sabato 29 settembre 2018

Orwell's 1984 ( III )


La stanza era un mondo, una tasca del passato, dove alcuni animali ormai estinti potevano camminare su e giù. Anche il signor Charrington, pensò Winston, era un animale estinto. Di solito si fermava a parlare col signor Charrington, per qualche minuto, prima di salire di sopra. Il vecchio usciva assai poco e stava quasi sempre in casa e d’altra parte sembrava che non avesse quasi nessun cliente. Conduceva una esistenza da fantasma, tra un bugigattolo di retrobottega e un altro bugigattolo di cucina dove si preparava da mangiare e che conteneva, tra l’altro, un grammofono incredibilmente antiquato, con un enorme trombone. Sembrava sempre contento dell'opportunità che aveva di chiacchierare. Con quel suo andar su e giù per la botteguccia, col suo naso lungo, gli occhiali spessi, le spalle curve e la giacca di velluto, aveva piuttosto 1'aria di un collezionista che d'un commerciante. Con un residuo d’entusiasmo ormai spento andava qua e là palpando con le dita ora l’uno ora l'altro di quei suoi oggettini senza valore, un tappo di porcellana, il coperchio dipinto d'una tabacchiera sfasciata, un ciondolo di similoro che custodiva una ciocca di capelli d’un qualche bambino morto chissà da quanto tempo... né chiedeva mai a Winston di comperar qualcosa, ma soltanto che l'ammirasse. Parlare con lui era quasi come ascoltare il suono un po’ grattato d’un vecchio carillon dalle corde lente. Era riuscito a ripescar dagli angoli più riposti della memoria qualche altro frammento di versi di vecchie canzoni dimenticate. Ce n’era una che raccontava di ventiquattro merli, e un’altra d'una vacca con un corno storto, e un'altra ancora della morte del povero Cock Robin. «M'è venuto in mente che potrebbe interessarvi...» cominciava con un sorrisetto maligno, come di connivenza, tutte le volte che aveva intenzione di tirar fuori nuovi frammenti di canzonette. Il buffo era che non riusciva mai a ricordarsi una canzonetta intera, ma solo dei pezzi, qua e là.
(George Orwell, 1984, traduzione Gabriele Baldini, Oscar Mondadori 1984 pagine 177-178 )

Sostituite il "grammofono incredibilmente antiquato, con un enorme trombone", con un lettore CD: ecco qua, la versione aggiornata dell'eterno e famigerato "li hai letti tutti?" davanti a una libreria piena di libri. Ci si può scherzare sopra, certamente, ma davanti a questi discorsi io mi spavento sempre almeno un po', e il mio pensiero corre a "La macchina del tempo" di H.G.Wells, per la precisione alla biblioteca degli Eloi nel capitolo n.10  (qui il film di George Pal). Si possono infatti leggere i libri del '500 e i papiri di 2000 anni fa, ma non i cd rom di ieri; ogni tanto, on line, qualcuno mi segnala che è già obsoleto il mio browser... Di esempi se ne possono fare tanti, ma so che non serve a niente. Questa generazione qui, i millennials, è quella che farà chiudere le biblioteche e che lascerà andare in rovina gli archivi; per loro la memoria è un orpello ridicolo, e in questo si troveranno benissimo nell'ambiente descritto da Orwell. Per loro il mondo è nato così come è adesso, la Storia è uno scherzo con cui giocare.


Le canzoni e filastrocche citate nella pagina di Orwell dovrebbero essere queste:
Sing a song of sixpence,
A pocket full of rye.
Four and twenty blackbirds,
Baked in a pie.
When the pie was opened
The birds began to sing;
Wasn't that a dainty dish,
To set before the king.
The king was in his counting house,
Counting out his money;
The queen was in the parlour,
Eating bread and honey.
The maid was in the garden,
Hanging out the clothes,
When down came a blackbird
And pecked off her nose.
Wikipedia nell'edizione inglese la fa risalire fino a Shakespeare, La dodicesima notte (Twelfth Night, 1602, Atto II, Scena 3), dove Sir Toby Belch dice al clown: "Come on; there is sixpence for you: let's have a song". Nel "Bonduca" di Beaumont e Fletcher (1614) c'è questo verso: "Whoa, here's a stir now! Sing a song o' sixpence!", ma più probabilmente la popolarità della canzone nasce dalla fiaba di Pollicino nella versione inglese del 1744, "Tommy Thumb's Pretty Song Book", dove al posto dei 24 merli ci sono 24 bambini cattivi:
Sing a Song of Sixpence,
A bag full of Rye,
Four and twenty Naughty Boys,
Baked in a Pye.





