domenica 19 luglio 2020

Dance of the seven veils


Dance of the seven veils (1970) Regia di Ken Russell. Scritto da Henry Reed e Ken Russell, con estratti da scritti di Richard Strauss. Musiche di Richard Strauss. Interpreti: Christopher Gable (Richard Strauss), Judith Paris (Pauline Strauss), Kenneth Colley (Hitler), Vladek Sheybal (Goebbels), James Mellor (Goering), Sally Bryant (Life), Gala Mitchell (donna caduta), Rita Webb (Salome grassa), Imogen Claire (Salome danzatrice), Maggy Maxwell (moglie di Putifarre), Otto Diamant, Dorothy Grumbar (due ebrei), Anna Sharkey (Octavian). Durata: 57 minuti.

In "Dance of the seven veils", realizzato nel 1970 per la BBC, Ken Russell prende subito le distanze dal personaggio che vuole rappresentare, e lo fa fin dall'inizio, con il sottotitolo "A comic strip in seven episodes on the life of Richard Strauss 1864-1949". Dal sito www.imdb.com apprendo che gli eredi del compositore bavarese protestarono violentemente contro la proiezione in tv di questo film, proibendo l'uso delle musiche di Richard Strauss; per questi motivi il film non è stato visibile per decenni, e può essere visto per intero solo oggi, cioè alla scadenza dei diritti d'autore da parte della famiglia Strauss. Bisogna dire che Ken Russell ci è andato giù molto pesante, se mi si passa l'espressione colloquiale, e quindi non mi sento di dare tutti i torti agli eredi di Richard Strauss.

Si inizia con "Also sprach Zarathustra", "Così parlò Zarathustra", uno dei poemi sinfonici più famosi di Richard Strauss, del quale peraltro quasi tutti conoscono soltanto l'inizio, ma che è invece una composizione molto lunga e complessa. All'immagine iniziale del direttore d'orchestra sul podio, quasi come in "Fantasia" di Walt Disney, segue l'immagine di qualcosa che potrebbe essere il film sui Nibelunghi di Fritz Lang, compresi i colori virati tipici del cinema di inizio secolo (virati che ci accompagneranno per tutto il film, o quasi), ma che invece riguarda Nietzsche e il mito del superuomo. Ovviamente non c'è niente che vada preso sul serio, questa è davvero una "comic strip" come promettevano i titoli di testa, e anche il seguito del film sarà così.
I sette episodi di questa "comic strip" non sono uno diviso dall'altro ma fluiscono senza soluzione di continuità, basandosi sui poemi sinfonici di Richard Strauss e sulle sue opere liriche; oltre a Zarathustra, si citano o si ascoltano Macbeth, Till Eulenspiegel, Don Chisciotte, Vita d'eroe, Don Giovanni, Sinfonia delle Alpi, Sinfonia domestica, più estratti da Salome e da Elektra, ma quasi mai i poemi sinfonici sono al posto giusto rispetto alle immagini.
C'è una parodia del Macbeth, ma non mi pare che si ascolti musica dal Macbeth di Strauss; il Don Chisciotte (che è un concerto per violoncello e orchestra) è realizzato con immagini fortemente anticristiane, il che fa dubitare della serietà della conversione di Ken Russell al cattolicesimo, avvenuta qualche anno prima, come raccontano le sue biografie.

