martedì 28 agosto 2018

Richard Tauber


Richard Tauber è stato uno dei più grandi tenori della prima metà del Novecento. Di lui la Garzantina dice: « Richard Tauber (Linz, 16 maggio 1891 – Londra, 8 gennaio 1948), pseudonimo di Ernst Seiffert, tenore inglese di origine austriaca. Debuttò nel 1913 a Chemnitz con Il Flauto Magico, e dal 1915 si produsse nei maggiori teatri tedeschi, a Vienna e a Londra. La dolcezza e la flessibilità della voce, la suggestione dell'accento, la straordinaria ricchezza delle tinte e delle sfumature e il gusto raffinato ne fecero un grande interprete di Mozart, del repertorio liederistico e anche delle operette di Lehar. »
 
 
Richard Tauber ha avuto anche un'intensa attività cinematografica, per molti versi simile a quella di Beniamino Gigli e negli stessi anni.Come Beniamino Gigli, Tauber fu interprete e protagonista di numerosi film, spesso simili nel soggetto a quelli del grande tenore italiano, scritti su misura per lui dagli inizi del sonoro fino al 1946, a meno di due anni dalla sua morte. Nei suoi film è spesso presente l'attrice Diana Napier, che fu sua moglie (foto qui sopra).

Nel dettaglio, secondo l'elenco di www.imdb.com  :
-1929 "Ich küsse Ihre Hand, Madame" (Vi bacio la mano, Madame - Il bacillo dell'amore), regia di Robert Land, film con Marlene Dietrich prima dei successi di Hollywood; Tauber doppia l'attore Harry Liedtke nelle parti cantate
- 1930 "Ich glaub' nie mehr an eine Frau" (Non crederò più a una donna"), regia di Max Reichmann, Tauber è protagonista, nel cast c'è anche Gustav Grundgens, uno dei maggiori attori tedeschi.
- 1930 "Das lockende Ziel" (Eco della montagna, "La meta inaccessibile"), regia di Max Reichmann, Tauber recita da protagonista.
- 1930 "Das Land des Lächelns", cioè "Il paese dei campanelli" di Franz Lehar. Con regia di Max Reichmann, è un film sulla messa in scena dell'operetta di Lehar, con Tauber protagonista nel doppio ruolo dell'impresario e del protagonista dell'operetta. Tra gli interpreti anche Max Schreck, che nel 1921 era stato il protagonista di "Nosferatu" di F.W.Murnau.
- 1931 "Die große Attraktion", regia Max Reichmann; Tauber è a capo di una banda vaudeville ma ha una gran voce che attira l'attenzione di un'impresaria.
- 1932 "Melodie der Liebe" (L'ultima canzone - Melodia d'amore) regia di Georg Jacoby; Tauber è un tenore vedovo con una figlia piccola.
- 1932 "Schuberts Lieder" cortometraggio di nove minuti, produzione tedesca.
- 1934 "Blossom time" (Sinfonia d'amore) regia di Paul Stein; Tauber è Franz Schubert in un film che si direbbe biografico.
- 1935 "Heart's Desire", regia di Paul Stein, commedia dove Tauber è un tenore viennese "scoperto" da un'impresaria internazionale, riluttante a trasferirsi a Londra
- 1935 "The Big Broadcast of 1936", regia di Norman Taurog, film "all stars" con molti nomi famosi o sulla cresta dell'onda, del cinema e della musica leggera.
- 1936 "Forbidden music" (Lasciateci cantare), regia di Walter Forde, commedia musicale su una principessa di uno Stato immaginario che mette al bando la musica; Tauber è il tenore Mario Carlini (negli anni successivi ci sarebbe stato un tenore vero dal nome quasi identico, Mario Carlin ) che torna in patria per salvare la situazione. Con Diana Napier, Jimmy Durante.
- 1936 "Pagliacci", regia di Karl Grune; un adattamento da Leoncavallo. Tauber è "Canio Salvatini" (ha anche il cognome), con lui Steffi Duna e altri attori di area tedesca.
- 1945 "Waltz Time", regia di Paul Stein, film musicale ambientato nella Vienna di inizio '800. I protagonisti sono Carol Raye e Peter Graves e Patricia Medina, Tauber interpreta un pastore.
- 1946 "Lisbon story" (Accadde a Lisbona), regia di Paul Stein, con protagonisti David Farrar e Patricia Burke. E' un cabaret musicale sulla guerra appena conclusa, con diversi ospiti tra i quali Richard Tauber e il violinista Stéphane Grappelli.


 



