martedì 26 settembre 2017

Tosca (1941)


Tosca (1941) Regia di Jean Renoir (sequenze iniziali) e Carlo Koch. Soggetto di Victorien Sardou. Sceneggiatura di Alessandro De Stefani, Carmine Gallone, Carl Koch, Luchino Visconti, Jean Renoir. Fotografia di Ubaldo Arata (bianco e nero). Musiche di Paisiello e Puccini, adattate da Umberto Mancini. Direttore d'orchestra Fernando Previtali; orchestra Eiar di Roma, solisti Mafalda Favero e Ferruccio Tagliavini. Interpreti: Imperio Argentina, Rossano Brazzi, Michel Simon, Carla Candiani, Adriano Rimoldi, Claudio Ermelli, Olga V. Gentilli, Nicola Maldacea, Enzo Musumeci Greco. Durata: 1h37'.

Il film tratto da "Tosca" fu iniziato nel 1940 da Jean Renoir, reduce da "La regola del gioco", mandato a Roma dal governo francese che cercava di mantenere rapporti cordiali con il fascismo; la situazione ebbe però un rapido cambiamento in peggio. L'Italia entrò in guerra contro la Francia, e Jean Renoir abbandonò il film: di suo rimangono, secondo il volume del "Castoro Cinema", solo cinque inquadrature. Renoir tornò a Parigi, partendo subito dopo per gli Usa. Il film fu terminato da Carlo Koch (Carl Koch) che era uno dei suoi assistenti per questa produzione; aiuto registi di Koch furono Luchino Visconti e Lotte Reininger. Dura 1h37' ed è fedele al dramma di Sardou (quindi anche a Puccini, più o meno); di Renoir sono quasi certamente le prime scene, una bellissima panoramica di Roma e di Castel Sant'Angelo. Pare che l'intenzione di Renoir fosse proprio questa, mettere Roma al centro della narrazione. Il film così come è oggi è invece piuttosto convenzionale; a me è sembrato privo di ritmo e molto di maniera nella narrazione, non brutto ma sempre prevedibile negli sviluppi. Però a questo punto bisognerebbe chiedere il parere di qualcuno che ignori del tutto la storia narrata: "Tosca" è davvero troppo famosa e certamente nel mio giudizio sono condizionato dai tanti ascolti di Puccini.


La protagonista è Imperio Argentina, pseudonimo di Magdalena Nilé Del Rio (nativa di Buenos Aires) che è bella e brava ma che potrebbe essere tranquillamente sostituita da un'altra attrice: non è che lasci il segno in questo film. Cavaradossi è Rossano Brazzi, molto giovane. Michel Simon è uno strano Scarpia, ovviamente doppiato; direi bravo ma fuori parte (ma, qui, gioca il ricordo de "L'Atalante" di Jean Vigo e di "Boudu salvato dalle acque" di Jean Renoir, di poco precedenti), così truccato e rigido, parrucca e abiti ancora settecenteschi. Carla Candiani, dal naso affilato, è l'Attavanti; Adriano Rimoldi è Angelotti (parte cospicua, non come in Puccini), Olga V. Gentilli è la regina di Napoli. Il Papa c'è ma lo si ascolta soltanto, è in una stanza dove gli portano la notizia sbagliata su Marengo. Claudio Ermelli è Paisiello: Tosca canta e prova sotto la direzione di Paisiello. Molti attori in piccole parti, da ricordare Nicola Maldacea (un pittore) ed Enzo Musumeci Greco, che poi sarà maestro di scherma in quasi tutti i film italiani (qui è un ufficiale). Si possono riconoscere volti poi diventati molto frequenti nel cinema italiano: i più famosi sono Massimo Girotti, Memmo Carotenuto, Saro Urzì.

La parte musicale è diretta da Fernando Previtali, con l'orchestra Eiar di Roma; oltre a Puccini si ascoltano Paisiello (un Te Deum) e arie da camera sei-settecentesche. Ci sono le tre arie famose della Tosca di Puccini, tutte eseguite fuori campo; dai titoli di testa si apprende che "Vissi d'arte" è eseguita da Mafalda Favero mentre "Recondita armonia" e "E lucean le stelle" sono affidate a Ferruccio Tagliavini. Queste arie sono inserite nel punto giusto della narrazione, là dove sono previste, ma sempre come colonna sonora: Rossano Brazzi recita sempre e non mima il canto.
 
 
Altri appunti presi durante la visione: 1) durante la fuga dal carcere di Angelotti, all'inizio, una voce maschile canta "Nel cor più non mi sento"; probabilmente si intende che a cantarla siano i fabbri all'opera nel carcere (cioè Castel Sant'Angelo). Angelotti fuggirà proprio con questi fabbri, che sono ovviamente patrioti travestiti da fabbri. 2) Tosca canta "Caro mio bene" di Paisiello, e la si vede anche durante le prove con l'autore, vale a dire le prove per la Cantata di cui si fa cenno anche nell'opera di Puccini. 3) il Te Deum non è quello del finale d'atto di Puccini ma è un Te Deum in piena regola, una sequenza piuttosto lunga con la processione dentro la chiesa di Sant'Andrea; le note di Puccini si ascolteranno solo alla fine di questa scena. Durante il Te Deum Scarpia non canta; non si unisce al coro dei fedeli ma continua le sue indagini all'interno della chiesa. 4) si vede Angelotti scendere nella grotta dentro il pozzo, rimanervi, e poi combattere prima di morire, sempre dentro il pozzo. E' una scena lunga e ben costruita, da film d'avventura. 5) l'interrogatorio avviene dentro la casa di Cavaradossi, dove c'è il pozzo; la morte di Scarpia è invece nello studio di Scarpia, come in Puccini ma senza musica. "Vissi d'arte" è nei titoli di testa, ma non qui. 6) il sagrestano di Puccini nel film ha poco spazio, lo si vede appena; parte più importante ha Gennarino, un ragazzo che aiuta Cavaradossi quando dipinge.
In conclusione, un film non memorabile (peccato per Renoir...) ma che si può ancora vedere con piacere, o piuttosto con curiosità.



domenica 24 settembre 2017

L'onore dei Prizzi


L'onore dei Prizzi (1985) Regia di John Huston. Scritto da Richard Condon. Fotografia di Andrzej Bartkowiak. Musiche di Puccini e Rossini, arrangiate da Alex North. Interpreti: Jack Nicholson, Kathleen Turner, Anjelica Huston, William Hickey, John Randolph, Lee Richardson, e molti altri. Durata: 2 ore e 10 minuti.
 
Purtroppo capita spesso: il film comincia con una musica di Verdi, di Mahler, di Vivaldi, ma sui titoli di testa – magari proprio nel momento culminante e più riconoscibile – c’è scritto «Musica di ... », e non è il nome dell’autore della musica che si sta ascoltando. Devo ripetere che è decisamente una cosa antipatica, e mi spiace dover fare questo ragionamento anche per un bravo compositore come Alex North, collaboratore abituale di John Huston. North è un ottimo musicista che ho sempre apprezzato, e anche qui sa trovare la musica giusta per il film: però in “L’onore dei Prizzi” di John Huston mette il suo nome su musiche che sono invece di Puccini.
Alex North utilizza soprattutto il "Gianni Schicchi" di Puccini, e di Rossini l'ouverture da "La gazza ladra". E’ un peccato che, titoli di testa a parte (bastava una citazione del nome dei veri autori) gli si può perdonare, perché l’antologia di musiche operistiche da lui compilata è molto ben fatta e anche molto originale. Dal "Gianni Schicchi", North prende infatti due momenti che spettano al protagonista, e non l’aria “O mio babbino caro” come invece hanno fatto in molti. North dimostra così di conoscere bene l’opera di Puccini: prende per esempio il momento in cui Gianni Schicchi dice “in testa la mantellina, sul viso la pettorina” per nascondere il suo volto e per falsificare un testamento, e si adatta perfettamente al soggetto del film. Gli arrangiamenti sono molto belli e dispiace non ascoltarli per intero, magari nei titoli di coda; si tratta solo di brevi accenni, frammisti ai dialoghi. Di Puccini è riconoscibile anche il tema che appartiene a "Crisantemi", breve componimento giovanile (molto bello); c'è poi "E lucevan le stelle" (appena accennata), nella scena della festa, cantata da un tenore che si chiama Tommaso Baratta.
Rimane però il fastidio di vedere l’opera lirica abbinata ancora una volta ai mafiosi, un luogo comune visto troppe volte al cinema (forse la colpa è di Coppola e del suo "Padrino"?). Dubito molto che sia stato davvero così, conoscere l'opera lirica richiederebbe molta competenza e finezza, un po’ troppa finezza, per un killer della mafia e i suoi datori di lavoro. Molto più probabile che nella realtà in questi festini si ascoltasse Frank Sinatra, Mario Merola, ballabili, canzoni di Sanremo, magari oggi andrebbe bene anche un rapper. Nel film c’è perfino un grande ritratto di Toscanini al ricevimento solenne di casa Prizzi, e non mi sembrava il caso. Molta ignoranza, insomma, e soprattutto molta superficialità.


