Casta Diva (1954) Regia di Carmine
Gallone. Scritto da Carmine Gallone, Walter Reisch, Luigi Filippo
(D'Amico?), Age e Scarpelli, Leo Joannon. Fotografia (Technicolor) di
Marco Scarpelli. Musiche di Bellini, Paganini, Donizetti arrangiate
da Renzo Rossellini. Scene e costumi di Mario Chiari e Maria de
Matteis. Allestimenti in teatro a cura di Libero Petrassi e
Pallavicini. Cantanti: Caterina Mancini, Gianni Poggi, Giulio Neri,
Gino Mattera, Juanita Sariman, Enrico Formichi. Orchestra Opera di
Roma direttore Oliviero de Fabritiis; direttore del coro Giuseppe
Conca. Interpreti: Maurice Ronet (Bellini), Antonella Lualdi
(Maddalena), Nadia Gray (Giuditta Pasta), Fausto Tozzi (Donizetti),
Renzo Ricci (giudice Fumaroli), Jacques Castelot (Ernesto Tosi),
Marina Berti (Beatrice Turina), Jean Richard (Fiorillo), Paola
Borboni (signora Monti), Aldo Silvani, Manlio Busoni, Lauro Gazzolo
(Barbaja), Danilo Belardinelli (Paganini), Renzo Giovampietro,
Camillo Pilotto (rettore Conservatorio), Luigi Tosi (Felice Romani),
Dante Maggio, Nicla Di Bruno, e altri. Durata: 1h32
Carmine Gallone gira tre volte "Casta
Diva": due film sono del 1935, uno in italiano e l'altro quasi
identico ma in inglese con attori diversi (i due film hanno in comune
solo Martha Eggerth, interprete di Maddalena) intitolato "The
divine spark", "La scintilla divina". Gallone,
1885-1973, è regista di film di successo e di lunghissimo corso (la sua
carriera cinematografica inizia nel 1913) che ha girato numerosi film d'opera; nel 1954
ritorna sul soggetto del 1935, però a colori e con scene girate in
teatro. Il soggetto è identico, e quasi identica è anche la
sceneggiatura, con pochi cambiamenti significativi (nel film del '35
c'era Rossini tra i protagonisti, qui c'è invece Donizetti; nel film
del 1954 ha molto più spazio Giuditta Pasta) e soprattutto insiste
ancora sull'improbabile trama da fotoromanzo del film del 1935,
lavorando di fantasia sull'amore (vero e documentato) tra Vincenzo
Bellini e la giovane napoletana Maddalena Fumaroli. Il
soggetto parte probabilmente dalla biografia di Francesco Florimo,
amico e compagno di studi di Bellini, ma le libertà prese da Gallone
e dai suoi sceneggiatori sono davvero tante, direi anzi troppe e
troppo spesso inverosimili. E' vera la storia d'amore tra Bellini e
Maddalena Fumaroli: si conobbero a Napoli dove Bellini studiava al
Conservatorio, ma il padre di lei si oppose sempre alla relazione.
Del tutto inverosimile, al limite del ridicolo, l'idea che una scena
complessa come quella di "Casta Diva" possa essere inserita
nella Norma all'insaputa del compositore, basandosi su un semplice
foglio manoscritto. Bellini non è figlio di un anonimo maestro di
canto, come si ripete più volte nel film, ma di un Maestro di
Cappella, organista e compositore, e fa parte di una famiglia di
musicisti di nome già a partire dal nonno (di origini abruzzesi).
Nel film sembra che Il Pirata sia la prima opera di Bellini, ma così
non è: prima del Pirata ci sono "Adelson e Salvini" e
"Bianca e Fernando". Inoltre, la prima di "Lucia di
Lammermoor" di Donizetti avvenne dopo la morte di Bellini, nel
1835; e a Napoli, non a Milano come si vede nel film. Insomma, è un
film del tutto inaffidabile dal punto di vista biografico, ma ci si
può ugualmente divertire guardandolo, anche per la presenza di ottimi attori nel cast, come Renzo Ricci che interpreta il padre di Maddalena. Si può aggiungere qualche
data: Giuditta Pasta nacque nel 1797, Bellini nel 1801; erano quindi
quasi coetanei. Mancano del tutto, inoltre, Maria Malibran e Giulia
Grisi. Il personaggio di Florimo (amico e poi biografo di Bellini)
qui diventa Fiorillo, un personaggio buffo di pura fantasia.
