L'orchestra (1990) Regia di Zbigniew
Rybczynsky. Musiche di Mozart, Chopin, Albinoni, Rossini, Schubert,
Ravel. Coreografie: Pat Birch, Loni Williams. Interpreti: Lev
Shekhtman, Michelle Cashwell, Jean Christophe Britignière; Helene
Catalanotti, Hilda Morse, Martha Schoeman, Herb Klinger, Ben Rodack,
Lenny Singer. (per Mozart); Jennifer Cook, Wendy Drapala, Heather
Eberhart, Hilary Kinloch, Andrew Breen, Larry Edelson, Daniel Smith,
Grant Scruggs (per Rossini); Jacqueline Ramel e Mark Beard (per l'Ave
Maria); Rafale Ney-Jaskulski, Meryl Newbern, Anatol Glusko, Drew Dix
(per Ravel). Durata totale: 65 minuti circa
"L'orchestre" è un film del
1990, decisamente curioso, opera del polacco Zbigniew Rybczynsky che
negli anni '80 aveva dato il via agli effetti speciali elettronici,
computerizzati. Nel 1981 il cineasta polacco, che per brevità si fa
chiamare Zbig, vince il premio Oscar per l'animazione con il
cortometraggio "Tango", di 8 minuti, in cui recitano attori
veri ma inseriti di volta in volta nel filmato, in modo indipendente
l'uno dall'altro, tramite elaborazioni al computer. Seguiranno altri
film sorprendenti come "The 4th dimension", "Steps"
(turisti che fanno una visita guidata dentro una pellicola
cinematografica, come facciamo con i monumenti: la pellicola è
"L'incrociatore Potiomkin" di Sergej Eisenstein), e
videoclip musicali molto belli dei quali il più famoso è per "Imagine" di John Lennon. Mettendo insieme questi titoli,
visti uno dopo l'altro, l'aggettivo che viene in mente è forse
"surrealista", o magari "onirico", ma in un modo
del tutto personale.
La carriera cinematografica di Zbig,
nato nel 1949, era iniziata nel 1972 e di fatto termina nel 1992, con
un film dedicato a Kafka. Anche cercando su internet è difficile
trovare spiegazioni a questa interruzione, ma guardando i film di
Zbig, e pensando al suo "silenzio" successivo al 1990,
viene spontaneo fare un paragone con Georges Méliès, al quale in
effetti Zbig somiglia molto.
Gli effetti speciali e i trucchi
nascono infatti insieme al cinema, nel 1895, subito dopo l'invenzione
dei Lumière. Alla prima proiezione dei Lumière era infatti presente
anche Georges Méliès, che intuisce subito le possibilità di
spettacolo della nuova invenzione. Méliès, prestigiatore e mago
affermato, aveva un suo teatro dove si esibiva con grande successo, e
ripropone nel cinema i suoi trucchi imparando ben presto la
possibilità di farne di nuovi e sbalorditivi sulla pellicola. I
filmati di Méliès sono oggi disponibili anche su youtube, molti
sono ancora non soltanto belli ma anche sbalorditivi. Méliès non
reggerà però all'arrivo dei "pezzi grossi" nel cinema, i
produttori pieni di denaro, a partire da Edison passando per Gaumont,
Pathé e via via tutte le grandi compagnie cinematografiche che
all'epoca erano appena nate. La produzione di Méliès era di alto
livello, ma artigianale; l'arrivo dei grandi mezzi di produzione lo
taglierà fuori dall'avvento del cinema come poi lo abbiamo
conosciuto. Forse la stessa cosa è successa a Zbig, forse gli è
capitata qualche altra difficoltà, sta di fatto che dal 1992 ad oggi
di Zbig si sono perse le tracce, e c'è ben poco anche in rete, al di
là della sua presenza come insegnante a Berlino. Su imdb.com è
annunciato un suo film per quest'anno, speriamo di poterlo vedere
dopo tanto tempo.
