sabato 5 agosto 2017

Casta Diva (1954)



Casta Diva (1954) Regia di Carmine Gallone. Scritto da Carmine Gallone, Walter Reisch, Luigi Filippo (D'Amico?), Age e Scarpelli, Leo Joannon. Fotografia (Technicolor) di Marco Scarpelli. Musiche di Bellini, Paganini, Donizetti arrangiate da Renzo Rossellini. Scene e costumi di Mario Chiari e Maria de Matteis. Allestimenti in teatro a cura di Libero Petrassi e Pallavicini. Cantanti: Caterina Mancini, Gianni Poggi, Giulio Neri, Gino Mattera, Juanita Sariman, Enrico Formichi. Orchestra Opera di Roma direttore Oliviero de Fabritiis; direttore del coro Giuseppe Conca. Interpreti: Maurice Ronet (Bellini), Antonella Lualdi (Maddalena), Nadia Gray (Giuditta Pasta), Fausto Tozzi (Donizetti), Renzo Ricci (giudice Fumaroli), Jacques Castelot (Ernesto Tosi), Marina Berti (Beatrice Turina), Jean Richard (Fiorillo), Paola Borboni (signora Monti), Aldo Silvani, Manlio Busoni, Lauro Gazzolo (Barbaja), Danilo Belardinelli (Paganini), Renzo Giovampietro, Camillo Pilotto (rettore Conservatorio), Luigi Tosi (Felice Romani), Dante Maggio, Nicla Di Bruno, e altri. Durata: 1h32

Carmine Gallone gira tre volte "Casta Diva": due film sono del 1935, uno in italiano e l'altro quasi identico ma in inglese con attori diversi (i due film hanno in comune solo Martha Eggerth, interprete di Maddalena) intitolato "The divine spark", "La scintilla divina". Gallone, 1885-1973, è regista di film di successo e di lunghissimo corso (la sua carriera cinematografica inizia nel 1913) che ha girato numerosi film d'opera; nel 1954 ritorna sul soggetto del 1935, però a colori e con scene girate in teatro. Il soggetto è identico, e quasi identica è anche la sceneggiatura, con pochi cambiamenti significativi (nel film del '35 c'era Rossini tra i protagonisti, qui c'è invece Donizetti; nel film del 1954 ha molto più spazio Giuditta Pasta) e soprattutto insiste ancora sull'improbabile trama da fotoromanzo del film del 1935, lavorando di fantasia sull'amore (vero e documentato) tra Vincenzo Bellini e la giovane napoletana Maddalena Fumaroli. Il soggetto parte probabilmente dalla biografia di Francesco Florimo, amico e compagno di studi di Bellini, ma le libertà prese da Gallone e dai suoi sceneggiatori sono davvero tante, direi anzi troppe e troppo spesso inverosimili. E' vera la storia d'amore tra Bellini e Maddalena Fumaroli: si conobbero a Napoli dove Bellini studiava al Conservatorio, ma il padre di lei si oppose sempre alla relazione. Del tutto inverosimile, al limite del ridicolo, l'idea che una scena complessa come quella di "Casta Diva" possa essere inserita nella Norma all'insaputa del compositore, basandosi su un semplice foglio manoscritto. Bellini non è figlio di un anonimo maestro di canto, come si ripete più volte nel film, ma di un Maestro di Cappella, organista e compositore, e fa parte di una famiglia di musicisti di nome già a partire dal nonno (di origini abruzzesi). Nel film sembra che Il Pirata sia la prima opera di Bellini, ma così non è: prima del Pirata ci sono "Adelson e Salvini" e "Bianca e Fernando". Inoltre, la prima di "Lucia di Lammermoor" di Donizetti avvenne dopo la morte di Bellini, nel 1835; e a Napoli, non a Milano come si vede nel film. Insomma, è un film del tutto inaffidabile dal punto di vista biografico, ma ci si può ugualmente divertire guardandolo, anche per la presenza di ottimi attori nel cast, come Renzo Ricci che interpreta il padre di Maddalena. Si può aggiungere qualche data: Giuditta Pasta nacque nel 1797, Bellini nel 1801; erano quindi quasi coetanei. Mancano del tutto, inoltre, Maria Malibran e Giulia Grisi. Il personaggio di Florimo (amico e poi biografo di Bellini) qui diventa Fiorillo, un personaggio buffo di pura fantasia.