Cock Robin (il pettirosso, qui ) è anche su wikipedia in italiano; le origini della filastrocca sono databili almeno al 1508. Anche questa "conta" viene dal libro di Pollicino, "Tommy Thumb's Pretty Song Book", pubblicato nel 1744 a Londra.
Who killed Cock Robin?
I, said the Sparrow, with my bow and arrow,
I killed Cock Robin.
Who saw him die?
I, said the Fly, with my little eye,
I saw him die.
Who caught his blood?
I, said the Fish, with my little dish,
I caught his blood.
Who'll make the shroud?
I, said the Beetle, with my thread and needle,
I'll make the shroud.
Who'll dig his grave?
I, said the Owl, with my pick and shovel,
I'll dig his grave.
Who'll be the parson?
I, said the Rook, with my little book,
I'll be the parson.
Who'll be the clerk?
I, said the Lark, if it's not in the dark,
I'll be the clerk.
Who'll carry the link?
I, said the Linnet, I'll fetch it in a minute,
I'll carry the link.
Who'll be chief mourner?
I, said the Dove, I mourn for my love,
I'll be chief mourner.
Who'll carry the coffin?
I, said the Kite, if it's not through the night,
I'll carry the coffin.
Who'll bear the pall? We, said the Wren,
both the cock and the hen,
We'll bear the pall.
Who'll sing a psalm?
I, said the Thrush, as she sat on a bush,
I'll sing a psalm.
Who'll toll the bell?
I said the bull, because I can pull,
I'll toll the bell.
All the birds of the air
fell a-sighing and a-sobbing,
when they heard the bell toll
for poor Cock Robin.


La mucca dal corno storto, "crooked horn cow" è probabilmente di Robert Burns, ad essere sinceri non l'ho trovata e dovrò indagare meglio. Un piccolo appunto sulla traduzione del libro di Orwell: che io sappia, i carillon non hanno corde; sarà forse il meccanismo allentato, che produce accordi allentati. Però non ho qui davanti il testo originale, e in fin dei conti non è che sia così importante: a preoccuparmi sono tante altre cose, per questo Nuovo Millennio che al libro di Orwell assomiglia sempre di più.
 
(qui Nursery tale, by Allan Taylor)


 
(le due foto erano on line senza indicazioni; la copertina di Randolph Caldecott è del 1881; il pettirosso è di Ernest Aris; l'altro libro di Caldecott è del 1880; la vignetta viene dalla Settimana Enigmistica)

sabato 22 settembre 2018

Orwell's 1984 ( II )


Il nuovo motivo musicale, che avrebbe dovuto essere quello ricorrente nella Settimana dell’Odio (si chiamava, infatti, Canto dell’Odio) era già stato composto e se ne stava già facendo un uso smodato sul teleschermo. Era fondato su un ritmo assai insistente e primitivo che non si sarebbe potuto definire esattamente musica, e che richiamava l’idea d'un tamburo incessantemente battuto. Ruggito da centinaia di voci accompagnate da robuste pestate di piedi in marcia, era davvero (come nelle intenzioni) terrificante. Era andato a genio ai prolet e in quei loro vagabondaggi notturni era entrato in diretta competizione con il già popolarissimo “Fu un desiderio senza speme...". I ragazzini dei Parsons lo sonavano e lo cantavano a tutte le ore del giorno e della notte, invariabilmente, con il solito pettine vibrato sulla solita carta igienica. Era intollerabile.
George Orwell, 1984, traduzione Gabriele Baldini, Oscar Mondadori 1984, pagina 175