sabato 25 agosto 2018

Come scegliere il Presidente della Rai, e altro ancora


Il presidente della Rai, i membri del Consiglio di Amministrazione della Rai: come vanno scelti, quali sono i profili più adatti? Viene da dire: persone di grande cultura e con grande curiosità intellettuale. Era questo, infatti, il profilo dei dirigenti Rai dalla nascita della tv almeno fino ai primi anni '80; poi qualcosa è cambiato, e qui cominciano i dubbi sul presente e sul futuro. Per esempio, dato che in tv si trasmettono film, verrebbe spontaneo parlare di docenti universitari in Storia del cinema: ma oggi i docenti universitari e i critici più in voga ti spiegano che Lucio Fulci, Umberto Lenzi e Sergio Corbucci sono i maestri del cinema, e quindi le certezze cominciano a cadere. Lucio Fulci, quello che faceva i film di Franco e Ciccio? Gli siamo tutti affezionati ma direi che uno che presenta questi registi come maestri del cinema si dequalifica da solo. In Italia abbiamo però ancora dei centri di eccellenza, come la Cineteca di Bologna: bisognerebbe pescare da lì, ma so già che non può accadere.
La Rai-Tv era nata, nei primi anni '50, con una discussione su quale modello scegliere: molti non lo sanno o fanno finta di non ricordarsi, e c'è anche chi fa spallucce come se fossero scemenze. Invece era una discussione importante: scegliere il modello Usa, dominato dalla pubblicità, o un modello più alto, che aiutasse a crescere gli italiani? Non solo l'Italia, ma tutta Europa scelse la seconda opzione. Il risultato fu, per esempio, la BBC inglese: una tv autorevole capace di produrre programmi e documentari di altissimo livello. Anche la Rai degli anni '50 e '60 produceva programmi di alto livello, anche giornalistico, d'informazione. Negli sceneggiati tv lavoravano i più grandi attori di teatro, e molti giovani che poi sarebbero diventati importanti (come Giancarlo Giannini, per fare un solo nome). Negli anni '70 e '80 la Rai produsse anche film per il cinema che le diedero grande prestigio internazionale. Certo c'erano anche cose che non funzionavano, ma quel modello di tv io me lo ricordo ancora, ero un bambino ma tante cose le ho imparate proprio da quella Rai, prima ancora che dalla scuola. Le cose cambiarono dai primi anni '90, con l'avvento ai comandi dei berlusconiani e dei leghisti, che imposero una nuova leva dirigenziale presa di peso dalle tv commerciali. Di fatto, pubblicità e audience prima di tutto il resto, cioè prima della qualità. (Detto en passant, la Lega aveva già il ministro degli Interni nel 1994, oltre a quello delle Riforme, la presidenza della Camera e tanto altro; e governa due regioni come Lombardia e Veneto ininterrottamente dal 1995 - eppure oggi 2018 la si fa passare per il nuovo, miracoli del marketing).
Quando si parla della Rai del passato c'è sempre chi tira in ballo le Canzonissime e i presentatori di quiz; ma così non era, quello era solo uno degli aspetti della Rai. Sulla Rai, con due soli canali (il terzo è arrivato nel 1980) io ho visto di tutto: partite di calcio e inchieste giornalistiche, varietà del sabato sera ma anche opere e concerti, il campionato di basket e le inchieste di Enzo Biagi... il paragone con l'oggi è sconcertante. Se questi signori si ricordano solo di Pippobaudo e della Carrà devono farsi un bell'esame di coscienza. In Rai c'erano tante cose belle ma loro si ricordano solo di quello? Forse dovrebbero ripensare a come hanno gestito le loro vite... Ma ormai è passata la storia dei fagioli della Carrà e dei quiz di Mike Bongiorno, quelli cioè che erano già pronti (complici Arbore e Boncompagni, che hanno molto ben preparato il campo) per la tv commerciale, cioè per gli spot. I primi dirigenti Rai, come Pugliese e Vittorio Veltroni, volevano evitare proprio questo, che la tv diventasse solo commerciale, togliendo di mezzo le cose belle e utili. Si cercava il meglio, e c'era tanto spazio anche per le trasmissioni leggere.
Oggi si fanno degli aut aut sulla pubblicità: togliere del tutto la pubblicità alla Rai, per esempio. In realtà si potrebbe ragionare su costi e ricavi, sarebbe meglio per tutti. La Commissione di Vigilanza non ha mai posto il problema dei ricavi della pubblicità, trasmissione per trasmissione: per esempio, che senso ha riempire i film di pubblicità quando si trasmettono alle sette del mattino o alle tre di notte? Sono domande elementari, ma non se le pone nessuno.


PS: Queste riflessioni sono ormai da considerarsi obsolete: l'avvento del governo Grillo-Salvini le rende inutili, il declino continuo della tv sta trovando la sua fine, dimentichiamoci della Rai del servizio pubblico, ormai è andata. Cinque anni fa, per il Consiglio di Amministrazione Rai, Beppe Grillo scelse un dirigente delle tv commerciali, di fatto un pubblicitario ma spacciato per grande esperto di tv. Non credo che le cose siano cambiate da allora, sarei felice di essere sorpreso da buone nomine, ma così non sarà perché Lega e Grillini provengono dalla stessa direzione, cioè dalla classe dirigente allevata dai Craxi, dai Berlusconi, da CL. Figli e nipoti di paninari e reaganiani, non concepiscono altro mondo che questo. In quegli ambienti si continua a parlare dei "danni del '68", ma qui altro che il '68, ci sono danni per un secolo o due. So che esiste un nucleo di ottimi dirigenti, ma sono emarginati oppure se ne stanno alla larga. Che dire, fanno bene... se gli elettori dormono, se fanno passare per nuovo perfino il buce, cos'altro può succedere alla Rai del prossimo futuro? (la faranno a pezzi e la svenderanno, suppongo, altro non sanno fare).

 

 
(la vignetta di Krazy Kat è del 1921, quella sulla tv viene dalla Settimana Enigmistica, delle altre non ho purtroppo riferimenti precisi e me ne dispiace molto)

martedì 21 agosto 2018

«Questo programma è offerto da ...»