Gli attori: Maurice Ronet è un po' più in parte rispetto all'incolore Sandro Palmieri del 1935, ma manca di una vera presenza scenica. L'attore francese reciterà in seguito in film importanti, come "Ascensore per il patibolo" di Louis Malle (1957) e "Fuoco fatuo" (1962), ma senza mai diventare una vera star. La parte di Maddalena tocca ad Antonella Lualdi, molto bella e molto giovane e soprattutto decisamente più in parte rispetto alla Martha Eggert del '35. In questo film Maddalena non canta (solo qualche accenno), la parte cantata è riservata all'opera vera e propria, in teatro. La parte di Paganini, che apre il film, è affidata (anche come recitazione) a un vero violinista e concertista di nome, Giovanni Belardinelli: su internet c'è un sito a lui dedicato, dal quale traggo queste immagini. La cantante lombarda Giuditta Pasta è affidata a Nadia Gray. Importanti le voci dei doppiatori: Fiorillo è doppiato da Carlo Romano, Donizetti ha la voce di Emilio Cigoli, Nadia Gray (Giuditta Pasta) è doppiata da Lydia Simoneschi.


Come nel film del 1935, l'inizio è con un concerto di Paganini, a Napoli al San Carlo. E' da notare il dettaglio storico della platea senza sedili, come era d'uso per tutto il Settecento: solo sedie a lato, ospite il Re al centro della platea. Le locandine ci mostrano con precisione il programma: Sonata n.4 e 4 capricci, Sonata n.2 e Variazioni; il finale è con Rossini, variazioni su La Gazza Ladra. La data è 18 aprile 1819, il re è Ferdinando I. L'attore che impersona Paganini è un vero concertista, Danilo Belardinelli. Nasce un equivoco con il giovane Bellini, studente di Conservatorio: perchè ride, quel giovane nel palco? Paganini fa portare in camerino l'importuno, arrabbiatissimo; ma l'equivoco è presto chiarito.

Al minuto 9 siamo al Reale Collegio di Musica di Napoli. dove il rettore (era Zingarelli, ma non se ne fa il nome) convoca alcuni neodiplomati. I nomi sono Zapponi, Mercadante, Fiorillo, Bellini; non ho notizie di Zapponi, Fiorillo è con ogni probabilità un personaggio d'invenzione, Mercadante era in effetti a Napoli in quegli anni. Il rettore comunica agli studenti l'usanza della Scuola: i neodiplomati vengono invitati a cena da importanti famiglie napoletane. A Bellini tocca la casa del giudice Fumaroli.
Ascoltiamo il coro iniziale dalla Sonnambula per la cena, ci sono scenette varie con gli altri musicisti, poi al minuto 14 Bellini suona il piano a casa del giudice Fumaroli. Il giudice non ama la musica, ma si è fatto convincere dalla figlia, che però non è presente. Bellini suona per un po', poi il giudice gli chiede di smettere "con quel rumore". La musica è però piaciuta a Maddalena, al piano di sopra, che glielo fa sapere. I due giovani si incontrano. Al minuto 22, al Conservatorio, i musicisti raccontano le loro esperienze della sera precedente; Bellini è rimasto incantato da quella ragazza e cerca di disegnarne gli occhi ma si dispiace di non saper disegnare e trasforma il disegno in uno spartito, sul testo "occhi puri, occhi casti": è la melodia di Casta Diva. In seguito, Bellini lo trascriverà in bella copia e ne farà dono a Maddalena.