Il romanzo di Orwell torna sempre più alla memoria, più si va avanti nel Nuovo Millennio e più sembra di viverci dentro. Ma in maniera più morbida, almeno fino ad oggi (estate 2018); e con alcune differenze per le quali Orwell sarebbe sicuramente sorpreso. Per esempio, siamo tutti molto più controllati che nel romanzo di Orwell, ma i controllati sono contenti e non se ne preoccupano affatto (vedi facebook, i social network in generale...), e la tecnologia ha compiuto passi così da gigante che, oggi, non è più necessario spiare dalle finestre in elicottero (come accade nel libro), basta un drone di piccole dimensioni, e anche molto meno (le videocamere sono così piccole che chiunque può spiarvi, lo smartphone stesso è una spia continua). In campo musicale, per adesso nessuno è venuto a chiedermi di cantare un motivo come quello descritto da Orwell in questa pagina, né di partecipare a manifestazioni come quelle, ma la descrizione qui sopra ("l’idea d'un tamburo incessantemente battuto. Ruggito da centinaia di voci accompagnate da robuste pestate di piedi in marcia,") ricorda molto ciò che viene diffuso ad ogni momento dalle radio commerciali, nei negozi, negli ascensori, perfino al Bancomat di Banca Intesa mentre faccio qualche operazione - per distrarmi, immagino, quando invece dovrei essere invece molto vigile. La batteria "elettronica" è così, un tamburo incessantemente battuto, sempre quei due o tre ritmi molto elementari; e copre quasi tutta la musica che sono costretto ad ascoltare se voglio avere un po' di vita sociale. Per il momento manca il "ruggito da centinaia di voci accompagnate da robuste pestate di piedi in marcia", speriamo che almeno questo ci sia risparmiato - ma non è detto, quello che si vede in giro preoccupa molto. 

(le immagini vengono da "Brazil" di Terry Gilliam, ispirato a Orwell)

sabato 15 settembre 2018

Orwell's 1984 ( I )


« E quel quadro lassù - disse Julia indicando la stampa sulla parete opposta - anche quello è vecchio di cent'anni?»
« Ah, più di cent’anni. Duecento, forse. Non si può dire. E' impossibile dire l'età esatta delle cose, oggi.»
Julia si alzò e andò a guardarlo da vicino.
«Qui è dove quello schifoso ha mostrato il muso» disse, toccando il pannello di legno sotto la stampa. « Che posto è? Mi pare di averlo veduto da qualche parte. »
«E' una chiesa, o almeno era. una chiesa, una volta. Si chiamava San Clemente. »
Il frammento della canzoncina che gli aveva insegnato il signor Charrington gli tornò in mente.
E aggiunse, con una specie di nostalgia: « Aranci e limoni, dicon le campane di San Clemente!».
Con sua grande meraviglia, lei completò i versi:
« Mi devi tre farthings, dicon le campane di San Martino.
Quando mi saldi il conto? dicono le campane di Old Bailey.»
« Non ricordo come continua» aggiunse Winston « ma ricordo come va a finite: "Viene una candela per accompagnarti a letto, viene una scure per tagliarti la testa...”.»
Era come fossero le due metà d’un segno di riconoscimento. Ma ci doveva essere un verso, dopo “le campane di Old Bailey". Forse si sarebbe potuto cavarlo fuori dalla memoria del signor Charrington, a saper fare.
« Chi te l’ha insegnato?» chiese Winston.
« Mio nonno. Me lo recitava quando ero piccola. Fu vaporizzato che avevo appena otto anni... Ad ogni modo, è scomparso. Mi chiedo che cosa potesse essere mai un limone» aggiunse. « Gli aranci li ho visti: sono certi frutti rotondi e gialli con la scorza dura e spessa.»
(George Orwell, 1984, traduzione Gabriele Baldini, Oscar Mondadori 1984 pagine 172-173)


Si tratta di una canzone molto popolare in Gran Bretagna, una filastrocca o qualcosa di simile, una di quelle che recitano i bambini durante i loro giochi; per bambini, nonostante il finale cruento e il testo tutt'altro che infantile. Anche da noi esistono filastrocche di questo tipo; nel libro di Orwell il finale sarà altrettanto cruento, e quindi il ricordo della canzone, nonostante il piacere infantile nel ricordarla, è il presagio di qualcosa di nefasto che sta per accadere. Il testo originale completo è questo:
"Oranges and lemons,/ Says the bells of St. Clement's."
"You owe me five farthings,/ Says the bells of St. Martin's."
"When will you pay me?/ Says the bells of Old Bailey."
"When I grow rich,/ Says the bells of Shoreditch."
"When will that be?/ Says the bells of Stepney."
"I do not know,/ Says the great bell of Bow."
"Here comes a candle
to light you to bed,
And here comes a chopper
to chop off your head!”
“Chip chop Chip chop
the last man is dead.“
Su youtube ne esistono molte versione, ne ho scelte tre ( qui e qui e qui ) ma volendo ci si può sbizzarrire ascoltandole tutte, se avete tempo è anche divertente farlo. Si può ancora aggiungere che per gli appassionati di musica il nome completo di una di queste chiese, St. Martin in the fields, porta diritti a sir Neville Marriner e alla sua Academy of St. Martin in the fields: direi che tutti abbiamo in casa uno dei loro dischi, o lo abbiamo avuto. Mozart, soprattutto.

