martedì 23 maggio 2017

Callas forever (Zeffirelli)


 
Callas forever (2002) Regia di Franco Zeffirelli. Scritto da Martin Sherman e Franco Zeffirelli. Fotografia di Ennio Guarnieri. Musica di Puccini, Bizet, Verdi, e altro. Interpreti: Fanny Ardant, Jeremy Irons, Joan Plowright, Gabriel Garko Durata: 1h40'

"Callas forever" di Franco Zeffirelli è un film d'invenzione, non una biografia (come spiegò a suo tempo lo stesso Zeffirelli) ma un racconto libero basato però su ricordi e suggestioni personali. A impersonare Maria Callas è Fanny Ardant, mentre a Jeremy Irons tocca un personaggio d'invenzione, un manager di spettacoli musicali di ogni genere (il film comincia con la musica di un gruppo di punk-rock) che è però amico intimo di Maria Callas. Siamo nel 1977, sta per nascere l'industria della registrazione casalinga (videocassette) e il manager vuole proporre a Maria Callas un'idea rivoluzionaria: fare dei film d'opera con lei come attrice ma usando come sonoro la voce della cantante nei suoi tempi migliori. Questo è il soggetto scritto e pensato da Zeffirelli: nella realtà, il 1977 è l'ultimo anno di vita di Maria Callas. Nata nel 1923 a New York, Maria Callas ebbe il suo periodo d'oro negli anni '50, e si ritirò dalle scene molto presto, nel 1965 poco dopo aver compiuto i quarant'anni. La sua ultima tournée è del 1973, una serie di concerti di canto in Giappone in duo con l'amico Giuseppe Di Stefano. A questa tournée giapponese si fa cenno nel film, ma senza mai nominare Di Stefano e immaginando che sia stata curata dal manager interpretato nel film da Jeremy Irons.
 
Il personaggio affidato a Jeremy Irons è con ogni evidenza lo stesso Zeffirelli, anche se ben mascherato sotto le sembianze del manager; ed è più che probabile che una parte dei dialoghi siano veri ricordi di Zeffirelli. Dialoghi e dettagli sicuramente importanti per Zeffirelli, ma non direi che siano essenziali per definire Maria Callas. Joan Plowright, importante attrice inglese di teatro (spesso diretta da Zeffirelli a Londra) interpreta un altro personaggio ripreso in parte dal vero, la giornalista di gossip che fu amica di molti divi e che qui vediamo confidente sia del manager che di Maria Callas. Dato che si tratta di un film in gran parte d'invenzione, penso che sia inutile soffermarsi su ogni singola scena; da parte mia non ho potuto evitare di notare che si glissa sempre sul nome di Meneghini, primo marito di Maria Callas. Questo è un peccato tipico di Zeffirelli e un difetto non solo di questo film ma delle biografie della Callas in genere: l'imprenditore veronese Meneghini non era certamente un personaggio da jet set ma meriterebbe maggiore attenzione, perché il periodo migliore di Maria Callas è legato proprio al periodo del matrimonio con Meneghini. Alla Callas, nel film, si fa dire: "mi sono chiamata in vari modi, Maria Kalogeropoulos, Maria Callas, e ora..." Ma nelle locandine del periodo d'oro, se si va a vedere, c'è sempre scritto "Maria Meneghini Callas".

