Piccolo mondo antico (1940) Regia di
Mario Soldati. Tratto dal romanzo di Antonio Fogazzaro. Sceneggiatura
di Mario Bonfantini, Emilio Cecchi, Alberto Lattuada, Mario Soldati.
Fotografia di Carlo Montuori e Arturo Gallea. Musiche per il film di
Enzo Masetti. Supervisione musicale di Fernando Previtali.
Interpreti: Alida Valli, Massimo Serato, Ada Dondini, Mariù Pascoli,
Annibale Betrone, Giacinto Molteni, Elvira Bonecchi Durata: 1.40'
"Piccolo mondo antico" di
Mario Soldati, tratto dal romanzo di Fogazzaro, contiene una parte
musicale di qualche interesse. Il protagonista maschile è infatti un
musicista, pianista e compositore, e la protagonista femminile è una
cantante. Nel film vediamo lui suonare il piano diverse volte, e
ascoltiamo lei cantare, ma da un'altra stanza e una sola volta. La
curiosità maggiore riguarda però la bambina al centro del film,
interpretata da Mariù Pascoli: un'attrice che dopo una breve
carriera cinematografica (1941-46) divenne insegnante di clavicembalo
al Conservatorio. Dato che siamo negli anni '40 e '50, il pensiero
corre subito a Wanda Landowska e alla rinascita del clavicembalo,
che avviene proprio in quegli anni; però Wanda Landowska era già in
America in quegli anni, spinta lontano dall'Europa dalla stupidità
dei nazifascisti. Il nome completo dell'attrice bambina era Maria
Letizia Pascoli, il nome Mariù viene certamente dalla sorella del
poeta (solo omonimo e non parente, a quel che mi è dato sapere).
"Ombretta sdegnosa del Missipipì"
è un'aria da un'opera di Rossini, "La pietra del paragone"
(1812) su versi di Luigi Romanelli. Il personaggio che la canta si
chiama Pacuvio, "poeta ignorante" secondo la definizione
dello stesso Romanelli in locandina:
Ascoltate come, in lingua patetica e
burlesca,
parli all'ombra del mago una
fantesca.
Ombretta sdegnosa del Missipipì
non far la ritrosa ma resta un po'
qui.
Non posso, non voglio, l'ombretta
risponde:
son triglia di scoglio, ti basti
così.
E l'altro ripiglia: Sei luccio, non
triglia -
qui nasce un insieme, chi piange chi
freme.
Fantesca: sei luccio
Ombretta: son triglia
Fantesca: ma resta
Ombretta: ti basti, ti basti,
t'arresta. Non dirmi così.
(La pietra del paragone, scena VIII,
atto I)
Il "poeta ignorante" Pacuvio,
personaggio grottesco e caricatura di un librettista d'opera, è
molto contento delle sue trovate; le trova divertenti anche lo zio
Piero (in realtà il prozio, interpretato da Annibale Betrone) e le
racconta alla nipotina come filastrocca per bambini. Alla bambina
piace, e per questo viene soprannominata "Ombretta" anche
se il suo nome vero è Francesca. Il destino sarà tragico con la
bambina, queste scene rappresentano i momenti felici prima che la
situazione precipiti.
In una delle prime scene del film, alla
cena per un'ipotesi di fidanzamento, si accenna a un Lied di
Kalkbrenner, che però nessuno ha voglia di eseguire e quindi non lo
ascoltiamo neppure noi. Il fidanzamento salterà subito, rimane la
curiosità per il nome del musicista che la Garzantina descrive così:
«Friederich Kalkbrenner (1785-1849), pianista e compositore
tedesco. Figlio di Christian (1755-806), compositore e autore di
trattati storici e teorici sulla musica, studiò a Parigi e a Vienna,
dove intraprese l'attività concertistica e fu aiutato da Beethoven,
Haydn e Albrechtsberger. Visse poi a Parigi, Londra, e di nuovo a
Parigi dopo il 1823, giungendo ad altissima fama come insegnante
(Chopin ebbe da lui consigli tecnici) e godendo della stima di Liszt,
Schumann, Mendelssohn. Compose studi, pezzi e concerti per
pianoforte; fu autore di un importante metodo basato sul "guidamani",
un apparecchio per regolare la posizione delle mani sulla tastiera.
Introdusse innovazioni nella didattica pianistica, sviluppando in
particolare la tecnica della mano sinistra, del pedale e
dell'articolazione del polso.»
Massimo Serato suona due o tre volte il
pianoforte, probabilmente Liszt (non sono riuscito a riconoscere i
brani); si ascolta l'aria "Al dolce guidami castel natio"
dall'opera "Anna Bolena" di Donizetti (1830), fuori scena.
"Ho ascoltato la Malibran in quest'opera, ma lei è meglio"
commenta un ospite lodando la padrona di casa (cioè Alida Valli, che
però non vediamo cantare).
I patrioti antiaustriaci suonano un
quartetto con fagotto su temi di Rossini, probabilmente con citazione
dell'ouverture da "Il signor Bruschino" (gli archetti
battuti sul leggio).
Si ascoltano anche due canzoni
risorgimentali molto famose, "La bella Gigogin" per il
soldati piemontesi a Torino, e "Addio mia bella addio", nel
finale, i cui versi fanno pensare che sia in arrivo un altro figlio
per la coppia dei protagonisti, dopo tante tribolazioni; ma su queste
immagini, sulla barca dei militari in partenza per il fronte, termina
il film.
Le musiche originali per il film sono
di Enzo Masetti, musicista molto attivo nel cinema di quel periodo;
la supervisione musicale è affidata a un direttore d'orchestra
importante, Fernando Previtali. Mancano completamente i nomi degli
interpreti e anche i titoli dei brani eseguiti (chiedo scusa per le
molto probabili imprecisioni o errori che potrebbero esistere in
queste cose che sto scrivendo).
Il romanzo di Fogazzaro è ambientato
negli anni immediatamente successivi al 1848, e si svolge sui laghi
lombardi (il Lago di Lugano e la Valsolda, ma nel film si parla di
Como, di Menaggio, e poi si arriva a Milano in una delle scene
cruciali); per il riassunto di quello che vi succede rimando a
www.wikipedia.it, da cui ho tratto anche le immagini per questo post.
La pellicola è molto scura e forse necessiterebbe di un restauro; va
però detto che nella copia che ho visto di recente è già stato
ritoccato il sonoro, ma con esiti decisamente spiacevoli. E' sparito
sicuramente il fruscio di fondo, ma in compenso c'è un effetto
sgradevole nei toni bassi: sembra spesso di ascoltare le voci
provenienti da un megafono o dal fondo di un imbuto. Dato che anch'io
ho "pasticciato" in casa con le elaborazioni elettroniche
di voci e musica, ho imparato a riconoscere ed evitare questo
difetto. Meglio tenersi un po' di fruscio, alle volte.
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