Al minuto 32 una passeggiata per Napoli, con il pazzariello (Dante Maggio) e la scenetta di "levate a cammesella" (la cantante è Nicla Di Bruno). Questa scena è stata forse inserita per attirare gli spettatori che non amano l'opera? Può darsi.
Bellini si reca dal segretario particolare del re, Ernesto Tosi, che gli propone di scrivere una Cantata per un importante ricevimento. E' un grande onore e un incarico importante, ma il giovane rifiuta l'incarico proposto da Tosi, dicendo che vuole tornare a Catania e che non gli interessa diventare famoso. Accetterà poi quando viene a sapere che c'è dietro Maddalena, per rimanere però deluso quando scoprirà che la sua innamorata è fidanzata proprio con Tosi.
Al minuto 33 ascoltiamo la Cantata, al San Carlo; di questo brano non esiste un'esatta corrispondenza nel catalogo belliniano. Alla celebrazione è presente anche Giuditta Pasta (l'attrice è Nadia Gray), di passaggio a Napoli. Gallone e i suoi sceneggiatori vanno giù piuttosto pesanti con la grande cantante lombarda, e si insiste soprattutto sul successo per un compositore "che passa dal camerino e dal letto di Giuditta Pasta" (battuta ripetuta più volte).
Al minuto 35, nel palco dei Fumaroli, Bellini si incontra con Maddalena. Gallone ripete il simpatico "glissando" sul più che probabile bacio con il primo piano delle gabbiette dei colombi. Le colombe liberate in teatro per festeggiare il compositore vengono catalogate come "usanze milanesi" dal giudice Fumaroli. Maddalena è comunque promessa a Tosi, segretario particolare del Re.