Sul film nel suo complesso vorrei tirarmi indietro, ma non posso: perciò trascrivo i brevi appunti che mi ero segnato nella visione su dvd:
Mi trovo a guardare un film che ho sempre rifiutato, ma in fin dei conti ho visto tutti i film di John Huston e non posso più tirarmi indietro. Scelgo il sonoro originale, per evitare il finto "broccolino" del doppiaggio italiano, davvero fastidioso. E in effetti così lo si può guardare e ascoltare, perché gli attori sono bravi anche se non al loro meglio. Da John Huston mi aspettavo comunque qualcosa di meglio, si vede fin da subito che questo film (non del tutto da buttar via) va considerato come puramente alimentare. Huston è stato un grandissimo regista e un vero autore di cinema; era però sempre pieno di debiti e metà dei suoi film ha questa motivazione, pagare i debiti. Ci è riuscito magnificamente nella sua vita, e bisogna rendergliene atto.
La storia è ben costruita nella sceneggiatura, ma non è nuova e non è molto interessante; a suo modo funziona. La mafia serve come sfondo, come telaio per sorreggere la storia dei due killer professionisti, marito e moglie, incaricati di uccidersi a vicenda; sullo sfondo, la "vecchia fidanzata" che finirà per essere la vera vincitrice. Probabilmente era questa storia che interessava al vecchio narratore di storie, non certo i mafiosi di maniera. Nonostante qualche pregio, "L'onore dei Prizzi" rimane comunque un film minore (molto minore). John Huston ha girato dei capolavori e "L'onore dei Prizzi" è solo un film come tanti. Curiosamente (ma non troppo, visto il livello infimo dei programmatori tv) è anche uno di quelli che più spesso passano in tv. Difficilmente vedrete in una tv "Sotto il vulcano" o "Fat city"; rarissimo quasi introvabile "Di pari passo con l'amore e la morte", una censura preventiva senza alcuna giustificazione. Di John Huston vengono invece replicati con frequenza inusitata i titoli più scarsi: "Fuga per la vittoria", "Lettera al Cremlino", "L'onore dei Prizzi"...

Degli attori, Nicholson è un po' troppo caricaturale, Kathleen Turner in quegli anni era l'attrice che garantiva grandi incassi al botteghino. Anjelica Huston è molto brava e un po' troppo sacrificata nel suo ruolo di "ex fidanzata" (detto en passanti, è stata compagna di vita di Jack Nicholson per molti anni). Attori poco noti per le altre parti, comprese le principali: William Hickey è il vecchio Prizzi, John Randolph è il papà di Nicholson, Lee Richardson è Dominic Prizzi. Curiosi i nomi scelti per i personaggi "italiani": John Neturbino (non lo si vede, ma viene ucciso all'inizio e da lì nasce tutta la vicenda), Serio Busto, e altre cose buffe. Magari c'è davvero qualcuno che si chiama così, la vita è piena di sorprese (in questo caso, chiedo scusa da subito). La storia raccontata è piena di falle che rischiano di far affondare la narrazione; molte cose sono tirate via per arrivare al dunque, comprese le scene madri - messe lì per gli allocchi che ci cascano sempre, mi viene da dire, ma forse è il momento di interrompere questa recensione e di andare a rivedere uno dei film belli di John Huston, magari "Moby Dick" o "Giungla d'asfalto", o "Il tesoro della Sierra Madre", o "The dead"... l'elenco dei film belli di John Huston è così lungo che converrebbe piuttosto trascrivere qui la sua filmografia completa. Di questo elenco di film belli, grandi e profondi, non fa parte "L'onore dei Prizzi".
(anno 2012)





venerdì 22 settembre 2017

Il barbiere di Siberia


 
Il barbiere di Siberia (1998). Scritto e diretto da Nikita Mikhalkov. Sceneggiatura di Nikita Mikhalkov, Rospo Pallenberg, Rustam Ibragimbekov. Fotografia di Pavel Lebeshev. Musiche di Eduard Artemyev e Anatoly Dokumentov. Interpreti: Julia Ormond, Oleg Menshikov, Robert Harris, Daniel Olbrichsky, Aleksey Petrenko, Marina Neyolova. Durata: 150 minuti.

Scritto e diretto da Nikita Mikhalkov, "Il barbiere di Siberia" è del 1998, e dura due ore e mezzo. Il titolo si riferisce al Figaro mozartiano, allestito nel 1905 dai cadetti dell'Accademia militare zarista, ma è anche il nome dato a una gigantesca motosega montata su una locomotiva a vapore che l'ingegnere americano McCracken (Robert Harris) vorrebbe vendere ai russi per tagliare velocemente gli alberi, come un rasoio da barbiere, e penetrare rapidamente nella Siberia con i binari della ferrovia. Si tratta di una specie di kolossal, una megaproduzione che avrebbe dovuto, nelle intenzioni dei produttori, diventare una specie di classico del cinema; ma così non è stato. Il film non dispiace, va detto; attori e attrici sono bravi, ci sono belle scene, è divertente e ha ottime trovate in sceneggiatura, un'ottima fotografia, bei colori, esterni e interni ben scelti, ottimi costumi, tutto bello e tutto di qualità superiore alla media. Però alla fine dei conti il film non dice molto, direi che è tutto abbastanza inutile. Soggetto già bolso in partenza, dunque, però tutto sommato non dispiace.

 
In musica di Mozart c'è poco: la recita delle Nozze di Figaro all'Accademia militare zarista prevede solo cantanti maschi, scelti fra i cadetti (non necessariamente cantanti); le parti femminili sono eseguite in falsetto. Insomma, sarebbe un orrore se non fosse che la scena della recita è poca cosa, di breve durata; forse la scelta di quest'opera è legata al momento in cui Cherubino deve partire militare. La differenza è che il paggio Cherubino poi riuscirà a non partire militare; diversa sarà la sorte dei cadetti dell'Accademia zarista. Più importanti e ben riuscite, rimanendo sulla musica, le scene di ballo (divertenti). La musica originale per il film non è memorabile ma scorrendo i titoli di testa si legge che è in parte opera di Eduard Artemyev, che fu collaboratore di Tarkovskij (con esiti migliori, va detto).

 
Gli attori: Julia Ormond, molto graziosa, bei vestiti, si finge figlia dell'ingegnere americano (non lo è) e farà innamorare il cadetto Tolstoj (solo omonimo) interpretato da Oleg Menshikov; una lunga storia d'amore che finirà però con il giovane cadetto esiliato in Siberia, dove terminerù la sua vita. La giovane americana interpretata da Julia Ormond, di lui incinta, sposerà il vecchio McCracken e tornerà in America; il loro figlio, appassionato di Mozart, sarà un cadetto americano che alle esercitazioni militari fa disperare il sergente (americano) parlandogli di Mozart.
Film ad altissimo costo, tutto sommato si vede volentieri ma il risultato è così così.
 

