Rapsodia satanica (1914). Regia di Nino
Oxilia. Soggetto di Alberto Fassini (Alfa) e Fausto Maria Martini.
Fotografia di Giorgio Ricci. Musica di Pietro Mascagni. Trasmesso
dalla TSI, Televisione Svizzera Italiana, nel 1983, in collaborazione
con Cineteca Svizzera di Losanna, Cineteca Nazionale di Milano,
Cineteca Comunale di Bologna. Orchestra RTSI (Radio Tv Svizzera
Italiana) direttore Bruno Moretti, anno 1983. Interpreti: Lyda
Borelli (Alba d'Oltrevita), André Habay (Tristano), Giovanni Cini
(Sergio), Ugo Bazzini (Mephisto) Durata: 45 minuti circa
"Rapsodia satanica", una
versione del Faust al femminile, è un film del 1914 passato alla
storia del cinema per avere avuto, nella sua prima proiezione, musica
scritta appositamente da Pietro Mascagni. Mascagni non è stato però
il primo musicista importante a scrivere per il cinema, già nel 1908
c'era stato Camille Saint-Saens, per un film francese. La cosa può
stupire, dato che il cinema sonoro comincia dal 1928-29, ma gli
appassionati di cinema sanno bene che il cinema muto era sempre
accompagnato da musica, fin dagli inizi. Dire "il cinema muto"
e intenderlo come la proiezione di un film nel silenzio assoluto è
una banalità che circola ancora oggi, così banale da sembrare quasi
scontata; e invece il cinema prima dell'invenzione del sonoro
conteneva molta musica, suonata dal vivo con piccoli complessi, con
il solo pianoforte, o con un'intera orchestra nelle grandi sale
cinematografiche. Perfino nei primissimi anni del cinema, alla fine
dell'Ottocento, esistevano accanto al proiezionista dei banditori che
leggevano le didascalie e raccontavano l'azione. Anche tutto questo
mio sottolineare un dato di fatto rischia di essere molto banale, gli
appassionati di cinema non possono non saperlo, ma forse è
necessario ripeterlo perché su internet non è detto che tutti
sappiano cos'era davvero il cinema di prima dell'invenzione del
sonoro. Qui, con "Rapsodia satanica" di Nino Oxilia,
andiamo davvero molto indietro nel tempo: siamo nel 1914, il cinema è
stato inventato da meno di vent'anni e le sale di proiezione come le
conosciamo oggi erano ancora poche. Il cinema ai suoi inizi veniva
proiettato come attrazione nelle fiere di città e di paese, ma c'era
già la possibilità di avere musica. E c'era già anche il colore:
pellicole "virate" chimicamente oppure dipinte a mano
fotogramma per fotogramma; dagli inizi del Novecento fu disponibile,
per le pellicole fotografiche, il sistema denominato Autochrome.
Negli anni '80 la TSI, Televisione
Svizzera Italiana, utilizzò la propria orchestra (Orchestra RTSI,
Radio Tv Svizzera Italiana) per restaurare una serie di film
importanti che avevano nell'originale partiture musicali scritte da
grandi musicisti: Hindemith, Mascagni e molti altri anche meno famosi
ma comunque da ricordare come Giuseppe Becce, un compositore che
nella storia della musica al cinema ha grande importanza. "Rapsodia
satanica", che faceva parte di quel ciclo, venne replicato
nell'aprile 2000; riporto qui l'introduzione che fece in quella data
il musicologo e storico del cinema Carlo Piccardi.
CARLO PICCARDI: Nel 1914 l'Italia dà
alla cinematografia internazionale un kolossal come "Cabiria"
di Giovanni Pastrone, quindi questo per chi conosce anche solo
sommariamente la storia del cinema dice già molto. L'Italia è
all'avanguardia nel campo cinematografico e non sono ancora apparsi i
nomi dei grandi registi americani (Griffith etc); la Francia aveva
già avuto un'attività cinematografica di rilievo anche con il
coinvolgimento di musicisti. Saint-Saens scrive la prima partitura
"illustre" nel 1908 con "L'assassinat du duc de Guise"
e la Germania muove i primi passi. Quindi sicuramente "Rapsodia
satanica" è come un incunabolo, anche per il valore di questa
componente musicale che fu affidata a Mascagni, che in quel caso da
parte della Cines, che era la casa produttrice, aveva la funzione che
ebbe D'Annunzio per Cabiria, cioè uno scrittore famoso associato a
Cabiria per la Itala film e un famoso musicista per la Cines di Roma,
quindi una "guerra" tra Torino e Roma in questo caso.
