sabato 8 settembre 2018

L'innocente (Visconti)


 
L'innocente (1976) Regia di Luchino Visconti. Tratto da un romanzo di G.D'Annunzio. Sceneggiatura di Suso Cecchi D'Amico, Enrico Medioli, Luchino Visconti. Fotografia di Pasquale De Santis. Musiche di Gluck, Chopin, Mozart. Musiche per il film di Franco Mannino. Interpreti: Laura Antonelli, Giancarlo Giannini, Massimo Girotti, Jennifer O'Neill, Rina Morelli, Marc Porel, Roberta Paladini, Benedetta Pecchioli. Durata: 125 minuti

"L'innocente", ultimo film di Luchino Visconti, contiene una bella sequenza di canto, durante il ricevimento a venti minuti dall'inizio del film, subito dopo lo schiaffo che Giannini dà a Massimo Girotti (una sfida a duello, e due attori magnifici). Ne è protagonista la cantante Benedetta Pecchioli, mezzosoprano; il brano eseguito è "Che farò senza Euridice", dall'Orfeo di Gluck. Al pianoforte in questa scena vediamo una donna, ma secondo i titoli di testa a suonare dovrebbe essere Franco Mannino, anche nelle altre sequenze con pianiste donne dove si ascoltano Chopin (Berceuse, Valzer), Mozart (marcia turca dalla Sonata KV331 ), Liszt (Giochi d'acqua a Villa d'Este). E' una bella sequenza, in cui è riconoscibile la mano di Luchino Visconti; l'unico appunto che gli si può fare è che mostra per ben due volte in tre minuti l'antipatica consuetudine di una parte del pubblico di chiacchierare mentre gli altri ascoltano. Visconti usa questa scena per portare avanti il discorso narrativo, quindi gli si può perdonare (a un grande regista come Luchino Visconti si perdona tutto, o quasi).

 

 
"L'innocente" è tratto da un romanzo di Gabriele d'Annunzio; wikipedia.it ne riassume così la trama: Nella Roma umbertina del 1891, l'aristocratico Tullio Hermil non ha remore nell'esibire pubblicamente la relazione extra-coniugale con la contessa Teresa Raffo. La docile moglie Giuliana appare rassegnata a una convivenza limitata a "stima e rispetto" reciproci.
Ma allorché, al ritorno da un viaggio di natura sentimentale a Firenze, apprende di un'amicizia sorta tra la moglie e il letterato d'origini popolari Filippo D'Arborio, Tullio manifesta un rinnovato interesse per Giuliana. Durante un soggiorno alla "Badiola", residenza estiva di famiglia, cerca di riconquistarla, ma ben presto viene a sapere che la moglie è incinta d'un figlio frutto della relazione con D'Arborio, che però muore di lì a poco, a causa d'una grave malattia infettiva contratta in Africa. La gelosia di Tullio si rivolge al nascituro e, dopo avere invano tentato di convincere Giuliana ad abortire, assiste indifferente ed estraneo alla nascita e ai primi giorni di vita di quell'odiata presenza. Poi, durante la messa natalizia, approfittando della solitudine, espone il neonato al gelo, causandone il decesso, di cui solo la moglie può comprenderne la causa: nel tentativo di proteggere il figlio, Giuliana era giunta a simulare col marito avversione per quella presenza estranea che li divideva e ciò aveva rafforzato l'insano proposito omicida di Tullio. In assenza di prove, la giustizia terrena non può nulla contro l'infanticida. Lasciato dalla moglie, mentre la contessa Raffo, alla quale ha narrato i fatti, giace su un divano stordita dallo champagne, Tullio si toglie la vita con un colpo di pistola.




 
Sul mio piano personale, devo dire che è un film che non mi ha mai entusiasmato, penso soprattutto per la scelta del soggetto: non ho mai avuto simpatie per D'Annunzio e quando mi capita di tornarci sopra capisco subito perché. Riporto qui un mio appunto veloce di qualche anno fa, il film ha molte belle sequenze e i grandi attori si rivedono sempre volentieri, qui ero stato molto sbrigativo e anche un po' sarcastico, ma confesso: ogni volta che ragiono su Visconti e penso a "L'innocente" non ho una gran voglia di rivederlo.
L'innocente di Visconti è del 1976; lo rivedo per intero ed è un bel po' punitivo, direi più che altro per colpa del Rapagnetta (fin qui davo la colpa alla malattia di Visconti). Questo soggetto era forse l'ideale per Matarazzo, ma se Visconti lo ha scelto bisogna prenderne atto. Il soggetto è questo: una coppia di ricchi sfaccendati e annoiati (Giannini e Laura Antonelli) si prende delle libertà; lei rimane incinta di uno scrittore alla moda e a farne le spese è il povero bambino, l'innocente del titolo. Alla fine i morti sono tre: il ricco Tullio suicida (Giannini), lo scrittore alla moda (Marc Porel col pizzetto) che va a prendersi qualche brutta malattia in Africa, e il povero bimbo nato da poche settimane e scampato all'aborto. Jennifer O'Neill, doppiata da Valeria Moriconi, è la fascinosa amante di Giannini; nel cast Rina Morelli, Massimo Girotti, Roberta Paladini (Elviretta, nelle prime sequenze). Film ben fatto e ben curato, stile Visconti; il difetto è nel soggetto. Dispiace molto per il bimbo, ma qui ci voleva Paolo Poli più che Luchino Visconti.
 

 

 


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