 
 

mercoledì 20 settembre 2017

Agostino Steffani


 
Mission - Cecilia Bartoli (2012). Scritto e diretto da Olivier Simonnet. Interpreti: Cecilia Bartoli, Diego Fasolis, I Barocchisti, Philippe Jaroussky, Franck Delage. Durata: 60 minuti

"Mission" è un film per la tv su Agostino Stéffani, compositore nato a Castelfranco Veneto nel 1655 e morto in Germania, dove viveva da tempo, nel 1728. Diretto da Olivier Simonnet su misura per Cecilia Bartoli, è stato girato a Versailles e piace più che altro per la grande bellezza delle immagini, nitide e limpide (direttore della fotografia è forse lo stesso Simonnet? nei titoli di testa non è citato). Per il resto, c'è molto autocompiacimento soprattutto da parte di Cecilia Bartoli e del direttore d'orchestra Diego Fasolis, un eccesso di primi piani, molta autoreferenzialità e forse anche una buona dose di narcisismo. Le notizie su Stéffani, nel film, sono poche e poco comprensibili, e si danno troppe cose per scontate; l'occasione era ottima e difficilmente si presenterà ancora, bisognava fare qualcosa di meglio. Stéffani fu musicista, prete, diplomatico, forse anche spia internazionale: c'era materiale per girare un film intero di durata normale. La parte musicale piacerà sicuramente ai patiti della Bartoli, a me sembra che l'esecuzione abbia reso identiche tutte le diverse composizioni presentate, un'aria indistinguibile dall'altra. Il film è comunque visibile su youtube, per chi volesse farsi un'idea diversa dalla mia (che è sempre un'ottima cosa, verificare sempre quanto viene detto on line è la regola fondamentale).
PS: per chi si fosse preoccupato, Stéffani (sdrucciolo) è la mia dizione preferita, probabilmente è anche quella giusta. Si sa che i cognomi spesso vengono pronunciati in modo diverso da quello che sarebbe giusto: per esempio l'attuale ministro per l'Economia andrebbe pronunciato Padoàn, ma tutti dicono nell'altro modo, probabilmente anche lo stesso Padoan ha perso memoria delle sue origini. Non stupisce che i tedeschi pronunciassero Steffàni, ma non è detto che sia la pronuncia giusta. Del resto, anche Bàrtoli è sdrucciola, come Steffani: preferirebbe farsi chiamare Bartòli?
PPS: anch'io sono un ammiratore di Cecilia Bartoli, ma la preferivo nei primi anni della sua carriera. In particolare, trovo bellissime le sue interpretazioni delle arie da camera di Ravel e di Rossini.
(febbraio 2013)


da La Stampa 20/9/2012
(...) Per la Bartoli, diva sì, ma studiosissima, «un genio ritrovato, che anticipa Händel e per molti aspetti lo ricorda». Forse è troppo, ma in ogni caso quella di Steffani è una bella riscoperta, a patto beninteso di cantarlo come fa lei, giocando con la musica, divertendo e divertendosi.
Il resto è marketing. Per l’album, intitolato Mission , tutto è stato studiato nei minimi particolari. Le foto ritraggono una Bartoli-Steffani in versione vescovo, sulla cover addirittura calva mentre brandisce un crocifisso, fra padre Amorth e L’esorcista . «Non potevo certo fare una copertina modello Vanity Fair , con un sorriso da Pepsodent - chiosa lei -. Steffani scriveva musica, ma era anche un inviato speciale del Vaticano, in missione fra religione e diplomazia. La sua è una grande storia italiana». E’ stata messa all’opera anche Donna Leon, autrice di bestseller gialli, appassionata e mecenate di barocco musicale, americana con residenza a Venezia ma che vieta tassativamente di tradurre i suoi libri in Italia: ufficialmente, dice lei, per continuare a viverci tranquilla; ufficiosamente, sospettiamo noi, perché l’Italia che racconta è una spremuta di stereotipi da far impallidire l’ultimo Woody Allen. La signora Leon ha scritto un romanzo appositamente per il disco dell’«amica Cecilia», titolo I gioielli del paradiso. (...)
(La Stampa, 20 settembre 2012)


Notizie su Agostino Steffani, da wikipedia.it:
Nacque nel 1655 a Castelfranco, nella Repubblica di Venezia. Formatosi con Francesco Cavalli, divenne cantante del coro di San Marco a Venezia. Ferdinando Maria di Baviera e la sua consorte Enrichetta Adelaide di Savoia che l'ascoltavano a Padova, ne provarono tanto piacere che chiesero al capo coro di poterlo portare alla loro corte Wittelsbach a Monaco di Baviera, promettendo di provvedere ai suoi bisogni e di assicurargli un avvenire. A Monaco fu affidato al maestro di musica Johann Kaspar Kerll. Nel 1672 fu portato a Roma alle cure di Ercole Bernabei. Sotto un tale maestro, i progressi del ragazzo furono rapidi. Steffani era entrato in seminario dopo avervi fatto i suoi studi, ricevette la tonsura e prese il titolo di abate, che conservò sempre. Divenuto un distinto compositore, scrisse dapprima per la chiesa, in particolare più messe per la cappella dell'elettore di Baviera a Monaco di cui divenne organista di Corte dal 1675.
Non aveva che diciannove anni quando pubblicò una raccolta di salmi a otto voci nei quali si nota già una certa arte di scrivere. Questa raccolta fu seguita da sonate per quattro strumenti e duetti a due voci con basso continuo, opera di più grande merito e che vengono spesso messi in parallelo con quelli di Clari, che li prese a modello. Tutte queste opere, composte per la corte di Monaco, furono più tardi ricompensate dalla nomina ad abate di Lipsia. Nel 1681 Steffani scrisse la sua prima opera intitolata Marco Aurelio, il successo gli fece ottenere il posto di direttore della musica da camera dell'elettore. Quattro anni dopo, fu incaricato della composizione del Servio Tullio opera seria in tre atti per il matrimonio dell'elettore Massimiliano-Emanuele con l'arciduchessa Maria Antonietta d'Austria. La bellezza di quest'opera aumentò il suo prestigio e gli fece pervenire molte proposte da parecchi principi di Germania che desideravano averlo come maestro di cappella. Steffani accettò quella dell'elettore di Brunswick, padre di Giorgio I, re di Inghilterra. Poco tempo dopo la rappresentazione del Servio Tullio, diede a Brunswick, nello stesso anno, Il Solone, opera seria in tre atti, seguita da Alarico il Baltha, cioè l'Audace, re de' Gothi nel 1687, Henrico detto il Leone nel 1689, Alcide nel 1692, Alexandre l'orgueilleux nel 1695, Roland nel 1696, Alcibiade nel 1697, Atalanta nel 1698 e Il trionfo del fato nel 1699. Le ultime cinque opere furono anche tradotte in tedesco e rappresentate ad Amburgo.
Il duca di Brunswick aveva affidato al direzione del suo teatro a Steffani, ma i dispiaceri causatigli dalle polemiche e dalle pretese dei cantanti, furono il motivo che lo indusse a dare le dimissioni da quest'incarico. Non conservò che quella di compositore, ma non mise più il suo nome sotto le ultime composizioni, perché il duca lo mandava spesso in missione diplomatica. Le sue opere portarono quindi spesso il nome di Gregorio Pira, il suo copista. Dal 1709 si dedicò alla carriera diplomatica e nel 1710 lasciò il suo posto di maestro di cappella, designando Händel come suo successore. Dopo una lunga assenza dalla sua patria Steffani vi tornò, nel 1720, passando tutto l'inverno di quell'anno a Roma, ospitato spesso dal cardinale Ottoboni che amava far eseguire le sue opere. Poco tempo dopo il suo ritorno ad Hannover, fu obbligato a recarsi a Francoforte, ma appena arrivato in questa città, si ammalò e morì nel giro di qualche giorno a settantatré anni nel 1728. A lui è dedicato il Conservatorio Statale di musica della sua città di origine, Castelfranco Veneto.


sabato 16 settembre 2017

Fiorenzo Carpi


 
Fiorenzo Carpi, milanese, 1918-1997, all'anagrafe Fiorenzo Carpi de Resmini, è stato uno dei maggiori compositori di colonne sonore. Penso che tutti riconosceranno subito, anche dopo poche note, la sua musica per il Pinocchio di Comencini: Fiorenzo Carpi è così, uno di quelli (non poi così tanti) che sapevano scrivere la musica giusta per il film giusto. Altrettanto importante è la sua attività per il teatro: fu tra i fondatori del Piccolo Teatro di Milano e collaborò per decenni con Giorgio Strehler, e fu molto lungo e molto proficuo anche il sodalizio con Dario Fo. Di Fiorenzo Carpi si parla troppo poco, e a me dispiace; il dubbio (ormai molto più che un dubbio) è che chi oggi parla e scrive di cinema non ne conosca poi molto, alla fin dei conti. E di musica ancora meno, mi viene da dire: ma qui mi fermo e comincio a ragionare sui film che hanno la musica di Fiorenzo Carpi. Sono tanti, Carpi era bravo e lo richiedevano in molti.

