giovedì 2 luglio 2020

Il franco cacciatore


 
Der Freischütz (Il franco cacciatore, 1968) Regia di Joachim Hess. Tratto dall'opera di Carl Maria von Weber. Fotografia di Hannes Schindler. Produzione di Rolf Liebermann. Orchestra e coro dell'Opera di Stato di Amburgo, direttore Leopold Ludwig. Interpreti: Gottlöb Frick, Ernst Kozub, Arlene Saunders, Edith Mathis, Tom Krause, Toni Blankenheim, Hans Sotin, Franz Grundheber, Regina Marheineke, Bernhard Minetti. Durata: 2 ore e 5 minuti

Un uomo ha venduto l'anima al diavolo, e sta per arrivare il momento in cui ne dovrà rendere conto; mancano poche ore, bisogna trovare qualcuno che prenda il suo posto. L'uomo si chiama Kaspar, il nome del diavolo è Samiel; siamo nella Boemia del primo Ottocento, tra campagne e foreste. Kaspar individua l'uomo che prenderà il suo posto nel giovane Max, che sta per sposare Agathe; Max ha bisogno di certezze dopo aver perso una gara di tiro al bersaglio e sa che se non vincerà la gara del giorno dopo, davanti al principe, non avrà il posto di lavoro che gli può consentire il matrimonio. Kaspar conduce Max alla Gola del Lupo, e quella stessa notte fondono insieme sette pallottole magiche, sotto lo sguardo del diavolo Samiel. Tutto finirà bene, ma il pericolo corso è grande e solo l'amore di Agathe e l'intervento di un misterioso eremita permetteranno il lieto fine.
L'opera è "Der Freischütz", "Il franco cacciatore", ed è stata messa in musica da Carl Maria von Weber tra il 1817 e il 1820, su libretto di Johann Friedrich Kind. La musica di Weber è meravigliosa, commuove e appassiona; e la scena della Gola del Lupo è uno dei momenti più grandi nella storia del Romanticismo in musica. Insomma, una storia di diavoli e di fantasmi ma anche una grande storia d'amore, immersa nella Natura e nel magico.

 
"Der Freischütz" è stato trasposto in un film nel 1968, per la regia di Joachim Hess e con Rolf Liebermann come produttore; la figura di Liebermann è particolarmente importante anche perché dieci anni dopo realizzerà il "Don Giovanni" di Mozart con regia di Joseph Losey. Rolf Liebermann, svizzero di Zurigo (1910-1999) era nel 1968 direttore artistico ad Amburgo e poi assumerà lo stesso incarico all'Opera Parigi tra il 1973 e il 1980. Liebermann, che è stato anche compositore, ha al suo attivo molti film d'opera o di musica come produttore, tredici in tutto secondo www.imdb.com partendo da "Antithese" di Mauricio Kagel (1965), e passando per il documentario "A Stravinsky portrait", "Le nozze di Figaro", "Der Freischütz", "Fidelio", fino al "Wozzeck" di Alban Berg diretto da Bruno Maderna (1972) e alla "Lulu" sempre di Alban Berg nell'allestimento Boulez - Chereau, e infine il "Don Giovanni" con Losey del 1979. Il regista Joachim Hess ha lavorato molto per la tv tedesca, anche con altri allestimenti operistici e spesso in collaborazione con Liebermann. Hess non è Ingmar Bergman ma è bravo, ha fatto qui un ottimo lavoro anche se forse ha un po' mancato proprio la scena più attesa, quella della Gola del Lupo (molto difficile da rendere, del resto); ma guardando il film si notano molte analogie con "Il Flauto Magico" di Bergman, uscito sette anni dopo, e può ben darsi che il regista svedese abbia tenuto conto di questo "Franco cacciatore", molto fedele al testo originale come poi saranno anche Bergman e Losey.

 
Leopold Ludwig dirige bene e la ripresa sonora è buona; sono molto bravi i cantanti anche come attori. Il film è a colori, con una tavolozza particolarmente ricca.
Il cast è composto da cantanti d'opera di solida professionalità: spicca il nome del basso Gottlöb Frick, dalla voce ideale per il ruolo di Kaspar (sapeva essere anche comico, come dimostra il suo Osmin nel "Ratto dal serraglio" di Mozart) dal volto cupo e dalla barba nerissima. Max è il tenore Ernst Kozub, "heldentenor" di grande sicurezza; Agathe è Arlene Saunders e Annina è Edith Mathis. Franz Grundheber è Kilian, il cacciatore che sconfigge Max nella gara di tiro al bersaglio all'inizio; Toni Blankenheim è Kuno, padre di Agathe e capo dei guardacaccia; Tom Krause è Ottokar, il principe padrone della tenuta di caccia, e Hans Sotin è l'eremita.
Merita una sottolineatura la presenza nel cast di Bernhard Minetti, nel ruolo recitato di Samiel (il diavolo). Minetti, 1905-1998, è stato un importante attore tedesco di origini italiane, nativo di Kiel, rimasto famoso anche per le sue collaborazioni con lo scrittore austriaco Thomas Bernhard, che gli dedicò un testo teatrale intitolato "Minetti, ritratto di un artista da vecchio".



 
 


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