martedì 24 gennaio 2017

Don Chisciotte ( II )


Don Quixote (1933) Regia di Georg Wilhelm Pabst. Dal romanzo di Cervantes. Sceneggiatura di Alexandre Arnoux , Paul Morand, Georg W. Pabst. Fotografia di Nicolas Farkas e Paul Portier. Montaggio di Hans Oser. Musiche di Jacques Ibert (con un’aria di Dargominsky). Con Fiodor Scialiapin, Georges Dodane (Dorville), Renée Valliers, Mady Berry, Mireille Balin, René Donnio, Jean de Limur . Durata: 73 minuti

2.
In Cervantes c'è molta musica. Don Chisciotte stesso suona e canta in più di un'occasione: ecco come ce lo descrive Cervantes.
CAPITOLI XLIV-XLVI
Della strana avventura che nel castello accadde a don Chisciotte
(...) Arrivate le undici di sera, don Chisciotte trovò una vihuela nella sua stanza. La provò, aprì la grata e sentì che camminava gente nel giardino. Dopo avere percorso con le dita i tasti della vihuela e averla accordata come meglio seppe, sputò e tossì, quindi, con una voce un po' roca ma intonata. cantò la seguente romanza che egli stesso aveva composta quel giorno:
Romance: Soglion le forze d'amore - Antonio de Ribera / Cervantes
Soglion le forze d'amore fare impazzire le anime (....)
(eccetera.)
La vihuela è un antico strumento ad arco, uno degli antenati del violino e del violoncello; va ricordato che Cervantes visse fra il 1500 e il 1600 (morì nel 1616, come Shakespeare). Così la definisce la Garzantina: «la vihuela è un antico strumento cordofono spagnolo, distinto nei due tipi “de arco” e “de mano”. Con la definizione “vihuela de arco” nei secoli XIII-XV si indicava la “viella” medievale (fibula) mentre nel secolo XVI diventò sinonimo di “viola da gamba”. La “vihuela de mano” invece, nata probabilmente alla fine del ‘400, a corde pizzicate e su fondo piatto (fino a sei corde, di cui cinque doppie) ebbe larga diffusione presso la società elegante spagnola, dove raggiunse una notorietà pari a quella che ebbe il liuto in altri paesi europei (...)»
 

Nella colonna sonora del film si ascoltano però soltanto strumenti moderni, dato che la musica fu composta per l’occasione da Jacques Ibert (francese, 1890-1962). Ibert è un ottimo compositore, e sono molto belle le sue canzoni (in tedesco sarebbero “lieder”) composte per il film e cantate da Scialiapin. I testi sono del poeta francese Alexandre Arnoux (1884-1973) che penso che siano ancora sotto copyright; perciò ne riporto solo uno, quello finale della morte di Don Chisciotte: chi ha visto il film e ha ascoltato Scialiapin capirà perché.
Chanson de la mort de Don Quichotte
Musica di Jacques Ibert, testo di Alexandre Arnoux (1884-1973)
Ne pleure pas Sancho, ne pleure pas, mon bon...
Ton maître n'est pas mort,
il n'est pas loin de toi :
Il vit dans une île heureuse
Où tout est pur et sans mensonges,
Dans l'île enfin trouvée
où tu viendras un jour...
Dans l'île désirée,
o mon ami Sancho!
Les livres sont brûlés
et font un tas de cendres;
Si tous les livres m'ont tué
il suffit d'un pour que je vive.
Fantôme dans la vie,
et réel dans la mort :
tel est l'étrange sort
du pauvre Don Quichotte.
 

