Cenerentola (1946) Regia di Fernando
Cerchio. Tratto dall'opera di Rossini. Musica di Gioachino Rossini.
Riduzione per il film di Piero Ballerini, Angelo Besozzi, Fernando
Cerchio, Fulvio Palmieri, Aldo Rossi. Fotografia di Mario Albertelli
(bianco e nero, Ferrania pancro). Scene di Carlo Egidi, Mauro Fabri,
Gastone Simonetti. Costumi di Flavio Mogherini. Interpreti: Lori
Randi (voce di Fedora Barbieri), Gino Del Signore, Afro Poli, Vito De
Taranto, Franca Tamantini (Tisbe, voce di Fernanda Cadoni Azzolini),
Fiorella Carmen Forti (Clorinda), Enrico Formichi (Alidoro), Giuliana
Rivera, Tina Zucchi. Orchestra e coro Opera di Roma, direttore
Oliviero de Fabritiis; maestro del coro Achille Consoli. Durata:
1h33'
La "Cenerentola" di Fernando
Cerchio, datata 1946, è una buona rappresentazione dell'opera di
Rossini, quasi integrale, tutta cantata e senza parti recitate. Ne è
protagonista l'attrice Lori Randi, doppiata in voce da una Fedora
Barbieri agli inizi di carriera e in ottima forma. Lori Randi era una
cantante di operetta, che ebbe una breve ma discreta fortuna come
attrice di cinema in quegli anni; vedendola oggi sembra piuttosto
dimessa, poco appariscente; si notano di più le sue "sorelle"
Franca Tamantini e Fiorella Carmen Forti, e in questo siamo fedeli
alla fiaba originale di Perrault, dove le sorelle di Cenerentola vengono
descritte come molto belle (i difetti erano tutti nel carattere).
Il basso Vito De Taranto, che qui
appare piuttosto giovane anche sotto il trucco di don Magnifico, dà
una buona resa del personaggio sia in voce che come attore; un po'
troppo statico è invece Afro Poli nella parte di Dandini, che se la
cava bene in voce ma meriterebbe di più nella recitazione. Il tenore
protagonista è Gino Del Signore, sia in voce che nella recitazione;
la voce è molto simile a quella di Cesare Valletti, anche per la
pronuncia delle "erre", ma dovrebbe essere proprio la sua.
Nei dischi e nelle incisioni a noi giunte, Del Signore è quasi
sempre un tenore comprimario (per esempio come Mastro Trabuco nella
Forza del destino diretta da Serafin con la Callas, nella
registrazione in studio datata 1954), ma è più che probabile che a
inizio carriera gli affidassero anche ruoli da protagonista.
(qui sotto: a sinistra Del Signore, a destra Afro Poli)
(qui sotto: a sinistra Del Signore, a destra Afro Poli)
Ha grande risalto, nel film, il
personaggio di Alidoro (interpretato dal basso Enrico Formichi, sia
in voce che come recitazione) che qui è coprotagonista, come del
resto appare nel libretto integrale dell'opera. Alidoro è un vero
mago, fa apparire e sparire la carrozza e compie altri prodigi, sia
pure con molta discrezione; se non fosse per il bianco e nero, per il
suo trucco e per i suoi costumi verrebbe da pensare ai film di quegli
anni di Powell & Pressburger (i "Racconti di Hoffmann",
o le coreografie di "Scarpette rosse") e ci si aspetta di
sentirlo cantare "Scintilla, diamante" invece di "Vasto
teatro è il mondo".
Uno dei punti di forza del film,
un'idea molto felice, è quella di girare alla palazzina di caccia di
Stupinigi e nei dintorni, in interni e in esterni; le immagini sono
molto belle e molto ben fotografate. Le didascalie dell'opera parlano
di tutt'altro ambiente ("barone di Montefiascone",
"principe di Salerno") ma l'idea è originale e ben
realizzata, ed è probabilmente merito proprio del regista piemontese
Fernando Cerchio, che doveva conoscere bene Stupinigi. Anche i corni
(da caccia?) usati in orchestra da Rossini si intonano bene con i
panorami di Stupinigi.
Un'altra idea felice e ben realizzata è
quella di sceneggiare il sogno di don Magnifico (l'asino con le ali)
con i burattini di Maria Signorelli; ne riporto qui sotto qualche
immagine.
La regia non è sempre felicissima, è
spesso un po' statica e quindi in contrasto con la musica; va
comunque tenuto conto del tempo che è passato e delle difficoltà
nel rendere in immagini la musica di Rossini, che ha un suo ritmo tutto interno; nelle regie di oggi, per le riprese in teatro, si vedono
spesso errori molto grossi e quindi, tutto sommato, preferisco questa
messa in scena di Fernando Cerchio a tante riprese televisive. Allo
spettatore di oggi viene comunque spontaneo il paragone con le regie
meravigliose di Jean Pierre Ponnelle per molte scene (per esempio "come
un'ape nei giorni d'aprile"), molto più centrate sulla musica - ma anche Ponnelle, purtroppo,
appartiene ormai al passato. Molto ben sceneggiata è la sequenza del
temporale, dove si vede bene qualcosa che in teatro non si può fare,
cioè la carrozza del principe che rimane bloccata nel fango (è
opera di Alidoro anche questa: l'incidente avviene proprio nei pressi
del palazzo di don Magnifico).
Sempre ragionando dall'oggi (da
posteri, rispetto a questo film del 1946), è strano che il cinema
non abbia mai usato il soggetto di Jacopo Ferretti, librettista e
drammaturgo qui molto bravo nel trasferire la fiaba di Cenerentola in
un contesto più quotidiano. Guardando il film ho pensato che un
ottimo Dandini sarebbe stato Eddie Murphy (che oggi avrebbe l'età
per interpretare don Magnifico); al suo fianco avrei visto bene Paul
Bettany, magari come Alidoro, o magari anche Jim Carrey (ma quello
più sobrio di "Truman show", per esempio). Ragionando
invece su un cast più vicino all'epoca del film, Walter Chiari
sarebbe stato ottimo sia come Dandini che come Principe, magari
sdoppiandosi nelle due parti, oppure in coppia con Carlo Campanini;
per don Magnifico il primo nome a cui si pensa è ovviamente Aldo
Fabrizi; poi Anna Maria Ferrero, Cesare Polacco o Arnoldo Foà come
mago, magari perfino Totò ed Eduardo: c'è solo l'imbarazzo della
scelta ma purtroppo tutto è destinato a rimanere nel libro dei
sogni.
Vasto teatro è il mondo,
siam tutti commedianti;
si può fra brevi istanti
carattere cangiar.
Quel che oggi è Arlecchino
battuto dal padrone
domani è un signorone
un uomo d'alto affar.
Fra misteriose nuvole
che l'occhio uman non penetra
sta scritto quel carattere
che devi recitar.
(aria di Alidoro, dalla Cenerentola di
Rossini; libretto di Jacopo Ferretti)
Jaques: All the world's a
stage,
and all men and women
merely players.
They have their exits and
their entrances,
and one man in his time
plays many parts,
his act being seven ages.
(William Shakespeare, As
you like it, atto 2 scena 7 )
l'ho vista questa notte. concordo assolutamente col Suo giudizio e bellissimo il commento dei nuovi interpreti.
RispondiEliminagrazie :-)
Eliminaspero sempre di non aver fatto errori, reperire le informazioni non è facile