sabato 22 dicembre 2018

Piccolo mondo antico


Piccolo mondo antico (1940) Regia di Mario Soldati. Tratto dal romanzo di Antonio Fogazzaro. Sceneggiatura di Mario Bonfantini, Emilio Cecchi, Alberto Lattuada, Mario Soldati. Fotografia di Carlo Montuori e Arturo Gallea. Musiche per il film di Enzo Masetti. Supervisione musicale di Fernando Previtali. Interpreti: Alida Valli, Massimo Serato, Ada Dondini, Mariù Pascoli, Annibale Betrone, Giacinto Molteni, Elvira Bonecchi Durata: 1.40'

"Piccolo mondo antico" di Mario Soldati, tratto dal romanzo di Fogazzaro, contiene una parte musicale di qualche interesse. Il protagonista maschile è infatti un musicista, pianista e compositore, e la protagonista femminile è una cantante. Nel film vediamo lui suonare il piano diverse volte, e ascoltiamo lei cantare, ma da un'altra stanza e una sola volta. La curiosità maggiore riguarda però la bambina al centro del film, interpretata da Mariù Pascoli: un'attrice che dopo una breve carriera cinematografica (1941-46) divenne insegnante di clavicembalo al Conservatorio. Dato che siamo negli anni '40 e '50, il pensiero corre subito a Wanda Landowska e alla rinascita del clavicembalo, che avviene proprio in quegli anni; però Wanda Landowska era già in America in quegli anni, spinta lontano dall'Europa dalla stupidità dei nazifascisti. Il nome completo dell'attrice bambina era Maria Letizia Pascoli, il nome Mariù viene certamente dalla sorella del poeta (solo omonimo e non parente, a quel che mi è dato sapere).


"Ombretta sdegnosa del Missipipì" è un'aria da un'opera di Rossini, "La pietra del paragone" (1812) su versi di Luigi Romanelli. Il personaggio che la canta si chiama Pacuvio, "poeta ignorante" secondo la definizione dello stesso Romanelli in locandina:
Ascoltate come, in lingua patetica e burlesca,
parli all'ombra del mago una fantesca.
Ombretta sdegnosa del Missipipì
non far la ritrosa ma resta un po' qui.
Non posso, non voglio, l'ombretta risponde:
son triglia di scoglio, ti basti così.
E l'altro ripiglia: Sei luccio, non triglia -
qui nasce un insieme, chi piange chi freme.
Fantesca: sei luccio
Ombretta: son triglia
Fantesca: ma resta
Ombretta: ti basti, ti basti, t'arresta. Non dirmi così.
(La pietra del paragone, scena VIII, atto I)
Il "poeta ignorante" Pacuvio, personaggio grottesco e caricatura di un librettista d'opera, è molto contento delle sue trovate; le trova divertenti anche lo zio Piero (in realtà il prozio, interpretato da Annibale Betrone) e le racconta alla nipotina come filastrocca per bambini. Alla bambina piace, e per questo viene soprannominata "Ombretta" anche se il suo nome vero è Francesca. Il destino sarà tragico con la bambina, queste scene rappresentano i momenti felici prima che la situazione precipiti.
 

In una delle prime scene del film, alla cena per un'ipotesi di fidanzamento, si accenna a un Lied di Kalkbrenner, che però nessuno ha voglia di eseguire e quindi non lo ascoltiamo neppure noi. Il fidanzamento salterà subito, rimane la curiosità per il nome del musicista che la Garzantina descrive così: «Friederich Kalkbrenner (1785-1849), pianista e compositore tedesco. Figlio di Christian (1755-806), compositore e autore di trattati storici e teorici sulla musica, studiò a Parigi e a Vienna, dove intraprese l'attività concertistica e fu aiutato da Beethoven, Haydn e Albrechtsberger. Visse poi a Parigi, Londra, e di nuovo a Parigi dopo il 1823, giungendo ad altissima fama come insegnante (Chopin ebbe da lui consigli tecnici) e godendo della stima di Liszt, Schumann, Mendelssohn. Compose studi, pezzi e concerti per pianoforte; fu autore di un importante metodo basato sul "guidamani", un apparecchio per regolare la posizione delle mani sulla tastiera. Introdusse innovazioni nella didattica pianistica, sviluppando in particolare la tecnica della mano sinistra, del pedale e dell'articolazione del polso.»
 

Massimo Serato suona due o tre volte il pianoforte, probabilmente Liszt (non sono riuscito a riconoscere i brani); si ascolta l'aria "Al dolce guidami castel natio" dall'opera "Anna Bolena" di Donizetti (1830), fuori scena. "Ho ascoltato la Malibran in quest'opera, ma lei è meglio" commenta un ospite lodando la padrona di casa (cioè Alida Valli, che però non vediamo cantare).
I patrioti antiaustriaci suonano un quartetto con fagotto su temi di Rossini, probabilmente con citazione dell'ouverture da "Il signor Bruschino" (gli archetti battuti sul leggio).
Si ascoltano anche due canzoni risorgimentali molto famose, "La bella Gigogin" per il soldati piemontesi a Torino, e "Addio mia bella addio", nel finale, i cui versi fanno pensare che sia in arrivo un altro figlio per la coppia dei protagonisti, dopo tante tribolazioni; ma su queste immagini, sulla barca dei militari in partenza per il fronte, termina il film.
Le musiche originali per il film sono di Enzo Masetti, musicista molto attivo nel cinema di quel periodo; la supervisione musicale è affidata a un direttore d'orchestra importante, Fernando Previtali. Mancano completamente i nomi degli interpreti e anche i titoli dei brani eseguiti (chiedo scusa per le molto probabili imprecisioni o errori che potrebbero esistere in queste cose che sto scrivendo).
 

Il romanzo di Fogazzaro è ambientato negli anni immediatamente successivi al 1848, e si svolge sui laghi lombardi (il Lago di Lugano e la Valsolda, ma nel film si parla di Como, di Menaggio, e poi si arriva a Milano in una delle scene cruciali); per il riassunto di quello che vi succede rimando a www.wikipedia.it, da cui ho tratto anche le immagini per questo post. La pellicola è molto scura e forse necessiterebbe di un restauro; va però detto che nella copia che ho visto di recente è già stato ritoccato il sonoro, ma con esiti decisamente spiacevoli. E' sparito sicuramente il fruscio di fondo, ma in compenso c'è un effetto sgradevole nei toni bassi: sembra spesso di ascoltare le voci provenienti da un megafono o dal fondo di un imbuto. Dato che anch'io ho "pasticciato" in casa con le elaborazioni elettroniche di voci e musica, ho imparato a riconoscere ed evitare questo difetto. Meglio tenersi un po' di fruscio, alle volte.

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