sabato 26 gennaio 2019

Gwyneth Jones


 
Gwyneth Jones, nata in Galles nel 1936, grande soprano wagneriano, debuttò nel 1962 nell'Orfeo di Gluck a Zurigo, come mezzosoprano; l'anno dopo è una delle Figlie del Reno nel Ring diretto da Georg Solti a Londra. Da qui in avanti inizia a ricoprire parti da soprano, cantando Verdi (Trovatore e Ballo in maschera), Mozart, Richard Strauss, e Leonora nel "Fidelio" di Beethoven. E' l'inizio di una grande e lunga carriera, che continua ancora oggi. Al cinema conta due apparizioni come attrice: nel film biografico su Wagner di Tony Palmer è la prima interprete del Tristano, Malvina Schnorr von Carolsfeldt, e in "Quartet" di Dustin Hoffmann è una delle ospiti della casa di riposo per cantanti, non è la protagonista (la protagonista è Maggie Smith) ma è comunque una parte di rilievo.

Questo l'elenco delle sue apparizioni in video o in film, da www.imdb.com :
1970 - Fidelio di Beethoven, a Berlino, direttore Karl Böhm, con James King come Florestano.
1971 - Music on 2, un programma della BBC sulla London Symphony Orchestra.
1975 - L'Olandese volante di Wagner, alla BBC, direttore David Lloyd Jones
1978 - L'Incoronazione di Poppea (Monteverdi) diretta da Raymond Leppard. La Jones è Poppea, con lei Jon Vickers, Nicolai Ghiaurov, Christa Ludwig.
1978 - Tannhäuser di Wagner, direttore Colin Davis, nelle due parti di Elisabetta e di Venere.
1978 - Der Rosenkavalier di Richard Strauss, dirige Carlos Kleiber con la Bayerische Staatsorchester.
1980 - La Donna senz'ombra, di Richard Strauss. Gwyneth Jones è la moglie del tintore, Hildegard Behrens è l'imperatrice; dirige Christoph von Dohnanyi.
1980-81 il Ring di Wagner diretto da Pierre Boulez, con regia di Patrice Chéreau. Gwyneth Jones è Brunilde nelle tre opere che la riguardano. (il film è già da tempo su questo blog)
1984 - film biografico su Wagner, regia di Tony Palmer, protagonista Richard Burton. Gwyneth Jones e Peter Hofmann impersonano i primi interpreti del Tristano.
1993 - Tristano e Isotta di Wagner, con il tenore Rene Kollo; dirige Jiri Kout
1998 - Ascesa e caduta della città di Mahagonny, di Bertolt Brecht e Kurt Weill; dirige Dennis Russell Davies
2007 - Gwyneth Jones è la Regina di Cuori Queen nella prima assoluta dell'opera del coreano Unsuk Chin tratta dall'Alice di Lewis Carroll. Unsuk Chin, nato nel 1961, è un allievo di Ligeti; Kent Nagano dirige la Bayerische Staatsoper.
2012 - "Quartet", film per la regia di Dustin Hoffmann, protagonista Maggie Smith; di questo film ho già scritto su questo blog.

 
 