 
Succede tutti i giorni di ascoltare o leggere, su tutti i canali tv, frasi come queste: «Questo programma è offerto da ...» oppure: «La visione di questo programma è riservata ai soli spettatori adulti», eccetera. Un programma? No, quello che stanno trasmettendo è un film per il cinema, uscito nelle sale cinematografiche, magari un capolavoro nella storia del cinema. Non è un programma, è un film per il cinema, è un concerto, un documentario, un'inchiesta.
Può sembrare una precisazione inutile e noiosa, una seccatura di quelle che fanno dire "...ma dàaai", e invece saper distinguere un programma fatto per la tv da un film pensato per il cinema dovrebbe essere requisito essenziale per fare televisione. Così non è, e anche questo piccolo fatto spiega tante cose. Ne spiega anche troppe, per dirla tutta, e viene il magone se ci si mette a pensare allo stato in cui è ridotta la televisione italiana - ma dico tutta, non è solo la Rai, proprio ogni canale del digitale terrestre a partire da quelli da dove è iniziata la frana, cioè le reti Mediaset - Fininvest.
In un programma televisivo, pensato apposta per la tv, ci può stare benissimo la pubblicità; magari serve una pausa fra un argomento e l'altro, fra una canzone e un comico, nella pausa si inserisce lo spot. In un film, o in una partita di calcio, o in un concerto, lo spot dà fastidio: interrompe l'azione, l'emozione, si inserisce qualcosa che non c'entra proprio niente. Sembra semplice semplice, invece vediamo sempre realizzato l'opposto. Secondo me, i funzionari tv che non si accorgono di queste cose andrebbero licenziati: che si trovino un altro lavoro, che vadano a far danni altrove.

Vi sembra ancora una questione da poco? In questi giorni, dopo la tragedia del ponte di Genova, è successo questo: per ventiquattr'ore, tutti i canali Rai hanno avuto un nastro a lutto nell'angolo in alto a destra. Peccato che, poi, sotto il nastro a lutto passassero stupri, omicidi, autopsie su cadaveri in decomposizione, bestemmie, e quant'altro: uno dei soliti, immancabili, telefilm trasmessi anche in orari da bambini, senza alcun divieto né segnalazione. Intanto, magari a tarda ora, vanno in onda i film dei primi anni '60, preceduti dal severo ammonimento: "Questo programma contiene scene riservate al solo pubblico adulto". E magari è un film con Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello, capirai che roba: quando uscì nei cinema gli avevano messo il VM 14, vietato ai minori di 14 anni, magari per una scena di adulterio o per dei dialoghi un po' sboccati. Insomma, i nostri tostissimi funzionari si sono dimenticati di far togliere quel VM 14, o forse l'iter per toglierlo è troppo noioso e complicato, toccherebbe lavorare, toccherebbe guardare ciò che si trasmette, toccherebbe informarsi, che noia, che palle, chi te lo fa fare. Non sanno quello che trasmettono, e non hanno il minimo interesse per quello che va in onda: eppure sono lì, inamovibili. Così va, e il futuro potrebbe riservarci anche qualcosa di peggio.
Quello che si vede in questi giorni, con il governo Lega-5 stelle, è infatti la solita vecchia storia: di qualità dei programmi e di competenza non si parla mai, si parla solo di occupazione delle sedie più in vista, le direzioni dei tg, l'amministratore delegato fa discorsi in cui non compare mai la parola "servizio pubblico", le trasmissioni di punta sono il festival di Sanremo e l'isola dei famosi, tutto qui. Del parere degli ascoltatori non sanno cosa farsene. Pura e semplice occupazione dei posti di comando, anzi dei posti dove si mangia
 

ATTENZIONE: Queste riflessioni sono ormai da considerarsi obsolete, l'avvento del governo Grillo-Salvini le rende inutili, il declino continuo della tv (non solo la Rai, ma per la Rai paghiamo il canone e bisognerebbe chiedere un palinsesto di alto livello) sta trovando la sua fine, dimentichiamoci della Rai del servizio pubblico, ormai è andata. Questo programma, pardon questo post, è da considerarsi del tutto inutile: se nonostante tutto lo avete letto e siete arrivati fin qui, peggio per voi.
AGGIORNAMENTO all'anno 2020: il governo è cambiato, la situazione alla Rai mica tanto. Lo si vede un po' su tutti i canali, ma significative sono le "promo" per Raiplay, che indicano bene le scelte aziendali.
 
 
 
(nelle immagini, due Tognazzi vietatissimi - una delle foto è sul set di "Barbarella", con Jane Fonda)
(le altre immagini, prese on line, erano senza fonte; non era indicata né la provenienza né l'autore)

sabato 18 agosto 2018

Piccola grande voce


 
La piccola grande voce (Kleine grosse Stimme, 2015). Regia di Wolfgang Murnberger. Scritto da Rupert Henning, Michaela Ronzoni, Eva Spreitzhofer. Fotografia di Peter von Haller. Musiche di Vivaldi, Humperdinck, Piae Cantiones (1582) e altri.  Musiche per il film di Roman Kariolou. Interpreti: Wainde Wane (Benedikt), David Rott (Max Goldberg, direttore del coro), Miriam Stein (Elsa), Karl Merkatz (Siegfried Goldberg, padre di Max), Tyron Ricketts (sgt. Jerry Delgado), Erwin Steinhauer (direttore scuola), Philipp Hochmair (prefetto della scuola), Branko Samarovski (nonno di Benedikt), Margarete Tiesel (nonna di Benedikt), Timotheus Hollweg (Kurt), Aeneas Hollweg, Enzo Gaier e molti altri. Durata: 1h30'