Questa è la lista dei film musicati da Fiorenzo Carpi, presa da wikipedia.it ; si comincia nel 1951, con un film oggi dimenticato, ma il vero inizio si può spostare all'inizio degli anni '60, la collaborazione con Louis Malle (Zazie nel metrò) e con Comencini (Incompreso).
1) Clandestino a Trieste, regia di Guido Salvini (1951) 2) Episodi della vita di Cristo, cortometraggio regia di Luca Signorelli (1954) 3) Zazie dans le metro, regia di Louis Malle (1959) 4) Leoni al sole, regia di Vittorio Caprioli (1961) 5) Vita privata (Vie privèe), regia di Louis Malle (1961) 6) Cronache del '22, regia di Guidarino Guidi (1962) 7) Parigi o cara, regia di Vittorio Caprioli (1962) 8) Cuori infranti, regia di Vittorio Caprioli e Gianni Puccini (1963) 9) I 4 tassisti, regia di Giorgio Bianchi (1963) 10) Incompreso, regia di Luigi Comencini (1966)

Di questa seconda lista fanno parte, oltre al "Pinocchio", due film tra i meno citati di Luigi Comencini: "Italian secret service" (che è in effetti da dimenticare, musica a parte) e un "Casanova" che invece andrebbe riconsiderato, perché è uno dei film più belli sull'argomento. C'è anche Tinto Brass ai suoi inizi, regista promettente prima dello sbraco degli anni 70 e successivi; c'è Vittorio Caprioli, attore e regista di talento che avrebbe potuto (e dovuto) dare molto di più; c'è soprattutto "Diario di un maestro" di Vittorio De Seta, per la Rai, uno dei capolavori del cinema italiano.
11) Melissa, regia di Daniele D'Anza (1966) 12) Italian Secret Service, regia di Luigi Comencini (1968) 13) L'urlo, regia di Tinto Brass (1968) 14) Fuori campo, regia di Peter Del Monte (1969) 15) Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova, veneziano, regia di Luigi Comencini (1969) 15) Splendori e miserie di Madame Royale, regia di Vittorio Caprioli (1970) 16) La vacanza, regia di Tinto Brass (1971) 17) Le avventure di Pinocchio, regia di Luigi Comencini (1971) 18) Diario di un maestro, regia di Vittorio De Seta (1971)
 
Fiorenzo Carpi si muove sempre con discrezione, scrive musica per il film senza prevaricare, e spesso riesce a lasciare il segno: della musica di Carpi poi ci si ricorda (come capita, per esempio, a chi ha visto "Diario di un maestro"). In questa terza lista troviamo molti film dimenticati, alcune decisamente minori, per il circuito commerciale; penso a collaborazioni nate per amicizia, e comunque guadagnare qualcosa fa sempre comodo in attesa di realizzare progetti a cui si tiene davvero. Troviamo qui un film di Gassman come regista, decisamente da dimenticare (l'ho rivisto di recente, "Senza famiglia etc" è davvero molto brutto), e un film con Tognazzi che è invece tra i suoi migliori, anche per il soggetto ("Il generale dorme in piedi"). Il film di Comencini è un semplice veicolo commerciale per Laura Antonelli, uno dei suoi meno interessante; è invece interessante, anche se non del tutto riuscito, "Le uova fatali" di Gregoretti, riduzione per la tv del libro di Bulgakov (molto bello il lavoro di Carpi per questo sceneggiato tv di Gregoretti).
19) Un'anguilla da trecento milioni, regia di Salvatore Samperi (1971) 20) Equinozio, regia di Maurizio Ponzi (1971) 21) Senza famiglia, nullatenenti cercano affetto, regia di Vittorio Gassman (1972) 22) Un bianco vestito per Marialé, regia di Romano Scavolini (1972) 23) Il generale dorme in piedi, regia di Francesco Massaro (1972) 24) Danza d'amore sotto gli olmi, regia di Gianluigi Calderone (1974) 25) Mio Dio, come sono caduta in basso!, regia di Luigi Comencini (1974) 26) Simona, regia di Patrick Longchamps (1974) 27) Non si scrive sui muri a Milano, regia di Raffaele Maiello (1975) 28) Un'orchidea rosso sangue, regia di Patrice Chéreau (1975) 29) Salon Kitty, regia di Tinto Brass (1975) 30) Le uova fatali, sceneggiato TV regia di Ugo Gregoretti (1977)
 