sabato 19 gennaio 2019

Paul Robeson


 
Paul Robeson (americano, 1898-1976) non è propriamente un cantante d'opera, ma ascoltando la sua magnifica voce di basso, ricchissima di armonici, dispiace sempre che non abbia tentato questa strada. E' stato comunque interprete in teatro di Porgy and Bess (Gershwin) e nel 1933 interpretò Brutus Jones nella prima assoluta di "The Emperor Jones" di Louis Gruenberg diretta da Tullio Serafin al Metropolitan di New York.
La sua biografia è particolarmente ricca e interessante, Robeson è una persona che merita atttenzione. Riporto qui l'inizio della sua biografia così come la riporta wikipedia.it:
« Paul Robeson nacque a Princeton, New Jersey, da un'insegnante e da uno schiavo divenuto pastore protestante. Nonostante la difficile infanzia (la madre morì quando egli aveva sei anni), dimostrò un'incredibile serie di talenti (sportivi, umanistici e artistici), ottenendo eccellenti risultati alla Rutgers University, dove vinse una borsa di studio e dove eccelse nell'atletica e nel football. Mentre frequentava la facoltà di legge alla Columbia University (dove più tardi si laureò), iniziò a recitare e debuttò come attore professionista in Symon the Cyrenian. Dopo la laurea in legge lasciò quasi subito gli ambienti giuridici per dedicarsi alla carriera musicale come cantante, grazie a una voce di basso-baritono particolarmente profonda e ricca di risonanze. Negli anni venti Robeson si sposò con Eslanda "Essie" Cardoso Goode, una ricercatrice e biologa del Presbyterian Hospital di New York. Nel 1925, dopo aver già recitato con successo in molti spettacoli teatrali, debuttò nel cinema con il film muto "Body and Soul" e, nello stesso anno, rinunciò a una parte nel film "Lulu Belle", nel quale avrebbe dovuto interpretare un personaggio che ricalcava i luoghi comuni sulle persone afroamericane; Robeson trovò ciò particolarmente offensivo, e perciò rifiutò la parte. Continuò a esibirsi sulle scene teatrali in musical come "Porgy and Bess" di George Gershwin e "Show Boat "di Jerome Kern. (...)
Negli anni '30 Paul Robeson si trasferisce in Inghilterra, facendo concerti e girando film di produzione britannica, come Bozambo (1935), e King Solomon's Mines (1937). Iniziò a studiare la storia e le tradizioni del suo continente d'origine, l'Africa, e in qualche anno arrivò a parlare una ventina di lingue, di cui una decina fluentemente. A Hollywood partecipò al film "Show boat", nel quale si produsse in una leggendaria interpretazione del brano "Ol' Man River" e ad altre pellicole quali The Proud Valley (1940) e Destino (1942) di Julien Duvivier, che fu la sua ultima apparizione sul grande schermo. Negli anni quaranta interpretò il ruolo di Otello a Broadway e in una successiva tournée teatrale.
Durante la Guerra fredda, la sua fiera opposizione al razzismo e il suo impegno nella lotta per i diritti dei neri gli procurarono l'atteggiamento ostile del Governo degli Stati Uniti. Le sue idee politicamente orientate a sinistra e le numerose amicizie nate durante i concerti tenuti in Unione Sovietica portarono le autorità statunitensi a sequestrargli il passaporto nel 1950 (...) Riavuto il passaporto, negli anni '60 Robeson e la moglie compirono viaggi con varie tappe per il mondo. (...)
(estratti da www.wikipedia.it)

I film di Paul Robeson, elencati da www.imdb.com:
1925- Body and Soul, regia di Oscar Micheaux (1925) Un film sul tema del doppio, ancora ai tempi del muto; Robeson è protagonista nella doppia parte di due fratelli, uno cattivo e uno buono.
1926- Camille, regia di Ralph Barton (non accreditato) da A. Dumas fils; Robeson è proprio Alexandre Dumas, in un film di 33 minuti che incuriosisce per la presenza di Anita Loos fra gli interpreti, con Sinclair Lewis e Theodore Dreiser.
1930- Borderline, regia di Kenneth MacPherson; dramma sulla relazione tra una donna nera e un bianco. Robeson interpreta il compagno della protagonista, interpretata dalla vera moglie di Paul Robeson, Eslanda.
1933- The Emperor Jones, regia di Dudley Murphy, storia di un afroamericano che fugge di prigione e si rifugia nei Caraibi, dove diventa una persona importante. Scritto da Eugene O'Neill, qui Robeson comincia a cantare con la sua voce (I'm travelin')
1935- Bozambo (Sanders of the River), regia di Zoltán Korda, si svolge in Nigeria durante il dominio britannico; Paul Roberson è il protagonista Bozambo.
1936- Show Boat (La canzone di Magnolia), regia di James Whale. Il famoso musical con Irene Dunne protagonista; Paul Robeson diventa famoso cantando Old Man River.
1936- Song of Freedom, regia di J. Elder Wills. Robeson è uno scaricatore di porto che ottiene successo come cantante, trama classica per i cantanti d'opera al cinema.
1937- Big Fella, regia di J. Elder Wills, commedia musicale ambientata a Marsiglia
1937- King Solomon's Mines, regia di Robert Stevenson, con Cedric Hardwicke protagonista nei panni dell'esploratore Allan Quatermain. Il personaggio interpretato da Robeson si chiama Umbopa.
1937- Jericho, regia di Thornton Freeland; film d'avventura ambientato nella prima guerra mondiale. Il personaggio di Robeson, protagonista, è il tenente Jericho Jackson.
1940- The Proud Valley, regia di Pen Tennyson. Ambientato in una miniera gallese, basato ancora sul riscatto sociale grazie alla bellezza della voce di Robeson.
1942- Native Land, regia di Leo Hurwitz e Paul Strand. Paul Robeson fa da voce narrante in un film sui diritti civili a metà fra documentario e recitazione.
1942- Tales of Manhattan (Destino), regia di Julien Duvivier, con Charles Boyer, Rita Hayworth, Ginger Rogers, Henry Fonda; Charles Laughton, E.G. Robinson e molte altre star. Il personaggio di Paul Robeson si chiama Luke.
1954- Il canto dei fiumi (The Song of the Rivers), film girato dal grande documentarista olandese Joris Ivens.