(...)
Mascagni fu coinvolto prima di questa "Rapsodia" per musicare una "Vita di Garibaldi", e questo è interessante, un musicista coinvolto quando il film non era ancora stato realizzato, e quindi in fase di lavorazione sulla sceneggiatura. La sceneggiatura doveva essere di Enrico Ferri, un uomo politico importante a quel tempo che era anche scrittore, e la cosa interessante è che Mascagni rifiutò la sceneggiatura di Ferri perchè la riteneva troppo "cronachistica", troppo legata alla cronaca; questo fa pensare perché Mascagni come sappiamo è l'emblema del realismo musicale, il verismo, e quindi nel caso del film su Garibaldi pensava esteticamente in altri termini, non alla cronaca e alla parte realistica dell'azione ma come lui stesso dice in una lettera "Ferri manca di scene simboliche, di apoteosi, di visioni mitiche, mistiche addirittura". Quindi il cinema per lui era il mezzo per portare la musica a livelli spirituali molto alti. Finita questa esperienza, essendoci il contratto con la Cines, non c'era il tempo di realizzare un nuovo film e lui si accontentò di musicare un film già esistente. Però la cosa interessante che risulta è che il film "Rapsodia satanica", che esisteva prima, fu rifatto nella terza parte perchè per Mascagni il finale non era coerente con quello che avrebbe potuto comporre a livello musicale. Quindi fece rifare il finale, e questo vuol dire che il musicista a quel tempo, in quel frangente, era superiore come potere contrattuale e come autonomia creativa allo stesso regista, che era Nino Oxilia. (...)
Noi alla TSI facemmo una versione della musica nel 1983 sulla base della versione in bianco e nero della Cineteca di Milano, che tutti sapevano esistente, ma senza conoscere, o comunque si era dimenticato nel tempo, che Mascagni aveva creato una musica per questo film. D'altra parte sul versante musicale e musicologico non si sapeva che Mascagni aveva composto "Rapsodia satanica" per un film, tanto è vero che nell'elenco delle opere di Mascagni figura come un poema sinfonico, e come tale fu pubblicato dall'editore Curci mi sembra alla fine degli anni '70, cioè come poema sinfonico. Solo per caso, bazzicando personalmente i due campi, ho messo insieme i due titoli e mi sono detto che probabilmente si trattava della stessa cosa. Poi trovando alla Biblioteca di Santa Cecilia a Roma lo spartito per pianoforte, pubblicato dalla stessa Cines, si ebbe la conferma del fatto che ci trovavamo davanti alla stessa musica che fu composta nel 1914. Il problema fu che, mentre gli spartiti di musiche cinematografiche di quel tempo riportano le didascalie per poter seguire le fasi di svolgimento dell'azione, nel caso di "Rapsodia" non c'è niente del genere. All'inizio ci fu quindi da parte nostra un moto di disperazione, poi a un certo punto, partendo da alcuni dati come la tripartizione, introduzione prima parte e seconda parte, che è indicata sia nella musica dello spartito sia nella pellicola, poi da alcuni momenti dove appare il pianoforte solo in orchestra (e questo corrisponde a due momenti effettivi della pellicola, quando cioè la protagonista Lyda Borelli va da sola allo strumento) e sempre per induzione man mano siamo riusciti a ricostruire la colonna sonora. Ci sono poi sono i leit motiv, i temi conduttori che vengono identificati: quello del diavolo, quello di Tristano, quello di Sergio, insomma i vari personaggi. La beffa fu che dopo aver fatto tutto questo lavoro mi capitò di trovare su una rivista del tempo, "La vita cinematografica", una critica con un resoconto proprio basato sulla musica e molto attento alla musica, che descriveva tutto quanto. Questo fu la semplice conferma di tutto il nostro lavoro.