Continua la collaborazione con Comencini: si può forse dire che tra Carpi e Comencini ci sia stato un rapporto simile a quello di Nino Rota con Fellini. Da segnalare la collaborazione con Patrice Chéreau, importante regista di teatro. Personalmente ho un buon ricordo di "Ma che cosa è questo amore", per la Rai, tratto da Achille Campanile (regia di Gregoretti, con Benigni nel ruolo del pensatore). L'ultimo film con musica di Fiorenzo Carpi è del 1993; Carpi ci avrebbe lasciati quattro anni dopo.
31) Un'emozione in più, regia di Francesco Longo (1979) 32) Ma che cos'è questo amore, sceneggiato TV regia di Ugo Gregoretti (1979) 33) L'ingorgo (Una storia impossibile), regia di Luigi Comencini (1979) 34) Corse a perdicuore, regia di Mario Garriba (1980) 35) Voltati Eugenio, regia di Luigi Comencini (1980) 36) Comunisti quotidiani, regia di Ugo Gregoretti (1980) 37) La baraonda, regia di Florestano Vancini (1980) 38) Cercasi Gesù, regia di Luigi Comencini (1981) 39) E noi non faremo karakiri, regia di Francesco Longo (1981) 40) Piso pisello, regia di Peter Del Monte (1982) 41) L'amante dell'Orsa Maggiore, regia di Anton Giulio Majano (1983) 42) L'homme blessè, regia di Patrice Chéreau (1983) 43) La storia, regia di Luigi Comencini (1986) 44) Un ragazzo di Calabria, regia di Luigi Comencini (1987) 45) Notte italiana, regia di Carlo Mazzacurati (1987) 46) Buon Natale... buon anno, regia di Luigi Comencini (1989) 47) Il prete bello, regia di Carlo Mazzacurati (1989) 48) Maggio Musicale, regia di Ugo Gregoretti (1989) 49) I Taràssachi, regia di Francesco Ranieri Martinotti (1990) 50) Marcellino pane e vino, regia di Luigi Comencini (1991) 51) Contro ogni volontà, regia di Pino Passalacqua (1992) 52) I divertimenti della vita privata, regia di Cristina Comencini (1992) 53) Abissinia, regia di Francesco Ranieri Martinotti (1993)
Il consiglio è di andare a leggersi su wikipedia.it la lista degli spettacoli teatrali con musiche di scena realizzate da Fiorenzo Carpi: l'elenco è lunghissimo, si parte dal 1947 (con Strehler, al Piccolo Teatro di Milano) e praticamente non si finisce più.
Va comunque ricordato il lavoro con Luca Ronconi per l'Orlando Furioso: le musiche di Fiorenzo Carpi sono molto belle ed evocative, ed è ben strano che nessuno le abbia più riprese, tanto è vero che dall'elenco qui sopra questo suo lavoro manca e anch'io mi sono fatto trarre in errore - rimedio oggi come posso. Finisco qui il mio lavoro, perché non sono la persona più adatta per ricordare Carpi; per questo motivo riporto qui un estratto da un articolo uscito in sua memoria, nel maggio 1997.
Dal Piccolo di Strehler a Dario Fo e al grande cinema
ADDIO A FIORENZO CARPI, POETA DELLA MUSICA
di Claudia Provvedini, corriere della sera 22.5.1997
ROMA – E’ morto ieri a 79 anni il compositore Fiorenzo Carpi, autore di musiche per il teatro e il cinema, per il «Piccolo» di Giorgio Strehler in particolare e per molti teatri stranieri. Il musicista, ricoverato giorni fa per problemi respiratori al Policlinico Gemelli, da mesi era sofferente. La camera ardente sarà allestita oggi alle 18 al Piccolo Teatro di Milano, dove domani si svolgeranno i funerali. Non tre ma quattro sono state le anime che hanno dato vita al Piccolo Teatro: oltre a Paolo Grassi, Nina Vinchi e il sottoscritto, il quarto nome è quello di Fiorenzo Carpi»: così aveva detto Giorgio Strehler mercoledì scorso, nella giornata piena di ricordi ed emozioni che avviava il Cinquantesimo del «Piccolo». Carpi non c'era a far festa con gli amici di sempre, compagni di lavoro da quei giorni del 1947 che avevano visto nascere la grande avventura d'amore per l'arte. Nonostante le sofferenze che lo attanagliavano da un anno, aveva voluto assistere alle prime prove dell'«Arlecchino» del 50°, che era anche «suo», seduto in platea come era accaduto tante, tante volte in mezzo secolo, per pensare con l'amico regista quelle note che sarebbero cresciute assieme ai gesti degli attori, come cucite tra le loro parole. «Scompare con Fiorenzo una parte profonda del Piccolo e l'amico più caro della mia vita - sono le parole di Strehler -. Non so se Milano sia capace di sapere che cosa Carpi le ha dato. Non è solo un grande musicista che ci lascia, è un uomo buono, limpido, severo che ha rappresentato la parte migliore di una città oggi più povera. Fiorenzo ci ha lasciato, in punta di piedi, silenzioso come sempre».
Eppure quel musicista schivo, milanese purosangue (vi era nato il 19 ottobre del 1918), diplomato al Conservatorio e autore di musica sinfonica e cameristica e di canzoni ispirate al mondo della malavita milanese, oltre che di due opere teatrali, aveva frequentato i comici italiani più «scatenati». Amico dell'attore Vittorio Caprioli, aveva composto le musiche per alcune riviste della compagnia Caprioli-Fo-Valeri-Durano. Con i quattro attori aveva lavorato per musicare il suo primo film, «Leoni al sole» del 1961, inizio dell'attività di compositore di colonne sonore, da «Vita privata» di Malle nel '62 a «Incompreso» di Luigi Comencini del 1967, e a quel «Pinocchio» tv del '72 che lo rese popolare, fino a «Notte italiana» di Mazzacurati e a «Maggio musicale» di Gregoretti.

E di lui ha ricordato ieri Dario Fo, che lo conosceva fin da ragazzino, quel giorno del 1962 quando «fu l'unico del cast a dare le dimissioni assieme a me e Franca da Canzonissima che ci aveva censurati, una dimostrazione di lealtà, coraggio ed amicizia». Per Fo, Carpi scrisse le musiche di 47 commedie. «E' stato sicuramente il più grande autore europeo di musica per il teatro - dice ancora Fo. - Ma la sua dote maggiore era la versatilità: riusciva a passare dal rock alla musica del '500, dal blues americano alla musica napoletana. Insieme abbiamo scritto tante canzoni, ma i suoi motivi li hanno interpretati da Mina e Enzo Jannacci. L'ho visto l'ultima volta qualche giorno fa in ospedale: si era rotto una gamba ma continuava a lavorare: avrebbe dovuto scrivere le musiche per il mio nuovo spettacolo».
E Vittorio Gassman, che lo ebbe autore delle musiche del film da lui diretto, «Senza famiglia», dice di Carpi: «Un musicista magnifico, anche più di quello che molti sanno. Aveva un'opera in gestazione da vent'anni, un'incompiuta. Una cosa tipica di lui. Poi per me avrà collaborato in qualcosa come venti spettacoli. Per la mia carriera teatrale, avevamo lo stesso rapporto che c'era tra Fellini e Rota. Fiorenzo era un uomo di grande pulizia, simpatia, affettuosità. Un poeta che non articolava molto le frasi, parlava con umiltà e modestia eccessiva. E’ una grossa perdita».
A «raccontare» Fiorenzo Carpi sarà Rosalina Neri in un recital-omaggio il 5 giugno al Piccolo: canzoni su testi di Moravia, Neruda, Strehler, Fo, Fortini, da lui musicati.
(Corriere della Sera, 22.05.1997)
 


 
(ho preso queste foto in rete, sono molto belle e ringrazio chi le ha rese disponibili)

martedì 12 settembre 2017

Nino Rota


 
Nino Rota, bergamasco, 1911-1979, è certamente il più importante fra i compositori italiani di musica per il cinema: importante non solo per la musica da film ma anche per la sua attività di compositore e di docente. Per Rota il cinema non era necessariamente una priorità: le sue composizioni di musica da camera e sinfonica sono molte e ancora molto eseguite in sala da concerto, e sempre di qualità molto elevata; fu molto attivo anche in campo operistico, con opere ancora molto eseguite e di successo (un titolo per tutte: "Il cappello di paglia di Firenze"). Nino Rota fu anche per molti anni insegnante e poi direttore di Conservatorio; a Bari tra i suoi allievi ebbe anche Riccardo Muti. Un curriculum unico tra i compositori di colonne sonore del Novecento.

E' comunque impressionante l'elenco dei film musicati da Nino Rota: il sito imdb.com riporta 123 titoli suoi, che diventano 179 in totale considerando anche quelli che hanno ripreso sue musiche; Internet Movie Data Base è il mio sito di riferimento, però devo dire che stavolta wikipedia.it ha fatto meglio, la lista è forse meno completa ma più chiara e più leggibile, e la riporto qui. I film più famosi di Rota sono quelli con Fellini (da "La strada" in poi), con Visconti ("Il gattopardo", con rielaborazione di un valzer di Giuseppe Verdi), con Zeffirelli ("Romeo e Giulietta") e con Francis Ford Coppola ("Il padrino"); si comincia però dagli anni '30, con il ventenne compositore alle prese con i filmoni popolari di Raffaello Matarazzo.
Nel dettaglio, gli anni dal 1933 al 1945:
1) Treno popolare, regia di Raffaello Matarazzo (1933) 2) Giorno di nozze, regia di Raffaello Matarazzo (1942) 3) Il birichino di papà, regia di Raffaello Matarazzo (1943) 4) Zazà, regia di Renato Castellani (1944) 5) La donna della montagna, regia di Renato Castellani (1944) 6) La freccia nel fianco, regia di Alberto Lattuada (1945) 7) Lo sbaglio di essere vivo, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1945) 8) Le miserie del signor Travet, regia di Mario Soldati (1945)
Dal dopoguerra al 1950:
9) Vanità, regia di Giorgio Pàstina (1946) 10) Un americano in vacanza, regia di Luigi Zampa (1946) 11) Albergo Luna camera 34, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1946) 12) Mio figlio professore, regia di Renato Castellani (1946) 13) Roma città libera, regia di Marcello Pagliero (1946) 14) Il delitto di Giovanni Episcopo, regia di Alberto Lattuada (1947) 15) Daniele Cortis, regia di Mario Soldati (1947) 16) Come persi la guerra, regia di Carlo Borghesio (1947) 17) Vivere in pace, regia di Luigi Zampa (1947) 18) Totò al giro d'Italia, regia di Mario Mattoli (1948) 19) Proibito rubare, regia di Luigi Comencini (1948) 20) Molti sogni per le strade, regia di Mario Camerini (1948) 21) Sotto il sole di Roma, regia di Renato Castellani (1948) 22) Fuga in Francia, regia di Mario Soldati (1948) 23) È primavera, regia di Renato Castellani (1948) 24) Senza pietà, regia di Alberto Lattuada (1948) 25) Arrivederci, papà!, regia di Camillo Mastrocinque (1948) 26) Amanti senza amore, regia di Gianni Franciolini (1948) 27) Anni difficili, regia di Luigi Zampa (1948) 28) L'eroe della strada, regia di Carlo Borghesio (1948) 29) Campane a martello, regia di Luigi Zampa (1949) 30) Quel bandito sono io, regia di Mario Soldati (1949) 31) La montagna di cristallo (The Glass Mountain), regia di Edoardo Anton e Henry Cass (1949) 32) Come scopersi l'America, regia di Carlo Borghesio (1949) 33) Vendico il tuo peccato (Obsession), regia di Edward Dmytryk (1949) 34) I pirati di Capri, regia di Edgar G. Ulmer e Giuseppe Maria Scotese (1949) 35) Children of Chance, regia di Luigi Zampa (1949)
Abbiamo in questo secondo elenco (tutto da leggere per gli appassionati della storia del cinema italiano) film con Totò e con Macario, gli inizi di Comencini, e l'inizio di collaborazioni internazionali (Dmytryk, Ulmer).


