Il presidente della Rai, i membri del
Consiglio di Amministrazione della Rai: come vanno scelti, quali sono
i profili più adatti? Viene da dire: persone di grande cultura e con
grande curiosità intellettuale. Era questo, infatti, il profilo dei
dirigenti Rai dalla nascita della tv almeno fino ai primi anni '80;
poi qualcosa è cambiato, e qui cominciano i dubbi sul presente e sul
futuro. Per esempio, dato che in tv si trasmettono film, verrebbe
spontaneo parlare di docenti universitari in Storia del cinema: ma
oggi i docenti universitari e i critici più in voga ti spiegano che
Lucio Fulci, Umberto Lenzi e Sergio Corbucci sono i maestri del
cinema, e quindi le certezze cominciano a cadere. Lucio Fulci, quello
che faceva i film di Franco e Ciccio? Gli siamo tutti affezionati ma
direi che uno che presenta questi registi come maestri del cinema si
dequalifica da solo. In Italia abbiamo però ancora dei centri di
eccellenza, come la Cineteca di Bologna: bisognerebbe pescare da lì,
ma so già che non può accadere.
La Rai-Tv era nata, nei primi anni
'50, con una discussione su quale modello scegliere: molti non lo
sanno o fanno finta di non ricordarsi, e c'è anche chi fa spallucce
come se fossero scemenze. Invece era una discussione importante:
scegliere il modello Usa, dominato dalla pubblicità, o un modello
più alto, che aiutasse a crescere gli italiani? Non solo l'Italia,
ma tutta Europa scelse la seconda opzione. Il risultato fu, per
esempio, la BBC inglese: una tv autorevole capace di produrre
programmi e documentari di altissimo livello. Anche la Rai degli anni
'50 e '60 produceva programmi di alto livello, anche giornalistico,
d'informazione. Negli sceneggiati tv lavoravano i più grandi attori
di teatro, e molti giovani che poi sarebbero diventati importanti
(come Giancarlo Giannini, per fare un solo nome). Negli anni '70 e
'80 la Rai produsse anche film per il cinema che le diedero grande
prestigio internazionale. Certo c'erano anche cose che non
funzionavano, ma quel modello di tv io me lo ricordo ancora, ero un
bambino ma tante cose le ho imparate proprio da quella Rai, prima
ancora che dalla scuola. Le cose cambiarono dai primi anni '90, con
l'avvento ai comandi dei berlusconiani e dei leghisti, che imposero
una nuova leva dirigenziale presa di peso dalle tv commerciali. Di
fatto, pubblicità e audience prima di tutto il resto, cioè prima
della qualità. (Detto en passant, la Lega aveva già il ministro
degli Interni nel 1994, oltre a quello delle Riforme, la presidenza
della Camera e tanto altro; e governa due regioni come Lombardia e
Veneto ininterrottamente dal 1995 - eppure oggi 2018 la si fa passare
per il nuovo, miracoli del marketing).
Quando si parla della Rai del passato
c'è sempre chi tira in ballo le Canzonissime e i presentatori di
quiz; ma così non era, quello era solo uno degli aspetti della Rai.
Sulla Rai, con due soli canali (il terzo è arrivato nel 1980) io ho
visto di tutto: partite di calcio e inchieste giornalistiche, varietà
del sabato sera ma anche opere e concerti, il campionato di basket e
le inchieste di Enzo Biagi... il paragone con l'oggi è sconcertante.
Se questi signori si ricordano solo di Pippobaudo e della Carrà
devono farsi un bell'esame di coscienza. In Rai c'erano tante cose
belle ma loro si ricordano solo di quello? Forse dovrebbero ripensare
a come hanno gestito le loro vite... Ma ormai è passata la storia
dei fagioli della Carrà e dei quiz di Mike Bongiorno, quelli cioè
che erano già pronti (complici Arbore e Boncompagni, che hanno molto
ben preparato il campo) per la tv commerciale, cioè per gli spot. I
primi dirigenti Rai, come Pugliese e Vittorio Veltroni, volevano
evitare proprio questo, che la tv diventasse solo commerciale,
togliendo di mezzo le cose belle e utili. Si cercava il meglio, e
c'era tanto spazio anche per le trasmissioni leggere.
Oggi si fanno degli aut aut sulla
pubblicità: togliere del tutto la pubblicità alla Rai, per esempio.
In realtà si potrebbe ragionare su costi e ricavi, sarebbe meglio
per tutti. La Commissione di Vigilanza non ha mai posto il problema
dei ricavi della pubblicità, trasmissione per trasmissione: per
esempio, che senso ha riempire i film di pubblicità quando si
trasmettono alle sette del mattino o alle tre di notte? Sono domande
elementari, ma non se le pone nessuno.
PS: Queste riflessioni sono ormai da
considerarsi obsolete: l'avvento del governo Grillo-Salvini le rende
inutili, il declino continuo della tv sta trovando la sua fine,
dimentichiamoci della Rai del servizio pubblico, ormai è andata.
Cinque anni fa, per il Consiglio di Amministrazione Rai, Beppe Grillo
scelse un dirigente delle tv commerciali, di fatto un pubblicitario ma spacciato per grande esperto di tv.
Non credo che le cose siano cambiate da allora, sarei felice di
essere sorpreso da buone nomine, ma così non sarà perché Lega e
Grillini provengono dalla stessa direzione, cioè dalla classe
dirigente allevata dai Craxi, dai Berlusconi, da CL. Figli e nipoti
di paninari e reaganiani, non concepiscono altro mondo che questo. In
quegli ambienti si continua a parlare dei "danni del '68",
ma qui altro che il '68, ci sono danni per un secolo o due. So che
esiste un nucleo di ottimi dirigenti, ma sono emarginati oppure se ne
stanno alla larga. Che dire, fanno bene... se gli elettori dormono,
se fanno passare per nuovo perfino il buce, cos'altro può succedere
alla Rai del prossimo futuro? (la faranno a pezzi e la svenderanno,
suppongo, altro non sanno fare).
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