 
(l'immagine a metà post viene dal film "Brazil" di Terry Gilliam, ispirato a "1984")
 

sabato 8 settembre 2018

L'innocente (Visconti)


 
L'innocente (1976) Regia di Luchino Visconti. Tratto da un romanzo di G.D'Annunzio. Sceneggiatura di Suso Cecchi D'Amico, Enrico Medioli, Luchino Visconti. Fotografia di Pasquale De Santis. Musiche di Gluck, Chopin, Mozart. Musiche per il film di Franco Mannino. Interpreti: Laura Antonelli, Giancarlo Giannini, Massimo Girotti, Jennifer O'Neill, Rina Morelli, Marc Porel, Roberta Paladini, Benedetta Pecchioli. Durata: 125 minuti

"L'innocente", ultimo film di Luchino Visconti, contiene una bella sequenza di canto, durante il ricevimento a venti minuti dall'inizio del film, subito dopo lo schiaffo che Giannini dà a Massimo Girotti (una sfida a duello, e due attori magnifici). Ne è protagonista la cantante Benedetta Pecchioli, mezzosoprano; il brano eseguito è "Che farò senza Euridice", dall'Orfeo di Gluck. Al pianoforte in questa scena vediamo una donna, ma secondo i titoli di testa a suonare dovrebbe essere Franco Mannino, anche nelle altre sequenze con pianiste donne dove si ascoltano Chopin (Berceuse, Valzer), Mozart (marcia turca dalla Sonata KV331 ), Liszt (Giochi d'acqua a Villa d'Este). E' una bella sequenza, in cui è riconoscibile la mano di Luchino Visconti; l'unico appunto che gli si può fare è che mostra per ben due volte in tre minuti l'antipatica consuetudine di una parte del pubblico di chiacchierare mentre gli altri ascoltano. Visconti usa questa scena per portare avanti il discorso narrativo, quindi gli si può perdonare (a un grande regista come Luchino Visconti si perdona tutto, o quasi).

 

 
"L'innocente" è tratto da un romanzo di Gabriele d'Annunzio; wikipedia.it ne riassume così la trama: Nella Roma umbertina del 1891, l'aristocratico Tullio Hermil non ha remore nell'esibire pubblicamente la relazione extra-coniugale con la contessa Teresa Raffo. La docile moglie Giuliana appare rassegnata a una convivenza limitata a "stima e rispetto" reciproci.
Ma allorché, al ritorno da un viaggio di natura sentimentale a Firenze, apprende di un'amicizia sorta tra la moglie e il letterato d'origini popolari Filippo D'Arborio, Tullio manifesta un rinnovato interesse per Giuliana. Durante un soggiorno alla "Badiola", residenza estiva di famiglia, cerca di riconquistarla, ma ben presto viene a sapere che la moglie è incinta d'un figlio frutto della relazione con D'Arborio, che però muore di lì a poco, a causa d'una grave malattia infettiva contratta in Africa. La gelosia di Tullio si rivolge al nascituro e, dopo avere invano tentato di convincere Giuliana ad abortire, assiste indifferente ed estraneo alla nascita e ai primi giorni di vita di quell'odiata presenza. Poi, durante la messa natalizia, approfittando della solitudine, espone il neonato al gelo, causandone il decesso, di cui solo la moglie può comprenderne la causa: nel tentativo di proteggere il figlio, Giuliana era giunta a simulare col marito avversione per quella presenza estranea che li divideva e ciò aveva rafforzato l'insano proposito omicida di Tullio. In assenza di prove, la giustizia terrena non può nulla contro l'infanticida. Lasciato dalla moglie, mentre la contessa Raffo, alla quale ha narrato i fatti, giace su un divano stordita dallo champagne, Tullio si toglie la vita con un colpo di pistola.