Dal 1950 a "Lo sceicco bianco" di Fellini:
36) Vita da cani, regia di Steno e Monicelli (1950) 37) Peppino e Violetta, regia di Maurice Cloche (1950) 38) Napoli milionaria, regia di Eduardo De Filippo (1950) 39) È più facile che un cammello..., regia di Luigi Zampa (1950) 40) È arrivato il cavaliere, regia di Steno e Monicelli (1950) 41) Due mogli sono troppe, regia di Mario Camerini (1950) 42) Donne e briganti, regia di Mario Soldati (1950) 43) La valle delle aquile (Valley of Eagles), regia di Terence Young (1951) 44) Totò e i re di Roma, regia di Steno e Monicelli (1951) 45) Il monello della strada, regia di Carlo Borghesio (1951) 46) Le meravigliose avventure di Guerrin Meschino, regia di Pietro Francisci (1951) 47) Filumena Marturano, regia di Eduardo De Filippo (1951) 48) Era lui... sì! sì!, regia di Marino Girolami, Marcello Marchesi e Vittorio Metz (1951) 49) Anna, regia di Alberto Lattuada (1951) 50) I tre corsari, regia di Mario Soldati (1952) 51) La mano dello straniero (The Stranger's Hand), regia di Mario Soldati (1952) 52) Something Money Can't Buy, regia di Pat Jackson (1952) 53) I sette dell'Orsa maggiore, regia di Duilio Coletti (1952) 54) La regina di Saba, regia di Pietro Francisci (1952) 55) Noi due soli, regia di Marino Girolami (1952) 56) Marito e moglie, regia di Eduardo De Filippo (1952) 57) Jolanda la figlia del corsaro nero, regia di Mario Soldati (1952) 58) Gli angeli del quartiere, regia di Carlo Borghesio (1952) 59) Ragazze da marito di Eduardo De Filippo (1952) 60) Un ladro in paradiso, regia di Domenico Paolella (1952) 61) Lo sceicco bianco, regia di Federico Fellini (1952)
Qui c'è da notare la collaborazione con Eduardo De Filippo, quattro film: "Napoli milionaria" divenne anche un'opera lirica per il teatro, della quale esiste la registrazione Rai da Spoleto con gli stessi Rota ed Eduardo presenti, negli anni '70. Oltre ai film con Totò e Macario, e alle collaborazioni internazionali, mi fa piacere ricordare i due film con Walter Chiari e Carlo Campanini, "Era lui sì sì" e "Noi due soli", sempre divertenti da rivedere. Con "Lo sceicco bianco" inizia la collaborazione di Rota con Fellini.


Da "Lo sceicco bianco" a "I vitelloni":
53) Melodie immortali di Giacomo Gentilomo (1952) 54) Venetian Bird, regia di Ralph Thomas (1952) 55) Stella dell'India (Star of India), regia di Arthur Lubin (1953) 56) Scampolo '53, regia di Giorgio Bianchi (1953) 57) Riscatto, regia di Marino Girolami (1953) 58) La domenica della buona gente, regia di Anton Giulio Majano (1953) 59) Fanciulle di lusso, regia di Bernard Vorhaus (1953) 60) Me li mangio vivi! (Le boulanger de Valorgue), regia di Henri Verneuil (1953) 61) I vitelloni, regia di Federico Fellini (1953)

Da "I vitelloni" a "La strada":
62) Anni facili, regia di Luigi Zampa (1953) 63) Musoduro, regia di Giuseppe Bennati (1953) 64) Il nemico pubblico n° 1 (L'ennemi public no 1), regia di Henri Verneuil (1953) 65)Lo scocciatore (Via Padova 46), regia di Giorgio Bianchi (1953) 66) Vergine moderna, regia di Marcello Pagliero (1954) 67) La nave delle donne maledette, regia di Raffaello Matarazzo (1954) 68) La grande speranza, regia di Duilio Coletti (1954) 69) Le due orfanelle, regia di Giacomo Gentilomo (1954) 70) Divisione Folgore, regia di Duilio Coletti (1954) 71) Cento anni d'amore, regia di Lionello De Felice (1954) 72) Appassionatamente, regia di Giacomo Gentilomo (1954) 73) L'amante di Paride, regia di Marc Allégret e Edgar G. Ulmer (1954) 74) La strada, regia di Federico Fellini (1954)

Da "La strada" a "Le notti di Cabiria":
75) Mambo, regia di Robert Rossen (1954) 76) Proibito, regia di Mario Monicelli (1954) 77) Io piaccio, regia di Giorgio Bianchi (1955) 78) Accadde al penitenziario, regia di Giorgio Bianchi (1955) 79) Un eroe dei nostri tempi, regia di Mario Monicelli (1955) 80) Bella non piangere!, regia di David Carbonari e Duilio Coletti (1955) 81) Il bidone, regia di Federico Fellini (1955) 82) Amici per la pelle, regia di Franco Rossi (1955) 83) La bella di Roma, regia di Luigi Comencini (1955) 84) Guerra e pace (War and Peace), regia di King Vidor (1956) 85) Londra chiama Polo Nord, regia di Duilio Coletti (1956) 86) Città di notte, regia di Leopoldo Trieste (1956) 87) Il medico e lo stregone, regia di Mario Monicelli (1957) 88) Italia piccola, regia di Mario Soldati (1957) 89) Il momento più bello, regia di Luciano Emmer (1957) 90) Le notti bianche, regia di Luchino Visconti (1957) 91) Le notti di Cabiria, regia di Federico Fellini (1957)
Da sottolineare l'inizio della collaborazione con Visconti (Le notti bianche) e il kolossal hollywoodiano "Guerra e Pace" (King Vidor), oltre a "Il bidone" di Fellini che è un film tutt'altro che marginale anche se meno famoso di altri.
Da "Le notti di Cabiria" a "La dolce vita":
92) Giovani mariti, regia di Mauro Bolognini (1958) 93) Fortunella, regia di Eduardo De Filippo (1958) 94) La diga sul Pacifico (This Angry Age), regia di René Clément (1958) 95) Deserto di gloria (El Alamein), regia di Guido Malatesta (1958) 96) Gli italiani sono matti, regia di Duilio Coletti e Luis María Delgado (1958) 97) La legge è legge, regia di Christian-Jaque (1958) 98) La grande guerra, regia di Mario Monicelli (1959) 99) Un ettaro di cielo, regia di Aglauco Casadio (1959) 100) Delitto in pieno sole (Plein soleil), regia di René Clément (1960) 101) La dolce vita, regia di Federico Fellini (1960)
Qui risalta subito "La grande guerra" di Monicelli, uno dei capolavori del cinema italiano; e poi ancora Eduardo, e molte grandi produzioni internazionali.
da "La dolce vita" a "Otto e mezzo":
102) Sotto dieci bandiere, regia di Duilio Coletti (1960) 103) Rocco e i suoi fratelli, regia di Luchino Visconti (1960) 104) Fantasmi a Roma, regia di Antonio Pietrangeli (1961) 105) Il brigante, regia di Renato Castellani (1961) 106) Mafioso, regia di Alberto Lattuada (1962) 107) I due nemici (The Best of Enemies), regia di Guy Hamilton (1962) 108) Cronache di un convento (The Reluctant Saint), regia di Edward Dmytryk (1962) 109) Boccaccio '70, regia di Federico Fellini e Luchino Visconti (1962) 110) L'isola di Arturo, regia di Damiano Damiani (1962) 111) Il Gattopardo, regia di Luchino Visconti (1963) 112) 8½, regia di Federico Fellini (1963)
Continua la collaborazione con Visconti, due film importanti: Rocco e i suoi fratelli (1960) e Il Gattopardo (1963) per il quale Nino Rota orchestra un brano per pianoforte di Giuseppe Verdi, fino ad allora inedito, scritto in origine per l'opera "I vespri siciliani". C'è anche un altro Fellini, "Le tentazioni del dottor Antonio", episodio di "Boccaccio 70".