Siamo in Austria nel 1954, a nove anni dalla fine della guerra; come successe da noi a Napoli e in altre città del sud e del nord, anche a Vienna sono ancora presenti le truppe dell'esercito alleato. Manca poco, e poi anche gli ultimi soldati americani torneranno in patria; uno di loro, il sergente Jerry Delgado, ha avuto un figlio da una giovane donna austriaca, ma non lo sa. La mamma purtroppo non c'è più, il bambino ha quasi dieci anni e vive con i nonni; del padre ha solo una fotografia. C'è un problema, nell'Austria del 1954: il padre del bambino è un afroamericano.

 
Benedikt è comunque un tipo tosto, sa come difendersi e poi possiede un talento naturale: non solo ha una voce molto bella e molto estesa, ma è anche in grado di ripetere un brano musicale a memoria, anche dopo averlo ascoltato una sola volta. Il bambino, molto determinato, lascerà la trattoria dei nonni (dove il nonno non lo ha mai accettato) e andrà a fare un provino nel famoso coro viennese delle voci bianche. Non racconto tutto il film, dico solo (non è un thriller e si capisce subito cosa succederà) che alla fine tutto si aggiusta, e il bambino riabbraccerà suo padre.
Ci sono delle storie secondarie che si intrecciano a quella di Benedikt: il giovane maestro del coro, che spinge per l'ammissione di Benedikt al collegio, entra in rivalità con il prefetto della scuola e ha una storia d'amore con la bella Elsa. Inoltre, il maestro del coro è viennese ma viene dall'America, dove è molto stimato; è tornato in patria dopo la fine della guerra per essere accanto al padre, un ebreo sopravvissuto al lager che ancora attende il ritorno della moglie. In questa situazione di famiglia si inserirà benissimo Benedikt.


Il film non è un capolavoro ma piace, gli attori sono bravi e si impongono soprattutto il ragazzino che interpreta Benedikt (si chiama Wainde Wane ed ha qualche anno in più del suo personaggio), e Karl Merkatz che interpreta l'anziano Siegfried, il padre del direttore del coro. La sceneggiatura è un po' schematica ma funziona, la struttura è quella dei film televisivi ma funziona; con i tempi che corrono si poteva evitare (anche se è probabile che sia una cosa vera) la pacchianata delle finte Gretel con le treccine bionde. Personalmente mi dispiace anche il modo in cui vengono presentate le musiche in stile Glenn Miller del maestro del coro, è un luogo comune abbastanza stupido la contrapposizione con "la classica" e mi stupisco ogni volta nel vederlo riproposto ancora oggi. Oltretutto, quella "musica nuova" oggi appare molto datata, ma così va il mondo. Per fortuna non tutto il film è così.

 
Il film è d'invenzione, ma con molti riferimenti al mondo reale. Il giovane maestro del coro a un certo punto mostra una lettera di Dimitri Mitropoulos, tra i più grandi direttori d'orchestra di quegli anni (morirà a Milano nel 1960, durante le prove di un concerto alla Scala) che gli offre un posto come suo collaboratore a New York, e può darsi che sia un'eco di qualche fatto realmente successo.
Nei titoli di coda (per quello che sono riuscito a leggere) si fa riferimento all'orchestra della Radio Austriaca (ORF Wien) e ai Wiener Sängerknaben, importante coro di voci bianche.


Non ho trovato la lista completa delle musiche presenti nel film, anche perché il solito funzionario televisivo cretino ha tagliato i titoli di coda, dove di solito sono presenti queste informazioni. Detto che i registi dovrebbero attrezzarsi contro questa forma di disprezzo del loro lavoro, magari mettendo delle immagini anche sui titoli di coda (qualcuno ha già cominciato a farlo), ho provato a ricostruire a memoria un possibile elenco. Chiedo scusa per errori e omissioni, spero che qualcuno mi aiuti a completare e a correggere questo elenco.
Si inizia con un Magnificat, sulle parole "fecit potentiam in brachium tuum": dovrebbe essere Vivaldi, ma non ho qui il film e non posso controllare. "Come hear the blackbirds in the blossoming tree", la canzone che fa da guida durante le vicende del film, è scritta da Roman Kariolou, autore delle musiche per il film, e può essere riascoltata anche su youtube. "Hänsel und Gretel", poi trascritta in stile Glenn Miller, dovrebbe essere tratta dall'opera del 1893 di Engelbert Humperdinck, compositore renano; è ancora oggi molto eseguita nei paesi anglosassoni, mentre da noi è di rarissima esecuzione.
 