 
Sul mio piano personale, devo dire che è un film che non mi ha mai entusiasmato, penso soprattutto per la scelta del soggetto: non ho mai avuto simpatie per D'Annunzio e quando mi capita di tornarci sopra capisco subito perché. Riporto qui un mio appunto veloce di qualche anno fa, il film ha molte belle sequenze e i grandi attori si rivedono sempre volentieri, qui ero stato molto sbrigativo e anche un po' sarcastico, ma confesso: ogni volta che ragiono su Visconti e penso a "L'innocente" non ho una gran voglia di rivederlo.
L'innocente di Visconti è del 1976; lo rivedo per intero ed è un bel po' punitivo, direi più che altro per colpa del Rapagnetta (fin qui davo la colpa alla malattia di Visconti). Questo soggetto era forse l'ideale per Matarazzo, ma se Visconti lo ha scelto bisogna prenderne atto. Il soggetto è questo: una coppia di ricchi sfaccendati e annoiati (Giannini e Laura Antonelli) si prende delle libertà; lei rimane incinta di uno scrittore alla moda e a farne le spese è il povero bambino, l'innocente del titolo. Alla fine i morti sono tre: il ricco Tullio suicida (Giannini), lo scrittore alla moda (Marc Porel col pizzetto) che va a prendersi qualche brutta malattia in Africa, e il povero bimbo nato da poche settimane e scampato all'aborto. Jennifer O'Neill, doppiata da Valeria Moriconi, è la fascinosa amante di Giannini; nel cast Rina Morelli, Massimo Girotti, Roberta Paladini (Elviretta, nelle prime sequenze). Film ben fatto e ben curato, stile Visconti; il difetto è nel soggetto. Dispiace molto per il bimbo, ma qui ci voleva Paolo Poli più che Luchino Visconti.
 

 

 


sabato 1 settembre 2018

Nellie Melba


Nellie Melba è una delle cantanti leggendarie nel mondo dell'opera, quelle di cui tutti conoscono il nome ma che rimangono spesso poco più di un nome, simbolo di un'epoca passata. Esistono sue registrazioni, tutte abbastanza precarie (all'inizio della registrazione sonora la sua voce era già in declino), e pochissime, quasi inesistenti, sono anche le sue apparizioni in filmati d'epoca,. Il sito www.imdb.com dà presenza di lei solo in un documentario del 1947, "Paris mil neuf cent". Il film "Evensong" del 1934, regia di Victor Saville con protagonista Evelyn Laye, si basa su un romanzo scritto dalla sua segretaria Beverley Nichols, dove la protagonista è ispirata a Nellie Melba, non sempre un ritratto lusinghiero. La Melba era molto popolare e rispettata in Australia, e il film fu respinto e vietato dalle autorità del suo paese natale. A Nellie Melba fu dedicato un ritratto del pittore australiano Rupert Bunny, poi riportato anche su francobolli e banconote. Sempre da internet apprendo l'esistenza di altri film su Nellie Melba: è del 1953 un film biografico intitolato "Melba" per la regia di Lewis Milestone, con protagonista il soprano Patrice Munsel. Nel 1987 la Australian Broadcasting Corporation produsse uno sceneggiato intitolato "Melba", con protagonista l'attrice Linda Cropper, doppiata nelle parti cantate da Yvonne Kenny. Nellie Melba fu interpretata dal soprano neozelandese Kiri Te Kanawa nel terzo episodio della quarta stagione di "Downton Abbey" (2013), come ospite di Lord e Lady Grantham.
Di lei dice la Garzantina: « Nellie Melba, soprano australiano, 1861-1931. La sua voce, straordinaria per agilità ed estensione e splendida per il timbro brillante e cristallino, le procurò immensa fama in Inghilterra e negli Usa, dove fu considerata erede di Jenny Lind. Il suo repertorio andava dalla Lucia di Lammermoor al Rigoletto, al'Amleto di Thomas, alla Traviata, al Faust e alla Bohème.»
In realtà Nellie Melba fu molto più di una cantante, una vera e propria star internazionale secondo i canoni che usiamo oggi, anche nel campo della moda. Wikipedia le dedica molto spazio, io riassumo meglio che posso le molte notizie riportate, rimandando al sito originale per gli approfondimenti.
da www.wikipedia.it : Nellie Melba, nome d'arte di Helen Porter Mitchell (Richmond, 19 maggio 1861 – Sydney, 23 febbraio 1931), è stata un soprano australiano. Studiò canto a Melbourne; in seguito si trasferì a Brisbane dove nel 1882 sposò Charles Nesbitt Frederick Armstrong a Brisbane e nel 1883 nasce il loro figlio George. In seguito si separò dal marito e tornò a Melbourne dove ebbe luogo la sua prima apparizione in pubblico, presso il Melbourne Town Hall nel 1884. Fu proprio in ricordo della sua città natale che adottò il nome d'arte di Nellie Melba.