sabato 12 gennaio 2019

Lawrence Tibbett


Lawrence Tibbett (americano, 1896-1960) da noi non è molto famoso, ma è stato un baritono importante, soprattutto al Metropolitan di New York, ed è uno dei cantanti d'opera tra i più presenti nel cinema. Debuttò al Met nel 1923, in una parte secondaria del Boris Godunov di Mussorgskij (uno dei due gesuiti) dove era protagonista Fiodor Scialiapin, ricoprendo in seguito ruoli sempre più importanti, a partire dal Valentino del Faust di Gounod. Cantò con tutti i più grandi: Gigli, Martinelli, Ruffo, Ezio Pinza, la Ponselle; fu presente al Met ininterrottamente fino al 1950, chiudendo ancora con Mussorgskij, nella Khovanscina come Ivan Khovanskij. Alle stagioni del Metropolitan alternò quelle sulla West Coast, a San Francisco. In Europa Lawrence Tibbett cantò Rigoletto alla Wiener Staatsoper nel 1937, e nel giugno 1946 tiene un concerto alla Fenice di Venezia.
La voce dedicata a Lawrence Tibbett su wikipedia.it è interessante e riporta molti dettagli; si conclude dicendo: "L'incontro con il cinema è stato occasionale, sebbene ricevesse una candidatura all'Oscar come migliore attore protagonista per Amor gitano (1930) di Lionel Barrymore. Il film era a colori ed è andato perduto, tranne qualche scena: viene oggi ricordato per essere stata l'unica apparizione a colori in un film di Stan Laurel e Oliver Hardy. Tibbett interpretò altri cinque film tra il 1930 e il 1936 come Passione cosacca con Grace Moore ed Il re dell'opera od Avventura di una notte con Virginia Bruce. "

Da www.imdb.com prendo l'elenco completo dei film di Lawrence Tibbett:
1930 - The rogue song (Amor gitano) regia di Lionel Barrymore e Hal Roach, con musica di Franz Lehar. Il personaggio interpretato da Tibbett si chiama Yegor. Nel film recitano anche Stan Laurel e Oliver Hardy.
1930 - New moon (Passione cosacca), regia di Jack Conway. Tibbett è il tenente Petroff, che sulla nave "New moon", sul Mar Caspio, incontra la bella Grace Moore (soprano).
1931 - The prodigal, regia di Harry Pollard, Tibbett ancora protagonista al fianco di Esther Ralston: è il figlio di un ricco proprietario sudista che torna a casa dopo anni di vagabondaggio
1931 - Cuban love song (La rumba dell'amore), regia di W.S. Van Dyke. Tibbett protagonista accanto a Lupe Velez: è un soldato americano che torna a Cuba dopo aver saputo di aver avuto un figlio. Nella parte musicale, recita e suona Ernesto Lecuona.
1935 - Metropolitan-Il re dell'opera, regia di Richard Boleslawki, con Virginia Bruce. Film su attori e compagnie d'opera, con Tibbett ancora protagonista.
1936 - Under your spell (Schiavo della tua malia), regia di Otto Preminger, con Wendy Barrie. Film sullo stile di quelli che da noi interpretava Gigli: il famoso cantante è stanco della routine e si ritira in campagna; il manager gli spedisce una bella ragazza e i due si innamorano.
1951 - Armstrong Circle Theatre, show per la tv americana.
Si può far notare che per molti di questi film esistono le versioni italiane, ma trovarle è davvero difficile.

