Dance of the seven veils (1970) Regia
di Ken Russell. Scritto da Henry Reed e Ken Russell, con estratti da
scritti di Richard Strauss. Musiche di Richard Strauss. Interpreti:
Christopher Gable (Richard Strauss), Judith Paris (Pauline Strauss),
Kenneth Colley (Hitler), Vladek Sheybal (Goebbels), James Mellor
(Goering), Sally Bryant (Life), Gala Mitchell (donna caduta), Rita
Webb (Salome grassa), Imogen Claire (Salome danzatrice), Maggy
Maxwell (moglie di Putifarre), Otto Diamant, Dorothy Grumbar (due
ebrei), Anna Sharkey (Octavian). Durata: 57 minuti.
In "Dance of the seven veils",
realizzato nel 1970 per la BBC, Ken Russell prende subito le distanze
dal personaggio che vuole rappresentare, e lo fa fin dall'inizio, con
il sottotitolo "A comic strip in seven episodes on the life
of Richard Strauss 1864-1949". Dal sito www.imdb.com
apprendo che gli eredi del compositore bavarese protestarono
violentemente contro la proiezione in tv di questo film, proibendo
l'uso delle musiche di Richard Strauss; per questi motivi il film non
è stato visibile per decenni, e può essere visto per intero solo
oggi, cioè alla scadenza dei diritti d'autore da parte della
famiglia Strauss. Bisogna dire che Ken Russell ci è andato giù
molto pesante, se mi si passa l'espressione colloquiale, e quindi non
mi sento di dare tutti i torti agli eredi di Richard Strauss.
Si inizia con "Also sprach
Zarathustra", "Così parlò Zarathustra", uno dei
poemi sinfonici più famosi di Richard Strauss, del quale peraltro
quasi tutti conoscono soltanto l'inizio, ma che è invece una
composizione molto lunga e complessa. All'immagine iniziale del
direttore d'orchestra sul podio, quasi come in "Fantasia"
di Walt Disney, segue l'immagine di qualcosa che potrebbe essere il
film sui Nibelunghi di Fritz Lang, compresi i colori virati tipici
del cinema di inizio secolo (virati che ci accompagneranno per tutto
il film, o quasi), ma che invece riguarda Nietzsche e il mito del
superuomo. Ovviamente non c'è niente che vada preso sul serio,
questa è davvero una "comic strip" come promettevano i
titoli di testa, e anche il seguito del film sarà così.
I sette episodi di questa "comic
strip" non sono uno diviso dall'altro ma fluiscono senza
soluzione di continuità, basandosi sui poemi sinfonici di Richard
Strauss e sulle sue opere liriche; oltre a Zarathustra, si citano o
si ascoltano Macbeth, Till Eulenspiegel, Don Chisciotte, Vita d'eroe,
Don Giovanni, Sinfonia delle Alpi, Sinfonia domestica, più estratti
da Salome e da Elektra, ma quasi mai i poemi sinfonici sono al posto
giusto rispetto alle immagini.
C'è una parodia del Macbeth, ma non mi
pare che si ascolti musica dal Macbeth di Strauss; il Don Chisciotte
(che è un concerto per violoncello e orchestra) è realizzato con
immagini fortemente anticristiane, il che fa dubitare della serietà
della conversione di Ken Russell al cattolicesimo, avvenuta qualche
anno prima, come raccontano le sue biografie.
Ken Russell dà molto spazio, quasi
tutta la seconda metà, all'adesione al nazismo di Richard Strauss,
con sbandieramenti di svastiche e pratiche sessuali di pessimo gusto,
seguendo l'andazzo di quel periodo (compreso "Il portiere di
notte" di Liliana Cavani), dipingendo il compositore bavarese
come un po' sventato, superficiale e ballerino, un idiota insomma,
che poi si ritroverà a meditare sulle rovine del dopoguerra, nel
1945. Non è del tutto sbagliato, s'intende, perché la maggior parte
degli artisti tedeschi di quel periodo rifiutò apertamente il
nazismo (anche i non ebrei) con eccezioni illustri come, appunto,
Richard Strauss e Wilhelm Furtwaengler; la questione però non è
così semplice, e a questo proposito mi sembra giusto fornire qualche
dato biografico reale su Richard Strauss, che prendo da wikipedia:
Il ruolo di Strauss nell'epoca del
nazismo rimane controverso. Alcune opinioni riportano la totale
apoliticità di Strauss e sostengono che non abbia mai cooperato
completamente con il potere. Resta il fatto che, durante l'Olimpiade
di Berlino del 1936, Strauss non diresse l'inno nazionalsocialista.
