Subarashiki nichiyobi (Una meravigliosa
domenica, 1947). Regia di Akira Kurosawa. Sceneggiatura di Akira
Kurosawa e Keinosuke Uegusa. Fotografia di Asakazu Nakai. Musica per il film di
Tadashi Hathori; di Schubert uno dei "momenti musicali" e il primo movimento della Sinfonia "incompiuta". Interpreti: Chieko Nakakita,
Isao Numasaki, Ichiro Sugai, Midori Ariyama, Masao Shimizu. Durata:
108'
Per chi conosce Akira Kurosawa solo
vagamente, magari come autore di "I sette samurai", sarà
un po' difficile mettere il suo nome accanto a quello di Franz
Schubert; ma conoscendo bene i suoi film diventa tutto più che
naturale, perchè Kurosawa era una persona di grande cultura,
conosceva bene Shakespeare e Pirandello, e da loro (oltre che dal
teatro Nô e dalla cultura
giapponese) trasse ispirazione per diversi suoi film, forse i più
grandi. Anche il fatto che "Una meravigliosa domenica" sia
una commedia non deve stupire, la filmografia di Akira Kurosawa è
molto vasta e comprende film di ogni tipo, compresi dei polizieschi,
una versione di "L'idiota" di Dostoevskij e una da
"L'albergo dei poveri" di Gorkij (in italiano "I
bassifondi). In "Sogni", del 1990, c'è anche un magnifico
ritratto di Van Gogh (interpretato da Martin Scorsese).
Alla mia prima visione di questo film
mi ero segnato questi appunti: "Una meravigliosa domenica"
potrebbe diventare uno dei miei Kurosawa preferiti; è del 1947, dura
1h40' e ricorda film simili di Blasetti (Quattro passi fra le
nuvole), e a tratti René Clair, il primo Clair, per la levità e per
le espressioni del viso della protagonista, non bellissima ma molto
dolce ed espressiva. Due giovani innamorati senza soldi ("poco
più di 30 yen") passano insieme la domenica, unico giorno in
cui possono stare insieme, facendo progetti, litigando, tornando a
volersi bene, in mezzo a molte delusioni e all'umiliazione di
trovarsi senza soldi. Kurosawa mostra anche il suo lato pessimista,
oscuro: siamo nel Giappone reduce dalla guerra perduta e c'è chi sta
peggio di loro. Il ragazzino sporco che chiede un dolce di riso alla
protagonista (ma lui ha i soldi in tasca) pare davvero uscito da
"Dodeskaden" o da "I bassifondi", forse anche da
"Sogni". I due innamorati vagheggiano su una casa da
comperare o da affittare (bella la macchietta del portinaio che
sconsiglia l'affitto). Lui gioca un po' a baseball con dei bambini,
poi vanno allo zoo; poi, in cerca di un lavoro, lui va in un cabaret
dove pensa di trovare il proprietario suo amico (un ex commilitone,
la guerra è appena finita) ma si ritroverà invece, molto
imbarazzato, in un bordello. L'altro, l'ex commilitone, pensa che
all'amico serva l'elemosina, e non lo vuole incontrare. I due
innamorati vorrebbero andare a un concerto dove si suona Schubert, ma
scoprono presto che i bagarini hanno fatto incetta degli ultimi
biglietti a 10 yen, quelli che costano meno, e loro non possono
spendere di più. Ed è proprio Schubert il protagonista sin
dall'inizio, con un arrangiamento orchestrale del celebre "Momento
musicale," e poi del finale in cui il protagonista immagina di
dirigere l'Incompiuta, a cui Kurosawa dedica uno spazio temporale
molto lungo, si ascolta quasi tutto il primo movimento. E al minuto
58 il protagonista desolato dice "sono un cane randagio":
uno dei film successivi, del 1949. Non è un film perfetto, forse è
troppo lungo, ma è bello. (Giuliano, 2013)
Qui sotto trascrivo il ricordo di Akira
Kurosawa a proposito di "Una meravgliosa domenica": la
narrazione parte dall'incontro con un antico compagno di scuola delle
elementari, Keinosuke Uekusa, che ha ritrovato per caso e che
diventerà sceneggiatore del film.