Si ascolta anche "Gaudete, gaudete", un canto natalizio tratto dalle "Piae Cantiones" del 1582, raccolta di inni cristiani del Nord Europa pubblicata per la prima volta in Finlandia. Il testo è questo:
Gaudete, gaudete, Christus est natus
ex Maria virginae, gaudete.
Tempus ad est gratiae hoc quod optabamus
Carmina laetitiae devote redamus.
Deus homo factus est naturam erante
Mundus renovatus est a Christo regnante.
Ezecheelis porta clausa per transitor
unde lux est orta sallus invenitor.
Ergo nostra contio psallat jam in lustro,
benedicat Domino sallus regi nostro.
Per me è stata una piacevole sorpresa ritrovare questo canto, molto bello, che conoscevo fin da quando negli anni '70 ascoltavo il disco "Below the salt" degli Steeleye Span, da dove ho ricopiato il testo latino.
Ci sono molte altre musiche nel film, ma dovrò rimandare le mie osservazioni ad una prossima nuova visione. Cercando in rete ho trovato che "Drudi Dradi" è un libro del 1932, Drudi, Dradi Hand in Hand reisen in das Mohrenland. Wien, Verlag für Jugend und Volk, 1932, con illustrazioni di Ernst Kutzer, scritto da Alois Legrün. Verrebbe da interrogarsi su quel "Mohrenland", ma l'ineffabile algoritmo di Google mi mette davanti solo siti che vogliono vendermi il libro (io invece volevo prima delle informazioni, ma così va il mondo e quindi portiamo pazienza, finché si può).
 
 
 
 


sabato 11 agosto 2018

Eroica (1949)


Eroica (1949) Regia di Walter Kolm-Veltée. Scritto da Walter Kolm-Veltée, Franz Tassié. Consulente artistico: Karl Hartl. Fotografia di Günther Anders, Hannes Staudinger. Musica di Ludwig van Beethoven. Musiche per il film di Alois Melichar. Interpreti: Ewald Balser (Ludwig van Beethoven), Marianne Schönauer (Therese von Brunswick), Judith Holzmeister (Giulietta Guicciardi), Oskar Werner Karl, nipote di Beethoven), Dagny Servaes (madre di Karl), Iván Petrovich (principe Lichnowsky), Ludmilla Hell (principessa Lichnovsky), Auguste Pünkösdy (custode), Hans Krassnitzer (Amenda), Alfred Neugebauer (l'organista Albrechtsberger), Richard Eybner (Schuppanzigh), Karl Günther (medico di campagna), Gustav Waldau (parroco di campagna), Erik Frey e Hans Hais(ufficialt francesi), Franz Pfaudler (direttore teatro), Julius Brandt (pittore), Helmut Janatsch (cavalleggero austriaco), Karl Kalwoda (guardiano). Durata: 95 minuti

"Eroica" del 1949 è un film piuttosto deludente, se visto da oggi; niente a che vedere con il magnifico e omonimo film del 2003, che ricostruisce la prima esecuzione della Sinfonia n.3, ma piuttosto una delle tante fantasie sugli amori di Beethoven, in particolare sulla sua relazione (vera o presunta) con Giulietta Guicciardi e con Therese von Brunswick. Piace poco anche l'interprete principale del film, Ewald Balser, che è probabilmente il Beethoven più brutto e meno convincente nella storia del cinema, poco somigliante (parrucca a parte) e a tratti quasi caricaturale. Tra gli attori si può far notare la presenza di Oskar Werner, che oltre a interpretare Mozart in un successivo film austriaco del 1955, diventerà famoso negli anni '60 per le sue collaborazioni con Truffaut (Jules et Jim, Fahrenheit 451).
Punto di partenza del film è l'arrivo di Napoleone, che a Vienna suscita grande impressione; la Sinfonia n.3 era in origine a lui dedicata, però poi Beethoven cancellò la dedica. Nella prima parte del film si ricostruisce, con un po' di fantasia e molto bozzettismo, la storia della cancellazione della dedica. Il film è in bianco e nero, la musiche di Beethoven sono dirette da Hans Knappertsbusch, con Wiener Symphoniker e Wiener Philharmoniker; bella la sequenza in chiesa al minuto 30, con il coro femminile e Beethoven che suona l'organo. La successiva sequenza in campagna serve per introdurre la Pastorale; la sequenza con le prove del Fidelio è a 1h20. Il film è disponibile per intero su youtube.


Questa è la trama del film, tratta da wikipedia in inglese:
"Eroica" è un film austriaco del 1949 che ritrae vita e opere del compositore Ludwig van Beethoven. Il film è diretto da Walter Kolm-Veltée, prodotto da Guido Bagier con Walter Kolm-Veltée e scritto da Walter Kolm-Veltée con Franz Tassié. Fu presentato nel 1949 al festival di Cannes.
Un messaggero espresso corre a Vienna, irrompe al ballo tenuto dal principe Lichnowsky e riporta la notizia che Napoleone Bonaparte si sta avvicinando a Vienna con le sue truppe. La notizia si sparge come un incendio nella città, e raggiunge anche Beethoven, che è in una taverna con i suoi amici. Beethoven è entusiasta degli ideali della Rivoluzione Francese, impersonati da Napoleone; corre a casa e comincia a scrivere una potente e gloriosa sinfonia, quella che in seguito sarebbe diventata famosa con il nome di "Eroica". Dopo il successo della sinfonia, due messaggeri di Napoleone vanno a trovare Beethoven e gli chiedono di partecipare a un ricevimento dato dall'imperatore francese; Napoleone dà anche dettagliate istruzioni su come il compositore si dovrà vestire, seguendo la moda. Beethoven è molto deluso dalla superficialità dell'uomo, e cancella la dedica a Napoleone dalla prima pagina della sinfonia.