Al minuto 44 musica da "La Sonnambula" per Maddalena che lascia partire Bellini: "un giorno sol durò". Maddalena si sacrifica per consentire a Bellini il successo che merita. Bellini è deluso di non trovarla al porto, ma parte ugualmente: Giuditta Pasta gli ha chiesto di scrivere un'opera per lei, e se Maddalena si nega non v'è motivo di restare a Napoli.
Siamo a Milano nel 1820, al minuto 45. Troviamo Donizetti (l'attore è Fausto Tozzi) in tre siparietti in cui dimostra di aver bisogno di soldi: chiede un anticipo ai suoi impresari, cioè alla signora Monti (Paola Borboni), poi a Barbaja, infine va da Giuditta Pasta: tutti si negano, e c'è sempre Bellini di mezzo... Qui va in scena "Il Pirata", in palcoscenico vediamo il finale (una scelta curiosa, ci sono arie e scene molto belle nel Pirata). Si può ricordare che Bellini scrisse altre due opere prima del Pirata, "Adelson e Salvini" e "Bianca e Fernando".
Al minuto 54 Gallone ci mostra l'incontro Donizetti e Bellini, un vero e proprio scontro anche per via della rivalità per Giuditta Pasta; l'impresario Barbaja propone un'opera al Carcano per entrambi, come terreno di sfida. Questa scena è abbastanza improbabile: la Lucia di Lammermoor di Donizetti, che vedremo presentata come conseguenza di questo diverbio, avrà la sua prima rappresentazione dopo la morte di Bellini, e a Napoli (non a Milano). Il librettista non sarà Felice Romani "per entrambi", come viene detto: la Lucia di Lammermoor è scritta su versi di Salvatore Cammarano.
Al minuto 57 Gallone ci mostra la solita scena dello strappo dei fogli per mancanza ispirazione. Bellini li butta nel lago di Como, dove effettivamente visse: a Blevio o a Moltrasio. Subito dopo, Bellini riceve la visita dell'amico Fiorillo: ha cambiato mestiere, non fa più il musicista ma il commerciante di arance, con successo. Fiorillo rappresenta l'elemento comico del film.
Al minuto 59 vediamo la Lucia di Lammermoor al Carcano, la scena finale con "Tu che a Dio spiegasti l'ali", con tanti scozzesi in kilt e tartan: nella realtà l'opera andò in scena a Napoli, e dopo la morte di Bellini. I cantanti in scena dovrebbero essere Gianni Poggi e Giulio Neri.
A 1h03 Bellini viene abbordato dalla bellissima Beatrice Turina (l'attrice è Marina Berti): il personaggio è questa volta reale, in effetti Bellini ebbe una relazione con una donna di questo nome. Il trionfo di Donizetti nella loro personale sfida intristisce Bellini, che si consola con Beatrice; Giuditta Pasta (sul lago di Como) lo rimprovera per questa relazione, poi va da Donizetti. La storia d'amore tra Bellini e Giuditta è dunque finita, secondo Gallone.
A 1h08 va in scena "La Sonnambula", "ah non credea mirarti / sì presto estinto, o fiore"; canta Giuditta Pasta, al Carcano (la voce è del soprano Caterina Mancini). Donizetti ora gli è amico, la Pasta pensa al ritiro, è presente anche Maddalena, giunta appositamente da Napoli, che però si ritrae davanti a "un esercito di ammiratrici" che attende il compositore fuori dal camerino. La prima della fila è Beatrice Turina.
Bellini perde molti soldi al casinò, "fortunato in amore, sfortunato al gioco": il musicista non gradisce la battuta. L'amico Fiorillo dirà a Bellini che c'è Maddalena dietro a ogni suo personaggio femminile ("Scrivi per lei, si sa"). Per reazione, Bellini chiede a Felice Romani di scrivergli un'opera "piena di odio". Felice Romani viene presentato con barba alla Cavour (o alla Marco Ferreri, se si preferisce). L'opera sarà "Norma".
A 1h16 ecco "Norma" alla Scala, fischiata (non c'è ancora Casta Diva, si dice nel film; pare invece che sia stata una protesta organizzata contro Giuditta Pasta), vediamo in palcoscenico il finale d'atto, la voce è quella del soprano Caterina Mancini. Dell'insuccesso si parla a Napoli in casa Fumaroli: "manca una romanza sentimentale, dolce" concludono Tosi e il suocero. Maddalena, che li ascolta, va in soccorso dell'amato Bellini e parte per Milano con il suo manoscritto con la melodia di "occhi puri, occhi casti"; siamo in pieno inverno (ouverture da Norma in colonna sonora), bella la cavalcata tra la neve e le montagne dell'Appennino. Maddalena va dalla Pasta e le dà il manoscritto, la Pasta si era ritirata ma si fa convincere dalla bellezza della musica e torna alle scene per dare all'opera il successo ("ho rovinato la sua vita per dargli il successo", riflette la cantante).
A 1h23 vediamo e ascoltiamo Casta Diva in scena (nel 54 c'era già la Callas, qui canta la Mancini); l'opera stavolta ha grande successo, e Giuditta Pasta spiega a Bellini cosa è successo con Maddalena. A 1h27 Bellini parte per Napoli, va da Maddalena; in colonna sonora si ascolta "ah non credea mirarti / sì presto estinto, o fiore" (dalla Sonnambula), ma Maddalena è gravemente malata a causa del freddo preso durante il viaggio, e muore davanti al marito ma invocando Vincenzo. Bellini arriva quando lei è appena morta, finale strappalacrime.
La vera Maddalena Fumaroli morì nel 1834, quando Bellini era a Parigi. A Parigi, nel 1835, dopo il successo di "I Puritani", morirà anche Vincenzo Bellini, a soli 34 anni, probabilmente di colera.

Per chi fosse interessato alla biografia di Bellini, su youtube è disponibile una produzione Rai del 1983, molto ben fatta, scritta da Bruno Cagli e con regia di Lorenzo Salveti: per trovarla bisognerà digitare "Epistolari celebri".

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