Osservando le molte foto di Tibbett, tutte molto simili fra loro, ho notato che Tibbett è quasi identico al papà in "Mary Poppins": forse alla Disney lo hanno usato come modello? E' probabile, in America Tibbett era molto conosciuto tra le persone cresciute fra gli anni '30 e gli anni '50. (L'attore che interpreta il papà dei due bambini, in "Mary Poppins", si chiama David Tomlinson)


 
(le immagini di The rogue song, con Lawrence Tibbett insieme a Stan Laurel e Oliver Hardy, vengono da www.imdb.com )

sabato 5 gennaio 2019

My name is Joe


 
My name is Joe (1997) Regia di Ken Loach. Scritto da Paul Laverty. Fotografia di Barry Ackroyd. Musiche per il film di George Fenton; Concerto per violino op.61 di Ludwig van Beethoven. Interpreti: Peter Mullan (Joe), Louise Goodall (Sarah), David Mc Kay (Liam), Anne Marie Kennedy (Sabine), Lorraine Mc Intosh (Maggie), Gary Lewis (Shanks), David Hayman (Mc Gowan). Durata: 1h40'

"My name is Joe", uno dei film più belli di Ken Loach, è la storia di un ex alcolizzato, un operaio sui 35-40 anni. Superato il periodo peggiore della sua vita, in un momento di serenità, Joe incontra una donna della sua età e nasce tra di loro una simpatia. Lei si chiama Sarah ed è un'assistente sociale che aiuta un amico di Joe, il giovane Liam. Liam è un ragazzo che gioca nella squadra di calcio di Joe, una squadra per piccoli tornei tra dilettanti del genere che abbiamo anche noi in provincia. Liam è un ex tossicodipendente, appena uscito dal tunnel, e Joe gli è molto affezionato. Inoltre, Liam ha una compagna, Sabine: hanno un bambino, e anche Sabine ha avuto problemi seri con la droga.

 
Al minuto 33 dall'inizio del film, complice una di quelle porte d'appartamento che si chiudono alle spalle del proprietario e poi non si possono più riaprire (non ne ho mai capito l'utilità, detto en passant) l'assistente sociale ha finalmente accettato l'invito a casa da parte di Joe. Sarah chiede se può mettere un po' di musica mentre viene pronto il tè, e dal registratore a cassette di Joe esce inaspettatamente Beethoven: il Concerto per violino op.61. E' molto bello, ma Sarah ne è sorpresa (come noi, del resto) e chiede come mai ci sia proprio quella musica sul tavolo di Joe:
Joe: ... un giorno mi sono svegliato a pezzi, disperato. Avevo bevuto di brutto ed ero al verde, così sono entrato in un negozio di musica ed ho rubato un bel mucchio di cassette. Le ho portate al pub e le ho vendute. Sono andate via come niente, country and western, pop, ho venduto di tutto tranne questa, nemmeno per 25 penny. Così me la sono portata a casa, mi sono attaccato alla bottiglia come facevo sempre e l'ho messa su, e l'ho trovata davvero... magica. Mi dava i brividi, c'era il mio universo, i miei sogni, tutto. Comunque la sento ancora adesso, per ricordarmi com'ero o come potrei ridiventare.
Sul sito www.imdb.com  ho recuperato gli esecutori per questa audiocassetta dell'op.61 di Ludwig van Beethoven: dirige George Fenton, la violinista è Marcia Crayford. Un'altra cosa bella di questo film di Loach, infatti, è anche la lista molto ben curata dei brani ascoltati: viene citata perfino "In the summertime", breve successo estivo di un'estate di fine anni '60, che è solo fischiettata da Joe in un'altra sequenza.