 
Per sua sicurezza, Beethoven si reca in Ungheria dove alloggia presso l'aristocratica dimora della sua allieva Therese von Brunswick e della di lei cugina Giulietta Guicciardi. Beethoven si innamora di Giulietta, che pensa di lasciare il suo fidanzato per Beethoven: questa interpretazione della vita di Beethoven è distorta, perché fu quattro anni prima, nel 1800, che Beethoven e Giulietta si incontrarono. Nel film, Therese pensa che, dato il suo talento, il destino di Beethoven sia di non legarsi stabilmente a nessuna donna.

 
Beethoven è anche preoccupato per il nipote Karl, che conduce una vita dissoluta e sotto la nociva influenza della madre (la moglie di suo fratello), e inoltre comincia ad avvertire i primi sintomi della sordità, al punto di chiedere a Dio la ragione per cui lo vuole privare dell'udito. L'amico di Beethoven, Amenda, gli risponde che il destino lo porterà a comporre musica che nessuno ha mai udito prima. Ma sarà triste, per Beethoven, rendersi conto durante le prove del "Fidelio" che gli orchestrali non riescono a seguire la sua direzione, e che invece seguono le indicazioni del loro direttore musicale. Depresso, Beethoven torna a casa e ancora una volta si rivolge a Dio, e le parole di Amenda gli tornano alla memoria. Quando Therese torna per occuparsi di lui, Beethoven è venuto a patti con il suo destino e ha ripreso a comporre.


 

sabato 4 agosto 2018

Mozart 1955


 
Mozart (Life and loves of Mozart, Reich mir die Hand mein Leben, 1955) Regia di Karl Hartl. Scritto da Egon Komorzynski, Franz Tassié, Karl Hartl. Fotografia di Oskar Schnirch Musiche di Mozart, altre musiche a cura di Hans Swarowsky. Interpreti: Oskar Werner (Mozart) Johanna Matz (Annie Gottlieb, doppiata nel canto da Hilde Güden), Erich Kunz (Emanuel Schikaneder / Papageno), Gertrud Kückelmann (Constanze), Nadja Tiller (Aloysia Weber, "Louise"), Chariklia Baxevanos (Sophie Weber), Annie Rosar (mamma Weber), Alma Seidler (mamma di Annie Gottlieb), Ulrich Bettac (padre di Annie Gottlieb), Angelika Hauff (Suzi Gerl), Albin Skoda (Antonio Salieri), Walter Regelsberger (Süssmayer), Hugo Gottschlich (Don Primus, portinaio), Raul Aslan (Rosenberg, Hofkämmerer), Elfie Weissenböck (Josefa Hofer, regina della Notte in teatro, doppiata nel canto da Erika Köth), Leopold Rudolf (lo sconosciuto che ordina il Requiem), Helli Servi (Lina, donna di servizio dei Mozart), Raoul Retzer (Gerl, interprete di Sarastro), Elisabeth Terval (Eleonore Gottlieb), Egon von Jordan (l'impresario Bondini), Fred Hennings (Van Swieten), Franz Böheim (ispettore del teatro), Peter Brand (Schack, interprete di Tamino), Karl Eidlitz (Hoffmeister), Karl Skraup (Valentin) Richard Szokoll (figlio di Mozart), Walter Varndal, Oskar Wegrostek, Prof. Wobisch (cornista) .
Voci dei cantanti: Anton Dermota (Tamino), Gottlob Frick (Sarastro), Hilde Güden (Pamina) Erich Kunz (Papageno), Erika Köth (Regina della Notte), Else Liebesberg (Papagena) Albert Rueprecht
Orchestra sinfonica Vienna, direttore Hans Swarowsky. Coro Opera Stato Vienna, Balletto Filarmonica Vienna. Solista al pianoforte Isolde Ahlgrimm.
Durata: 1h40'

Il film su Mozart del 1955, scritto e diretto dall'austriaco Karl Hartl, immagina un flirt fra il compositore e la prima interprete di Pamina nel Flauto Magico, la cantante Anna Gottlieb. In questo contesto viene inserito "lo sconosciuto in nero", cioè la ben nota leggenda sulla nascita della Messa di Requiem. Tutto questo ha basi storiche molto labili, siamo ben oltre l'invenzione anche perché, per questo film come per altri più famosi (compreso "Amadeus" di Milos Forman, girato trent'anni dopo) ci si "dimentica" sempre che contemporaneamente al Flauto Magico andò in scena un'altra opera di Mozart, "La clemenza di Tito". Ovviamente, la presenza di un'altra opera (e non breve, non incompiuta) sarebbe stata ingombrante e quindi non se ne fa il minimo cenno. Quantomeno, Hartl ci risparmia le leggende su Salieri, che è presente nel film ma ha una parte secondaria.
Rimane comunque un film piacevole da vedere, per la bravura degli attori e soprattutto per la presenza nella colonna sonora di grandissime voci mozartiane.