Gli attori: Maurice Ronet
è un po' più in parte rispetto all'incolore Sandro Palmieri del
1935, ma manca di una vera presenza scenica. L'attore francese
reciterà in seguito in film importanti, come "Ascensore per il
patibolo" di Louis Malle (1957) e "Fuoco fatuo"
(1962), ma senza mai diventare una vera star. La parte di Maddalena
tocca ad Antonella Lualdi, molto bella e molto giovane e soprattutto
decisamente più in parte rispetto alla Martha Eggert del '35. In
questo film Maddalena non canta (solo qualche accenno), la parte
cantata è riservata all'opera vera e propria, in teatro. La parte di
Paganini, che apre il film, è affidata (anche come recitazione) a un
vero violinista e concertista di nome, Giovanni Belardinelli: su
internet c'è un sito a lui dedicato, dal quale traggo queste
immagini. La cantante lombarda Giuditta Pasta è affidata a Nadia
Gray. Importanti le voci dei doppiatori: Fiorillo è doppiato
da Carlo Romano, Donizetti ha la voce di Emilio Cigoli, Nadia Gray
(Giuditta Pasta) è doppiata da Lydia Simoneschi.
Come nel film del 1935, l'inizio è con
un concerto di Paganini, a Napoli al San Carlo. E' da notare il
dettaglio storico della platea senza sedili, come era d'uso per tutto
il Settecento: solo sedie a lato, ospite il Re al centro della
platea. Le locandine ci mostrano con precisione il programma: Sonata
n.4 e 4 capricci, Sonata n.2 e Variazioni; il finale è con Rossini,
variazioni su La Gazza Ladra. La data è 18 aprile 1819, il re è
Ferdinando I. L'attore che impersona Paganini è un vero concertista,
Danilo Belardinelli. Nasce un equivoco con il giovane Bellini,
studente di Conservatorio: perchè ride, quel giovane nel palco?
Paganini fa portare in camerino l'importuno, arrabbiatissimo; ma
l'equivoco è presto chiarito.
Al minuto 9 siamo al Reale Collegio di
Musica di Napoli. dove il rettore (era Zingarelli, ma non se ne fa il
nome) convoca alcuni neodiplomati. I nomi sono Zapponi, Mercadante,
Fiorillo, Bellini; non ho notizie di Zapponi, Fiorillo è con ogni
probabilità un personaggio d'invenzione, Mercadante era in effetti a
Napoli in quegli anni. Il rettore comunica agli studenti l'usanza
della Scuola: i neodiplomati vengono invitati a cena da importanti
famiglie napoletane. A Bellini tocca la casa del giudice Fumaroli.
Ascoltiamo il coro iniziale dalla
Sonnambula per la cena, ci sono scenette varie con gli altri
musicisti, poi al minuto 14 Bellini suona il piano a casa del giudice
Fumaroli. Il giudice non ama la musica, ma si è fatto convincere
dalla figlia, che però non è presente. Bellini suona per un po',
poi il giudice gli chiede di smettere "con quel rumore". La
musica è però piaciuta a Maddalena, al piano di sopra, che glielo
fa sapere. I due giovani si incontrano. Al minuto 22, al Conservatorio, i
musicisti raccontano le loro esperienze della sera precedente;
Bellini è rimasto incantato da quella ragazza e cerca di disegnarne
gli occhi ma si dispiace di non saper disegnare e trasforma il
disegno in uno spartito, sul testo "occhi puri, occhi casti":
è la melodia di Casta Diva. In seguito, Bellini lo trascriverà in
bella copia e ne farà dono a Maddalena.