Altri sollevano l'obiezione della sua presidenza della Camera
musicale del Reich dal 1933 al 1935 e che, sebbene la carica fosse
eminentemente di rappresentanza, avrebbe dovuto comunque prendere
posizione contro il nazionalsocialismo. In un documentario BBC (Tunes
for tyrants ep. 2), il nipote, intervistato, riporta che sua madre,
nuora di Strauss, era ebrea e che questo fatto lo abbia trattenuto
dallo schierarsi apertamente. Questa è anche l’opinione di Stefan
Zweig, espressa nel suo capolavoro autobiografico Il mondo di ieri
(Die Welt von gestern, Bermann-Fischer Verlag, Stockholm, 1942. Con
la pubblicazione dell'opera La donna silenziosa (Die schweigsame
Frau) su libretto dello scrittore ebreo Stefan Zweig, Strauss corse
un rischio evidente. Fu proprio in seguito all’enorme successo di
quell’opera, la cui prima rappresentazione fu autorizzata in via
eccezionale dallo stesso Hitler, che Strauss, di cui era stata
intercettata una missiva troppo “libera” diretta allo stesso
Stefan Zweig per chiedergli la stesura di un libretto per una nuova
opera, che il compositore fu costretto a dimettersi dalla Camera
musicale del Reich (Zweig 1942). Esistono inoltre supposizioni
secondo le quali Strauss sfruttasse la sua carica per proteggere i
suoi amici e colleghi ebrei. (estratti da www.wikipedia.it)
Nel film di Ken Russell, la musica di
Strauss è usata anche contro il Cristianesimo, con immagini spesso
molto brutte, ma va detto che il nazismo è nella sua essenza
fortemente anticristiano, quindi la cosa ha una sua giustificazione.
Rimane comunque il pessimo gusto, un po' dappertutto, specialità
nella quale Ken Russell purtroppo eccelleva, al di là del suo
indubbio talento. Esemplari di questo pessimo gusto la sequenza sulla
Salome, con la danzatrice obesa ridicolizzata, e le sequenze di sesso
in stile sadomaso. Il film può anche essere divertente da vedere, ma
la musica di Richard Strauss non è così, e francamente spiace veder
trattato così male un grande compositore. Se mi si permette una
divagazione personale, ho il ricordo di un'amica che portava stivali
di cuoio come quelli che si vedono in una sequenza di "Dance of
the seven veils", e quando se li tolse, dopo una giornata
intera, non fu propriamente piacevole. Si può far finta di niente,
in quei momenti, soprattutto perché l'amica era molto bella e molto
simpatica - e a lei non l'ho mai detto, ma in quei frangenti avrei
preferito per lei un paio di scarpe più comode e traspiranti, e
magari un paio di calze di cotone o di lana. Il mio immaginario è
molto diverso da quello di Ken Russell, insomma, e da tutti quelli
che quando pensano al sesso pensano a queste cose; e io personalmente
eviterei tutte quelle divise e quelle svastiche, ma qui mi fermo e
lascio giudicare a chi volesse guardare il film. Aggiungo solo che
molti dei testi sono presi da scritti originali di Richard Strauss
(Ken Russell lo mette anche tra gli autori della sceneggiatura, nei
titoli di coda), che il film fa parte della serie di documentari BBC
"Omnibus", così come il toccante film su Frederick Delius
(sempre di Ken Russell, due anni prima) e che mi dispiace molto non
sapere che cos'è la canzone finale e chi la canta, ma nei titoli di
coda non c'è un elenco delle musiche.
Il film è visibile su youtube,
necessiterebbe di un buon restauro ma va comunque bene anche così, e
ringrazio molto chi lo ha reso disponibile.
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