 
da "Otto e mezzo" a "I clowns"
113) Il maestro di Vigevano, regia di Elio Petri (1963) 114) Il giornalino di Gian Burrasca, serie TV, regia di Lina Wertmüller (1964) 115) A Midsummer Night's Dream, film TV, regia di Joan Kemp-Welch (1964) 116) Oggi, domani, dopodomani, regia di Eduardo De Filippo (1965) 117) Giulietta degli spiriti, regia di Federico Fellini (1965) 118) Spara forte, più forte... non capisco, regia di Eduardo De Filippo (1966) 119) La bisbetica domata (The Taming of the Shrew), regia di Franco Zeffirelli (1967) 120) Romeo e Giulietta, regia di Franco Zeffirelli (1968) 121) Tre passi nel delirio, episodio Toby Dammit, regia di Federico Fellini (1968) 122) Block-notes di un regista, film TV, regia di Federico Fellini (1969) 123) Fellini Satyricon, regia di Federico Fellini (1969) 124) Paranoia, regia di Umberto Lenzi (1970) 125) Waterloo, regia di Sergei Bondarchuk (1970) 126) I clowns, film per la TV, regia di Federico Fellini (1971)
Ancora Eduardo, poi l'inizio della collaborazione con Zeffirelli: "La bisbetica domata" e "Romeo e Giulietta", per il quale scrive il famoso tema conduttore. Soprattutto si intensifica la collaborazione con Fellini: "Giulietta degli spiriti", "Toby Dammit", "Block notes di un regista", "Satyricon", "I clowns" (film bellissimo e troppo spesso sottovalutato). C'è un'altra grande produzione internazionale, "Waterloo" diretto da Bondarciuk, ma forse vale la pena di ricordare "Viva la pappa col pomodoro", dal Giamburrasca televisivo. Anche questo è Nino Rota, la capacità di sorridere e di scherzare, essere semplici senza essere banali.
da "Roma" a "Prova d'orchestra":
127) Roma, regia di Federico Fellini (1972) 128) Il padrino (The Godfather), regia di Francis Ford Coppola (1972) 129) Hi wa shizumi, hi wa noboru, regia di Koreyoshi Kurahara (1973) 130) Amarcord, regia di Federico Fellini (1973) 131) Film d'amore e d'anarchia, regia di Lina Wertmüller (1973) 132) Il padrino - Parte II (The Godfather: Part II), regia di Francis Ford Coppola (1974) 133) La rinuncia (The Abdication), regia di Anthony Harvey (1974) 134) Ragazzo di borgata, regia di Giulio Paradisi (1976) 135) Caro Michele, regia di Mario Monicelli (1976) 136) Il Casanova di Federico Fellini, regia di Federico Fellini (1976) 137) Alle origini della mafia, mini serie TV, regia di Enzo Muzii (1976) 138) Las alegres chicas de "El Molino", regia di José Antonio de la Loma (1977) 139) Prova d'orchestra, regia di Federico Fellini (1978)
salta subito all'occhio "Il padrino" (premio Oscar per Rota); tre titoli con Fellini Amarcord, Casanova, Prova d'orchestra.
gli ultimi anni:
140) Assassinio sul Nilo (Death on the Nile), regia di John Guillermin (1978) 141) Ten to Survive (1979) 142) Uragano (Hurricane), regia di Jan Troell (1979)
Tre film quasi dimenticati, anche se il film da Agatha Christie passa spesso in tv. Nino Rota muore nel 1979.

Numerose anche le riprese audio e video delle opere liriche di Nino Rota. Da non dimenticare la registrazione tv di "Il cappello di paglia di Firenze" del 1998 con Juan Diego Florez, ripresa dalla Scala, una delle migliori regie d'opera che io ricordi, e anche "Napoli milionaria", l'opera lirica che Rota trasse da Eduardo, su libretto dello stesso autore, disponibile in una registrazione Rai da Spoleto del 1977. Ma di Rota non si finirebbe mai di parlare, e io consiglio soprattutto di ascoltare le sue composizioni per le sale da concerto, è lì che si ascolta il Nino Rota più grande.


 
(le immagini le ho prese in rete, ringrazio chi le ha rese disponibili; la caricatura è opera di Federico Fellini, la fotografia di Nino Rota sospeso in aria viene dal set di "Giulietta degli spiriti")

venerdì 8 settembre 2017

Sergej Prokofiev


Sergej Prokofiev 1891-1953 è probabilmente il più grande tra i compositori di musica da film; lo testimoniano i risultati eccezionali raggiunti per la sua collaborazione con Sergej Eisenstein in due film, "Aleksandr Nevskij" e "Ivan il Terribile": Personalmente, trovo inarrivabile, per la bellezza della musica e per la sua adesione alle immagini, il lavoro di Prokofiev per l'Aleksander Nevskij, poi tradotto dallo stesso Prokofiev in una Cantata diventata giustamente famosa, e che è sempre stata presente nei programmi di concerto in tutto il mondo. A questo proposito, oltre che ai film, il suggerimento (per chi ancora non lo conoscesse) è di andarsi a cercare il video del concerto tenuto da Claudio Abbado, l'esecuzione della Cantata con la proiezione contemporanea delle scene relative di "Aleksandr Nevskij": ne metto qui sotto alcune immagini. Le immagini sono della Rai, come si può vedere bene, e risalgono al 1990: da allora non ho notizia di repliche, ed è ben strano. Viene da chiedersi, ancora una volta, a cosa serva avere dei canali tematici aperti 24 ore su 24 (come Rai 5) se poi non si fanno conoscere le registrazioni più belle che si hanno in archivio. Secondo me, questa è incompetenza e mancanza di interesse verso il proprio lavoro. Di fatto, la Rai sta delegando a youtube la funzione di servizio pubblico (quella che giustifica il pagamento del canone, va ricordato).
 