 
Il vero nome di Maria, all'anagrafe, era Maria Kalogeropoulos; il padre, a New York, lo abbreviò in Kalos, che nella pronuncia americana somiglia molto a Callas. Ci sarebbe molto da dire su Maria Callas e sulla sua importanza nella storia della vocalità, ma di tutto questo (cioè delle cose più importanti) nel film non si fa cenno, si prende la Callas quasi soltanto come diva e come personaggio mondano, e quindi non mi sembra il caso di approfondire, prendiamo il film così come è, senza porci troppe domande.
Alla prima apparizione di Fanny Ardant, dopo l'inizio in chiave punk-rock, l'illusione è quasi perfetta, sembra davvero di vedere Maria Callas. Poi però l'attrice si toglie gli occhiali e torna ad essere Fanny Ardant: che è comunque molto brava, ma alla lunga il gioco non regge. Nella parte musicale si ascoltano Puccini (Butterfly, Gianni Schicchi, Tosca, Manon), Bellini (Norma), Bizet (Carmen), Verdi ("libiamo", dalla Traviata) e si fa cenno alla Medea di Cherubini, ma non mi sembra che se ne ascolti la musica. A fare la parte del leone è la Carmen di Bizet, che vediamo in lunghe riprese filmate con l'ipotetica Maria Callas (cioè Fanny Ardant pettinata come la Callas) che si impegna a recitarla prendendo anche lezioni di flamenco. La colonna sonora è quella della famosa registrazione in studio del 1964, direttore Georges Pretre, con il tenore Nicolai Gedda al fianco della vera Callas; come si dice anche nel film, la Carmen non fu mai interpretata in teatro da Maria Callas e questa è la sua ultima incisione di un'opera completa. Un anno dopo, con Tosca a Londra, Maria Callas avrebbe chiuso la sua carriera in palcoscenico.
Nel film si ascoltano le registrazioni più famose di Maria Callas, quelle con direttori Serafin, Giulini, De Sabata; l'aria dalla Manon di Puccini è interpretata dal tenore Nicola Rossi Giordano, che doppia l'attore Gabriel Garko. Justino Diaz è la voce di Escamillo e lo si vede anche di persona, come Scarpia, nella sequenza recitata da "Tosca". La parte rock-punk è affidata ai Clash e a Joe Strummer; il gruppo immaginario viene chiamato "Bad Dreams".

 
Oltre a non nominare mai né Meneghini né Di Stefano (eccetera), Zeffirelli evita con cura il minimo accenno a Pier Paolo Pasolini, che fu molto amico di Maria Callas e che la diresse come attrice nel 1970 nel film "Medea". Gli altri attori sono spesso dei fotomodelli, o trattati come tali; Fanny Ardant è brava e riesce ad essere credibile anche senza somigliare alla vera Callas; Jeremy Irons recita con professionalità ma il personaggio rischia sempre di sembrare un po' troppo farlocco; direi che lo aiuta molto l'essere doppiato da Giancarlo Giannini. Infine, per chi fosse curioso, l'autista di Maria Callas si chiamava davvero Ferruccio; e non può mancare (è un film di Zeffirelli!) la scenetta sui sindacati come causa di ogni male (davvero un peccato che non la si possa infilare anche nell'Otello e nella Traviata).
Per quanto mi riguarda, nell'accingermi a guardare "Callas forever" ho pensato a cosa dovevano sopportare i critici cinematografici di professione, che dovevano vedersi tutti i film che uscivano, ma proprio tutti. Circolano tante storie sui critici cinematografici, compresa quella su Totò snobbato (Totò aveva un enorme successo di pubblico, i suoi film erano facilmente comprensibili da tutti e non aveva bisogno delle recensioni; e soprattutto di Totò uscivano tre o quattro film all'anno: cosa dire, ancora, dopo il primo e il secondo?) ma ogni tanto bisognerebbe provare a mettersi nei loro panni: io l'ho fatto decidendo di cominciare questo blog, molto spesso mi sono trovato davanti a film che non avevo voglia di vedere e che di mio non avrei mai guardato, e "Callas forever" è uno di questi. Però, alla fine, qualcosa si finisce sempre per imparare e Zeffirelli è pur sempre un signor professionista del cinema; e, soprattutto, nessuno mi ha obbligato ad aprire questo blog. "L'ho voluto, mio danno".

 
PS: Questo film circola sulle reti mediaset, trasmesso in modo indecente, con l'immagine deturpata da scritte in alto su cosa c'è la sera (della serie "per adesso beccatevi questa sbobba, ma stasera, wow, c'è I Dieci Comandamenti di Cecil B. De Mille!!!"), con il logo mediaset enorme nell'angolo opposto, le interruzioni pubblicitarie di mezz'ora ogni quarto d'ora con in mezzo il tg e il meteo, eccetera. Ma, per una volta, non c'è da lamentarsi: Zeffirelli è ed è stato uno pretoriani di Berlusconi, questa deriva indecente è stata da lui largamente approvata, se si fa scempio dei suoi film Zeffirelli se l'è cercata e meritata, a differenza di Fellini o di Bolognini.

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