Dal 1886 studia a Parigi con Mathilde Marchesi e dopo pochi mesi firma un contratto con l'impresario Maurice Strakosch. Dopo la morte dell'impresario debutta il 12 ottobre 1887 come Gilda in Rigoletto al La Monnaie/De Munt di Bruxelles dove poi è Violetta ne La traviata, dal maggio 1888 canta Lucia di Lammermoor al Royal Opera House Covent Garden di Londra e nel 1889 è Ophélie in Hamlet di Thomas all'Opéra national de Paris con successo. Nel giugno dello stesso anno a Londra è Giulietta in Romeo e Giulietta (Gounod) con Jean de Reszke e nel luglio 1890 è la protagonista nella prima di Esmeralda di Arthur Goring Thomas con Jean De Reszke a Londra. Dopo il 1890 inizia una relazione con Luigi Filippo Roberto d'Orléans che l'accompagna quando va a cantare per Nicola II di Russia. A Londra nel 1893 è Nedda in Pagliacci di Leoncavallo. Nel dicembre 1893 debutta al Metropolitan di New York in Lucia di Lammermoor diretta da Luigi Mancinelli, seguita da Ophélie in Hamlet di Thomas diretta da Enrico Bevignani, Nedda in Pagliacci con Fernando De Lucia e Mario Ancona e Gilda in Rigoletto con Sofia Scalchi; nel 1894 la protagonista in Semiramide (Rossini) con Édouard de Reszke, Giulietta in Romeo e Giulietta (Gounod) bissando l'aria Je veux vivre, Elisabeth in Tannhäuser (opera), Elsa in Lohengrin (opera), Marguerite in Faust (opera). Seguono Micaela in Carmen (Bizet), la protagonista in Elaine di Herman Bemberg. Marguerite de Valois ne Les Huguenots di Meyerbeer con Victor Maurel, nel 1896 la protagonista in Manon (Massenet) e Brünnhilde in Sigfrido (Wagner) diretta da Anton Seidl.
Nel 1900 è Mimì ne La bohème di Puccini con Giuseppe Cremonini Bianchi e Marcel Journet, e Violetta ne La traviata di Verdi a San Francisco. Nel 1901 interpreta l'Infanta in Le Cid di Jules Massenet. (...) La sua voce di soprano lirico-leggero, dotata di notevole agilità, fu particolarmente apprezzata in Inghilterra e negli Stati Uniti. Lavorò con Malcolm McEachern, Ella Caspers e Ada Crossley. Sposò il nobile Charles Frederick Nisbett Armstrong dal quale ebbe un figlio, George. Anche se sulla carta durò quasi vent'anni, il matrimonio fu tempestoso sin dall'inizio e si concluse con il divorzio. Ritornata in Australia, divenne direttore del conservatorio di Melbourne fino alla sua morte. Il grande chef francese Auguste Escoffier creò, in suo onore, un particolare dolce da dessert: la Pesca Melba. Nel 1931 muore di setticemia all'ospedale di Sydney.
Nel 1925 venne pubblicata a sua autobiografia "Melodies and Memories" scritta in gran parte dalla sua segretaria Beverley Nichols.  Il romanzo "Evensong" della Nichols (1932) si basa su alcuni aspetti della vita di Nellie Melba, ed è tutt'altro che adulatorio. Nel 1934 "Evensong" venne portato al cinema con protagonista Evelyn Laye; il film fu per molto tempo proibito in Australia. (Qui a destra, il ritratto di Nellie Melba eseguito dal pittore australiano Rupert Bunny)