sabato 17 novembre 2018

L'orchestra (Zbig, 1990)


L'orchestra (1990) Regia di Zbigniew Rybczynsky. Musiche di Mozart, Chopin, Albinoni, Rossini, Schubert, Ravel. Coreografie: Pat Birch, Loni Williams. Interpreti: Lev Shekhtman, Michelle Cashwell, Jean Christophe Britignière; Helene Catalanotti, Hilda Morse, Martha Schoeman, Herb Klinger, Ben Rodack, Lenny Singer. (per Mozart); Jennifer Cook, Wendy Drapala, Heather Eberhart, Hilary Kinloch, Andrew Breen, Larry Edelson, Daniel Smith, Grant Scruggs (per Rossini); Jacqueline Ramel e Mark Beard (per l'Ave Maria); Rafale Ney-Jaskulski, Meryl Newbern, Anatol Glusko, Drew Dix (per Ravel). Durata totale: 65 minuti circa

"L'orchestre" è un film del 1990, decisamente curioso, opera del polacco Zbigniew Rybczynsky che negli anni '80 aveva dato il via agli effetti speciali elettronici, computerizzati. Nel 1981 il cineasta polacco, che per brevità si fa chiamare Zbig, vince il premio Oscar per l'animazione con il cortometraggio "Tango", di 8 minuti, in cui recitano attori veri ma inseriti di volta in volta nel filmato, in modo indipendente l'uno dall'altro, tramite elaborazioni al computer. Seguiranno altri film sorprendenti come "The 4th dimension", "Steps" (turisti che fanno una visita guidata dentro una pellicola cinematografica, come facciamo con i monumenti: la pellicola è "L'incrociatore Potiomkin" di Sergej Eisenstein), e videoclip musicali molto belli dei quali il più famoso è per "Imagine" di John Lennon.  Mettendo insieme questi titoli, visti uno dopo l'altro, l'aggettivo che viene in mente è forse "surrealista", o magari "onirico", ma in un modo del tutto personale.

La carriera cinematografica di Zbig, nato nel 1949, era iniziata nel 1972 e di fatto termina nel 1992, con un film dedicato a Kafka. Anche cercando su internet è difficile trovare spiegazioni a questa interruzione, ma guardando i film di Zbig, e pensando al suo "silenzio" successivo al 1990, viene spontaneo fare un paragone con Georges Méliès, al quale in effetti Zbig somiglia molto.
Gli effetti speciali e i trucchi nascono infatti insieme al cinema, nel 1895, subito dopo l'invenzione dei Lumière. Alla prima proiezione dei Lumière era infatti presente anche Georges Méliès, che intuisce subito le possibilità di spettacolo della nuova invenzione. Méliès, prestigiatore e mago affermato, aveva un suo teatro dove si esibiva con grande successo, e ripropone nel cinema i suoi trucchi imparando ben presto la possibilità di farne di nuovi e sbalorditivi sulla pellicola. I filmati di Méliès sono oggi disponibili anche su youtube, molti sono ancora non soltanto belli ma anche sbalorditivi. Méliès non reggerà però all'arrivo dei "pezzi grossi" nel cinema, i produttori pieni di denaro, a partire da Edison passando per Gaumont, Pathé e via via tutte le grandi compagnie cinematografiche che all'epoca erano appena nate. La produzione di Méliès era di alto livello, ma artigianale; l'arrivo dei grandi mezzi di produzione lo taglierà fuori dall'avvento del cinema come poi lo abbiamo conosciuto. Forse la stessa cosa è successa a Zbig, forse gli è capitata qualche altra difficoltà, sta di fatto che dal 1992 ad oggi di Zbig si sono perse le tracce, e c'è ben poco anche in rete, al di là della sua presenza come insegnante a Berlino. Su imdb.com è annunciato un suo film per quest'anno, speriamo di poterlo vedere dopo tanto tempo.