Scorrendo l'elenco dei film musicati da Prokofiev, su www.imdb.com, e completandolo con una biografia del compositore presa dai programmi di sala della Scala, sono riuscito a mettere insieme questa lista. Mi sono fermato però al 1953, l'anno della morte di Sergej Prokofiev: l'elenco prosegue ed è molto lungo, ma a me interessava evidenziare i film per i quali Prokofiev scrisse appositamente la musica. Dico subito che si tratta di un lavoro che necessiterebbe di qualcuno molto più esperto di me, ma faccio quel che posso con i mezzi che ho a disposizione. La trascrizione grafica dal cirillico, per mia comodità (e pigrizia, lo ammetto) è quella usata da Internet Movie Data Base. L'elenco è questo:
- 1934: "Poruchik Kizhe", vale a dire "Il luogotenente Kijé", famoso per la suite orchestrale ancora oggi molto eseguita in concerto, della quale esistono molte belle registrazioni. Il film ha la regia di Aleksandr Faintsimmer, e proviene da un romanzo satirico di Yuri Tynyanov: sotto il regno dello zar Paolo I, un errore nella compilazione di un rapporto militare fa credere che esista un ufficiale di nome Kijé (in realtà, è il corrispondente odierno di un errore di battitura). Dato che lo Zar, per una serie di curiose circostanze, comincia ad interessarsi alla carriera di questo inesistente Kijé, i funzionari sono costretti a inventarsi qualcosa su di lui. Un po' alla volta, per non dover riconoscere l'errore e per non dover contraddire lo Zar, l'inesistente Kijé si troverà a far carriera, a sposarsi, a cadere in disgrazia fino all'esilio in Siberia, poi ad essere richiamato dall'esilio, eccetera. Alla fine, "morirà" e riceverà funerali di Stato. Il film è difficile da trovare, io personalmente non l'ho mai visto. La suite ricavata dal film è catalogata come op.60, la musica è stata scritta nel 1933; l'anno dopo Prokofiev scriverà il balletto "Romeo e Giulietta".
- 1936: musiche per "La dama di picche", film poi non realizzato; nello stesso anno scrive "Pierino e il lupo", musiche di scena per il teatro ("Boris Godunov", "Onegin"), e altro ancora.
- 1938: "Aleksandr Nevsky" per la regia di Eisenstein; il film è molto famoso e non necessita di spiegazioni. In quest'anno, Prokofiev scrive anche musiche di scena per "Amleto", in teatro. La cantata tratta dal Nevskij è catalogata come op.78. Nel 1940 Prokofiev inizia a scrivere il balletto "Cenerentola"


- 1942: "Boyevoy Kinos Bornik n.13", regia Grigori Kozintsev, 55 minuti. Film di propaganda in tempo di guerra, non ne ho trovato notizie se non nel riassunto trovato su www.imdb.com, che trascrivo: The film consists of two story lines, taking place in Russia during the Great World War. The director managed to express and show two heroic and intelligent soviet women who did their best to help Soviet Army. One of the girls worked as phone-connector while the city was under German attack. Everybody left the town,except her. She keeps on informing Soviet army about the locations of the Germans,risking to be bombed or shot. Finally the Germans noticed her and tried to use her to give false information to Soviet army commander. But she remained devoted to the USSR. The second girl tries to find out who is the spy between two officers ,both claiming to be Soviet pilots. Very good acting and deep open-hearted characters. Classic Soviet movie.
-1943: "Kotovsky", regia di Aleksandr Faintsimmer, biografico. (Ho trovato trascrizioni diverse di questo titolo, per esempio "Kovockij").
-1943: "Lermontov", regia di Albert Gendelstein, biografico. Prokofiev comincia a scriverne la musica nel 1941; metterà un valzer tratto da questa colonna sonora nella "Waltz Suite, Op. 110" del 1946). Sempre nel 1941, Prokofiev inizia a scrivere musiche per i film "I partigiani delle steppe d'Ucraina", "Kovockij", "Tonija" (di quest'ultimo non ho trovato notizie).
- 1943: "Partizany v Stepyah Ukrainy", "I partigiani delle steppe d'Ucraina", regia di Igor Savchenko, durata 74 minuti.
-1945: "Ivan il terribile", regia di Sergej Eisenstein (film in due parti). Prokofiev comincia a scriverne le musiche nel 1942, la seconda parte è del 1945. Un altro film famoso, su cui si è scritto molto; non siamo all'altezza del "Nevskij" ma è comunque musica importante. Negli anni '40 Prokofiev scrive anche l'opera "Guerra e Pace", che lo tiene impegnato per molti anni, e completa il balletto "Cenerentola".


Il sito Internet Movie Data Base (www.imdb.com) dà altri due titoli usciti prima della scomparsa di Prokofiev, questi:
- 1952: Les aventures extraordinaires de Jules Verne, regia di Jean Aurel
- 1953: Pierino e il lupo, regia di Walter Oemichen per la tv della Germania Est.
Direi che si tratta di due film che utilizzano musiche di Prokofiev, ma senza che il compositore vi abbia collaborato direttamente; in particolare, "Pierino e il lupo" è della metà degli anni '30. Di "Pierino e il lupo" esistono molte versioni filmate, e sarebbe divertente metterle in fila. Sergej Prokofiev muore il 5 marzo 1953, per emorragia cerebrale: è lo stesso giorno della morte di Stalin, e la notizia passa quasi inosservata perché tutta l'attenzione era rivolta al dittatore morto. Svjatoslav Richter, suo collaboratore, racconta che non potè partecipare al funerale del'amico perché "precettato" per il funerale di Stalin. Il grande pianista racconta ancora che fu impossibile anche soltanto trovare dei fiori per il funerale di Prokofiev: tutto il possibile, in quel momento, era stato portato a Mosca. Proprio tutto, anche i fiori.


(le immagini: un mio montaggio di foto di Prokofiev; fotogrammi da concerto di Claudio Abbado nel 1990, con Lucia Valentini Terrani; fotogrammi da Aleksandr Nevskij e Ivan il Terribile; Prokofiev con Eisenstein, Prokofiev sorridente con la moglie) (alcune di queste immagini vengono da programmi di sala della Scala, anni '80)

mercoledì 6 settembre 2017

Sergej Lemeshev


 
Devo all'amico Paolo Bullo ( http://amfortas.wordpress.com ) la segnalazione dei film di Sergei Lemeshev, grande tenore russo (1902-77). Si tratta di film di difficile reperibilità, visibili oggi in parte grazie ad internet; in effetti, la filmografia sovietica presenta molte sequenze d’opera interessanti, e meriterebbe una ricerca approfondita che però io al momento non sono in grado di fare, anche per la difficoltà nel reperire il materiale. In casi come questi, sarebbe di grande aiuto uno sponsor molto generoso; e in ogni caso mi servirebbe un’enorme quantità di tempo per visionare tutto il materiale... Peccato, mi sarebbe piaciuto farlo; per oggi mi limito a una piccola ricerca su Lemeshev.

Sergej Lemeshev, secondo www.imdb.com , ha girato 4 film da attore, tutti di ambiente operistico:
- "Muzikalnaya istoria" (1941) regia di Aleksandr Ivanovsky e Gerard Rappaport. Lemeshev vi interpreta un tassista con una bella voce, che trascorre il suo tempo libero facendo pratica in una compagnia d'opera amatoriale; così facendo trascura la sua fidanzata. Si direbbe una trama tipica di quelle che scrivevano per i cantanti d'opera (si veda l'italiano "Anema e core" del 1951, scritto per Ferruccio Tagliavini, dove il protagonista è un elettricista), ed è facile immaginare il lieto fine. Il riassunto l'ho trovato su www.imdb.com, sono solo tre righe e non dice molto di più.
- "Demon" del 1960, per la tv, è l'opera di Anton Rubinstein, su libretto tratto da Lermontov; con Lemeshev canta Irina Arkhipova. Il regista è Vitali Golovin, non ho trovato il nome del direttore d'orchestra.
- "Dubrovskij", del 1961, regia di Vitali Golovin, è tratto da Puskin; Lemeshev interpreta il protagonista, "una specie di Robin Hood russo" che combatte contro lo zar e la nobiltà aiutando i più deboli a difendere i loro diritti.
- "Mozart y Salieri", 1967, regia di Vladimir Gorikker, è un dramma di Pushkin da cui fu tratta l'opera di Rimskij-Korsakov (e, per inciso, anche "Amadeus" di Milos Forman, passando per il commediografo americano Schaeffer). Lemeshev non è Mozart (interpretato da Innokenti Smoktunovskij) e nemmeno Salieri (Piotr Glebov); difficile trovare notizie più precise, però non si direbbe l'opera ma proprio il dramma di Pushkin.
La voce di Sergei Lemeshev si trova facilmente su youtube, assieme a qualche estratto dai suoi film; c'è anche un documentario sulla sua vita, ma è in russo e senza sottotitoli.