La piccola grande voce (Kleine grosse
Stimme, 2015). Regia di Wolfgang Murnberger. Scritto da Rupert
Henning, Michaela Ronzoni, Eva Spreitzhofer. Fotografia di Peter von
Haller. Musiche di Vivaldi, Humperdinck, Piae Cantiones (1582) e altri. Musiche per il film di Roman Kariolou.
Interpreti: Wainde Wane (Benedikt), David Rott (Max Goldberg,
direttore del coro), Miriam Stein (Elsa), Karl Merkatz (Siegfried
Goldberg, padre di Max), Tyron Ricketts (sgt. Jerry Delgado), Erwin
Steinhauer (direttore scuola), Philipp Hochmair (prefetto della
scuola), Branko Samarovski (nonno di Benedikt), Margarete Tiesel
(nonna di Benedikt), Timotheus Hollweg (Kurt), Aeneas Hollweg, Enzo
Gaier e molti altri. Durata: 1h30'
Siamo in Austria nel 1954, a nove anni
dalla fine della guerra; come successe da noi a Napoli e in altre
città del sud e del nord, anche a Vienna sono ancora presenti le
truppe dell'esercito alleato. Manca poco, e poi anche gli ultimi
soldati americani torneranno in patria; uno di loro, il sergente
Jerry Delgado, ha avuto un figlio da una giovane donna austriaca, ma
non lo sa. La mamma purtroppo non c'è più, il bambino ha quasi
dieci anni e vive con i nonni; del padre ha solo una fotografia. C'è
un problema, nell'Austria del 1954: il padre del bambino è un
afroamericano.
Benedikt è comunque un tipo tosto, sa
come difendersi e poi possiede un talento naturale: non solo ha una
voce molto bella e molto estesa, ma è anche in grado di ripetere un
brano musicale a memoria, anche dopo averlo ascoltato una sola volta.
Il bambino, molto determinato, lascerà la trattoria dei nonni (dove
il nonno non lo ha mai accettato) e andrà a fare un provino nel
famoso coro viennese delle voci bianche. Non racconto tutto il film,
dico solo (non è un thriller e si capisce subito cosa succederà)
che alla fine tutto si aggiusta, e il bambino riabbraccerà suo
padre.
Ci sono delle storie secondarie che si
intrecciano a quella di Benedikt: il giovane maestro del coro, che
spinge per l'ammissione di Benedikt al collegio, entra in rivalità
con il prefetto della scuola e ha una storia d'amore con la bella
Elsa. Inoltre, il maestro del coro è viennese ma viene dall'America,
dove è molto stimato; è tornato in patria dopo la fine della guerra
per essere accanto al padre, un ebreo sopravvissuto al lager che
ancora attende il ritorno della moglie. In questa situazione di
famiglia si inserirà benissimo Benedikt.
Il film non è un capolavoro ma piace,
gli attori sono bravi e si impongono soprattutto il ragazzino che
interpreta Benedikt (si chiama Wainde Wane ed ha qualche anno in più
del suo personaggio), e Karl Merkatz che interpreta l'anziano
Siegfried, il padre del direttore del coro. La sceneggiatura è un
po' schematica ma funziona, la struttura è quella dei film
televisivi ma funziona; con i tempi che corrono si poteva evitare
(anche se è probabile che sia una cosa vera) la pacchianata delle
finte Gretel con le treccine bionde. Personalmente mi dispiace anche
il modo in cui vengono presentate le musiche in stile Glenn Miller
del maestro del coro, è un luogo comune abbastanza stupido la
contrapposizione con "la classica" e mi stupisco ogni volta
nel vederlo riproposto ancora oggi. Oltretutto, quella "musica
nuova" oggi appare molto datata, ma così va il mondo. Per
fortuna non tutto il film è così.
Il film è d'invenzione, ma con molti
riferimenti al mondo reale. Il giovane maestro del coro a un certo
punto mostra una lettera di Dimitri Mitropoulos, tra i più grandi
direttori d'orchestra di quegli anni (morirà a Milano nel 1960,
durante le prove di un concerto alla Scala) che gli offre un posto
come suo collaboratore a New York, e può darsi che sia un'eco di
qualche fatto realmente successo.
Nei titoli di coda (per quello che sono
riuscito a leggere) si fa riferimento all'orchestra della Radio
Austriaca (ORF Wien) e ai Wiener Sängerknaben, importante coro di
voci bianche.
Non ho trovato la lista completa delle
musiche presenti nel film, anche perché il solito funzionario
televisivo cretino ha tagliato i titoli di coda, dove di solito sono
presenti queste informazioni. Detto che i registi dovrebbero
attrezzarsi contro questa forma di disprezzo del loro lavoro, magari
mettendo delle immagini anche sui titoli di coda (qualcuno ha già
cominciato a farlo), ho provato a ricostruire a memoria un possibile
elenco. Chiedo scusa per errori e omissioni, spero che qualcuno mi
aiuti a completare e a correggere questo elenco.
Si inizia con un Magnificat, sulle
parole "fecit potentiam in brachium tuum": dovrebbe essere
Vivaldi, ma non ho qui il film e non posso controllare. "Come
hear the blackbirds in the blossoming tree", la canzone che fa
da guida durante le vicende del film, è scritta da Roman Kariolou,
autore delle musiche per il film, e può essere riascoltata anche su
youtube. "Hänsel und Gretel", poi trascritta in stile
Glenn Miller, dovrebbe essere tratta dall'opera del 1893 di Engelbert
Humperdinck, compositore renano; è ancora oggi molto eseguita nei
paesi anglosassoni, mentre da noi è di rarissima esecuzione.
Si ascolta anche "Gaudete,
gaudete", un canto natalizio tratto dalle "Piae Cantiones"
del 1582, raccolta di inni cristiani del Nord Europa pubblicata per
la prima volta in Finlandia. Il testo è questo:
Gaudete, gaudete, Christus est natus
ex Maria virginae, gaudete.
Tempus ad est gratiae hoc quod
optabamus
Carmina laetitiae devote redamus.
Deus homo factus est naturam erante
Mundus renovatus est a Christo
regnante.
Ezecheelis porta clausa per transitor
unde lux est orta sallus invenitor.
Ergo nostra contio psallat jam in
lustro,
benedicat Domino sallus regi nostro.
Per me è stata una piacevole sorpresa
ritrovare questo canto, molto bello, che conoscevo fin da quando
negli anni '70 ascoltavo il disco "Below the salt" degli
Steeleye Span, da dove ho ricopiato il testo latino.
Ci sono molte altre musiche nel film,
ma dovrò rimandare le mie osservazioni ad una prossima nuova visione. Cercando in rete ho trovato che "Drudi Dradi" è
un libro del 1932, Drudi, Dradi
Hand in Hand reisen in das Mohrenland. Wien, Verlag für Jugend
und Volk, 1932, con illustrazioni di Ernst Kutzer, scritto da Alois
Legrün. Verrebbe da interrogarsi su quel "Mohrenland", ma
l'ineffabile algoritmo di Google mi mette davanti solo siti che
vogliono vendermi il libro (io invece volevo prima delle
informazioni, ma così va il mondo e quindi portiamo pazienza, finché
si può).
Nessun commento:
Posta un commento