"L'orchestre" è composto da sei episodi, uniti da una cornice narrativa. Gli sfondi per il film sono luoghi importanti: il Louvre, la Cattedrale di Chartres, l'Opera Parigi, il castello di Chambord. Si comincia con Mozart, dopo un momento di silenzio costellato di ululati di lupi in lontananza.
1) Mozart, Concerto n.21 per pianoforte e orchestra; Mozarteum orchestra, Geza Anda solista e direzione.
All'inizio, decisamente lugubre, vediamo un uomo su una spiaggia, e un carro funebre con cavallo bianco; dopo i titoli di testa si entra in teatro con Adamo ed Eva; il cameriere che porta un vassoio con due candele dà inizio al film in modo decisamente lugubre, spegnendo le due candele. Si passa però dalla morte alla vita, coppie di anziani coniugi riprendono a vivere, tornano sempre più giovani. Nel finale, un Dio o un Profeta, con la barba e tanti conigli (simbolo di fecondità) ci riportano in teatro, dove c'è un serpente tentatore che nasce da un africano con viso dipinto.

2) Chopin, marcia funebre dalla Sonata n.2; pianista Martha Argerich
Il famoso brano, ripreso più volte anche dai cartoni animati, viene suonato da molti pianisti, bambini e adulti, che si susseguono su una tastiera eterna ed infinita; forse il più riuscito dei brani di Zbig in questo film. Alla fine, l'ultimo "pianista" beve un calice portato dal cameriere, e se ne va; da sotto la tastiera sorge Eva, vestita di giallo, e dopo di lei il serpente.


3) Albinoni, Adagio in sol minore; eseguito dall'orchestra d'archi del Festival di Lucerna diretta da Rudolf Baumgartner
Il cameriere che fa da trait d'union fra le varie scene viene invitato a salire fra le nuvole, dove passeggia su un'asse fra ipotetiche figure più o meno allegoriche; alla fine si attacca a un palloncino e non lo vediamo più, ma una Eva in guepiere sgattaiola via dietro il sipario del teatro. Si può far notare en passant che questo famosissimo Adagio è con ogni probabilità un falso d'autore: nei manoscritti di Albinoni non esiste ed è quasi sicuramente di mano del musicologo Remo Giazotto, curatore del catalogo delle opere del compositore veneziano.



4) Rossini, ouverture da "La gazza ladra", orchestra Opera di Roma direttore Tullio Serafin
Siamo al Louvre, ritroviamo il cameriere con Adamo ed Eva. La celebre ouverture è presentata da Zbig in stile militare, con uniformi primo '800 donne discinte; alla fine riappare il conduttore del carro funebre che avevamo visto sui titoli di testa, davanti al sipario rosso del teatro.



5) Schubert, Ave Maria nell'esecuzione di Christian Ferras al violino e Jean Claude Ambrosini al pianoforte.
Siamo all'interno della cattedrale di Chartres, dove due sposi si spogliano e iniziano evoluzioni aeree sullo sfondo della cattedrale gotica; alla fine troviamo dei bambini che passeggiano, e torna il cavallo bianco con il carro funebre dal quale scendono il cameriere e il conduttore del carro, che si inchinano salutando il pubblico. Ma il film non è finito, c'è ancora il gran finale con Ravel.


6) Ravel, Bolero, orchestra RIAS Berlino dir Ferenc Fricsay
Lo snodarsi della musica di Ravel è per il polacco Zbig il pretesto per un percorso storico lungo la storia dell'Unione Sovietica, con sosia di Marx, Lenin eccetera. Con l'ultima nota del Bolero di Ravel termina anche il film.



Non sono sicuro di aver colto tutti i significati nascosti dietro il film, e confesso che il più delle volte sono in totale disaccordo con le immagini associate alla musica, ma il film è comunque interessante e intrigante. Siamo dalle parti di "Fantasia" di Walt Disney o di "Allegro non troppo" di Bruno Bozzetto, insomma, ma con effetti e trucchi computerizzati e in una chiave che probabilmente si puiò definire surrealista.

 


 
 

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