 
Ken Loach ha affrontato con tempismo, e spesso con grande anticipo, tutti i temi e i problemi che oggi ci affliggono sul mondo del lavoro. Ken Loach è l'unico vero erede di Chaplin, capace di far sorridere e di commuovere, di divertire e di affrontare momenti molto drammatici: come "il Monello" o "Luci della città", trasferiti nel nostro mondo quotidiano. E' davvero il mondo in cui viviamo, ma facciamo finta di non vederlo: basterebbe poco per accorgersi della realtà che ci circonda, oggi tra le altre cose la droga (anche quella pesante) non è più così evidente come era al tempo di "My name is Joe", ma c'è ed è molto presente. Loach è attivo fino dagli anni '60, con una serie di capolavori o di film di notevole interesse: per limitarsi a due film successivi a questo, ricorderò "The Navigators" del 2001 (in Italia gli fu affibbiato il titolo "Paul, Mick e gli altri"), gli infortuni sul lavoro e il precariato, la privatizzazione delle Ferrovie; e "Io, Daniel Blake" (2016) che consiglio a chi oggi fa il superiore sul sussidio ai disoccupati ("pagare la gente per non lavorare!") facendo finta di non sapere che la disoccupazione è un dramma e non una scelta. A parte pochi casi particolari, i "fannulloni" non esistono: è sempre bene dubitare dei luoghi comuni, e sarebbe una bella cosa informarsi prima di parlare; per esempio, i fannulloni e i furbetti oggi sono al governo - quelli che si intascano i 49 milioni di finanziamento pubblico al partito, intendo. Loach, insomma, rappresenta la realtà che ci circonda e lo fa da grande narratore: ma la gente non ha voglia di pensare, magari protesta ma senza costrutto, e dimostra ampiamente di preferire (chiedo scusa per il termine) le cazzatine, mentre quella che fu la critica cinematografica oggi esalta come maestri Lino Banfi, Dario Argento e i Vanzina.

 
Alla mia prima visione di "My name is Joe" mi ero segnato questi appunti: 1) è il "solito" capolavoro di finezza e di drammaticità del grande regista inglese; colpisce l'amore per i suoi personaggi, la grande capacità di narrazione, la perfetta scelta dei tempi e degli attori. 2) Peter Mullan ricorda Paul Newman, forse qui è ancora più bravo. 3) c'è Beethoven, il Concerto per violino. 4) la squadra di calcio di Joe con le magliette della grande Germania 1970-74, Grabowski col 9, Netzer col 10, Beckenbauer col 5: "se tu sei Beckenbauer io sono la fata turchina" gli dice l'arbitro, dopo la gag delle due squadre con le stesse maglie. L'uomo con la maglia di Beckenbauer, nel finale, si ritroverà con il 10 di Pelè sulle spalle. 5) Un calciatore con i capelli bianchi viene chiamato per scherzo Ravanelli: siamo subito dopo la finale Juve-Ajax, Fabrizio Ravanelli è l'attaccante della Juventus che segnò un gol in quella partita, e a trent'anni era già quasi completamente bianco di capelli: succede. 6) l'amore è anche soffrire, dolore: "non ho nulla da perdere" dice Joe al malavitoso Mc Gowan. "ah sì?" gli risponde Mc Gowan, e fa allusioni su Sarah.
E questa frase di Joe a 1h20': «non tutti possono andare alla polizia, non tutti ottengono prestiti dalle banche, non tutti possono partire e andare a farsi fottere da un'altra parte, non tutti possono scegliere. Io non ho avuto scelta, purtroppo.»


(le immagini vengono dal magnifico sito www.imdb.com  )