Ken Russell dà molto spazio, quasi tutta la seconda metà, all'adesione al nazismo di Richard Strauss, con sbandieramenti di svastiche e pratiche sessuali di pessimo gusto, seguendo l'andazzo di quel periodo (compreso "Il portiere di notte" di Liliana Cavani), dipingendo il compositore bavarese come un po' sventato, superficiale e ballerino, un idiota insomma, che poi si ritroverà a meditare sulle rovine del dopoguerra, nel 1945. Non è del tutto sbagliato, s'intende, perché la maggior parte degli artisti tedeschi di quel periodo rifiutò apertamente il nazismo (anche i non ebrei) con eccezioni illustri come, appunto, Richard Strauss e Wilhelm Furtwaengler; la questione però non è così semplice, e a questo proposito mi sembra giusto fornire qualche dato biografico reale su Richard Strauss, che prendo da wikipedia:
Il ruolo di Strauss nell'epoca del nazismo rimane controverso. Alcune opinioni riportano la totale apoliticità di Strauss e sostengono che non abbia mai cooperato completamente con il potere. Resta il fatto che, durante l'Olimpiade di Berlino del 1936, Strauss non diresse l'inno nazionalsocialista. Altri sollevano l'obiezione della sua presidenza della Camera musicale del Reich dal 1933 al 1935 e che, sebbene la carica fosse eminentemente di rappresentanza, avrebbe dovuto comunque prendere posizione contro il nazionalsocialismo. In un documentario BBC (Tunes for tyrants ep. 2), il nipote, intervistato, riporta che sua madre, nuora di Strauss, era ebrea e che questo fatto lo abbia trattenuto dallo schierarsi apertamente. Questa è anche l’opinione di Stefan Zweig, espressa nel suo capolavoro autobiografico Il mondo di ieri (Die Welt von gestern, Bermann-Fischer Verlag, Stockholm, 1942. Con la pubblicazione dell'opera La donna silenziosa (Die schweigsame Frau) su libretto dello scrittore ebreo Stefan Zweig, Strauss corse un rischio evidente. Fu proprio in seguito all’enorme successo di quell’opera, la cui prima rappresentazione fu autorizzata in via eccezionale dallo stesso Hitler, che Strauss, di cui era stata intercettata una missiva troppo “libera” diretta allo stesso Stefan Zweig per chiedergli la stesura di un libretto per una nuova opera, che il compositore fu costretto a dimettersi dalla Camera musicale del Reich (Zweig 1942). Esistono inoltre supposizioni secondo le quali Strauss sfruttasse la sua carica per proteggere i suoi amici e colleghi ebrei.  (estratti da www.wikipedia.it)

Nel film di Ken Russell, la musica di Strauss è usata anche contro il Cristianesimo, con immagini spesso molto brutte, ma va detto che il nazismo è nella sua essenza fortemente anticristiano, quindi la cosa ha una sua giustificazione. Rimane comunque il pessimo gusto, un po' dappertutto, specialità nella quale Ken Russell purtroppo eccelleva, al di là del suo indubbio talento. Esemplari di questo pessimo gusto la sequenza sulla Salome, con la danzatrice obesa ridicolizzata, e le sequenze di sesso in stile sadomaso. Il film può anche essere divertente da vedere, ma la musica di Richard Strauss non è così, e francamente spiace veder trattato così male un grande compositore. Se mi si permette una divagazione personale, ho il ricordo di un'amica che portava stivali di cuoio come quelli che si vedono in una sequenza di "Dance of the seven veils", e quando se li tolse, dopo una giornata intera, non fu propriamente piacevole. Si può far finta di niente, in quei momenti, soprattutto perché l'amica era molto bella e molto simpatica - e a lei non l'ho mai detto, ma in quei frangenti avrei preferito per lei un paio di scarpe più comode e traspiranti, e magari un paio di calze di cotone o di lana. Il mio immaginario è molto diverso da quello di Ken Russell, insomma, e da tutti quelli che quando pensano al sesso pensano a queste cose; e io personalmente eviterei tutte quelle divise e quelle svastiche, ma qui mi fermo e lascio giudicare a chi volesse guardare il film. Aggiungo solo che molti dei testi sono presi da scritti originali di Richard Strauss (Ken Russell lo mette anche tra gli autori della sceneggiatura, nei titoli di coda), che il film fa parte della serie di documentari BBC "Omnibus", così come il toccante film su Frederick Delius (sempre di Ken Russell, due anni prima) e che mi dispiace molto non sapere che cos'è la canzone finale e chi la canta, ma nei titoli di coda non c'è un elenco delle musiche.
Il film è visibile su youtube, necessiterebbe di un buon restauro ma va comunque bene anche così, e ringrazio molto chi lo ha reso disponibile.


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