Però vorrei dire qualcosa a proposito del valore di questa partitura, che resta un unicum nella carriera di Mascagni, che non compose musica per altri film. E' una partitura molto importante, lo si capirà subito perchè la musica prevale su tutto, ha una capacità avvolgente e soprattutto si distingue da tutte le altre partiture, anche le più importanti composte dopo come quella di Sciostakovic per "Nuova Babilonia" o altri grandi autori, perchè non segue "come un cagnolino", come si diceva allora, il film nell'azione, nel dettaglio degli accadimenti, ma detta dall'interno un ritmo alle stesse immagini. Questo ho notato anche perchè allora non esisteva ancora la possibilità di montare le scene attraverso primi piani, contropiani, eccetera, c'era ancora una concezione abbastanza di origine teatrale da parte dei registi per cui le scene sono movimentate all'interno attraverso il movimento degli attori, con l'inquadratura fissa. Quindi la musica si assume il compito di essere il motore (dell'azione) e interpreta praticamente tutti i moti d'animo, i moti anche esteriori; e la capacità di Mascagni che era operista e che qui si rivela anche sinfonista è quella di entrare nel dettaglio di certi gesti e poi uscirne per cercare di sintetizzarli in una forma più ampia. Ci riesce anche grazie alla sua concezione musicale come si è detto anche strumentale e sinfonica; noi troveremo all'inizio della seconda parte uno scherzo vero e proprio (con la forma dell'espressione dello scherzo), un cosiddetto trio, e a metà poi il ritorno della stessa forma. Oppure, verso la fine della prima parte, una scena di seduzione che è quella che mette più in risalto la bellezza dell'attrice Lyda Borelli e dove è citato un po' anche Wagner, il tema del Tristano, vediamo che la musica travolge tutto, sintetizza tutto quanto alla maniera appunto di Wagner e del dramma musicale.
Un'altra cosa interessante: quando fu presentata, e lo fu tre anni dopo, nel '17, perché la guerra sopraggiunta nel '15 creò scompiglio e "Rapsodia satanica" non fu presentata nell'anno della sua realizzazione, a Roma apparvero i Ballets Russes e questo diede l'occasione a un critico romano, Alberto Gasco, che era il più importante critico della scena romana, di paragonare "Rapsodia satanica" come dramma musicale cinematografico al cosiddetto dramma musicale coreografico dei Ballets Russes; e in questo senso va sottolineato il fatto che tutte e due le esperienze rappresentano il culmine di un periodo estetico importante che cessa con la guerra, prima della modernità, che è la sintesi delle arti. Anche i Ballets Russes, da cui nasce Stravinskij e da cui nasce la modernità, però all'inizio furono la sintesi tra opera, musica sinfonica, balletto e poesia stessa. Quando "Rapsodia satanica" fu dato al Costanzi dirigeva lo stesso Mascagni e l'opera era data nella seconda parte di un concerto che presentava nella sua prima parte la Patetica di Ciaikovskij; quindi era un concerto arricchito dalla proiezione cinematografica e il pubblico aveva a disposizione anche un poema firmato da Fausto Maria Martini (autore del soggetto del film) per cui era sottolineata questa sinestesia fra le arti, cinema concerto e poesia. (...)
