venerdì 12 maggio 2017

Kurosawa Schubert


 
Subarashiki nichiyobi (Una meravigliosa domenica, 1947). Regia di Akira Kurosawa. Sceneggiatura di Akira Kurosawa e Keinosuke Uegusa. Fotografia di Asakazu Nakai. Musica per il film di Tadashi Hathori; di Schubert uno dei "momenti musicali" e il primo movimento della Sinfonia "incompiuta". Interpreti: Chieko Nakakita, Isao Numasaki, Ichiro Sugai, Midori Ariyama, Masao Shimizu. Durata: 108'

Per chi conosce Akira Kurosawa solo vagamente, magari come autore di "I sette samurai", sarà un po' difficile mettere il suo nome accanto a quello di Franz Schubert; ma conoscendo bene i suoi film diventa tutto più che naturale, perchè Kurosawa era una persona di grande cultura, conosceva bene Shakespeare e Pirandello, e da loro (oltre che dal teatro Nô e dalla cultura giapponese) trasse ispirazione per diversi suoi film, forse i più grandi. Anche il fatto che "Una meravigliosa domenica" sia una commedia non deve stupire, la filmografia di Akira Kurosawa è molto vasta e comprende film di ogni tipo, compresi dei polizieschi, una versione di "L'idiota" di Dostoevskij e una da "L'albergo dei poveri" di Gorkij (in italiano "I bassifondi). In "Sogni", del 1990, c'è anche un magnifico ritratto di Van Gogh (interpretato da Martin Scorsese).

 
Alla mia prima visione di questo film mi ero segnato questi appunti: "Una meravigliosa domenica" potrebbe diventare uno dei miei Kurosawa preferiti; è del 1947, dura 1h40' e ricorda film simili di Blasetti (Quattro passi fra le nuvole), e a tratti René Clair, il primo Clair, per la levità e per le espressioni del viso della protagonista, non bellissima ma molto dolce ed espressiva. Due giovani innamorati senza soldi ("poco più di 30 yen") passano insieme la domenica, unico giorno in cui possono stare insieme, facendo progetti, litigando, tornando a volersi bene, in mezzo a molte delusioni e all'umiliazione di trovarsi senza soldi. Kurosawa mostra anche il suo lato pessimista, oscuro: siamo nel Giappone reduce dalla guerra perduta e c'è chi sta peggio di loro. Il ragazzino sporco che chiede un dolce di riso alla protagonista (ma lui ha i soldi in tasca) pare davvero uscito da "Dodeskaden" o da "I bassifondi", forse anche da "Sogni". I due innamorati vagheggiano su una casa da comperare o da affittare (bella la macchietta del portinaio che sconsiglia l'affitto). Lui gioca un po' a baseball con dei bambini, poi vanno allo zoo; poi, in cerca di un lavoro, lui va in un cabaret dove pensa di trovare il proprietario suo amico (un ex commilitone, la guerra è appena finita) ma si ritroverà invece, molto imbarazzato, in un bordello. L'altro, l'ex commilitone, pensa che all'amico serva l'elemosina, e non lo vuole incontrare. I due innamorati vorrebbero andare a un concerto dove si suona Schubert, ma scoprono presto che i bagarini hanno fatto incetta degli ultimi biglietti a 10 yen, quelli che costano meno, e loro non possono spendere di più. Ed è proprio Schubert il protagonista sin dall'inizio, con un arrangiamento orchestrale del celebre "Momento musicale," e poi del finale in cui il protagonista immagina di dirigere l'Incompiuta, a cui Kurosawa dedica uno spazio temporale molto lungo, si ascolta quasi tutto il primo movimento. E al minuto 58 il protagonista desolato dice "sono un cane randagio": uno dei film successivi, del 1949. Non è un film perfetto, forse è troppo lungo, ma è bello. (Giuliano, 2013)