Al minuto 32 una passeggiata per
Napoli, con il pazzariello (Dante Maggio) e la scenetta di "levate
a cammesella" (la cantante è Nicla Di Bruno). Questa scena è
stata forse inserita per attirare gli spettatori che non amano
l'opera? Può darsi.
Bellini si reca dal segretario
particolare del re, Ernesto Tosi, che gli propone di scrivere una
Cantata per un importante ricevimento. E' un grande onore e un
incarico importante, ma il giovane rifiuta l'incarico proposto da
Tosi, dicendo che vuole tornare a Catania e che non gli interessa
diventare famoso. Accetterà poi quando viene a sapere che c'è
dietro Maddalena, per rimanere però deluso quando scoprirà che la
sua innamorata è fidanzata proprio con Tosi.
Al minuto 33 ascoltiamo la Cantata, al
San Carlo; di questo brano non esiste un'esatta corrispondenza nel
catalogo belliniano. Alla celebrazione è presente anche Giuditta
Pasta (l'attrice è Nadia Gray), di passaggio a Napoli. Gallone e i
suoi sceneggiatori vanno giù piuttosto pesanti con la grande
cantante lombarda, e si insiste soprattutto sul successo per un
compositore "che passa dal camerino e dal letto di Giuditta
Pasta" (battuta ripetuta più volte).
Al minuto 35, nel palco dei Fumaroli,
Bellini si incontra con Maddalena. Gallone ripete il simpatico
"glissando" sul più che probabile bacio con il primo piano
delle gabbiette dei colombi. Le colombe liberate in teatro per
festeggiare il compositore vengono catalogate come "usanze
milanesi" dal giudice Fumaroli. Maddalena è comunque promessa a
Tosi, segretario particolare del Re.
Al minuto 44 musica da "La
Sonnambula" per Maddalena che lascia partire Bellini: "un
giorno sol durò". Maddalena si sacrifica per consentire a
Bellini il successo che merita. Bellini è deluso di non trovarla al
porto, ma parte ugualmente: Giuditta Pasta gli ha chiesto di scrivere
un'opera per lei, e se Maddalena si nega non v'è motivo di restare a
Napoli.
Siamo a Milano nel 1820, al minuto 45.
Troviamo Donizetti (l'attore è Fausto Tozzi) in tre siparietti in
cui dimostra di aver bisogno di soldi: chiede un anticipo ai suoi
impresari, cioè alla signora Monti (Paola Borboni), poi a Barbaja,
infine va da Giuditta Pasta: tutti si negano, e c'è sempre Bellini
di mezzo... Qui va in scena "Il Pirata", in palcoscenico
vediamo il finale (una scelta curiosa, ci sono arie e scene molto
belle nel Pirata). Si può ricordare che Bellini scrisse altre due
opere prima del Pirata, "Adelson e Salvini" e "Bianca
e Fernando".
Al minuto 54 Gallone ci mostra
l'incontro Donizetti e Bellini, un vero e proprio scontro anche per
via della rivalità per Giuditta Pasta; l'impresario Barbaja propone
un'opera al Carcano per entrambi, come terreno di sfida. Questa scena
è abbastanza improbabile: la Lucia di Lammermoor di Donizetti, che
vedremo presentata come conseguenza di questo diverbio, avrà la sua
prima rappresentazione dopo la morte di Bellini, e a Napoli (non a
Milano). Il librettista non sarà Felice Romani "per entrambi",
come viene detto: la Lucia di Lammermoor è scritta su versi di
Salvatore Cammarano.
Al minuto 57 Gallone ci mostra la
solita scena dello strappo dei fogli per mancanza ispirazione.
Bellini li butta nel lago di Como, dove effettivamente visse: a
Blevio o a Moltrasio. Subito dopo, Bellini riceve la visita
dell'amico Fiorillo: ha cambiato mestiere, non fa più il musicista
ma il commerciante di arance, con successo. Fiorillo rappresenta
l'elemento comico del film.