 
Il flauto magico, "Die Zauberflöte", scritto in tedesco quando l'italiano era la lingua ufficiale dell'opera lirica, nasce quando ancora i teatri erano in gran parte di corte, di proprietà di nobili o comunque di persone molto ricche; a proporlo a Mozart è l'impresario-attore-cantante Emanuel Schikaneder. Questa storia è raccontata piuttosto bene nel film di Hartl, e oltretutto Schikaneder è interpretato da un grande cantante mozartiano, il baritono Erich Kunz. Altri grandi cantanti sono in locandina, ma ne ascoltiamo soltanto la voce: il tenore Anton Dermota, i soprani Hilde Güden ed Erika Köth, il basso Gottlöb Frick. Oskar Werner, che impersona Mozart, è un attore viennese che ancora oggi molti ricordano per i suoi film con Truffaut, in particolare "Fahrenheit 451" e "Jules et Jim".
 Annie Gottlieb, cioè Maria Anna Gottlieb (1774-1856, qui a fianco in un ritratto del 1795), fu la prima Barbarina nelle "Nozze di Figaro" nel 1786, a dodici anni; per lei Mozart scrisse un'aria breve e molto bella, "L'ho perduta, me meschina". Anna Gottlieb aveva diciassette anni quando fu la prima Pamina; è certamente possibile ipotizzare un suo flirt con Mozart, così come per altre cantanti di quegli anni, ma non esiste nessuna notizia storica in merito. Nel film la Gottlieb è impersonata dall'attrice Johanna Matz, doppiata nel canto da Hilde Güden. Diventerà famosa negli anni '60 Nadja Tiller, l'attrice che impersona Aloysie, sorella della moglie di Mozart. Nel film la presenza di Aloysie (Louise) suscita un certo imbarazzo, e nelle biografie di Mozart in effetti risulta che fu da lui corteggiata prima di sposare Constanze (che nel film ha poco risalto, ma appare dolce e comprensiva). Oskar Werner non è molto alto, ed è forse l'unica cosa in cui somiglia a Mozart ma è comunque molto bravo così come tutti gli attori e le attrici di questo film.
Il regista Karl Hartl (1899-1978), viennese, è stato attivo dal 1930 al 1961, con molti film dei quali conosco soltanto il notevole "Oro" del 1934, con Hans Albers e Brigitte Helm. Hartl ha al suo attivo un altro film su Mozart precedente a questo, uscito nel 1948 (The Mozart Story), e uno "Zingaro barone" (Johann Strauss jr) nel 1935. Il titolo originale tedesco, "Reich mir die Hand mein Leben", è la versione ritmica del nostro "Là ci darem la mano", dal "Don Giovanni".

 
Cosa si vede e si ascolta nel film:
L'inizio, sui titoli di testa, è il glockenspiel di Papageno, nella scena dell'incantamento dei servitori di Monostato; si ascolta anche qualcosa dall'ouverture del Flauto Magico. Il film è a colori.
Mozart viene chiamato a corte, commentano il fatto Antonio Salieri e altre persone vicine al Re (Salieri in questo film è solo una comparsa, questo non è "Amadeus"). Arriva infine Mozart; deve fare anticamera e nell'attesa comincia a suonare, un gesto che viene considerato inopportuno. Non viene ricevuto dal Re ma da un suo funzionario, che gli rimprovera troppi corni di bassetto (strumento molto amato da Mozart), troppe note (una battuta molto famosa del Re, che va riferita a "Il ratto dal serraglio"), e infine dovrà seguire le istruzioni di Salieri se vuole ancora avere commissioni dalla Corte; Mozart accetta tutte le condizioni perché ha bisogno di soldi. L'opera che comporrà è "La clemenza di Tito", ma nel film non se ne fa mai cenno. Mozart viene presentato come giovane ed elegante, non bisognoso ma ben disposto a spendere e quindi sempre in cerca di soldi: siamo molto vicini alla realtà storica.
Segue una scena con le sorelle Weber, l'arrivo della mamma; Mozart sposò Constanze Weber ma prima corteggiava la sorella Aloyisie (Louise), e c'è ancora un po' di gelosia in giro. La mamma di lei è la suocera per Mozart; che appena si sente dire dai servitori che la suocera è arrivata si dilegua inventandosi un impegno. Queste scene sembrano prese da una sit com oppure da una commedia americana anni '30, ma sono comunque ben recitate.
 
 
Al minuto 16 Mozart sta giocando a biliardo quando arriva Schikaneder con un bel borsellino pieno di soldi, e gli propone di musicare "Il Flauto Magico" nel suo teatro, non più un teatro di corte ma aperto a chiunque paghi il biglietto. Mozart accetta subito, i soldi contanti fanno molto comodo.
Al minuto 20 siamo in taverna con Schikaneder, quando arriva Mozart viene accolto sulle note di "Non più andrai" da "Le nozze di Figaro". Quindi Schikaneder presenta a Mozart la sua compagnia di attori e cantanti: al minuto 21:45 Gottlöb Frick si esibisce sulle note basse del "Ratto dal Serraglio", e al minuto 23 entra, in ritardo, Annie Gottlieb cioè la cantante che sarà Pamina. La Gottlieb e Schikaneder proveranno il duetto "Ein mädchen oder weibchen", Mozart accompagna al piano. Al minuto 28 il tenore (di spalle, poi un po' da lontano, ma la voce è di Anton Dermota) canta l'aria di Tamino. Mozart quindi chiede di rimanere da solo con la Gottlieb, per un attimo rimane anche Schikaneder ma la ragazza è timida, non riesce a cantare, e Mozart chiede anche a lui di uscire. Dunque Mozart e la Gottlieb rimangono da soli, e fuori nascono subito pettegolezzi. Ma Anna e Mozart si limitano a continuare le prove (l'aria di Pamina davanti a Sarastro), non succede nient'altro.
Al minuto 36 si presenta a casa Mozart lo sconosciuto vestito di nero, con voce molto profonda, per commissionargli il Requiem. Lo ricevono dapprima i servitori, Mozart arriva dopo un po' e accetta quando vede i molti soldi che lo sconosciuto tira fuori da una borsa. Si tratta della famosa leggenda sulla nascita del "Requiem" di Mozart, raccontata anche in "Amadeus" di Milos Forman e mai del tutto accertata.
Al minuto 40 Mozart è in campagna con tutta la troupe del Flauto Magico, si canta il duetto "Bei männern", poi una danza tutti insieme; Schikaneder vedendo Mozart e Annie Gottlieb ballare insieme propone di giocare tutti a nascondino. Mozart e la giovane cantante si rifugiano su un albero, dove Schikaneder li trova subito ma li lascia da soli.
 