 
Qui sotto trascrivo il ricordo di Akira Kurosawa a proposito di "Una meravgliosa domenica": la narrazione parte dall'incontro con un antico compagno di scuola delle elementari, Keinosuke Uekusa, che ha ritrovato per caso e che diventerà sceneggiatore del film.
... magari fu solo perché s’era stancato del suo perenne vagare, ma una volta che l'ineffabile Uekusa si sedette a scrivere la sceneggiatura di Una meravigliosa domenica, si applicò con estrema calma e determinazione. La sua dedizione veniva forse anche dal fatto che l’argomento del film - le difficoltà di due poveri fidanzati che lottano fra gli stenti nel Giappone sconfitto - era un materiale perfetto per quest’uomo che è sempre stato attratto dai perdenti e dal lato in ombra della vita. In ogni caso, il materiale gli era tanto congeniale che non avemmo quasi mai opinioni contrastanti sulla sceneggiatura. Solo sulla scena decisiva del finale ci fu una piccola divergenza. La povera coppia si trova in una sala da concerto all’aperto, di notte, e nelle loro menti sentono echeggiare le note dell'Incompiuta di Schubert. Naturalmente nella colonna sonora del film non ci doveva essere nessuna musica. Violando le regole del cinema, la fidanzata si rivolgeva al pubblico del film esortandolo ad applaudire: «Se avete pietà della nostra situazione, vi prego di applaudire; se applaudirete sono sicura che potremo sentire veramente la musica!» Il pubblico applaude (idealmente), il fidanzato raccoglie una bacchetta da direttore d’orchestra e comincia a segnare il tempo. Al suo attacco, sentiamo nella colonna sonora le prime note dell’Incompiuta.


La mia intenzione era quella di fare partecipare il pubblico al film, rivolgendomi direttamente a lui. Quando si va a vedere un film, in misura maggiore o minore vi si partecipa, perché si viene coinvolti emotivamente e ci si dimentica di se stessi. Ma questo fenomeno accade solo nell’intimo di ciascuno, non si traduce in una reazione concreta, se non, per esempio, attraverso un applauso spontaneo. In quella scena di Una meravigliosa domenica volevo che il pubblico partecipasse attivamente all’azione drammatica, che avesse l’impressione di influire sullo svolgimento del film.
In risposta alla mia idea, Uekusa ne propose un'altra. Secondo lui si doveva far vedere che la sala da concerto, vuota all’inizio, risponde con un applauso all’appello della ragazza; poi, frugando nel buio, la cinepresa scova tante altre coppie giovani come i due protagonisti e si capisce che sono loro ad applaudire. Una soluzione senz’altro interessante, ma io finii per preferire la mia.
Uekusa sostiene che lui ed io siamo due tipi d’uomini totalmente diversi. In realtà l’attaccamento alla mia idea era solo dettato dal desiderio di fare un esperimento con il pubblico. Avrebbe o no accolto l’invito della ragazza ad applaudire con lei a quel punto? In Giappone l’idea non funzionò: il pubblico rimase in un silenzio di tomba, rifiutò di applaudire e la scena fu un fiasco. Ma a Parigi accadde il contrario: il pubblico francese rispose con un applauso frenetico all’appello della protagonista, e l’esplosione della musica alla fine degli applausi che la invocavano suscitò quell’emozione insolita e possente che io mi ripromettevo.

 
Questa sequenza di Una meravigliosa domenica mi ha lasciato un altro ricordo memorabile. Il protagonista che deve a un certo punto "dirigere" la sinfonia di Schubert era interpretato da un attore - Isao Numasaki - totalmente negato per la musica. Ci sono vari modi di essere insensibile alla musica: Numasaki era totalmente impermeabile alle qualità del suono, alla sua forza, alla sua delicatezza e dolcezza, alla leggerezza e all’acutezza cosi come alla gravita. Persino il musicista del film, Tadashi Hattori, ci rinuncio. Ma naturalmente non potevamo lasciar perdere. Hattori e io prendemmo in mano Numasaki, che restava completamente rigido e come un soldatino di legno, e giorno dopo giorno lavorammo con lui per insegnargli a dirigere quella sinfonia. Io sono così maldestro che quando faccio un numero telefonico la gente dice che sembro uno scimpanzé; ma, durante le prove con Numasaki, Hattori mi diplomò sul campo: secondo lui ero «atto a dirigere il primo movimento dell'Incompiuta di Schubert»; immaginate un po’ che sforzi avevo dovuto fare. (...)
Akira Kurosawa, pag.204 dal volume "L'ultimo samurai" (titolo originale "Something like an autobiography", 1975), a cura di Aldo Tassone, ed. Baldini e Castoldi
 


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