli: nella realtà, il 1977 è l'ultimo anno di vita di Maria
Callas. Nata nel 1923 a New York, Maria Callas ebbe il suo periodo
d'oro negli anni '50, e si ritirò dalle scene molto presto, nel 1965
poco dopo aver compiuto i quarant'anni. La sua ultima tournée è del
1973, una serie di concerti di canto in Giappone in duo con l'amico
Giuseppe Di Stefano. A questa tournée giapponese si fa cenno nel
film, ma senza mai nominare Di Stefano e immaginando che sia stata
curata dal manager interpretato nel film da Jeremy Irons.
Il personaggio affidato a Jeremy Irons
è con ogni evidenza lo stesso Zeffirelli, anche se ben mascherato
sotto le sembianze del manager; ed è più che probabile che una
parte dei dialoghi siano veri ricordi di Zeffirelli. Dialoghi e
dettagli sicuramente importanti per Zeffirelli, ma non direi che
siano essenziali per definire Maria Callas. Joan Plowright,
importante attrice inglese di teatro (spesso diretta da Zeffirelli a
Londra) interpreta un altro personaggio ripreso in parte dal vero, la
giornalista di gossip che fu amica di molti divi e che qui vediamo
confidente sia del manager che di Maria Callas. Dato che si tratta di
un film in gran parte d'invenzione, penso che sia inutile soffermarsi
su ogni singola scena; da parte mia non ho potuto evitare di notare
che si glissa sempre sul nome di Meneghini, primo marito di Maria
Callas. Questo è un peccato tipico di Zeffirelli e un difetto non
solo di questo film ma delle biografie della Callas in genere:
l'imprenditore veronese Meneghini non era certamente un personaggio
da jet set ma meriterebbe maggiore attenzione, perché il periodo
migliore di Maria Callas è legato proprio al periodo del matrimonio
con Meneghini. Alla Callas, nel film, si fa dire: "mi sono
chiamata in vari modi, Maria Kalogeropoulos, Maria Callas, e ora..."
Ma nelle locandine del periodo d'oro, se si va a vedere, c'è sempre
scritto "Maria Meneghini Callas".
Il vero nome di Maria, all'anagrafe,
era Maria Kalogeropoulos; il padre, a New York, lo abbreviò in
Kalos, che nella pronuncia americana somiglia molto a Callas. Ci
sarebbe molto da dire su Maria Callas e sulla sua importanza nella
storia della vocalità, ma di tutto questo (cioè delle cose più
importanti) nel film non si fa cenno, si prende la Callas quasi soltanto come
diva e come personaggio mondano, e quindi non mi sembra il caso di
approfondire, prendiamo il film così come è, senza porci troppe
domande.
Alla prima apparizione di Fanny Ardant, dopo l'inizio in
chiave punk-rock, l'illusione è quasi perfetta, sembra davvero di
vedere Maria Callas. Poi però l'attrice si toglie gli occhiali e
torna ad essere Fanny Ardant: che è comunque molto brava, ma alla
lunga il gioco non regge. Nella parte musicale si ascoltano Puccini
(Butterfly, Gianni Schicchi, Tosca, Manon), Bellini (Norma), Bizet
(Carmen), Verdi ("libiamo", dalla Traviata) e si fa cenno
alla Medea di Cherubini, ma non mi sembra che se ne ascolti la
musica. A fare la parte del leone è la Carmen di Bizet, che vediamo
in lunghe riprese filmate con l'ipotetica Maria Callas (cioè Fanny
Ardant pettinata come la Callas) che si impegna a recitarla prendendo
anche lezioni di flamenco. La colonna sonora è quella della famosa
registrazione in studio del 1964, direttore Georges Pretre, con il
tenore Nicolai Gedda al fianco della vera Callas; come si dice anche
nel film, la Carmen non fu mai interpretata in teatro da Maria Callas
e questa è la sua ultima incisione di un'opera completa. Un anno
dopo, con Tosca a Londra, Maria Callas avrebbe chiuso la sua carriera
in palcoscenico.
Nel film si ascoltano le registrazioni
più famose di Maria Callas, quelle con direttori Serafin, Giulini,
De Sabata; l'aria dalla Manon di Puccini è interpretata dal tenore
Nicola Rossi Giordano, che doppia l'attore Gabriel Garko. Justino
Diaz è la voce di Escamillo e lo si vede anche di persona, come
Scarpia, nella sequenza recitata da "Tosca". La parte
rock-punk è affidata ai Clash e a Joe Strummer; il gruppo
immaginario viene chiamato "Bad Dreams".
Oltre a non nominare mai né Meneghini
né Di Stefano (eccetera), Zeffirelli evita con cura il minimo
accenno a Pier Paolo Pasolini, che fu molto amico di Maria Callas e
che la diresse come attrice nel 1970 nel film "Medea". Gli
altri attori sono spesso dei fotomodelli, o trattati come tali; Fanny
Ardant è brava e riesce ad essere credibile anche senza somigliare
alla vera Callas; Jeremy Irons recita con professionalità ma il
personaggio rischia sempre di sembrare un po' troppo farlocco; direi
che lo aiuta molto l'essere doppiato da Giancarlo Giannini. Infine,
per chi fosse curioso, l'autista di Maria Callas si chiamava davvero
Ferruccio; e non può mancare (è un film di Zeffirelli!) la scenetta
sui sindacati come causa di ogni male (davvero un peccato che non la
si possa infilare anche nell'Otello e nella Traviata).
Per quanto mi riguarda, nell'accingermi
a guardare "Callas forever" ho pensato a cosa dovevano
sopportare i critici cinematografici di professione, che dovevano
vedersi tutti i film che uscivano, ma proprio tutti. Circolano tante
storie sui critici cinematografici, compresa quella su Totò snobbato (Totò aveva un enorme successo di pubblico, i suoi film erano facilmente comprensibili da tutti e non aveva bisogno delle recensioni; e soprattutto di Totò uscivano tre o quattro film all'anno: cosa dire, ancora, dopo il primo e il secondo?) ma ogni tanto bisognerebbe
provare a mettersi nei loro panni: io l'ho fatto decidendo di
cominciare questo blog, molto spesso mi sono trovato davanti a film
che non avevo voglia di vedere e che di mio non avrei mai guardato, e
"Callas forever" è uno di questi. Però, alla fine,
qualcosa si finisce sempre per imparare e Zeffirelli è pur sempre un
signor professionista del cinema; e, soprattutto, nessuno mi ha
obbligato ad aprire questo blog. "L'ho voluto, mio danno".
PS: Questo film circola sulle reti
mediaset, trasmesso in modo indecente, con l'immagine deturpata da
scritte in alto su cosa c'è la sera (della serie "per adesso
beccatevi questa sbobba, ma stasera, wow, c'è I Dieci Comandamenti di
Cecil B. De Mille!!!"), con il logo mediaset enorme nell'angolo
opposto, le interruzioni pubblicitarie di mezz'ora ogni quarto d'ora
con in mezzo il tg e il meteo, eccetera. Ma, per una volta, non c'è
da lamentarsi: Zeffirelli è ed è stato uno pretoriani di
Berlusconi, questa deriva indecente è stata da lui largamente
approvata, se si fa scempio dei suoi film Zeffirelli se l'è cercata
e meritata, a differenza di Fellini o di Bolognini.
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