Al minuto 49 in teatro si prova "O Isis und Osiris", e continuano i pettegolezzi su Mozart e Anna; arriva l'impresario Bondini, accompagnato dal padre di Annie, che vuole portare la giovane cantante in una lunga tournée europea, in Italia, in Francia. Bisogna prendere subito una decisione, la partenza è prevista molto presto.
Al minuto 52 in teatro c'è in scena una bella sfinge egizia, "Die hölle rache" in sottofondo; arriva Aloysia (Louise) che fin lì Mozart aveva evitato: il passato è chiuso, ma Aloysia vuole una nuova aria d'opera ed essendo a conoscenza dei pettegolezzi gli ricorda di Costanza: "a new opera, a new love affair..." . Costanza è una brava moglie, che Mozart se ne ricordi. Colpito dalle parole di Aloysia, Mozart dice ad Annie di accettare l'offerta di Bondini e di andare in tournée.
Al minuto 58 Schikaneder va a casa di Mozart, nel gran disordine e sul tavolo di cucina trova l'aria di Papageno e comincia a cantarla con Mozart (alternato con le scene in teatro); però nella casa di Mozart c'è anche Anna, che si è nascosta dietro la grande stufa. Ascoltando le parole di Mozart con l'amico, Anna si convince che deve partire.
A 1h04 Anna è davanti alla carrozza di Bondini, che sta per partire; incontra però il dottore che ha in cura Mozart, che le confessa di essere molto preoccupato per la salute del compositore. La giovane va in chiesa a pregare, la segue suo padre e le ricorda che Mozart è sposato. Il padre di Anna è molto arrabbiato ma poi interviene la madre della ragazza a raddolcirlo. Annie rimarrà a Vienna, e sarà Pamina nel "Flauto Magico".
 
 
A 1h07 Mozart sta scrivendo il Requiem, e incominciano i sintomi del male che si porta dentro. E' a casa in campagna, non lontano dal posto dove ha baciato Anna per la prima volta, servito dal fedele Valentin. Anna corre da lui attraverso i campi, lui sta pensando a lei, si abbracciano. Lui la prende in braccio e la porta in casa.
A 1h11 Mozart spiega a Valentin la storia del Flauto Magico; vediamo in scena "O Isis und Osiris".
Valentin canta storpiandola "vorrei essere il Kaiser" (dovrebbe essere l'aria K539); prosegue l'idillio fra Anna e Mozart, però poi Mozart sta molto male, e sviene dopo una breve corsa. A 1h18 ascoltiamo ancora il glockenspiel della scena con Monostato, per la malattia di Mozart assistito da Anna e da Valentin.
A 1h20 Schikaneder è in in teatro in costume da Papageno, ed è molto arrabbiato perché non gli arriva nulla da Mozart; ma finalmente gli portano "Ein Mädchen oder Weibchen" e la canta. Mozart è ritornato, con lui c'è Anna. A 1h22 prove "Ach ich fühls" con Anna come Pamina; tutti sono molto commossi, c'è anche il padre di Annie che approva. A 1h27 torna Costanza, che si dimostra molto comprensiva con il marito.
A 1h30 vediamo la prima del "Flauto Magico", 5.12.1791; ma Mozart non c'è perché sta morendo, anzi è già morto. In realtà, la prima del Flauto Magico fu il 30 settembre 1791; la data della morte di Mozart è invece corretta. Il 6 settembre 1791, a Praga, c'era stata la prima di "La clemenza di Tito". Nel film, quando cala il sipario vediamo Mozart già morto; accanto a lui la moglie, Sussmayr, Aloysie. Anna arriva con Schikaneder, entrambi ancora all'oscuro del fatto; Schikaneder sale, lei rimane di sotto vicino alla porta e quando le altre donne scendono le dicono "Come hai osato presentarti qui!"
A 1h35 vediamo il funerale di Mozart, nella neve. I cantanti se ne vanno uno alla volta, fa freddo e temono per la voce. Solo Anna lo segue, per un tratto; poi anche lei torna in teatro. In colonna sonora torna il glockenspiel della scena con Monostato. A 1h37, in teatro, Schikaneder è Papageno; arriva Anna e Schikaneder le chiede se vuole essere sostituita, ma lei vuole cantare lo stesso, sarà Pamina tutte le sere per ricordare l'uomo che amava.