"L'orchestre" è composto da
sei episodi, uniti da una cornice narrativa. Gli sfondi per il film
sono luoghi importanti: il Louvre, la Cattedrale di Chartres, l'Opera
Parigi, il castello di Chambord. Si comincia con Mozart, dopo un
momento di silenzio costellato di ululati di lupi in lontananza.
1) Mozart, Concerto n.21 per pianoforte
e orchestra; Mozarteum orchestra, Geza Anda solista e direzione.
All'inizio, decisamente lugubre,
vediamo un uomo su una spiaggia, e un carro funebre con cavallo
bianco; dopo i titoli di testa si entra in teatro con Adamo ed Eva;
il cameriere che porta un vassoio con due candele dà inizio al film
in modo decisamente lugubre, spegnendo le due candele. Si passa però
dalla morte alla vita, coppie di anziani coniugi riprendono a vivere,
tornano sempre più giovani. Nel finale, un Dio o un Profeta, con la barba e tanti
conigli (simbolo di fecondità) ci riportano in teatro, dove c'è un
serpente tentatore che nasce da un africano con viso dipinto.
2) Chopin, marcia funebre dalla Sonata
n.2; pianista Martha Argerich
Il famoso brano, ripreso più volte
anche dai cartoni animati, viene suonato da molti pianisti, bambini e
adulti, che si susseguono su una tastiera eterna ed infinita; forse
il più riuscito dei brani di Zbig in questo film. Alla fine,
l'ultimo "pianista" beve un calice portato dal cameriere, e
se ne va; da sotto la tastiera sorge Eva, vestita di giallo, e dopo
di lei il serpente.
3) Albinoni, Adagio in sol minore;
eseguito dall'orchestra d'archi del Festival di Lucerna diretta da
Rudolf Baumgartner
Il cameriere che fa da trait d'union
fra le varie scene viene invitato a salire fra le nuvole, dove
passeggia su un'asse fra ipotetiche figure più o meno allegoriche;
alla fine si attacca a un palloncino e non lo vediamo più, ma una
Eva in guepiere sgattaiola via dietro il sipario del teatro. Si può
far notare en passant che questo famosissimo Adagio è con ogni
probabilità un falso d'autore: nei manoscritti di Albinoni non
esiste ed è quasi sicuramente di mano del musicologo Remo Giazotto,
curatore del catalogo delle opere del compositore veneziano.
4) Rossini, ouverture da "La gazza
ladra", orchestra Opera di Roma direttore Tullio Serafin
Siamo al Louvre, ritroviamo il
cameriere con Adamo ed Eva. La celebre ouverture è presentata da
Zbig in stile militare, con uniformi primo '800 donne discinte; alla
fine riappare il conduttore del carro funebre che avevamo visto sui
titoli di testa, davanti al sipario rosso del teatro.
5) Schubert, Ave Maria nell'esecuzione
di Christian Ferras al violino e Jean Claude Ambrosini al pianoforte.
Siamo all'interno della cattedrale di
Chartres, dove due sposi si spogliano e iniziano evoluzioni aeree
sullo sfondo della cattedrale gotica; alla fine troviamo dei bambini
che passeggiano, e torna il cavallo bianco con il carro funebre dal
quale scendono il cameriere e il conduttore del carro, che si
inchinano salutando il pubblico. Ma il film non è finito, c'è
ancora il gran finale con Ravel.
6) Ravel, Bolero, orchestra RIAS
Berlino dir Ferenc Fricsay
Lo snodarsi della musica di Ravel è
per il polacco Zbig il pretesto per un percorso storico lungo la
storia dell'Unione Sovietica, con sosia di Marx, Lenin eccetera. Con
l'ultima nota del Bolero di Ravel termina anche il film.
Non sono sicuro di aver colto tutti i
significati nascosti dietro il film, e confesso che il più delle
volte sono in totale disaccordo con le immagini associate alla
musica, ma il film è comunque interessante e intrigante. Siamo dalle
parti di "Fantasia" di Walt Disney o di "Allegro non
troppo" di Bruno Bozzetto, insomma, ma con effetti e trucchi
computerizzati e in una chiave che probabilmente si puiò definire
surrealista.
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