Per le musiche di questo film fu in origine contattato Maurice Ravel, che scrisse tre canzoni ancora oggi nel repertorio dei maggiori cantanti; poi fu scelto Ibert ma non so bene come siano andate le cose, e d'altra parte oggi sarebbe poco più di una curiosità. Le tre canzoni di Ravel sono state registrate molte volte, probabilmente l’interpretazione di riferimento è quella del baritono francese Gérard Souzay. A me piacciono moltissimo, anche per i testi, e a dire il vero ci sono molto affezionato perché si tratta di uno dei miei primissimi ascolti, quelli che mi fecero decidere ad esplorare il pianeta della vocalità operistica. Le canzoni di Ibert, quelle che ascoltiamo nel film cantate da Scialiapin, sono sempre molto belle; ma va detto che Ibert era un “soltanto” un ottimo compositore, mentre la musica di Ravel appartiene alle sfere celesti.
Nel film si ascolta anche un’aria di Aleksandr Dargominskij (1813-1869), probabilmente scelta da Scialiapin stesso: si intitola “Sierra Nevada”.

 
Dato che è Cervantes stesso a far interpretare molta musica a Don Chisciotte, non stupisce quindi, al di là della statura dell'interprete (un Don Chisciotte così perfetto che rende difficile immaginarsene un altro) che per il film di Pabst sia stato scelto un grande e famoso cantante, il russo Fiodor Scialiapin, nato a Kazan nel 1873 e morto a Parigi nel 1938, cinque anni dopo l’uscita di questo film. Di Scialiapin, grande basso operistico, si diceva che in quel periodo (cent'anni fa) lui, Titta Ruffo ed Enrico Caruso fossero i padroni di New York: nel senso che i loro ingaggi erano così elevati che avrebbero ben potuto comperarsene una parte cospicua. I suoi dischi, così come quelli di Caruso, diedero grande impulso alla nascente industria fonografica; ascoltati oggi, rivelano una voce splendida e seducente ma anche un interprete molto approssimativo; lo stesso discorso vale per Enrico Caruso. La cosa non deve sorprendere: quando l’opera era una cosa viva capitava spesso che i cantanti d’opera si prendessero molte libertà, alle volte approvate dagli stessi compositori, alle volte no. Il Filippo II di Verdi (dall’opera “Don Carlos”) che ascoltiamo nelle registrazioni di Scialiapin si può definire per metà di Verdi e per metà opera del cantante stesso, e si tratta probabilmente di incisioni fatte in maniera poco professionale, ma quelli erano i tempi e questi documenti sono comunque preziosi.
 

Le foto di scena di Scialiapin, in teatro, sono impressionanti in ogni ruolo interpretato; e i resoconti delle sue apparizioni sul palcoscenico lo sono ancora di più. Del resto, guardando questo suo “Don Chisciotte” non si fatica a credere a questi racconti: il vero Scialiapin, nella sua vita quotidiana, non assomigliava affatto al Cavaliere Errante di Cervantes, nel film invece l’identificazione è totale, indimenticabile e perfetta. Il vero Scialiapin  era un uomo alto e robusto, un bel tipo di russo così come siamo abituato ad immaginarci i russi; e nel film ogni tanto si intravvede questa sua robustezza fisica, ma l’interpretazione e il trucco sono talmente perfetti che si ha l’impressione di avere davanti il vero Don Chisciotte, e non un attore che lo recita.
 

PS 1: la trascrizione dei nomi russi, scritti nell’alfabeto cirillico, è sempre una cosa che mi mette in seria difficoltà. Ho scelto la vecchia trascrizione italiana, Scialiapin (con l’accento sulla seconda a, Scialiàpin), per mia comodità personale; ma chi volesse cercare informazioni può scegliere tra Féodor Chaliapine (alla francese: così compare nei titoli di testa del film), Shalyapin, Schaljapin, e quant’altro ancora. Avrei potuto usare la trascrizione ufficiale, scientifica, ma richiede caratteri appositi che non tutti i computer riescono a leggere.
PS 2: le musiche originali citate nel libro di Cervantes sono state pubblicate pochi anni fa, per festeggiare i 400 anni del libro, in una bella edizione, due cd con un libro accluso. Ne riporto i dati per chi volesse cercarla: Hesperion XXI direttore Jordi Savall, cd AliaVox AVSA 9843.




(segue)

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