Artisti sotto la tenda del circo: perplessi (1968). Scritto e diretto da Alexander Kluge. Fotografia di Thomas Mauch e Günther Hörmann. Musiche a cura di Viviane Gomòri e Hellmuth Löffler (estratti da opere di Verdi, e altri autori). Interpreti: Hannelore Hoger, Sigi Grau, Alfred Edel, Eva Oertel, e altri attori tedeschi. Durata: 100 minuti.
Una curiosa sorpresa musicale mi è
arrivata dalla visione di un film del tedesco Alexander Kluge,
regista di grande qualità artistica. Il film è del 1968 e il titolo
è di quelli a prima vista un bel po’ strani, e che proprio per
questa stranezza rimangono facilmente nella memoria: «Artisti sotto
la tenda del circo: perplessi», che è la traduzione letterale
dell’originale (in tedesco, perplessi era “ratlos”). Il film mi
è piaciuto molto, e proverò a dirne qualcosa più avanti; dal punto
di vista operistico riserva delle sorprese, perché la colonna sonora
include molte arie d’opera, quasi tutte dal Trovatore, però rese
difficili da riconoscere al primo ascolto perché eseguite in forme
non usuali, magari da organetti di barberia, o in tedesco, o per
piano e canto in sedute di prova e d’insegnamento. C’è di sicuro
molto Verdi: oltre al Trovatore, brani dal Macbeth e dal Nabucco; e
poi probabilmente Chopin, in un insieme davvero fuori del comune e
anche piuttosto piacevole. Insomma, il film di Kluge si potrebbe
usare anche in modo alternativo, come un quiz tra amici appassionati
di musica: lo si lascia scorrere e chi indovina per primo tutti i
brani vince. Impresa tutt’altro che facile, e basterà dire che si
comincia con una canzone che ti sembra di conoscere ma qualcosa
sfugge e bisogna ascoltarla bene per capire di cosa si tratta: è
Yesterday, ma in spagnolo.
La storia raccontata è quella di una
giovane donna (l'attrice è Hannelore Hoger) che nella Germania degli
anni '60 vuole aprire un circo, partendo da zero. Per fare questo
compera animali (un elefante), si indebita, fa incontri più o meno
fortunati; alla fine tutto si risolve senza troppi danni né per lei
né per gli animali. E' una metafora sul fare, quindi molto politica
(nel senso alto del termine); le scene sono divertenti e strampalate,
girate in uno stile a metà tra il miglior Fellini di quegli anni e
"Zelig" di Woody Allen (che arriverà solo molti anni dopo)
per la commistione tra inserti di cinegiornali e la finzione. Il
rimando principale è comunque ai libri di Heinrich Böll, lo stile è
quello, lo stesso di "Opinioni di un clown", di "Foto
di gruppo con signora" o dei Racconti: partecipazione alle umane
vicende, ma anche saper guardare le cose con distacco, e con ironia
quando è possibile farlo.
Due notazioni che possono interessare
chi guarda il film: la prima riguarda, al minuto 48, il discorso
sull'origine della vita tramite metano e ammoniaca, che è corretto
dal punto di vista chimico, è tutto vero anche se un po' confuso
nell'esposizione. Metano e ammoniaca sono prodotti di decomposizione
organica, infatti; è anche l'origine del biogas che oggi alcune
imprese utilizzano. Interessanti anche le riflessioni al minuto 50
circa, quando la protagonista compera l'elefante: si può essere
artista ed imprenditore nello stesso tempo? Una cosa esclude l'altra,
è la conclusione a cui si arriva nel film; ma forse non è proprio
così, questa è solo una riflessione dei personaggi e non un assunto
filosofico. Rimane l'idea di qualcosa di grande e di bello, di
elefantiaco (il Circo come metafora), che purtroppo non sarà
possibile realizzare.
Il film è in bianco e nero, con
numerosi inserti documentari; ogni tanto (all'inizio e nel finale)
Kluge mette sequenze a colori.
Ho provato a mettere giù un inventario
delle musiche presenti nel film, ma non è affatto facile indovinare
tutto. Ecco quello che mi sono segnato, in modo un po' disordinato
(chiedo scusa).
Nei titoli di testa: Verdi, Il
Trovatore (atto primo, alle parole "gli accenti di un
liuto..."), per pianoforte. E' una melodia che torna spesso nel
film, diventando quasi un motivo conduttore: è una delle più belle
e famose di Giuseppe Verdi e di tutta la storia della musica.
Ascoltiamo spesso brani dal Trovatore: "Stride la vampa"
(pianoforte a rullo?); "l'onda di suoni mistici" (duetto
che precede "Di quella pira") min.12-13 e a 1h08; l'inizio
dell'opera con il racconto di Ferrando (solo accennato, in tedesco)
(min50 e dopo); "il balen del suo sorriso" (aria del Conte
di Luna) per pianoforte, min 55 circa e poi min 62; "abbietta
zingara" (racconto di Ferrando, inizio dell'opera), per
pianoforte a 1h08; e poi il duetto tra Azucena e Manrico, e altro
ancora. Nel finale, una voce fuori campo prova a raccontare la trama
del Trovatore (non è un'impresa facile, si sa; e Kluge ci gioca
sopra) (non facile da raccontare: come le nostre vite?).
Ancora Verdi, il Macbeth con la scena
del sonnambulismo, il dottore e la dama di compagnia guardano Lady
Macbeth che tenta di lavar via il sangue dalle mani (in italiano:
"perché trema la man?" "lavarsi crede...")
scorre sulle immagini della parata a Dresda nel 1939, forse per un
carnevale. Al minuto 48 c'è un inserto dal "Nabucco" in
tedesco (il concertato dal primo atto: "una furia è questo
cuore...il mio popolo salvar"); torna a 1h00 circa.
Bellini è al minuto 11, "Ah non
credea mirarti", dalla Sonnambula; forse nella parafrasi di
Liszt.
Si ascoltano frammenti di musica per
pianoforte: Schubert, Chopin, Liszt? bisognerebbe approfondire, ma
non è facile. Al minuto 40 forse Mozart. Il coro nuziale di
Mendelssohn è reso in modo un po' circense (e quindi ci può stare,
in questo contesto), per i balletti all'Opera 1968 (non specificato
quale teatro d'Opera: Berlino?). Poi il cancan di Offenbach, una
ballo non identificato, poi Johann Strauss. Verso il minuto 55 musica
non identificata, trombe, forse Bellini o Verdi, poi torna Il
Trovatore come all'inizio.
"Yesterday" dei Beatles è
eseguita in spagnolo (per le sequenze di un hitler goffo con il
cappottone);
una musica jazz swing è in versione
circo. Un tango per l'incendio di Chicago, e danze anni 20. Un inno
antihitleriano sul tango al minuto 20; una canzone tedesca non
identificata; una canzone tedesca ballabile per Leni nella vasca da
bagno. Una pianista si alterna a musica per organo; la classica
musica da circo, sul tipo di quella che componeva Nino Rota per
Fellini in quegli anni ("La strada", "Otto e mezzo";
ma "I clowns" doveva ancora arrivare). A 1h06 c'è
l'Internazionale (cui segue la sequenza dove Leni diventa erede
dell'amica); una fuga di Beethoven è a 1h10 o dopo.
Comunque sia, un film da rivedere e da
ripensare; non solo per la musica, ma per la quantità di pensieri
sul presente, di riflessioni mai banali sulla Storia recente, di
filmati originali d'epoca, e anche per puro divertimento.
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