venerdì 27 settembre 2019

Delio Tessa


 
(Frederick Childe Hassam, 1893)
 
(...) Dopo pranzo Vassilli si mette al piano. La sua Rita gli è vicina colla scusa di voltar le pagine. Il verticale cigola come un carretto. Bisogna ungergli il pedale. C'è chi crede che il sapone vada meglio dell’olio. Arriva una penna di cappone intinta nell’olio della macchina da cucire. Chopin riprende il suo pianto. Piange solo; s’è rifugiato quassù al quinto piano, in questa cameretta vicino a due innamorati, si è stretto a loro che possono comprenderlo ancora. Di fuori c’è il mondo nuovo agonistico e sportivo, estraneo, insensibile al pianto dell’uomo solo. Oggi tutto è in regime di masse; camionate di gitanti e torpedoni di dolenti! Anche le malattie si adeguano ai tempi. La romantica tisi dei musicisti, dei patrioti e dei poeti ha ceduto il posto al cancro degli industriali.
In silenzio, raccolti intorno al pianoforte, i cinque invitati sembrano un gruppetto di cospiratori. Il loro atteggiamento raccolto, dimesso e quasi arcigno, è antagonistico e di muta riprovazione degli sgargianti esibizionismi artistici moderni. Nessuno mi leva dalla testa che il gran pubblico accorre ai concerti degli assi della tastiera colla stessa mentalità colla quale si stipa negli stadi alle partite di calcio. A loro interessa il funambolo, la musica vien dopo, quando viene. Il concertista medio, l'esecutore attento, l’interprete diligente che presenta gli autori senza sopravalutarli ha finito il suo ciclo. Cambi mestiere. (...)
Delio Tessa, «Sì, cara» pag.72 da "Ore di città" a cura di Dante Isella, Scheiwiller 1984


 

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