sabato 6 ottobre 2018

Cenerentola (1946)


Cenerentola (1946) Regia di Fernando Cerchio. Tratto dall'opera di Rossini. Musica di Gioachino Rossini. Riduzione per il film di Piero Ballerini, Angelo Besozzi, Fernando Cerchio, Fulvio Palmieri, Aldo Rossi. Fotografia di Mario Albertelli (bianco e nero, Ferrania pancro). Scene di Carlo Egidi, Mauro Fabri, Gastone Simonetti. Costumi di Flavio Mogherini. Interpreti: Lori Randi (voce di Fedora Barbieri), Gino Del Signore, Afro Poli, Vito De Taranto, Franca Tamantini (Tisbe, voce di Fernanda Cadoni Azzolini), Fiorella Carmen Forti (Clorinda), Enrico Formichi (Alidoro), Giuliana Rivera, Tina Zucchi. Orchestra e coro Opera di Roma, direttore Oliviero de Fabritiis; maestro del coro Achille Consoli. Durata: 1h33'

La "Cenerentola" di Fernando Cerchio, datata 1946, è una buona rappresentazione dell'opera di Rossini, quasi integrale, tutta cantata e senza parti recitate. Ne è protagonista l'attrice Lori Randi, doppiata in voce da una Fedora Barbieri agli inizi di carriera e in ottima forma. Lori Randi era una cantante di operetta, che ebbe una breve ma discreta fortuna come attrice di cinema in quegli anni; vedendola oggi sembra piuttosto dimessa, poco appariscente; si notano di più le sue "sorelle" Franca Tamantini e Fiorella Carmen Forti, e in questo siamo fedeli alla fiaba originale di Perrault, dove le sorelle di Cenerentola vengono descritte come molto belle (i difetti erano tutti nel carattere).


Il basso Vito De Taranto, che qui appare piuttosto giovane anche sotto il trucco di don Magnifico, dà una buona resa del personaggio sia in voce che come attore; un po' troppo statico è invece Afro Poli nella parte di Dandini, che se la cava bene in voce ma meriterebbe di più nella recitazione. Il tenore protagonista è Gino Del Signore, sia in voce che nella recitazione; la voce è molto simile a quella di Cesare Valletti, anche per la pronuncia delle "erre", ma dovrebbe essere proprio la sua. Nei dischi e nelle incisioni a noi giunte, Del Signore è quasi sempre un tenore comprimario (per esempio come Mastro Trabuco nella Forza del destino diretta da Serafin con la Callas, nella registrazione in studio datata 1954), ma è più che probabile che a inizio carriera gli affidassero anche ruoli da protagonista.
(qui sotto: a sinistra Del Signore, a destra Afro Poli)


Ha grande risalto, nel film, il personaggio di Alidoro (interpretato dal basso Enrico Formichi, sia in voce che come recitazione) che qui è coprotagonista, come del resto appare nel libretto integrale dell'opera. Alidoro è un vero mago, fa apparire e sparire la carrozza e compie altri prodigi, sia pure con molta discrezione; se non fosse per il bianco e nero, per il suo trucco e per i suoi costumi verrebbe da pensare ai film di quegli anni di Powell & Pressburger (i "Racconti di Hoffmann", o le coreografie di "Scarpette rosse") e ci si aspetta di sentirlo cantare "Scintilla, diamante" invece di "Vasto teatro è il mondo".
 

Uno dei punti di forza del film, un'idea molto felice, è quella di girare alla palazzina di caccia di Stupinigi e nei dintorni, in interni e in esterni; le immagini sono molto belle e molto ben fotografate. Le didascalie dell'opera parlano di tutt'altro ambiente ("barone di Montefiascone", "principe di Salerno") ma l'idea è originale e ben realizzata, ed è probabilmente merito proprio del regista piemontese Fernando Cerchio, che doveva conoscere bene Stupinigi. Anche i corni (da caccia?) usati in orchestra da Rossini si intonano bene con i panorami di Stupinigi.


 
Un'altra idea felice e ben realizzata è quella di sceneggiare il sogno di don Magnifico (l'asino con le ali) con i burattini di Maria Signorelli; ne riporto qui sotto qualche immagine.

 
 
La regia non è sempre felicissima, è spesso un po' statica e quindi in contrasto con la musica; va comunque tenuto conto del tempo che è passato e delle difficoltà nel rendere in immagini la musica di Rossini, che ha un suo ritmo tutto interno; nelle regie di oggi, per le riprese in teatro, si vedono spesso errori molto grossi e quindi, tutto sommato, preferisco questa messa in scena di Fernando Cerchio a tante riprese televisive. Allo spettatore di oggi viene comunque spontaneo il paragone con le regie meravigliose di Jean Pierre Ponnelle per molte scene (per esempio "come un'ape nei giorni d'aprile"), molto più centrate sulla musica - ma anche Ponnelle, purtroppo, appartiene ormai al passato. Molto ben sceneggiata è la sequenza del temporale, dove si vede bene qualcosa che in teatro non si può fare, cioè la carrozza del principe che rimane bloccata nel fango (è opera di Alidoro anche questa: l'incidente avviene proprio nei pressi del palazzo di don Magnifico).
 

Sempre ragionando dall'oggi (da posteri, rispetto a questo film del 1946), è strano che il cinema non abbia mai usato il soggetto di Jacopo Ferretti, librettista e drammaturgo qui molto bravo nel trasferire la fiaba di Cenerentola in un contesto più quotidiano. Guardando il film ho pensato che un ottimo Dandini sarebbe stato Eddie Murphy (che oggi avrebbe l'età per interpretare don Magnifico); al suo fianco avrei visto bene Paul Bettany, magari come Alidoro, o magari anche Jim Carrey (ma quello più sobrio di "Truman show", per esempio). Ragionando invece su un cast più vicino all'epoca del film, Walter Chiari sarebbe stato ottimo sia come Dandini che come Principe, magari sdoppiandosi nelle due parti, oppure in coppia con Carlo Campanini; per don Magnifico il primo nome a cui si pensa è ovviamente Aldo Fabrizi; poi Anna Maria Ferrero, Cesare Polacco o Arnoldo Foà come mago, magari perfino Totò ed Eduardo: c'è solo l'imbarazzo della scelta ma purtroppo tutto è destinato a rimanere nel libro dei sogni.

 
Vasto teatro è il mondo,
siam tutti commedianti;
si può fra brevi istanti
carattere cangiar.
Quel che oggi è Arlecchino
battuto dal padrone
domani è un signorone
un uomo d'alto affar.
Fra misteriose nuvole
che l'occhio uman non penetra
sta scritto quel carattere
che devi recitar.
(aria di Alidoro, dalla Cenerentola di Rossini; libretto di Jacopo Ferretti)
 
Jaques: All the world's a stage,
and all men and women merely players.
They have their exits and their entrances,
and one man in his time plays many parts,
his act being seven ages.
(William Shakespeare, As you like it, atto 2 scena 7 )


2 commenti:

  1. l'ho vista questa notte. concordo assolutamente col Suo giudizio e bellissimo il commento dei nuovi interpreti.

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    1. grazie :-)
      spero sempre di non aver fatto errori, reperire le informazioni non è facile

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