... magari fu solo perché s’era
stancato del suo perenne vagare, ma una volta che l'ineffabile Uekusa
si sedette a scrivere la sceneggiatura di Una meravigliosa domenica,
si applicò con estrema calma e determinazione. La sua dedizione
veniva forse anche dal fatto che l’argomento del film - le
difficoltà di due poveri fidanzati che lottano fra gli stenti nel
Giappone sconfitto - era un materiale perfetto per quest’uomo che è
sempre stato attratto dai perdenti e dal lato in ombra della vita. In
ogni caso, il materiale gli era tanto congeniale che non avemmo quasi
mai opinioni contrastanti sulla sceneggiatura. Solo sulla scena
decisiva del finale ci fu una piccola divergenza. La povera coppia si
trova in una sala da concerto all’aperto, di notte, e nelle loro
menti sentono echeggiare le note dell'Incompiuta di Schubert.
Naturalmente nella colonna sonora del film non ci doveva essere
nessuna musica. Violando le regole del cinema, la fidanzata si
rivolgeva al pubblico del film esortandolo ad applaudire: «Se avete
pietà della nostra situazione, vi prego di applaudire; se
applaudirete sono sicura che potremo sentire veramente la musica!»
Il pubblico applaude (idealmente), il fidanzato raccoglie una
bacchetta da direttore d’orchestra e comincia a segnare il tempo.
Al suo attacco, sentiamo nella colonna sonora le prime note
dell’Incompiuta.
La mia intenzione era quella di fare
partecipare il pubblico al film, rivolgendomi direttamente a lui.
Quando si va a vedere un film, in misura maggiore o minore vi si
partecipa, perché si viene coinvolti emotivamente e ci si dimentica
di se stessi. Ma questo fenomeno accade solo nell’intimo di
ciascuno, non si traduce in una reazione concreta, se non, per
esempio, attraverso un applauso spontaneo. In quella scena di Una
meravigliosa domenica volevo che il pubblico partecipasse attivamente
all’azione drammatica, che avesse l’impressione di influire sullo
svolgimento del film.
In risposta alla mia idea, Uekusa ne
propose un'altra. Secondo lui si doveva far vedere che la sala da
concerto, vuota all’inizio, risponde con un applauso all’appello
della ragazza; poi, frugando nel buio, la cinepresa scova tante altre
coppie giovani come i due protagonisti e si capisce che sono loro ad
applaudire. Una soluzione senz’altro interessante, ma io finii per
preferire la mia.
Uekusa sostiene che lui ed io siamo
due tipi d’uomini totalmente diversi. In realtà l’attaccamento
alla mia idea era solo dettato dal desiderio di fare un esperimento
con il pubblico. Avrebbe o no accolto l’invito della ragazza ad
applaudire con lei a quel punto? In Giappone l’idea non funzionò:
il pubblico rimase in un silenzio di tomba, rifiutò di applaudire e
la scena fu un fiasco. Ma a Parigi accadde il contrario: il pubblico
francese rispose con un applauso frenetico all’appello della
protagonista, e l’esplosione della musica alla fine degli applausi
che la invocavano suscitò quell’emozione insolita e possente che
io mi ripromettevo.
Questa sequenza di Una meravigliosa
domenica mi ha lasciato un altro ricordo memorabile. Il protagonista
che deve a un certo punto "dirigere" la sinfonia di
Schubert era interpretato da un attore - Isao Numasaki - totalmente
negato per la musica. Ci sono vari modi di essere insensibile alla
musica: Numasaki era totalmente impermeabile alle qualità del suono,
alla sua forza, alla sua delicatezza e dolcezza, alla leggerezza e
all’acutezza cosi come alla gravita. Persino il musicista del film,
Tadashi Hattori, ci rinuncio. Ma naturalmente non potevamo lasciar
perdere. Hattori e io prendemmo in mano Numasaki, che restava
completamente rigido e come un soldatino di legno, e giorno dopo
giorno lavorammo con lui per insegnargli a dirigere quella sinfonia.
Io sono così maldestro che quando faccio un numero telefonico la
gente dice che sembro uno scimpanzé; ma, durante le prove con
Numasaki, Hattori mi diplomò sul campo: secondo lui ero «atto a
dirigere il primo movimento dell'Incompiuta di
Schubert»; immaginate un po’ che sforzi avevo dovuto fare. (...)
Akira Kurosawa, pag.204 dal volume
"L'ultimo samurai" (titolo originale "Something like
an autobiography", 1975), a cura di Aldo Tassone, ed. Baldini e
Castoldi
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