Mascagni fu coinvolto prima di questa "Rapsodia" per musicare una "Vita di Garibaldi", e questo è interessante, un musicista coinvolto quando il film non era ancora stato realizzato, e quindi in fase di lavorazione sulla sceneggiatura. La sceneggiatura doveva essere di Enrico Ferri, un uomo politico importante a quel tempo che era anche scrittore, e la cosa interessante è che Mascagni rifiutò la sceneggiatura di Ferri perchè la riteneva troppo "cronachistica", troppo legata alla cronaca; questo fa pensare perché Mascagni come sappiamo è l'emblema del realismo musicale, il verismo, e quindi nel caso del film su Garibaldi pensava esteticamente in altri termini, non alla cronaca e alla parte realistica dell'azione ma come lui stesso dice in una lettera "Ferri manca di scene simboliche, di apoteosi, di visioni mitiche, mistiche addirittura". Quindi il cinema per lui era il mezzo per portare la musica a livelli spirituali molto alti. Finita questa esperienza, essendoci il contratto con la Cines, non c'era il tempo di realizzare un nuovo film e lui si accontentò di musicare un film già esistente. Però la cosa interessante che risulta è che il film "Rapsodia satanica", che esisteva prima, fu rifatto nella terza parte perchè per Mascagni il finale non era coerente con quello che avrebbe potuto comporre a livello musicale. Quindi fece rifare il finale, e questo vuol dire che il musicista a quel tempo, in quel frangente, era superiore come potere contrattuale e come autonomia creativa allo stesso regista, che era Nino Oxilia. (...)
Noi alla TSI facemmo una versione della musica nel 1983 sulla base della versione in bianco e nero della Cineteca di Milano, che tutti sapevano esistente, ma senza conoscere, o comunque si era dimenticato nel tempo, che Mascagni aveva creato una musica per questo film. D'altra parte sul versante musicale e musicologico non si sapeva che Mascagni aveva composto "Rapsodia satanica" per un film, tanto è vero che nell'elenco delle opere di Mascagni figura come un poema sinfonico, e come tale fu pubblicato dall'editore Curci mi sembra alla fine degli anni '70, cioè come poema sinfonico. Solo per caso, bazzicando personalmente i due campi, ho messo insieme i due titoli e mi sono detto che probabilmente si trattava della stessa cosa. Poi trovando alla Biblioteca di Santa Cecilia a Roma lo spartito per pianoforte, pubblicato dalla stessa Cines, si ebbe la conferma del fatto che ci trovavamo davanti alla stessa musica che fu composta nel 1914. Il problema fu che, mentre gli spartiti di musiche cinematografiche di quel tempo riportano le didascalie per poter seguire le fasi di svolgimento dell'azione, nel caso di "Rapsodia" non c'è niente del genere. All'inizio ci fu quindi da parte nostra un moto di disperazione, poi a un certo punto, partendo da alcuni dati come la tripartizione, introduzione prima parte e seconda parte, che è indicata sia nella musica dello spartito sia nella pellicola, poi da alcuni momenti dove appare il pianoforte solo in orchestra (e questo corrisponde a due momenti effettivi della pellicola, quando cioè la protagonista Lyda Borelli va da sola allo strumento) e sempre per induzione man mano siamo riusciti a ricostruire la colonna sonora. Ci sono poi sono i leit motiv, i temi conduttori che vengono identificati: quello del diavolo, quello di Tristano, quello di Sergio, insomma i vari personaggi. La beffa fu che dopo aver fatto tutto questo lavoro mi capitò di trovare su una rivista del tempo, "La vita cinematografica", una critica con un resoconto proprio basato sulla musica e molto attento alla musica, che descriveva tutto quanto. Questo fu la semplice conferma di tutto il nostro lavoro.
Però vorrei dire qualcosa a proposito del valore di questa partitura, che resta un unicum nella carriera di Mascagni, che non compose musica per altri film. E' una partitura molto importante, lo si capirà subito perchè la musica prevale su tutto, ha una capacità avvolgente e soprattutto si distingue da tutte le altre partiture, anche le più importanti composte dopo come quella di Sciostakovic per "Nuova Babilonia" o altri grandi autori, perchè non segue "come un cagnolino", come si diceva allora, il film nell'azione, nel dettaglio degli accadimenti, ma detta dall'interno un ritmo alle stesse immagini. Questo ho notato anche perchè allora non esisteva ancora la possibilità di montare le scene attraverso primi piani, contropiani, eccetera, c'era ancora una concezione abbastanza di origine teatrale da parte dei registi per cui le scene sono movimentate all'interno attraverso il movimento degli attori, con l'inquadratura fissa. Quindi la musica si assume il compito di essere il motore (dell'azione) e interpreta praticamente tutti i moti d'animo, i moti anche esteriori; e la capacità di Mascagni che era operista e che qui si rivela anche sinfonista è quella di entrare nel dettaglio di certi gesti e poi uscirne per cercare di sintetizzarli in una forma più ampia. Ci riesce anche grazie alla sua concezione musicale come si è detto anche strumentale e sinfonica; noi troveremo all'inizio della seconda parte uno scherzo vero e proprio (con la forma dell'espressione dello scherzo), un cosiddetto trio, e a metà poi il ritorno della stessa forma. Oppure, verso la fine della prima parte, una scena di seduzione che è quella che mette più in risalto la bellezza dell'attrice Lyda Borelli e dove è citato un po' anche Wagner, il tema del Tristano, vediamo che la musica travolge tutto, sintetizza tutto quanto alla maniera appunto di Wagner e del dramma musicale.