Al minuto 59 vediamo la Lucia di
Lammermoor al Carcano, la scena finale con "Tu che a Dio
spiegasti l'ali", con tanti scozzesi in kilt e tartan: nella
realtà l'opera andò in scena a Napoli, e dopo la morte di Bellini. I cantanti in scena dovrebbero essere Gianni Poggi e Giulio Neri.
A 1h03 Bellini viene abbordato dalla
bellissima Beatrice Turina (l'attrice è Marina Berti): il
personaggio è questa volta reale, in effetti Bellini ebbe una
relazione con una donna di questo nome. Il trionfo di Donizetti nella
loro personale sfida intristisce Bellini, che si consola con
Beatrice; Giuditta Pasta (sul lago di Como) lo rimprovera per questa
relazione, poi va da Donizetti. La storia d'amore tra Bellini e
Giuditta è dunque finita, secondo Gallone.
A 1h08 va in scena "La
Sonnambula", "ah non credea mirarti / sì presto estinto, o
fiore"; canta Giuditta Pasta, al Carcano (la voce è del soprano
Caterina Mancini). Donizetti ora gli è amico, la Pasta pensa al
ritiro, è presente anche Maddalena, giunta appositamente da Napoli,
che però si ritrae davanti a "un esercito di ammiratrici"
che attende il compositore fuori dal camerino. La prima della fila è
Beatrice Turina.
Bellini perde molti soldi al casinò,
"fortunato in amore, sfortunato al gioco": il musicista non
gradisce la battuta. L'amico Fiorillo dirà a Bellini che c'è
Maddalena dietro a ogni suo personaggio femminile ("Scrivi per
lei, si sa"). Per reazione, Bellini chiede a Felice Romani di
scrivergli un'opera "piena di odio". Felice Romani viene
presentato con barba alla Cavour (o alla Marco Ferreri, se si
preferisce). L'opera sarà "Norma".
A 1h16 ecco "Norma" alla
Scala, fischiata (non c'è ancora Casta Diva, si dice nel film; pare
invece che sia stata una protesta organizzata contro Giuditta Pasta),
vediamo in palcoscenico il finale d'atto, la voce è quella del
soprano Caterina Mancini. Dell'insuccesso si parla a Napoli in casa
Fumaroli: "manca una romanza sentimentale, dolce"
concludono Tosi e il suocero. Maddalena, che li ascolta, va in
soccorso dell'amato Bellini e parte per Milano con il suo manoscritto
con la melodia di "occhi puri, occhi casti"; siamo in pieno
inverno (ouverture da Norma in colonna sonora), bella la cavalcata
tra la neve e le montagne dell'Appennino. Maddalena va dalla Pasta e
le dà il manoscritto, la Pasta si era ritirata ma si fa convincere
dalla bellezza della musica e torna alle scene per dare all'opera il
successo ("ho rovinato la sua vita per dargli il successo",
riflette la cantante).
A 1h23 vediamo e ascoltiamo Casta Diva
in scena (nel 54 c'era già la Callas, qui canta la Mancini); l'opera
stavolta ha grande successo, e Giuditta Pasta spiega a Bellini cosa è
successo con Maddalena. A 1h27 Bellini parte per Napoli, va da
Maddalena; in colonna sonora si ascolta "ah non credea mirarti /
sì presto estinto, o fiore" (dalla Sonnambula), ma Maddalena è
gravemente malata a causa del freddo preso durante il viaggio, e
muore davanti al marito ma invocando Vincenzo. Bellini arriva quando
lei è appena morta, finale strappalacrime.
La vera Maddalena Fumaroli
morì nel 1834, quando Bellini era a Parigi. A Parigi, nel 1835, dopo
il successo di "I Puritani", morirà anche Vincenzo
Bellini, a soli 34 anni, probabilmente di colera.
Per chi fosse interessato alla biografia di Bellini, su youtube è disponibile una produzione Rai del 1983, molto ben fatta, scritta da Bruno Cagli e con regia di Lorenzo Salveti: per trovarla bisognerà digitare "Epistolari celebri".