Un'altra cosa interessante: quando fu presentata, e lo fu tre anni dopo, nel '17, perché la guerra sopraggiunta nel '15 creò scompiglio e "Rapsodia satanica" non fu presentata nell'anno della sua realizzazione, a Roma apparvero i Ballets Russes e questo diede l'occasione a un critico romano, Alberto Gasco, che era il più importante critico della scena romana, di paragonare "Rapsodia satanica" come dramma musicale cinematografico al cosiddetto dramma musicale coreografico dei Ballets Russes; e in questo senso va sottolineato il fatto che tutte e due le esperienze rappresentano il culmine di un periodo estetico importante che cessa con la guerra, prima della modernità, che è la sintesi delle arti. Anche i Ballets Russes, da cui nasce Stravinskij e da cui nasce la modernità, però all'inizio furono la sintesi tra opera, musica sinfonica, balletto e poesia stessa. Quando "Rapsodia satanica" fu dato al Costanzi dirigeva lo stesso Mascagni e l'opera era data nella seconda parte di un concerto che presentava nella sua prima parte la Patetica di Ciaikovskij; quindi era un concerto arricchito dalla proiezione cinematografica e il pubblico aveva a disposizione anche un poema firmato da Fausto Maria Martini (autore del soggetto del film) per cui era sottolineata questa sinestesia fra le arti, cinema concerto e poesia. (...)
Carlo Piccardi, mia trascrizione dalla
conversazione per la trasmissione televisiva di "Rapsodia
satanica" alla TSI (Televisione Svizzera Italiana) nell'aprile
2000.
Il soggetto del film, di derivazione
faustiana, è scritto da Alberto Fassini ("Alfa") e da
Fausto Maria Martini: una donna ricca ma non più giovane rimpiange
la sua giovinezza e la sua bellezza; a lei appare Mefistofele che le
propone un patto, può tornare giovane se rinuncia all'amore. La
donna accetta e riprende le sue sembianze di un tempo e anche la sua
vita amorosa ricomincia, coinvolgendo due fratelli (Sergio e
Tristano). Però non è facile essere cinici, davanti al dramma (il
suicidio di Sergio) l'amore torna a farsi sentire. La donna quindi
perderà tutto, e il finale è tragico con Mefistofele che trionfa.
La protagonista nel suo patto deve quindi rinunciare all'amore, come
il wagneriano Alberich; e qui si svela il lato faustiano del Ring,
per chi volesse approfondire.
Il regista Nino Oxilia, nato a Torino
nel 1889, morirà nel 1917 come soldato durante la guerra mondiale,
colpito da una granata nella battaglia del Monte Grappa. Fu
scrittore, vicino al futurismo; scrisse per il teatro "Addio
giovinezza" nel 1911, un testo che ebbe molto successo e molte
versioni cinematografiche (una da lui stesso diretta). Nino Oxilia
diresse 12 film fra il 1913 e il 1916, con le maggiori dive
dell'epoca, come Francesca Bertini e appunto Lyda Borelli,
protagonista di "Rapsodia satanica" e famosissima in quegli
anni. Oxilia è stato un regista importante, i suoi film visti oggi
sono ancora molto validi e va ricordato che Torino (come testimonia
il Museo del Cinema) era una delle capitali del cinema mondiale; è
dunque molto triste che Nino Oxilia non abbia potuto continuare a
scrivere e a dirigere film.
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